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13.1.04 - Riflessioni sulle Terme
di Domenico Distilo

21.2.04 - Museo e progetti culturali
di Umberto Di Stilo

18.3.04 - A proposito del traffico
di Ornella Sollazzo

22.3.04 - Il mio impegno per il galatresi all'estero
di Domenico Chindamo

11.6.04 - Sfuriata dell'assessore Villelli

21.6.04 - A una settimana dal voto
di Domenico Distilo

28.7.04 - Una lettera sul cambiamento del nome

1.8.04 - Tuoni e fulmini da una parte dell'Opposizione

3.8.04 - Per fare chiarezza
di Alfredo Distilo

10.9.04 - Nell'anniversario di Enzo Letizia
di Pasquale Furfaro

25.12.04 - E' Natale
di Francesco Distilo

28.12.04 - La situazione delle Terme
di Rocco Cutrì





(13.1.04) RIFLESSIONI SULLE TERME (di Domenico Distilo) - Avevamo previsto, alcuni giorni fa, che una riflessione sullo ”stato dell’arte” delle nuove Terme sarebbe intervenuta da parte dell’Amministrazione comunale. La ritenevamo necessaria per il semplice fatto che, lo si dice da sempre, è al decollo delle Terme che sono legate le speranze di arrestare un declino del nostro paese che appare altrimenti ineluttabile.
La riflessione dell’Amministrazione non c’è ancora. Nell’attesa (speriamo non vana) che arrivi proviamo ad aprire il dibattito con quanti, consapevoli della serietà e gravità del problema, vorranno offrire il loro contributo di idee per trovare una via d’uscita da una situazione che si va sempre più drammaticamente delineando come di vera e propria impasse.
Si sa che il presente è figlio delle scelte che sono state fatte (da noi o da chi per noi) nel passato e che la comprensione adeguata del passato serve non solo per evitare di ripeterne gli errori, ma è la condizione imprescindibile per un altrettanto adeguata comprensione del presente in ciò che esso racchiude di più interessante: le prospettive future e le scelte atte a tradurle dal piano della possibilità in quello della realtà. Non me ne vorranno dunque i lettori se ritengo utile ripercorrere le vicende (che ho vissuto da protagonista, essendo all’epoca Assessore alle Terme) culminate nell’affidamento in gestione per tre lustri rinnovabili della nuova struttura termale alla Terme Service srl.
Le idee dalle quali si era partiti e gli obiettivi che ci si era dati erano estremamente ambiziosi. Si trattava di trovare un operatore turistico-termale, anzi, termale-turistico, con una lunga e collaudata esperienza nel settore, interessato ad investire una cifra considerevole (approssimativamente due miliardi di vecchie lire) per rendere agibile una struttura deteriorata da lunghi anni di chiusura e di abbandono ed affermarla in un settore caratterizzato, per tutto l’arco degli anni ’90, da una crescita esponenziale dell’offerta a cui faceva sempre più riscontro una contrazione della domanda (paradosso questo solo apparente: l’attivazione di nuove strutture la cui costruzione era stata finanziata, come nel nostro stesso caso, negli anni ’70 giungeva infatti proprio nel momento in cui le esigenze di risanamento del deficit pubblico rendevano problematico l’accesso alle prestazioni erogate in convenzione). Una scommessa, si vede bene, difficile ma, eravamo convinti, non impossibile se avessimo cercato di vincerla con tenacia, convinzione e senza riserve mentali.
Proprio perché si era decisi a volare alto erano state lasciate cadere le proposte di un gruppo locale presentate durante alcune animate riunioni pubbliche e ci si era messi a predisporre uno schema di bando che chiedeva alle imprese partecipanti di presentare dei businnes plan in cui si desse grande rilievo alla parte riguardante la promozione ed il marketing. Ed è a tal fine che della Commissione giudicante sarebbe stato chiamato a far parte, accanto al professor Fabbrini dell’Università di Cosenza, docente di Economia aziendale, il prof. Carabetta dell’Università di Messina, docente di Sociologia dell’organizzazione, disciplina che si occupa, tra l’altro, proprio dei mezzi e dei modi più efficaci di veicolare i messaggi pubblicitari in funzione dei target da raggiungere.
Contestualmente alla redazione del bando vennero fatti alcuni sondaggi, ovviamente informali, presso i responsabili di alcune aziende termali di rilevanza nazionale. Non si poté dire d’aver riscontrato grande interesse. A suscitare stupore e diffidenza era soprattutto la necessità di dedurre il bilancio delle Terme (le vecchie terme) dal bilancio comunale. Nessuno ce lo disse expressis verbis, ma tutti gli interlocutori trassero l’impressione che la “contaminazione” dei due bilanci consentisse in qualche modo di “aggiustare”, edulcorandole, le cifre del bilancio termale, per cui le proiezioni (benché dalle vecchie sulle nuove terme, particolare che non mancavamo di mettere in rilievo nel tentativo di fugare le perplessità) non erano da ritenersi attendibili.
Ottenemmo qualche vaga promessa. Il dottor Bernacchi, Direttore generale delle Terme di Montecatini, forse più per cortesia che per altro, volle inviare dei propri esperti per una verifica sul campo.
L’esito non fu lusinghiero. Gli inviati di Bernacchi trovarono da ridire su tutto. Finanche sul sistema di avvolgimento delle pompe antincendio. Ci lasciammo tuttavia con cordialità e con l’intesa che avrebbero preso in considerazione l’opportunità e la possibilità di organizzare una cordata di imprenditori interessati e che, dunque, avrebbero atteso la pubblicazione del bando di gara.
Si era ormai alla fine del ’99, il tempo stringeva e gli aggiustamenti e i ripensamenti sul testo da pubblicare sembravano non dover avere mai fine. L’asta pubblica, con la pubblicazione su due quotidiani nazionali, ci sembrò la formula più idonea per raggiungere i fini che perseguivamo. Il lavoro di lima, di concerto con l’Ufficio Tecnico, giunse, quando Dio volle, in porto. A rileggere il bando adesso, a quattro anni di distanza, quel che salta agli occhi - perlomeno a chi, come me, ha concorso sia al concepimento sia alla redazione - è il cospicuo arretramento rispetto alle posizioni ed intenzioni iniziali, il ripiegamento su formule eccessivamente realistiche che potrebbero aver fatto intravedere, ad esperti del settore adusi a leggere tra e sotto le righe, alla luce e in controluce, le oggettive difficoltà (in primo luogo tecniche ma presumibilmente anche ambientali) dell’impresa nella quale gli proponevamo di imbarcarsi. Per essere chiari: un bando di gara per un’asta pubblica finalizzato a un progetto di una certa rilevanza è esso stesso un’operazione di marketing nei confronti dei potenziali interlocutori, per cui non sempre possono essere paganti le diciture sobrie e il tono eccessivamente tecnico, asettico. Mancava quell’enfasi che, forse, avrebbe esercitato un certo appeal.
Dopo aver predisposto e pubblicato il bando e nominato la Commissione giudicatrice ci disponemmo ad attendere l’arrivo delle buste con le proposte concorrenti. Il disappunto fu enorme quando ci ritrovammo con un’unica proposta di due operatori locali, l’Impresa Smedile e il Villaggio Sayonara costituiti in ATI (associazione temporanea d’impresa). Disappunto che crebbe allorché, aperta la busta, i commissari non poterono che giudicare l’offerta manifestamente inadeguata dal momento che, in modo affatto inusuale, starei per dire inaudito, si ponevano delle condizioni al Comune, cioè all’Ente che aveva indetto l’appalto, per eventualmente accettare la stipula di un contratto. Più che di una proposta dentro i termini del bando si trattava di una richiesta quasi esplicita di passare alla trattativa privata diretta che, per essere avviata, richiedeva che si concludesse con un altro nulla di fatto un tentativo di licitazione privata (“individuazione del contraente”, per dirla in burocratese, attraverso l’invito ad imprese selezionate).
Andato a vuoto questo secondo tentativo non restò che “passare alla trattativa privata diretta, cito a memoria dalle carte dell’epoca, con l’unico soggetto che avesse concretamente manifestato interesse per le Terme”, vale a dire il gruppo succitato Smedile-Sayonara, trattativa che conducemmo con l’assistenza dello Studio Marrapodi.
Giungere alla trattativa nel modo in cui noi vi giungemmo non poteva però avere altro significato che rassegnarsi a trattare in condizioni di debolezza, acuita dalla necessità che avevamo di chiudere in tempo per vedere le Terme avviate entro l’anno successivo, che sarebbe stato anno elettorale. Questo spiega la larghezza delle concessioni sulle quali l’opposizione, giustamente dal suo punto di vista, ha più volte sferrato i suoi attacchi.
Ma non è adesso il caso di fare delle disquisizioni “metafisiche” su ciò che non abbiamo fatto e avremmo potuto fare o sul carattere libero o necessitato delle scelte compiute. Certo se c’è un errore che, per quel che mi riguarda, non rifarei, è di non prevedere degli obiettivi parziali scaglionati negli anni di durata del contratto e che ne avrebbero determinato, se non raggiunti, la revisione o la rescissione. Non ci si può, infatti, dopo tre anni di gestione privata, non preoccupare di fronte a un piano occupazionale che non decolla e che, lo si ricordi, è la sola, unica ragione per la quale abbiamo dato le Terme in concessione. E sarebbe fuori del mondo chi pensasse che basti una manciata di posti precari per giustificare clausole che, se non dovessero venire compensate con una crescita significativa, quantitativa e qualitativa, dei livelli occupazionali, risulterebbero per la comunità di Galatro estremamente onerose.
Ne consegue che l’Amministrazione, rebus sic stantibus, deve riaprire la discussione con la Terme Service, intanto per avere notizie sui programmi, sugli obiettivi, soprattutto occupazionali, nonché sulle modalità e i tempi nei quali si intende realizzarli. In secondo luogo per incominciare ad ipotizzare gli scenari che si aprirebbero nel caso in cui questi obiettivi non dovessero essere raggiunti. Dato atto e riconosciuto il merito per il generoso investimento, non si può non notare la sproporzione tra l’impegno profuso dalla Terme Service e la distanza dei risultati rispetto a ciò che ci aspettavamo, la distanza cioè tra l’idea che avevamo di ciò che le Terme avrebbero dovuto essere e la realtà della contrazione dell’offerta di servizi (vedi prestazioni specialistiche) e dell’utilizzazione della sala per pranzi nuziali e feste di compleanno.
Sulle Terme, a questo punto, serve una svolta. Prima che sia troppo tardi e Galatro finisca di svuotarsi.


