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18.4.01 - Il punto
di Domenico Distilo

19.5.01 - Il punto elettorale
di Domenico Distilo

22.5.01 - Un filo su cui corre l'idea

7.11.01 - Gentlemen
di Daniela Raschellà

13.11.01 - Una tantum
di Antonino Pronestì

6.12.01 - La svolta che dovrebbe esserci

di Domenico Distilo

6.12.01 - Arriva l'Euro
di Nicola Pettinato





(Pubblichiamo un intervento di Domenico Distilo, assessore dell'Amministrazione Comunale in carica, che esprime la sua opinione in merito allo scenario politico galatrese nell'incombenza delle prossime elezioni comunali del 13 maggio. Ovviamente si tratta di un punto di vista del tutto personale che non si identifica con la linea del giornale che rimane completamente neutrale. Naturalmente qualsiasi altro articolo di commento, da qualunque parte esso provenga, sarà ben accetto e pubblicato sul giornale.)

(18.4.01) IL PUNTO (di Domenico Distilo) - Quattro liste sono una cosa mai vista. E' la prima volta in assoluto, sì che un tentativo di abbozzare (quantomeno) un'analisi ci appare obbligatorio.
Delle quattro liste tre, per quanto ci tengano a caratterizzarsi come "civiche", emanano da ambienti e personaggi che sono stati esponenti di spicco della vecchia D.C e della sua espressione civico-elettorale, la Pala con tre spighe. La quarta, la Tromba, è la solita lista di sinistra che anche questa volta si è organizzata intorno alla sezione dei diesse.
Balza agli occhi la divisione del fronte potenzialmente alternativo alla sinistra. E' esistita infatti in passato (e in certa misura esiste tuttora), a Galatro, una geografia politica degli schieramenti, per cui nessuno può ragionevolmente accampare dubbi sul fatto che dal 1960 fino al 1990 l'elettorato di centrodestra si sia riconosciuto nel simbolo della Pala e si sia aggregato intorno ad esso, così come dal 1946 al 1997 l'elettorato di sinistra si sia riconosciuto in quello della Tromba e si sia aggregato intorno ad esso.
Definitivamente tramontato, dopo il 1990, l'astro di Marazzita, "Insieme per Galatro" nel 1993 e "Per Galatro" nel 1997 non sono stati che tentativi non riusciti (per colpa di significative defezioni tra cui quella dello stesso Marazzita) di rimettere insieme il centrodestra. Un ulteriore tentativo avrebbe dovuto essere fatto quest'anno. Il centrodestra vi ha però rinunciato presentandosi in ordine sparso, decisione con cui si è praticamente tolto dallo schermo. Il silenzio di AN (il solo partito organizzato in sezione della Casa delle libertà) è lì a certificare che il centrodestra a Galatro ha sicuramente un passato e forse avrà un futuro, ma non ha certo un presente, il presente essendo il velleitarismo di tre listini raffazzonati e improvvisati le cui probabilità di vittoria appaiono pari a quelle che ha il sottoscritto di diventare papa.
Se si vuole si può tentare di trovare delle analogie con la situazione nazionale. Anche in campo nazionale, infatti, il centrodestra stava per precipitare nel marasma dopo il '92. A salvarlo, a dargli una prospettiva, per quanto anomala, è stato Berlusconi. A Galatro non si è trovato però nessun Berlusconi e la crisi attuale del centrodestra è un caso da manuale di laboratorio politico: guardando a Galatro si può vedere cosa sarebbe stato il centrodestra in Italia se non fosse arrivato Berlusconi e si può vedere cosa diventerà quando Berlusconi, prima o poi, dovrà uscire di scena. La crisi del centrodestra, per dirla tutta, non è legata all'aleatorietà dei trend elettorali. Se nel '93 e nel '97 il centrodestra dopo aver perso fosse rimasto unito e non si fosse dissolto non potremmo parlare di crisi ed i fattori della vittoria o della sconfitta sarebbero contingenti, aleatori. Poiché la condizione dell'unità del centrodestra non si è realizzata essi sono strutturali, permanenti e stabili, e non sarebbero rimossi neppure se, ragionando per assurdo, uno qualsiasi dei tre listini vincesse le elezioni. Se questo accadesse il marasma del centrodestra diventerebbe il marasma di Galatro e si aprirebbe una fase di tensioni che ci farebbe, questo sì davvero, perdere il treno dello sviluppo.
La divisione del centrodestra rappresenta cioè la garanzia che quel treno sarebbe sicuramente perso.
La cosa come democratici ci dispiace. Una parte politica che non è in condizioni di competere credibilmente per vincere le elezioni rende monca la dialettica politica e "condanna" l'altra parte a governare e gli elettori a votarla. Com'è del resto successo in Italia fino al '92 e come, con questa destra populista finirà per accadere il 13 Maggio.