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(21.2.04) MUSEO E PROGETTI CULTURALI (di Umberto Di Stilo) - Soltanto per fare luce su una situazione che si trascina da alcuni lustri ed in riferimento alla notizia “Per un museo degli oggetti sacri” apparsa sulle vostre pagine, mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni che servano anche “ad futuram rei memoriam”.
Nel corso di un amichevole colloquio che giovedì scorso 12 febbraio, alla presenza del neo sacrista Peppino Trimboli, ho avuto col parroco Don Cosimo Furfaro, mi si è presentata l’occasione di riferire particolari storici su alcuni “arredi” che fanno parte del patrimonio artistico della chiesa parrocchiale. In quella circostanza, oltre a far concretamente conoscere al giovane parroco alcuni “storici” arredi totalmente ignorati dalla quasi generalità dei concittadini ma ancora presenti nella parrocchiale (veri “documenti” storici che, come tali, sono stati regolarmente inventariati dalla Soprintendenza della Calabria), ho suggerito che gli stessi, per diventare concreto patrimonio storico-artistico dei galatresi, venissero esposti in apposite bacheche da sistemare alle pareti della “saletta” adiacente la chiesa. Aggiunsi anche che questa idea era stata recepita “in toto” dal defunto parroco Don Giovinazzo che – almeno quindici anni addietro – si era impegnato a concretizzarla a condizione che l’Amministrazione comunale si fosse assunto l’onere delle relative spese.
So che di questo progetto aveva informato diversi amministratori. Per attuarlo, però, aspettavamo che – come assicurava qualche assessore – dalla Regione e, molto probabilmente anche da altri Enti (leggi: Provincia e, soprattutto, Comunità Montana) arrivassero i necessari finanziamenti. Ma a Galatro, come in molti altri piccoli centri, purtroppo, molti amministratori ritengono che investire in cultura è (elettoralmente) poco produttivo, e il progetto venne posto nel dimenticatoio. Nel frattempo, comunque, per quel che riguarda l’aspetto organizzativo ed il valore storico dei vari arredi sacri, avevo personalmente provveduto ad informare il Responsabile dell’Ufficio diocesano dei Beni Culturali Ecclesiastici che si era dimostrato entusiasta dell’iniziativa ed aveva dichiarato la propria disponibilità a sostenerla per far sì che nel più breve tempo possibile si potesse concretizzare. Il progetto, però, non è stato realizzato per l’assoluta mancanza di finanziamenti. Né, come avevo ipotizzato insieme al defunto Don Agostino, quegli “arredi” li abbiamo potuto esporre in una “speciale ed apposita” sezione dell’istituendo “Museo comunale” destinato ad accogliere tutto ciò che poteva (e, forse, ancora può) egregiamente documentare la secolare civiltà artigiana e contadina del nostro paese.
Sulla mia motivata idea relativa all’istituzione di un museo della civiltà artigiana e contadina galatrese (sottolineo artigiana non tanto perché le mie radici affondano in quella civiltà, ma perché la comunità di Galatro in questo specifico settore ha sempre primeggiato sulle altre del vasto circondario che, invece, erano prettamente o esclusivamente contadine) ho scritto e pubblicato diversi articoli tutti diretti a sensibilizzare l’amministrazione comunale. Sei o sette anni addietro, inoltre, ho anche pubblicato un’intervista che, in termini più che entusiasti, mi è stata concessa dall’allora sindaco prof. Cuppari. Tutto però è rimasto a livello di progetto perché, successivamente, ho amaramente scoperto che mentre a parole gli amministratori locali mi assicuravano di essere pronti a realizzare il progetto, di fatto alla Regione Calabria non avevano mai provveduto ad inoltrare un rigo di richiesta.
Il solito “fumo”, insomma.
Capisco (ma non giustifico) che taluni amministratori, spesso, debbano aiutarsi con le parole… col fumo… soprattutto per tenere buoni (e gabbati) quei cittadini-elettori che (forse perché hanno scelto di stare lontani dalle beghe amministrative e di clientelismo elettorale), guardano alla crescita socio-culturale del paese con l’amore di figli devoti e che, nonostante tutto, continuano a rimanere morbosamente attaccati alla terra natia anche quando la logica più elementare consiglierebbe di fare le valige e andare a vivere altrove. Lontani dalle beghe e, soprattutto, lontani dalle ripicche di questo o di quel tale che ritiene di poter disporre a suo piacimento di tutto e di tutti.
Altro che “uovo di Colombo”, dunque!
Vero è che la strada per la salvaguardia, la tutela e la conoscenza dei nostri beni artistici (concreta dimostrazione della civiltà raggiunta da Galatro, già nei primi secoli del secondo millennio) da decenni si ostinano a disconoscerla tutti gli amministratori e gli intellettuali nostri concittadini. Per trovare un’eccezione, infatti, bisogna fare un salto indietro nel tempo di quasi un secolo ed arrivare al 1910, allorché il sindaco prof. Francesco Lamari operò l’ultimo autorevole e deciso intervento in difesa e tutela del nostro patrimonio storico-artistico. Dopo di lui il disinteresse e l’insensibilità ha caratterizzato l’operato di tutti gli amministratori (ordinari e straordinari) che si sono avvicendati a “Palazzo San Nicola”.
Ritengo, però, che ci sia ancora un minimo di possibilità per impedire che il silenzio ed il pesante velo dell’indifferenza piombino sulla nostra secolare civiltà. Vero è che, tra il disinteresse generale, tutte le più importanti testimonianze archeologiche sono state seppellite da colate di cemento, ma è altrettanto vero che c’è la possibilità di evitare che il negativo fenomeno si ripeta e che, con altrettanto disinteresse, vengano cancellate le tracce storiche ed artistiche che testimoniano il grado di sviluppo che Galatro aveva raggiunto quando tutti i comuni della zona dovevano ancora nascere.
In quest’ottica e superando ogni velleitaria primogenitura dell’idea, la presente è dettata dalla necessità di sollecitare tutti i galatresi che, avendo a cuore la salvaguardia dei nostri beni storici ed artistici sono disposti ad impegnarsi concretamente per la tutela, la salvaguardia e la conoscenza di tutto ciò che, come preziosa eredità, ci è stato tramandato dai nostri antenati i quali, mediante le opere di cui ci è giunta testimonianza, ancora oggi dimostrano di aver amato Galatro sopra ogni altra cosa.
Infine, una proposta operativa: perché, attraverso il Vostro sito, non invitiamo i galatresi a pronunciarsi sull’opportunità di non procrastinare ulteriormente l’istituzione di un museo comunale per documentare e tramandare alle generazioni future tutto ciò che riguarda la civiltà artigiana e contadina che contraddistinse il nostro paese per diversi secoli e, soprattutto, per rendere pubblici i “pezzi” superstiti del ricco patrimonio storico-artistico appartenuto alle nostre chiese? Se ciò fosse possibile, probabilmente, renderemmo un grosso servigio al paese ed alla collettività. In particolare alle giovani generazioni che (non certo per colpa loro) ignorano la nostra storia secolare, la nostra civiltà e le nostre tradizioni. Comunque sia, insieme ai ringraziamenti per la cortese ospitalità, abbiateVi il mio più cordiale saluto.


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(18.3.04) A PROPOSITO DEL TRAFFICO (di Ornella Sollazzo) - A proposito del traffico... temevo che nessuno mai avrebbe avuto abbastanza fiato per aprire tale discorso (mi si potrebbe anche rispondere: "Perchè non lo hai aperto tu?" ma, ahimè! sarebbe un discorso troppo lungo...).
Come oramai a molti, anzi, a tutti è noto, durante la scorsa estate ho subìto l'incendio della mia auto davanti alla mia abitazione, nonchè davanti al mio garage; la nuova auto mi è arrivata in brevissimo tempo ed avendo ricevuto palesi minacce di un successivo incendio, dai medesimi malfattori, sono stata costretta prima ad effettuare opere murarie per rendere adeguato l'ingresso del mio garage e poi ad apporre davanti ad esso il cartello del divieto di sosta la cui concessione da parte del Comune non è stata affatto semplice da ottenere, perchè gli impiegati per prima cosa non sapevano avviare la procedura e in secondo luogo avrebbero fatto un torto a qualcun altro; pertanto si scaricavano tra loro l'incombenza. Non stò ad elencare quante difficoltà hanno tentato di crearmi.
Alla fine la concessione è arrivata. Ho comprato il cartello, che per legge dovrebbe fornire il Comune concedente con tanto di n° di concessione, e io stessa l'ho apposto davanti al garage. Dovete sapere che nel momento in cui è avvenuta la suddetta concessione, per maggiore informazione ho chiesto al vigile che mi ha consegnato il documento attestante la stessa, come mi sarei dovuta comportare se qualcuno si fosse ostinato a parcheggiare, là dove per legge io avevo pagato pur di avere libero il passaggio e, l'eloquente signor vigile per tutta risposta: "A noi non dire niente perchè noi queste cose (multe) a Galatro non le facciamo, non abbiamo nemmeno il blocchetto!".
Questa vuole essere la mia testimonianza al periodo dell'articolo "...e poi si sa quali alti lai si leverebbero..."; ritengo che chi ha timore di codesti "alti lai" non sia persona adeguata a svolgere tale mansione. Se ai galatresi piace o meno la civiltà devono comunque adeguarsi alle norme di convivenza civile; le forze dell'ordine sono state istituite per incentivare a questo, non vi è motivo che vengano assunti e quindi pagati se non svolgono il loro dovere.
Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che in quel mio particolare momento di tristezza mi sono stati vicini, vi assicuro che sono stati in molti; e ai pochi che hanno continuato a salutarmi facendo finta che nulla fosse accaduto, beh a loro non invio nessun ringraziamento!


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Il simbolo della lista n. 5 Comunità Italiana Unita - Stretta di Mano. Domenico Chindamo è candidato col n . 9. (22.3.04) IL MIO IMPEGNO PER I GALATRESI ALL'ESTERO (di Domenico Chindamo) - Un grande ringraziamento alla Redazione di Galatroterme.it in quanto si sono resi subito disponibili a pubblicizzare la mia candidatura.
Cari compaesani che avete avuto modo di leggere il programma della lista Nr. 5 "Stretta di Mano", vi sarete fatti una vostra idea e avrete anche votato. A chi non ha ancora votato chiedo di votare, indipendentemente da chi votate, perché la comunità italiana ha bisogno di far sentire la propria voce al Governo Italiano.
In ogni caso posso garantire il mio impegno nel sociale che non finirà alla fine delle elezioni, ma continuerà, come già avveniva prima di candidarmi per il Comites. Tanta gente veniva prima delle elezioni per farsi fare delle traduzioni o riempire tutti i tipi di formulari. Venivano anche per fare le domande di pensione, oppure relative alle assicurazioni. Spero che anche in futuro la gente verrà ancora da me. Voglio ricordarvi che tutti questi servizi vengono offerti da me del tutto gratuitamente, mentre si potrebbe avere questi servizi dalle varie sezioni del Comites in quanto organo a scopo di aiuto e promozione delle idee degli italiani.
Colgo l'occasione per salutare tutti i compaesani e augurare una buona Pasqua.