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(19.5.01) IL PUNTO ELETTORALE (di Domenico Distilo) - E' stata un'elezione amministrativa assolutamente senza suspense. Per ritrovarne una così scontata dobbiamo tornare indietro di 26 anni. Correva l'anno 1975 e alle elezioni amministrative regionali e provinciali il PCI faceva, a livello nazionale, il pieno dei voti provocando nella DC la crisi della segreteria Fanfani, già minata dall'esito sfavorevole del referendum sul divorzio celebrato l'anno prima.
A Galatro socialisti e comunisti si presentavano divisi alle elezioni comunali e la Pala con tre spighe poteva vincere senza patemi consentendo a Marazzita di accedere al suo quarto mandato di primo cittadino e alle donne di essere rappresentate, per la prima volta nella storia del nostro paese, nel civico consesso.
Altri tempi si dirà. Altri tempi ma stessi errori! Allora li commise la sinistra (presentatasi con due liste: Tromba-PSI e PCI), oggi vi è incorsa la destra, che di liste ne ha messe in campo addirittura tre.
Gli errori, come sempre capita, vengono prodotti in serie, in una successione che appare inevitabile: fatto il primo gli altri seguono con necessità ferrea, fino al "disastro" finale e al "tristo imparare ripetendo le volte", riconsiderando cioè le mosse fatte e non fatte (tutte sbagliate) con i compagni di sventura.
L'errore iniziale - a tre o quattro mesi dall'appuntamento elettorale - consiste nella sopravvalutazione del malcontento e dei mugugni provenienti dallo schieramento che ha vinto le elezioni precedenti. Si incomincia, sulla base di una percezione della realtà deformata dai propri desideri e speranze, a ragionare con i risultati di quattro anni prima, si danno per acquisiti alla Causa interi spezzoni dello schieramento avversario mentre si tiene per fermo che i voti andati al proprio schieramento nessuno potrà mai spostarli, si fanno incontri con alleati ed avversari, si abbozzano organigrammi, ci si agita in tutte le direzioni affezionandosi talmente all'idea di fare la lista che non si dubita neppure per un attimo che la realtà possa essere diversa da come ci se la rappresenta, che i conti alla fine potrebbero non tornare.
E i conti, impietosi, cominciano a non tornare già quando dall'idea di fare la lista si passa… a fare la lista. Allora ci si rende conto che molti avevano detto solo… per dire, che i discorsi fatti erano accademici, meri pourparler senza ricadute pratiche.
Al redde rationem gli "amici" di mille conciliaboli si squagliano e si resta soli seppur determinati a fare la lista a dispetto di tutto e tutti. Si va alla ricerca dei candidati, si incassa il rifiuto di Tizio, il vorrei ma non posso di Caio, il sono lusingato ma impossibilitato di Sempronio. Si avanza comunque fino a chiudere la lista quanto per chiuderla, a presentarla quanto per presentarla autoconvincendosi che il vento spira a nostro favore. La via verso il crack a questo punto è spianata e l'immancabile sconfitta giungerà a rimetterci con i piedi per terra e a dare il là alla spirale infinita delle recriminazioni, delle accuse, dei sospetti e dei rancori, spirale alimentata dal fatto di non ammettere che si è sbagliato in partenza a cercare di quadrare il cerchio dividendo per unire e scomponendo per comporre.
Così, più o meno, è andata nel 1975 per la Sinistra e nel 2001 per la Destra, per cui c'è solo da augurarsi che nessuno, in futuro, pensi a far liste fuorisacco che, col maggioritario che ci ritroviamo, hanno prodotto un risultato paradossale già registratosi 26 anni fa, che la maggioranza del Consiglio comunale rappresenterà la minoranza degli elettori e la minoranza del Consiglio la maggioranza degli elettori. Fatto questo solo statistico e non politico, ché non è assolutamente detto, anzi, che con due liste non avrebbe vinto comunque la Tromba, essendoci meno gente in lizza e più spazi disponibili per i candidati a caccia di voti e preferenze.
Concludendo: per fare dei tentativi credibili, non condannati in partenza alla sconfitta, bisogna porsi in sintonia con le esigenze reali della società di Galatro per cogliere ed interpretare la volontà di cambiamento quando questa ha realmente preso corpo. Diversamente si fanno solo arzigogoli, astrazioni e arrampicate sugli specchi. Rimediando sonori ceffoni.