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(11.6.04) SFURIATA DELL'ASSESSORE VILLELLI - (L'assessore Paolo Villelli ci invia un suo scritto in riferimento all'articolo "Assessore DS ad un incontro di Forza Italia" apparso qualche giorno fa sul nostro giornale. Lo pubblichiamo assieme alla replica da parte della nostra Redazione):

Avrei voluto non rispondere, non ho mai letto tante corbellerie in una sola volta. Stupidaggini simili non meritano neanche una risposta. Strano concetto si ha della democrazia e della libertà individuale. Ed è proprio ciò che mi ha convinto a "prendere penna" per così dire. Premesso che non ho la tessera di alcun partito e che se anche l'avessi non esiterei neanche un attimo a stracciarla se mi si imponessero obblighi; se solo si permettessero di darmi "consigli". E', per me, questa la base del mio essere indipendente, e se vogliamo, di sinistra. Ci mancherebbe altro che mi si dica o semplicemente mi si consigli dove andare, chi vedere o per chi votare. Ma non ci si rende conto di tale mostruosità? Con quali titoli, con quale diritto ci si può arrogare ciò?
Siamo alle solite. La solita politica del sospetto, la solita bufala pubblicata su di un sito, finanziato anche dall'Amministrazione Comunale e che, per l'ennesima volta, ne riceve in cambio l'ennesimo "schiaffo". Non ci attendiamo, ovviamente, nulla in cambio ma sicuramente sarebbe opportuno, per non dire necessario, l'onestà intellettuale o se vogliamo la semplice onestà di pubblicare le cose così come stanno, o più semplicemente la verità.
Non ho partecipato a nessuna adunanza almeno nel senso etimologico di tale termine, e cioè di riunione di persone per trattare o per deliberare una questione. Sono andato a salutare in piazza Matteotti, e sottolineo in piazza, l'Onorevole Luigi Fedele Presidente del Consiglio Regionale nonchè carissimo amico. Nulla di segreto niente di eccezionale.
Sono stato successivamente invitato nell'abitazione di un amico, dove ancora ho ringraziato l'On. Fedele per l'interessamento da lui avuto per la nostra Amministrazione di sinistra, e per il nostro paese.
Personalmente non ci trovo nulla di strano e soprattutto, mi ripeto, nulla di segreto. Avrei fatto lo stesso, con qualsiasi Assessore Regionale o Provinciale o con qualsiasi politico, sia di destra che di sinistra, che con i fatti e non con le parole si sia dimostrato amico della nostra comunità oltrechè amico personale. Conservo la mia autonomia, o se vogliamo usare le stesse parole dell'articolo, la mia indipendenza, soprattutto intellettuale, per comportarmi come la mia coscienza suggerisce. Non penso che interessi a nessuno se io sia o meno iscritto ad un partito politico, né mi considero un grande elettore, potendo contare, purtroppo, nel mio solo ed esclusivo voto.
Personalmente diffido di coloro che si eleggono censori pur non avendone i titoli e le qualità intellettuali e morali soprattutto di coloro che sono soggetti a ripensamenti, tardivi, e che come tali sospetti e censurabili. Abbiamo letto in tale sito, il ripensamento tardivo, dell'affidamento delle Terme, adesso a mio avviso tale articolo non può che non essere "un dejà vu" un ritorno al passato un ennesimo ripensamento di quando in un paese della Calabria pare che l'intera Giunta o quasi, l'intera maggioranza di sinistra, non solo non votò il candidato di partito, ma addirittura orientò il voto per un candidati di destra.
Forse l'estensore dell'articolo, vorrebbe dimettersi? Ma da cosa? Non si accorge che tale ripensamento è tardivo, come sempre? O forse pensa che con le dimissioni altrui possano essere rimesse anche le proprie colpe?
Concludendo, se mi è permesso e comunque ringraziando per l'ospitalità vorrei invitare tutti gli elettori ad andare a votare. Tali elezioni sono importantissime non solo per l'Europa, ma anche e soprattutto per il nostro Paese, per la nostra Italia. Non importa quale partito, non importa quale candidato. La libertà di voto e della sua segretezza è stata una delle conquiste più importanti della nostra Costituzione. Certo se poi si vota a sinistra sicuramente non si sbaglia. Ma questa è un'opinione strettamente personale.
P. Villelli

Peccato che le “stupidaggini” e le “corbellerie” vengano confermate in pieno dall’assessore Villelli, anche in ordine alla sua indipendenza dal partito dei Diesse al quale aveva aderito, transfuga di Rifondazione, alla vigilia delle ultime amministrative (per motivi che, a questo punto, tutto appaiono tranne che ideali).
Il tono dell’intervento si commenta da sé. Si tratta di una sfuriata tipica di chi, non avendo nulla da argomentare o da controargomentare, si dà all’insulto infilando una sequela di frasi sulle quali ci soffermeremmo se non rischiassimo di tediare i lettori con considerazioni di "teoria della personalità".
Il riferimento al “sito finanziato” è di una beceraggine assoluta. Il “finanziamento” non è che un contributo per un’associazione culturale che svolge un’attività la cui validità e utilità sono conclamate (checché ne pensi l’assessore Villelli). Quanto alla pretesa di non ricevere “schiaffi” in contropartita, essa è lontana le mille miglia dalla forma mentis democratica e attesta una “sindrome berlusconiana” che conferma indirettamente quanto l’assessore si affanna a smentire.
Non capiamo cosa c’entrino le "Riflessioni sulle Terme" pubblicate dal nostro titolare del dominio qualche mese addietro. Se davvero sono infondate, non si capisce perché mai Villelli si sia scontrato, più o meno in quel periodo, con i colleghi di Giunta per ottenere, senza riuscirci, proprio la delega alle terme.
Gli episodi citati di “voti dati a destra” sono stati commentati a suo tempo (vedi Archivi Generali, Commenti, 30.5.2002), per cui il rilievo è del tutto fuori luogo. Così come le frasi sconnesse che riguardano le dimissioni non si capisce di chi e da dove.
Per concludere: scelga, l’assessore, chi vuole essere e con chi vuole stare. Se è, come dice, veramente libero da preoccupazioni esistenziali e obblighi di riconoscenza.
La Redazione


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(21.6.04) A UNA SETTIMANA DAL VOTO (di Domenico Distilo) - Primo dato: la percentuale di votanti non si discosta dalla media delle altre regioni della circoscrizione Sud attestandosi intorno al 50 per cento.
Secondo dato: la miriade di candidati locali che hanno attratto voti sulla base di “affinità elettive” (vedi i 109 voti del Partito Repubblicano, tutti con la preferenza Pochiero) rende oltremodo problematica una lettura in chiave politica e/o politico-amministrativa. E’ l’effetto del proporzionale (il sistema con cui si è votato). Il numero esorbitante di liste e candidati in corsa produce un effetto dispersivo che spiega come possa (a livello nazionale) considerarsi un insuccesso (da parte di osservatori disattenti, superficiali o, più semplicemente, interessati) quel che in realtà (tenuto conto del sistema proporzionale) è un successo da non disperdere (il risultato della lista “Uniti nell’Ulivo”).
Nei risultati locali ci sono elementi che riscontrano e altri che non riscontrano quelli nazionali. Tra i primi il risultato di Uniti nell’Ulivo che, conseguendo il 30,5 per cento dei voti espressi, si colloca a qualche decimale dal dato nazionale; tra i secondi la mancata ridistribuzione all’interno del Centrodestra dei voti in uscita da Forza Italia (il confronto da farsi è con le politiche del 2001).
Nel suo insieme il Centrodestra appare in calo (essendo verosimilmente voti di sinistra quelli andati ai repubblicani di La Malfa) e non emerge nessun elemento che possa far pensare ad una significativa riorganizzazione di un’area che resta dispersa, priva di un punto di riferimento certo (un leader) e di una credibile prospettiva da proporre agli elettori quando, tra due anni, si voterà per le amministrative. Non si può infatti pensare che, per riorganizzare un’area e varare una coalizione, sia sufficiente criticare estemporaneamente l’Amministrazione. La critica puntuale, episodica, che non discende da una diversa e alternativa “visione del mondo”, da indirizzi politico-programmatici chiaramente definiti e riconoscibili, è certamente utile, intendiamoci, alla dialettica democratica e può sì incontrare consensi ed adesioni occasionali. E’ però altamente improbabile che possa essere in grado di suscitare l’appeal forte che serve per determinare il ribaltone (sulla fenomenologia dei ribaltoni, per capirci meglio, ci soffermeremo in altra occasione).
Per la Sinistra il risultato complessivo non è deprimente ma non può neppure dirsi esaltante. E’ il frutto di processi inerziali, di automatismi che più che delineare precisano quale sia il problema che nel partito dei Diesse e nella coalizione si dovrebbe affrontare subito: la ridotta capacità della leadership di elaborare risposte all’altezza dei tempi, di questioni sulle quali si gioca, scusate se è poco, la sopravvivenza del paese. Quel che servirebbe è un colpo d’ala, uno scatto di fantasia e di creatività coniugato a un recupero e a una riaffermazione di valori che la Sinistra, finché è Sinistra, non può abbandonare.
Recupero e riaffermazione che dovrebbero consentire di vedere che le regole elementari dell’etica politica, del senso comune politico della Sinistra (e non solo della Sinistra), non possono consentire ad un assessore di una giunta di Sinistra di partecipare, in piena campagna elettorale, ad un incontro di Forza Italia nel quale certo non si parlava dei quadri di Rembrandt o delle implicazioni epistemologiche della costante di Planck.
Se non si esce al più presto da questo ottundimento del senso morale politico per cui omnia licet (tutto è consentito), se si continuerà a tergiversare per non turbare gli equilibri (tradotto in volgare: per non guastarsela con alcuno), non si interromperà la spirale nella quale il paese si sta avvitando da ormai troppo tempo.


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(28.7.04) UNA LETTERA SUL CAMBIAMENTO DEL NOME - In riferimento all'articolo apparso su Galatro Terme News dal titolo "Galatro Terme: intoppi politico-burocratici", vorrei ricordare che il risultato del referendum non è stato tanto cospicuo, anzi, visto il risultato, l'attuale maggioranza avrebbe dovuto abbandonare almeno per il momento, l'idea del cambio del nome. Ma molti non sanno che il cambio del nome da Galatro a Galatro Terme è un cavillo di qualcuno che vuole dimostrare di essere il "padre padrone" di Galatro. Vorrei suggerire, e quindi invitare tutti ad un dibattito serio sul cambio del nome, coinvolgendo realmente tutti i cittadini e soprattutto chi per cultura e storia conosce Galatro e i galatresi.
Pietro Ozimo

Gentile sig. Ozimo,
il dibattito e il coinvolgimento crediamo ci siano stati. Anche attraverso il nostro sito che, nel periodo della campagna referendaria, ha organizzato un sondaggio a cui molti hanno risposto con opinioni varie e disparate. Non si può ridurre la questione del cambiamento del nome a una bega tra fazioni. Ci sono cose sulle quali la divisione non può, se proprio non se ne può fare a meno, che essere trasversale. La divisione per fazioni precostituite e per opinioni preconcette è quanto di più contrario si possa immaginare agli interessi della collettività di Galatro.
LA REDAZIONE


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(1.8.04) TUONI E FULMINI DA UNA PARTE DELL'OPPOSIZIONE - (L’ing. Nicola Sollazzo, ex consigliere d'opposizione, e il consigliere Mario Lucia scrivono in merito all'articolo sul cambiamento del nome del Comune. Ecco il loro intervento e la nostra replica.)

Leggiamo su Galatro Terme News la nota dal titolo “
Galatro terme: intoppi politico-burocratici” e riteniamo, essendo direttamente interessati e più avanti spiegheremo perché, che sia necessaria una riflessione più approfondita e più accorta sull’argomento trattato dalla nota stessa o, per meglio specificare, sul cambiamento del nome del paese da Galatro a Galatro Terme.
Due, a noi pare, possono essere i motivi da evidenziare della suddetta nota; il primo che “il referendum o consultazione che dir si voglia”, come testualmente sta scritto, aveva ormai sancito definitivamente il cambiamento del nome del paese, ed il secondo, che la bocciatura da parte della Commissione Enti Locali della Regione Calabria, della procedura seguita dall’Amministrazione Comunale, è dovuta probabilmente all’intervento sottobanco di maneggioni dell’opposizione politico-consiliare, sodali del Presidente del Consiglio Regionale, per Lui procacciatori di voti. Un politico che per questo si sarebbe prodigato a fare bocciare la richiesta dalla stessa Amministrazione Comunale avanzata.
Il primo motivo enunciato crediamo sia il più importante ed il più interessante da discutere e da approfondire.
Pensiamo e crediamo che sia piuttosto superficiale confondere un referendum consultivo con una consultazione quale essa è stata fatta.
Questo tipo di consultazione,che tra l’altro lo Statuto Comunale prevede all’art. 40 esclusivamente per categorie di cittadini,non dà sicuramente garanzie di serietà e di certezza del voto quando a pronunciarsi debbono essere tutti i cittadini mentre il referendum consultivo, previsto all’art. 41 dello Statuto Comunale dà a tutti i cittadini, compresi quelli che si trovano all’estero ma iscritti nelle liste elettorali del Comune,la possibilità di votare con voto diretto, libero e segreto e perciò stesso garante della effettiva volontà dell’elettore. Tale garanzia viene richiesta altresì dalla Carta Costituzionale che all’art. 133, comma 2, precisa che la Regione, sentite le popolazioni interessate, può modificare le denominazioni dei Comuni. Essa viene altresì fortemente ribadita dalla Corte Costituzionale con una recentissima sentenza emessa nei riguardi del cambiamento del nome di un Comune della Regione Campania.
Riteniamo pertanto che la differenza tra i due tipi di consultazione non sia soltanto questione di cavillo giuridico ma sia invece questione molto più sostanziale, nel metodo e nel merito.
Per ciò che concerne poi il secondo punto evidenziato, crediamo che il solo pensare che il Presidente del Consiglio Regionale della Calabria abbia potuto operare nell’interesse di suoi sodali, locali procacciatori di voti, sia un assurdo giuridico ed istituzionale.
Ci sorprende che codesta Redazione, seria ed attenta di norma, abbia potuto avere una caduta di stile così verticale, insinuando dei dubbi sul comportamento di un uomo politico che non ha e non avrebbe potuto operare a livello di comparaggio in una situazione che era di esclusiva ed assoluta rilevanza del diritto costituzionale.
E’ comunque fuori di dubbio che l’articolo di cui si parla denota una caduta di bon ton propria di chi è a corto di argomentazioni serie e valide da proporre e che in ogni caso pensa che gettare fango su tutto e su tutti possa essere utile per Galatro ed i galatresi.
Ci meraviglia che le considerazioni, o meglio le insinuazioni quanto mai inopportune e gratuite,fatte nei confronti degli scriventi e delle Istituzioni regionali trovino spazio su siti che sono finanziati anche dal Comune. Non è certo una bella immagine che è stata offerta ai lettori galatresi e a quanti nel mondo aprono questo sito sperando di trovare notizie ed argomenti che indichino una crescita sociale, economica e culturale di Galatro e che invece vi trovano anacronistiche e sterili invettive che nulla giovano a niente ed a nessuno.
“Cui prodest” dicevano i latini (a chi giova?).
Pensiamo che sia tempo di evitare di usare toni troppo forti perché oggi più che mai il paese ha bisogno di crescere e per crescere è utile l’apporto sincero di tutti.
La Commissione Regionale agli Enti Locali ha semplicemente esaminato un ricorso,che non è vero sia stato figlio di nessuno, ma che invero ha avuto un padre legittimo.
Esso infatti è stato redatto da un avvocato, è stato indirizzato al Presidente del Consiglio Regionale della Calabria ed agli On.li Consiglieri Regionali come per prassi ed è stato ufficialmente firmato dai consiglieri comunali Mario Lucia e Nicola Sollazzo.
Se dopo l’approvazione da parte della Giunta Regionale la Commissione preposta ha bocciato,come si legge nella nota,la procedura seguita dall’Amministrazione Comunale evidentemente il ricorso aveva validi e qualificanti motivi di essere presentato.
Ma a questo proposito vogliamo precisare che la presentazione del ricorso non è stata una manifestazione di preconcetta opposizione all’operato dell’Amministrazione Comunale, è voluta essere invece la dimostrazione che non è affatto vero che chi detiene il potere al Comune può sempre fare ciò che vuole, si è voluto dimostrare che le illegalità possono essere sempre combattute.
Ci auguriamo che questa sonora sconfitta serva all’Amministrazione Comunale perché operi sempre all’interno delle regole democratiche e non abbiano invece a confondere, gli amministratori, il Comune con la propria casa.
Faccia tesoro di questa negativa esperienza ed incominci già per il cambiamento del nome del paese ad indire un vero referendum popolare.
Ci potrà essere un serio e sereno dibattito; da esso molti potranno trovare elementi di valutazione positiva dalla proposta del cambiamento del nome del paese, altri potranno invece continuare a pensare che forse è meglio che il nostro paese continui a chiamarsi semplicemente Galatro così come secoli di storia e di vita ci hanno insegnato.
Mario Lucia
Nicola Sollazzo