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(22.5.01) UN FILO SU CUI CORRE L'IDEA - Internet, questo nuovo mezzo di comunicazione del 2000, ci permette, stando comodamente seduti al nostro tavolo e cliccando semplicemente su un mouse, di guardare in giro per il mondo, di comunicare, di essere partecipi di molte cose. Soprattutto ci permette di esprimerci in modo diretto e senza restrizioni di sorta, senza controlli di censura. La violenza non ha potere contro questo nuovo mezzo, perchè sul filo corre solo l'idea. E' solo un'idea, e l'idea ha un carattere di virtualità, la sola forza che la sostiene è la convinzione della sua giustezza. L'idea che corre sul filo non teme la violenza fisica né verbale. Essa è lì, presente in ogni momento e visibile da ogni parte del mondo. Sono complicati e indeterminati i percorsi che il segnale a volte fa per giungere fino a noi. Può capitare che ci interessiamo ad avvenimenti che accadono in un piccolo posto nelle nostre vicinanze, e il server su cui risiedono le notizie a ciò attinenti si trova magari in una località sperduta dell'America. L'idea corre, viaggia veloce o lenta tra bip, colli di bottiglia di server e strani rumori di modem e giunge fino a noi e nessuno può fermarla. Neanche la cattiveria più ostinata ha imperio su di essa. Davvero il futuro è già cominciato.

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(L'avvocato Daniela Raschellà, consigliere comunale e della Comunità Montana, ci fa pervenire un suo corsivo a commento delle ultime vicende politiche galatresi, soffermandosi in particolare sulla designazione del nuovo assessore di Galatro alla Comunità Montana. Ovviamente siamo pronti a ospitare eventuali interventi di replica.)

(7.11.01) GENTLEMEN (di Daniela Raschellà) - Io non ho "unti" dal Signore da venerare e nella vita mi piacciono più le liberazioni che le carcerazioni. Con questo taglio, insieme istintivo e culturale, ho festeggiato il crollo del muro di Berlino e mi sono schierata con i ragazzi e gli studenti di Piazza Tien Amen.
Ne discende che il mio cervello non va all'ammasso e sul piano critico non ho paraocchi.
Dico questo per farvi capire qual è la mia posizione a proposito della questione "politica" di Galatro.
Devo dirvi, in premessa, che l'idea di Pronestì come assessore alla Comunità Montana, non mi vede in linea di massima ostile e contraria, anzi l'ho pure votato.
Di certo ho espresso voto favorevole non per sudditanza, né per ordini superiori del Sindaco di Galatro, che non avrebbe meritato una mia condiscendenza già solo per il modo in cui mi ha escluso dalla possibilità dell'incarico. Cioè senza alcuna riunione della maggioranza, senza discussione aperta e libera dei singoli consiglieri comunali, i quali credo profondamente non avrebbero avuto alcuna remora a proporre il mio nome piuttosto che quello del signor Pronestì.
In definitiva, per ovvie ragioni "politiche", quali il fatto di essere "tesserato" dei D.S., non credo troppo per meriti "sul campo", visto il suo passato "politico", e le mille critiche rivolte alla precedente amministrazione, il signor Pronestì, proprio come il buon figliol prodigo, è assessore, con buona pace sua, del suo entourage e del Sindaco Papa.
Certo il modo in cui i due o più "compari" hanno ottenuto questo risultato politico è degno, nel suo piccolo, di essere paragonato al comportamento del miglior guascone e allo stesso tempo, del più incallito bacchettone, avendo tessuto per tre mesi, a mia insaputa, le fila di una "ristretta popolina guerra calvinista" contro la mia presunta libertà della morale e dei costumi. Robetta da stanze del Comune o scale della Chiesa o rifugio in Piazza Matteotti.
Da veri politici mi sarei aspettata ben altro! Ma questi per la loro "limitatezza e ristrettezza naturale fisica e mentale" hanno pensato che ispirarsi al modello americano è di moda, è sempre valido e vincente, forse più facile aggiungerei. Per fortuna ci sono altri che se proprio devono imitare qualcuno, almeno lo fanno con stile, e in questo il modello anglosassone è alfiere, quindi da preferire.
In realtà alcuni uomini politici, in questa vicenda, sono stati nei miei riguardi, chi più chi meno, very gentlemen e a loro va la mia stima e il mio voto, affinché superino i personalismi e si vada avanti, per fare, per crescere e non per annaspare.
Nella vita, per raggiungere gli scopi prefissati, ci sono due strade, una è popolata dai "raccomandati" e dalle donne/uomini "di leggero costume"; l'altra da quelli che "si fanno da sé".
Non ritenendomi una mentecatta né una dal "letto facile", ho scelto di percorrere la seconda, è più dura indubbiamente, ma da molte più soddisfazioni!
A chi mi ha chiesto cosa farò più avanti, date le circostanze, rispondo che nonostante tutto e tutti, rimango dove sono! Dove vogliono i miei elettori. E anche se alcuni progetti che avrei voluto attuare non saranno realizzabili, c'è già chi si prende i meriti per quelli realizzabili.
L'importante è non prendersi in giro, o meglio, c'è e ci sarà sempre qualche miserabile che si permette il lusso di tentare di imbonirmi o circonvenirmi o imboccarmi, ma costui sicuramente ignora quanto è vasto e sconfinato l'essere umano, così finito e infinito,...anzi a chi volesse provarci...consiglio la lettura del processo e morte di Socrate, certo ad alcuni risulterà molto dura, non credo neanche che arriveranno alla fine, o magari crederanno di aver capito tutto, allora sì avranno dato prova di non aver capito niente...! E... the show must go on!


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(Antonino Pronestì, tecnico informatico, capogruppo di maggioranza al Comune di Galatro e assessore alla Comunità Montana, ci fa pervenire un suo articolo di replica al corsivo della dott.ssa Daniela Raschellà, dal titolo "Gentlemen", apparso giorni fa sul nostro giornale)

(13.11.01) UNA TANTUM (di Antonino Pronestì) - Devo confessare di aver molto riflettuto prima di decidere se fosse o meno il caso, di replicare ai commenti della dott.ssa Raschellà sulle vicende politiche legate alla mia designazione; benché sentissi l'esigenza di chiarire e di esporre il mio punto di vista sulla questione ho tentennato dal momento che, per indole e convinzione personale ho sempre ritenuto fosse più opportuno non fomentare le farneticazioni ed i proclami frustrati di coloro che, privi di concrete argomentazioni, esacerbati dalla sconfitta, si facessero prendere la mano e affilassero il dentino avvelenato, arma unica nelle loro mani. Temo ahimè, che anche la dott.ssa Raschellà sia caduta vittima di un male oggi molto comune, una grave forma di incontinenza verbale e, con disappunto, devo notare che tali spropositi si presentano acuiti dall'assenza di classe e buon gusto, merce rarissima di questi tempi, che pare destinata a svanire completamente, nelle occasioni in cui occorrerebbe sfoderarne in dosi massicce.
Nel momento stesso in cui ho deciso di dedicarmi attivamente alla politica, ho accettato consapevolmente anche di espormi alle critiche di oppositori e detrattori e, cosa inevitabile, anche alle rivendicazioni a posteriori degli avversari sconfitti nel confronto elettorale: pare, infatti, che la cosa più difficile e dura da accettare sia il dignitoso riconoscimento degli altrui successi e delle nostre personali sconfitte; non mi sorprendono pertanto i suoi commenti dottoressa, li trovo mi si passi la definizione, una classica manifestazione di "sindrome da disfatta"; scontate le generiche accuse di una sua "ingiusta estromissione" dal confronto elettorale, farneticanti e mi permetta paranoiche, le accuse di una fronda ideata ai suoi danni da loschi "compari", è questo il termine che usa se non erro...suvvia per una persona che professa apertura mentale e innovativa capacità di fare politica, mi sembra tutto molto ovvio, stantio e scontato, sa tutto di già sentito. Devo confessare che il suo discorso mi ha deluso tremendamente...nel suo intervento ha definito imperscrutabile e multiforme la mente umana, adesso ho fondati motivi di ritenere che si riferisse agli altrui intelletti e non al proprio!
Dal momento che la dottoressa Raschellà pare amare le citazioni, mi permetto di concludere anch'io con un rimando ad una poesia tratta dall'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, si parla tra l'altro, delle nefande conseguenze che nascono dal ritenersi culturalmente e intellettualmente superiori agli altri, e dell'errore di utilizzare le proprie conoscenze e capacità come arma di sopraffazione:
Sono ingrassato spiritualmente
facendomi nutrire dalle anime degli uomini.
Se vedevo un'anima che sembrava forte
Io ferivo il suo orgoglio e divoravo la sua forza.[...]
E dovunque potevo espandere il mio potere
Indebolendo un'ambizione, io lo facevo, in modo da rendere più facile la mia.
E trionfare sulle altre anime, solo per asserire e provare la mia forza superiore,
era per me una delizia, l'acuta eccitazione dalla ginnastica dell'anima.
Divorando anime avrei dovuto vivere in eterno.
Ma i loro resti indigesti
Provocarono in me una mortale nefrite[...]
Ricordati la ghianda;
si nutre di terra non di ghiande.