Sottobanco o sopra, la sostanza della questione non cambia di una virgola: si tratta, e la lettera pervenutaci lo conferma ad abundantiam, di argomenti da azzeccagarbugli addotti a sostegno di una battaglia oggettivamente di retroguardia, condotta, sia prima sia dopo la consultazione popolare, sorvolando allegramente sul merito e brandendo armi ostruzionistiche che in politica, di norma, si adoperano quando l’obiettivo è di impedire che vengano assunte decisioni da cui, a torto o a ragione, si ritiene possa dipendere la sopravvivenza stessa di un’istituzione o di una comunità.
Ora, perché l’opposizione consideri che “Galatro” resti tale e non si trasformi in “Galatro Terme”, una questione capitale e vitale, dagli atti a disposizione, compresa la lettera sopra pubblicata, non è dato capirlo. Quel che invece si capisce, perché non si cerca neppure di dissimularlo, è il carattere strumentale della battaglia, ingaggiata non tanto per impedire il cambiamento del nome, quanto per dimostrare “che non è affatto vero che chi detiene il potere al Comune può sempre fare ciò che vuole […], che le illegalità (sic) possono essere sempre combattute”.
Secondo una parte dell’opposizione vi sarebbe dunque, al Comune di Galatro, una situazione di illegalità diffusa che essa non vuole combattere, ma semplicemente darci la dimostrazione che “può essere combattuta” (da chi? come?), dimostrazione che ci dà sfoderando l’ascia di guerra sulla questione “Galatro Terme” sì, “Galatro Terme” no, questione che però, nel momento in cui si sostiene l’esistenza di “illegalità”, diventa assolutamente secondaria e marginale, per cui riesce incomprensibile, se non sconcertante, che scelga di occuparsi de minimis (il cambiamento del nome) mentre maiora premunt (l’illegalità).
Per fortuna però, nostra e dell’opposizione, per fortuna di Galatro, maiora non premunt affatto e si tratta soltanto di un banale equivoco semantico: non si è fatto caso alla differenza tra “illegalità” e “illegittimità”, su cui sarebbe stato opportuno, per i due firmatari della lettera, farsi dare qualche delucidazione dall’azzeccagarbugli, pardon, dal legale consultato. C’è poi (anzi, prima) un’affettazione di sdegno per le ”insinuazioni”, il “fango gettato”, la “caduta di bon ton”, le “sterili invettive” che dovrebbero essere sostituite da “argomenti che indichino una crescita sociale, economica e culturale”.
Non si tratta di argomenti ma di enunciazioni di retorica perbenista che lasciano il tempo che trovano e su cui non è il caso di perdere tempo. La credibilità di chi vuol fare cultura e informazione non si misura certo dall’imitazione del Cinegiornale Luce (o, di questi tempi, del TG1 di Clemente Mi(ni)mum), ma dallo sforzo di obiettività e imparzialità nel contesto di un indirizzo politico-culturale ben chiaro, anche se di questo ci si può adontare ora a destra ora a manca.
Galatroterme.it non è, per sgombrare il campo da equivoci e beceraggini ricorrenti, il portavoce della maggioranza comunale di turno, ma contiene semplicemente il sito ufficiale del Comune, la cui attuale amministrazione ha ritenuto di sostenere, anche finanziariamente, un’iniziativa informativa e culturale il cui indice di gradimento sarebbe stato meno elevato, nella generalità dei lettori, se avesse incontrato il consenso indifferente di tutti i protagonisti della scena politica galatrese. In breve: essere, nei fatti, per la crescita culturale del paese implica che non si evochi ogni volta, pensando di usare chissà quale arma, l’argomento di un “finanziamento” che qualsiasi amministrazione avrebbe accordato, purché non affetta da “oscurantismo medievale”, come si diceva una volta.
Quanto all’accusa di “lesa maestà” verso il presidente del Consiglio regionale della Calabria, a parte che non esiste alcuno, in democrazia, al di sopra delle critiche, che non sono né insinuazioni né calunnie, restiamo convinti che il cambiamento del nome in “Galatro Terme” sarebbe passato (inosservato) se non ci fosse stato l’intervento, (non importa se ufficiale o ufficioso) “di qualcuno di Galatro e da Galatro” e se tale intervento non avesse trovato adeguata corrispondenza nella comune militanza politica. Né noi né i nostri lettori viviamo sulla luna.
Per concludere: la battaglia in sé e il modo in cui la si sta combattendo non migliorano certo l’immagine di questa parte dell’opposizione che, restiamo dell’avviso espresso, potrebbe spendere meglio, a pro della crescita culturale e sociale del nostro paese, le proprie risorse ed energie.
LA REDAZIONE


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(3.8.04) PER FARE CHIAREZZA (di Alfredo Distilo) - Ciò che hanno asserito i due consiglieri di minoranza della lista “Pala con Spighe” in merito ad un presunto vizio di procedura nell’iter seguito dall’Amministrazione comunale nella consultazione popolare per il cambio di denominazione del paese da Galatro in Galatro Terme, non risponde a verità.
NE' RISPONDE A VERITA' CHE LA PRATICA E' STATA BOCCIATA (almeno fino ad oggi)!
Ai due consiglieri di minoranza è sfuggita, evidentemente, la deliberazione n.99/02 - esecutiva ai sensi di legge - con la quale è stato approvato il REGOLAMENTO COMUNALE PER LA CONSULTAZIONE DEI CITTADINI, ai sensi dell’art.8 del D.lgs. n.267/2000 e dell’art.40 dello Statuto Comunale che al 2° comma dell’art.3 testualmente recita ”Qualora l’oggetto della consultazione riveste carattere generale hanno diritto di esprimere la loro opinione tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali del Comune alla data di indizione della consultazione (escluso l’estero)”.
Tale delibera con allegato il regolamento approvato, è stata, peraltro, notificata a tutti i capi gruppo e, quindi, anche al capo gruppo della lista Pala con spighe, in data 11 settembre del 2002 con nota n. 4198.
Quindi, noi riteniamo di avere agito in modo corretto, tant’è vero che la Giunta Regionale, su proposta dell’Assessore Umberto Pirilli, ha deliberato il proprio parere favorevole per il cambiamento del nome da Galatro in “Galatro Terme”, dopo avere riscontrato la regolarità degli atti e della procedura seguita. Adesso manca soltanto l’ultimo atto che è di competenza del Presidente del Consiglio Regionale che, sicuramente, farà valutare attentamente la pratica dall'apposita Commissione ed agirà in perfetta legalità. Su questo non abbiamo dubbi!
L’Amministrazione Comunale ha scelto di indire la consultazione dei cittadini invece del referendum popolare, solo ed esclusivamente per evitare di spendere la considerevole cifra di circa 30.000 euro (tanto costerebbe un referendum ufficiale).
Del resto, anche così è stata investita l’intera popolazione di Galatro che ha potuto esprimere liberamente il proprio parere sul cambiamento del nome.
Certamente non ci interessa il parere di chi vive a Galatro e non perde occasione (in determinate circostanze) per dire "...... che mi interessa, tanto io NON sono di Galatro".
E' opportuno sottolineare che è opinione diffusa tra i cittadini galatresi, che se non ci fosse stato il ricorso dei consiglieri di minoranza, a quest'ora il paese si sarebbe chiamato Galatro Terme.


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Sul terreno del 'Granillo' lo striscione in ricordo di Enzo portato dallo zio Pasquale Furfaro. (10.9.04) NELL'ANNIVERSARIO DI ENZO LETIZIA (di Pasquale Furfaro) - Cari amici di Galatro Terme News, sono Pasquale Furfaro dell’Eurobar Pasticceria Gelateria di Galatro Terme. Oggi si ricorda mio nipote Enzo Letizia scomparso a Novara il 9-9-2001. Sono già 3 anni che non è più con noi, con i suoi genitori, con sua sorella Veronica e i nonni Domenico Raso e Annunziata perché il destino ha voluto cosi e tutti noi non riusciamo a capire perché. Ma siamo convinti che lui è nel paradiso di Dio insieme a tutti gli angeli.
Enzo ti sentiamo in tutti i momenti vicino a noi. Ciao Enzo, non ti dimenticheremo mai. Enzo Letizia sei il fiore più bello, “Enzo sei sempre con noi – Novara”: questo striscione era allo stadio “Granillo” di Reggio nella partitissima contro la tua amatissima Juventus di cui ringrazio tutta la dirigenza. Allora l’allenatore Lippi, oggi CT della Nazionale, prima della partita è venuto nel centro del “Granillo” e mi ha detto tante belle parole. Poi la partita finì 2-1 per la Reggina, la Juve festeggiò il suo 27° scudetto e la Reggina poteva andare a Bologna tranquilla. A Bologna finì 0-2 per la Reggina, ma a Roma vinse l’Atalanta e si andò agli spareggi per la salvezza. Il primo spareggio al “Granillo” finì 0-0 e nella pausa dei primi 45 minuti gli amici di Sky Tv inquadrarono lo striscione a te dedicato, Enzo. Poi la Reggina giocò a Bergamo, la sera piovve e la gara si rimandò al giorno successivo. L’Atalanta andò per prima in vantaggio, poi ci pensò Ciccio Cozza a portare la gara in parità. Cozza fece un gol stranissimo e importantissimo. In quei minuti che si stava perdendo mi concentrai su di te Enzo. Al gol di Cozza, pur strano ma importante capii che tu eri lì con noi a gioire. Per noi andava bene 1-1, ma poi, a pochi minuti dalla fine, venne il 2-1 per la Reggina e io e Rocco Lucà ci siamo abbracciati fino a farci male.
Enzo, la Juve io la devo ringraziare per tutto quello che ha fatto: mi ha mandato la maglietta di Del Piero firmata e a te dedicata, dopo che la stessa Juventus mi ha telefonato un sacco di volte e ha telefonato pure a Novara a tuo papà, e gli ha mandato pure a Novara un’altra maglietta a te dedicata.
Invece non posso ringraziare né la Reggina né il Milan. La Reggina mi ha preso in tutti i modi immaginabili in giro, specialmente Manuela Vitale, una ragazza con origini di Galatro Terme. Suo padre, originario di Galatro Terme ha promesso di tutto e poi alla fine non si è fatto niente. Non è che io cercassi cose che non si potevano fare, semplicemente io volevo ad inizio partita e nell’intervallo entrare nel “Granillo” e mostrare lo striscione che insieme all’amico Carmelo Comi, al figlio Sante e all’amico Pasqualino Pepè avevamo preparato. Dopo che la Manuela mi ha fatto fare un sacco di fax e vari telegrammi; una volta mi diceva che il presidente Foti non voleva e un’altra volta che la Lega Calcio non ci dava l’ok. Poi io mi sono messo in contatto con la Lega Calcio e là mi dissero che la Reggina mi stava prendendo in giro. La Lega Calcio mi ha assicurato che se la Reggina gli faceva una semplice richiesta, sarebbe stata accettata, visto che purtroppo cose del genere ne succedono in tutti i posti immaginabili e spesso si vedono sui campi di serie A.
Poi dimenticavo un’altra cosa: mi avevano promesso la maglia di Cozza ed invece il presidente Foti mi diceva di andare al chiosco lì al “Sant’Agata” dopo che avevo aspettato dalla mattina fino a sera. Lì mi ha fatto comprare la maglietta di Cozza e mi ha assicurato che me la faceva firmare da Cozza e me l’avrebbero data la sera in cui la Nazionale giocava a Reggio. Invece non me l’hanno data. A fine partita ho dovuto aspettare che alla fine uscissero tutti e, per puro caso, incontrai Jacopino. Ormai era l’una di notte e casualmente lui aveva la mia maglietta che io avevo pagato un mese prima circa. La maglietta l’avevo fatta con il numero 35 ma con il nome di mio nipote, cioè Enzo 35 Letizia. Poi, prima di spedirla a Novara, un giorno mentre ero al “Sant’Agata” per vedere come i miei campioni si allenavano, decisi che quella maglietta pagata 62 euro me la sarei fatta firmare da tutti i giocatori, tranne Cozza. Però Dio ha voluto che uno dicesse a Cozza che c’era uno fuori con la maglia originale sua con il n. 35 ma con un altro nome. All’uscita dagli spogliatoi io me la facevo firmare da tutti i giocatori.
Aspettavo tanto Franceschini che non smetterò mai di ringraziare. Franceschini mi ha dato al “Granillo” il 15-3-2003, proprio contro il mio Milan (0-0 finì la partita), la sua maglietta ancora sudata. Il bello è che io lo conoscevo appena e lui me la diede senza fare particolari pressioni, come siamo abituati a vedere invece nei campi di calcio. Ricordo, lui si stava recando negli spogliatoi e io gli chiedevo ripetutamente: “Franceschini, mi dai la maglietta?”. Civilmente lui mi diceva: “Oggi non posso, la devo dare ad Inzaghi”. Poi all’ultimo passo gli ho urlato: “Franceschini, dài la voglio per mio nipote che è morto!”. Vedo Franceschini che mi dà la sua maglietta ed io impazzisco di gioia. Grazie ancora Franceschini. La maglietta l’ho fatta arrivare a Novara nella stanza di Enzo.
Tornando a parlare di Cozza, ha detto: “Questa maglietta non l’ho mai vista”. Vi assicuro che Cozza si è arrabbiato tantissimo, poi me l’ha firmata personalmente, ma stavolta la firma era originale e ha cancellato quella che non era la sua firma originale. Poi Cozza mi ha detto: “Un’altra volta a fine partita te la regalo io la maglietta”. Ma poi io non andai al “Granillo”, tranne che con il Milan. Però Cozza era uscito prima ed io me ne andai subito verso la macchina senza tentare di convincere qualcuno a farmi entrare sul terreno del “Granillo”, come mi capitava quasi sempre di entrare modestamente a fine partita. Però devo dire che non ho mai provocato casini perché mi ritengo una persona responsabile e con la testa sulle spalle.
Dicevo di Franceschini. Io mi riferivo a due stagioni calcistiche precedenti, mentre in quella appena finita di mia volontà non sono andato a vedere le partite tranne che con il Milan. Con il Milan ho preparato un cartello per Franceschini. C’era scritto: “Trapattoni, se Maldini all’europeo non vuole venire, porta con te Ivan Franceschini”, firmato Furfaro Pasquale, e dall’altra parte c’era “Ciao Enzo” ecc. Dicevo del Milan. Io tifavo per il Milan dalla nascita come si suol dire e ricordo che la mia unica sorella nel 1979 si era fidanzata con Michele Scarmato di San Pietro di Carità, ora marito di mia sorella. Io prima di sposarmi abitavo a Serrata e andavo a scuola. Di pomeriggio andavo dal falegname Pantaleo Primerano e la buonanima di Domenico Campisi e i fratelli di mio cognato erano del Milan, Renato e Graziano. Con Renato siamo stati tanti anni in Germania e lavoravamo in gelateria da marzo a settembre. Ricordo che io e Renato rientravamo ai primi di ottobre in Italia e, visto che io ho un fratello ad Abbiategrasso (Milano), andavamo a vedere il Milan. Ricordo che vedevamo le partite di campionato e di coppa. Poi finimmo in serie B, ma ci siamo ripresi alla grande fino ad oggi.
Niente da dire. Sul campo ho avuto dei bei ricordi ma come società io vi dico che ero abbonato al Milan Channel e ne ho fatti di sms, telefonate e pure fax ma il direttore Mauro Suma non mi ha mai contattato, pur avendo lasciato un sacco di volte i messaggi e lasciato detto un sacco di volte a Samantha che volevo parlare con Suma. Adesso niente più abbonamento, pur soffrendo. Niente Milan, niente Reggina e forza Juventus e Azzurri.
Ciao a tutti quelli che ho nominato in questa lunga lettera, saluti per tutti i lettori ed a Rocco e Massimo. Un saluto particolare ed un augurio di guarigione per mio cognato Carmelo Giuseppe Panetta che abita a Novara e a tutti i novaresi. Ciao galatresi e serratesi nel mondo. Ciao Enzo, nipote indimenticabile.
Pasquale Furfaro
via Gorizia 12 - 89054 Galatro Terme (Rc) – Tel. 0966.903137 - Cell. 333.2987716.