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(6.12.01) LA SVOLTA CHE DOVREBBE ESSERCI (di Domenico Distilo) - A sei mesi dalle ultime amministrative è il caso di… fare un po’ il punto, non già e non tanto perché sono passati sei mesi, ma perché comincia ad emergere e a divenire consapevole, in molti ambienti di elettori di questa maggioranza, un dubbio (non ancora, per fortuna, iperbolico) sull’adeguatezza degli stati maggiori, dei Diesse e della coalizione nel suo insieme, a corrispondere all’evoluzione di quello che i tedeschi chiamano lo Zeitgeist, lo spirito del tempo.
Da cosa nasca questa sensazione di inadeguatezza si può provare a capirlo analizzando i fatti (Hypoteses non fingere), recenti e meno recenti, e le circostanze nelle quali sono maturati (Rerum cognoscere causas).
Finiti gli otto anni di amministrazione Cuppari si sarebbe dovuto operare una svolta, sancire una discontinuità, senza che questo implicasse un giudizio negativo su una gestione che ha ottenuto risultati importanti giustamente sottolineati e rimarcati in campagna elettorale. Anzi, proprio i buoni risultati degli otto anni precedenti avrebbero dovuto rendere più avvertibile l’esigenza di una svolta intesa a fare in modo che fosse assicurata la piena sintonia con le esigenze dei tempi.
In che cosa sarebbe dovuta consistere questa piena sintonia è presto detto. Sarebbe bastato porre mano ad alcuni punti non irrilevanti del programma elettorale (Centro sociale, rilancio effettivo della biblioteca, avvio della mediateca, avvio delle iniziative nei confronti del mondo del lavoro) per indursi (pour cause) a ripensare il ruolo dell’Ente nel suo complesso, modificandone progressivamente (attraverso una nuova dislocazione delle risorse, peraltro incoraggiata dalle leggi recenti) l’organizzazione interna al fine di attenuarne, fino a farlo gradualmente sparire, il carattere marcatamente autorefenziale.
Come dire che non si è dato mostra di cogliere il senso della scommessa implicita nella scelta di affidare ai privati la gestione delle terme, scelta tra i cui obiettivi c’era quello di porre l’Amministrazione nella condizione di potersi sottrarre, nelle scelte tattiche e, soprattutto, strategiche al ricatto della crisi occupazionale e demografica.
E’ prevalsa invece una sorta di coazione a ripetere, frutto di uno schema di gestione che punta al piccolo cabotaggio ritenendolo sempre pagante e comunque meno rischioso rispetto a scelte che andrebbero ad intaccare assetti ed abitudini consolidate: meglio, in una parola, continuare nel quieta non movere et mota quietare.
Quello che, all’esterno, è apparso, negli otto anni dell’amministrazione Cuppari, un piccolo cabotaggio rispondeva ad un’esigenza ben precisa e che è giunto il momento di rivendicare: era necessario abbassare il profilo per portare Galatro fuori da nove anni di campagna elettorale continua e di tensioni (nell’insieme dei rapporti individuali e collettivi) delle quali il paese era manifestamente stanco. Ma questo compito si è, ad abundantiam, esaurito ed è ormai il tempo di ripartire anche, se ciò dovesse essere a ragion veduta ritenuto necessario, sfidando, per il bene collettivo, il rischio di tensioni ed impopolarità. L’importante non è "troncare e sopire", ma tenere fermo il timone in mezzo ai marosi che l’interesse collettivo potrebbe imporre di attraversare.
Le polemiche dei giorni scorsi, culminate nella tenzone su Galatro Terme News tra i due neo consiglieri, sono figlie di un vecchio vizio, quello di ridefinire i problemi politici facendone delle questioni personali, e di un’impostazione che non esita a sacrificare le migliori risorse umane a peraltro cervellotiche – cioè politicamente infondate - esigenze di equilibrio.
Ciò è stato vero nella scelta dei componenti della Giunta e nella successiva vicenda della Comunità montana. Attenzione, però, a non banalizzare il concetto. Non si tratta di asserire che Tizio vale più di Caio e meno di Sempronio ma di riuscire a scegliere, una volta tanto, fuori della coartazione del politicamente corretto che, nella situazione di Galatro in cui la coalizione di sinistra è dominata dai Diesse, si esprime nella riaffermazione sistematica dello schema leninista del primato del partito (Galatro riproduce, del resto, la situazione nazionale).
E’ giunto perciò il momento di proporre nella coalizione uno "smarcamento" al centro di quel centro e di quella sinistra che è sinistra ma non Diesse, anche per aiutare i Diesse ad uscire, finalmente, dal leninismo incalzandoli sul piano delle idee, dei programmi e, soprattutto, degli scatti di fantasia.
Il progetto va perseguito per tempo se vuole essere credibile, e non bisogna aspettare che manchino tre mesi alle elezioni, errore questo capitale ed esiziale, come avranno imparato gli artefici dei tre "listini" messi in campo dal centrodestra.
Una diversa articolazione nella coalizione è, in fin dei conti, nell’interesse… della coalizione, degli stessi diesse e di Galatro, al di fuori della vecchia ipocrisia, che ha irretito e neutralizzato – non solo a Galatro- la politica negli ultimi anni, secondo cui le questioni relative ai contenuti non passano per gli schieramenti e possono essere affrontate sulla base di impostazioni neutrali, asettiche, oggettive. Queste impostazioni esistono solo nella fantasia di chi le propugna e servono da alibi alla pigrizia e alla disaffezione generali. La politica è, prima di tutto, schierarsi, prendere partito e solo dopo elaborazione di idee e programmi e, conseguentemente, scontro con chi ha preso altro partito e sostiene altre idee e altri programmi.
I circoli culturali non potranno che essere la foglia di fico della mancanza di coraggio. Essi sono, beninteso, istituzioni benemerite della vita sociale. La politica è però altra cosa e quando diventa ecumenica, esaurendosi nella dimensione dei circoli culturali, non è più politica. Ma si può, davvero, fare a meno della politica?
P.S. L’interrogativo ha poco o punto a che vedere col fatto che il sottoscritto si è formato negli anni Settanta.