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(25.12.04) E' NATALE (di Francesco Distilo) - E' Natale!
"Gloria in excelsis Deo et ìn terra pax hominibus bonae voluntatis"
Per oltre quaranta secoli è stata profezia, ma oggi è realtà. Durante quei secoli i vaticini si avvicendarono ai vaticini; le promesse successero alle promesse; le figure sfilarono, siccome imponente corteggio, nella storia del popolo eletto, i conquistatori politici seguirono, passo passo, l'itinerario segnato loro dalla Provvidenza; le tenebre dell'errore e delle passioni finirono d'incombere su tutta la terra... E quella fu la preparazione universale: furono così tutti i popoli che consapevoli e incoscienti invocarono quell'ora memoranda! Gridi d'amore e di desiderio, gemiti di pianto e di dolore, voci della filosofia e della storia, della fede e delle tradizioni religiose: era uno schianto del cuore di questa grande ma decaduta umanità, che si levava al cielo: "VENI, DOMINE, NOLI TARDARE". E Dio venne, l'impossibile divenne un fatto, l'aspettaione, una realtà. Il verbo si fece carne. San Luca ci dipinge quella scena con tutta la semplicità del suo greco pennello. E basta leggere quella pagina, tutta spirante un profumo di cielo, per sentire di trovarsi al cospetto della verità.
Il silenzio della notte regnava su tutta la terra, il piccolo villaggio di Betlem, sepolto nel sonno, ignorava qual divina meraviglia si compiva allora in un umile sito dei suoi pittoreschi dintorni. Una Vergine eletta che, per divina virtù, era divenuta madre di Dio, non trovando asilo dentro le mura della borgata, si vide costretta a riparare in una misera stalla. Ella prova una commozione nel suo spirito; è nel cuore del rigido inverno e nel centro della notte. Il cielo è sereno e la fredda luce delle stelle piove tremula sulle silenziose campagne. Quella grotta è un immenso fascio di raggi. Sono raggi di un astro nuovo che accende il cielo di Betlem e illumina i monti e le pianure. Sembra che un'alba si avanzasse quando, a mezzanotte in punto, è nato il Redentore.
"E intorno a Lui per l'ampia
notte calati a stuolo
mille celesti strinsero
il fiammeggiante velo.
E accesi in dolce zelo,
come si canta in cielo
a Dio gloria cantar."
(Manzoni)
E cosi, come dal seno delle rosse nubi il sole si slancia luminoso nell'arco dei cieli, come un raggio di luce attraversa un cristallo senza ferirlo, nè alterare la sua purezza; come l'effluvio delprofumo si sprigiona dal chiuso bocciolo d'una rosa, cosi Egli è nato; il verbo si fece carne, il Cristo promesso, aspettato liberatore dell'umanità venne a redimerci dandoci il "NATALE", la festa di tutti: dei buoni e dei cattivi, dei ricchi e dei poveri, dei vecchi e dei giovani, dei sani e degli ammalati, la festa del perdono, dell'amicizia, la festa della famiglia, la festa che i cuori intenerisce trasportandoci in quella culla da cui sgorga l'amore, la pace, il perdono, sentimenti, questi, che devono dominare i nostri cuori, affinchè questa umanità deviata trovi la giusta via, quella via indicata da quel Bambino che, per noi, conobbe il sacrificio della Croce.


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(28.12.04) LA SITUAZIONE DELLE TERME (di Rocco Cutrì) - Apprendo con rammarico la notizia della difficile situazione dei 25 lavoratori delle Terme di Galatro. La prima considerazione mi nasce spontanea in quanto se un'azienda è interessata da un momento di enpasse finanziaria, ventilare possibili licenziamenti non è affatto il sistema per affrontarla. E' noto a tutti quali siano i tempi delle ASL ma si tratta pur sempre di ritardi e non di mancati pagamenti ed anche in una situazione persistente non si arriva al licenziamento ma al contrario se effettivamente c'è l'intenzione di salvaguardare i posti di lavoro si può far ricorso agli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione guadagni senza falcidiare l'interesse dei più deboli.
Ho motivo di credere che se la gestione dell'impianto termale fosse rimasta pubblica non solo si sarebbe avuta una maggiore tutela dei lavoratori ma sarebbe stata una opportunità per l'intera comunità visto che, come si fa in altri comuni, l'Amministrazione Comunale avrebbe potuto utilizzare i proventi per operare un reintegro della tassazione e per realizzare opere di sviluppo a vantaggio di tutti. In un territorio già martoriato dalla mancanza di occupazione è necessario che a tutti i livelli ci sia un attento monitoraggio sulle attività economiche pertanto si attivino le forze politiche e sindacali chiedendo la presentazione dei piani industriali ed il rispetto degli stessi.
Ricordo che attualmente il mondo del lavoro con la legge 30 sta vivendo il picco massimo di assenza di diritti dove attività come "il caporalato" oppure contratti a chiamata,contratti a progetto ecc. offendono,ledono, oltraggiano la dignita dei singoli lavoratori e fanno si che una volta perso un posto di lavoro le effettive possibilità di tornarci siano ridotte a lumicino.
Rocco Cutrì
Segretario dei Comunisti Italiani, Sez. di Orbassano (Torino) - Direttivo Fiom Torino 7.ma Lega


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