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(6.12.01) ARRIVA L'EURO (di Nicola Pettinato) - Dal prossimo 15 dicembre sarà in distribuzione presso tutti gli sportelli postali e bancari il kit di avvio in euro composto da una serie di monete in vari tagli per un controvalore di 25.000 lire.
Il 1° gennaio 2002 le banconote e le monete in euro entreranno in circolazione e avranno corso legale in tutta l’area dell’euro.
A partire da quella data, i cittadini dei paesi partecipanti all’euro avranno a disposizione un periodo di due mesi al massimo (cd. periodo di doppia circolazione) per sostituire le proprie banconote e monete con l’euro, ai tassi irrevocabili di conversione fissati il 1° gennaio 1999.
Al termine di tale periodo, le banconote e le monete nazionali dei paesi che hanno adottato l’euro cesseranno di avere corso legale e tutti i pagamenti dovranno essere effettuati esclusivamente in euro.
Sarà possibile risalire al paese dell’unione che ha emesso ogni banconota in quanto la prima lettera del numero di serie progressivo identifica ognuno dei dodici partners della Banca Centrale Europea. Ecco le sigle di ognuno: Austria N, Belgio Z, Finlandia L, Francia U, Germania X, Grecia Y, Irlanda T, Italia S, Lussemburgo R, Olanda P, Portogallo M, Spagna V. Sono già previste le lettere da assegnare alle tre nazioni dell’Unione Europea che potrebbero decidere l’adesione all’Euro: Danimarca W, Gran Bretagna J, Svezia K. Per visualizzare graficamente le varie monete e banconote in euro cliccare sotto:
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