Avrei voluto non rispondere, non ho mai letto tante corbellerie in una sola volta. Stupidaggini simili non meritano neanche una risposta. Strano concetto si ha della democrazia e della libertà individuale. Ed è proprio ciò che mi ha convinto a "prendere penna" per così dire. Premesso che non ho la tessera di alcun partito e che se anche l'avessi non esiterei neanche un attimo a stracciarla se mi si imponessero obblighi; se solo si permettessero di darmi "consigli". E', per me, questa la base del mio essere indipendente, e se vogliamo, di sinistra. Ci mancherebbe altro che mi si dica o semplicemente mi si consigli dove andare, chi vedere o per chi votare. Ma non ci si rende conto di tale mostruosità? Con quali titoli, con quale diritto ci si può arrogare ciò?
Siamo alle solite. La solita politica del sospetto, la solita bufala pubblicata su di un sito, finanziato anche dall'Amministrazione Comunale e che, per l'ennesima volta, ne riceve in cambio l'ennesimo "schiaffo". Non ci attendiamo, ovviamente, nulla in cambio ma sicuramente sarebbe opportuno, per non dire necessario, l'onestà intellettuale o se vogliamo la semplice onestà di pubblicare le cose così come stanno, o più semplicemente la verità.
Non ho partecipato a nessuna adunanza almeno nel senso etimologico di tale termine, e cioè di riunione di persone per trattare o per deliberare una questione. Sono andato a salutare in piazza Matteotti, e sottolineo in piazza, l'Onorevole Luigi Fedele Presidente del Consiglio Regionale nonchè carissimo amico. Nulla di segreto niente di eccezionale.
Sono stato successivamente invitato nell'abitazione di un amico, dove ancora ho ringraziato l'On. Fedele per l'interessamento da lui avuto per la nostra Amministrazione di sinistra, e per il nostro paese.
Personalmente non ci trovo nulla di strano e soprattutto, mi ripeto, nulla di segreto. Avrei fatto lo stesso, con qualsiasi Assessore Regionale o Provinciale o con qualsiasi politico, sia di destra che di sinistra, che con i fatti e non con le parole si sia dimostrato amico della nostra comunità oltrechè amico personale. Conservo la mia autonomia, o se vogliamo usare le stesse parole dell'articolo, la mia indipendenza, soprattutto intellettuale, per comportarmi come la mia coscienza suggerisce. Non penso che interessi a nessuno se io sia o meno iscritto ad un partito politico, né mi considero un grande elettore, potendo contare, purtroppo, nel mio solo ed esclusivo voto.
Personalmente diffido di coloro che si eleggono censori pur non avendone i titoli e le qualità intellettuali e morali soprattutto di coloro che sono soggetti a ripensamenti, tardivi, e che come tali sospetti e censurabili. Abbiamo letto in tale sito, il ripensamento tardivo, dell'affidamento delle Terme, adesso a mio avviso tale articolo non può che non essere "un dejà vu" un ritorno al passato un ennesimo ripensamento di quando in un paese della Calabria pare che l'intera Giunta o quasi, l'intera maggioranza di sinistra, non solo non votò il candidato di partito, ma addirittura orientò il voto per un candidati di destra.
Forse l'estensore dell'articolo, vorrebbe dimettersi? Ma da cosa? Non si accorge che tale ripensamento è tardivo, come sempre? O forse pensa che con le dimissioni altrui possano essere rimesse anche le proprie colpe?
Concludendo, se mi è permesso e comunque ringraziando per l'ospitalità vorrei invitare tutti gli elettori ad andare a votare. Tali elezioni sono importantissime non solo per l'Europa, ma anche e soprattutto per il nostro Paese, per la nostra Italia. Non importa quale partito, non importa quale candidato. La libertà di voto e della sua segretezza è stata una delle conquiste più importanti della nostra Costituzione. Certo se poi si vota a sinistra sicuramente non si sbaglia. Ma questa è un'opinione strettamente personale. P. Villelli
Peccato che le “stupidaggini” e le “corbellerie” vengano confermate in pieno dall’assessore Villelli, anche in ordine alla sua indipendenza dal partito dei Diesse al quale aveva aderito, transfuga di Rifondazione, alla vigilia delle ultime amministrative (per motivi che, a questo punto, tutto appaiono tranne che ideali).
Il tono dell’intervento si commenta da sé. Si tratta di una sfuriata tipica di chi, non avendo nulla da argomentare o da controargomentare, si dà all’insulto infilando una sequela di frasi sulle quali ci soffermeremmo se non rischiassimo di tediare i lettori con considerazioni di "teoria della personalità".
Il riferimento al “sito finanziato” è di una beceraggine assoluta. Il “finanziamento” non è che un contributo per un’associazione culturale che svolge un’attività la cui validità e utilità sono conclamate (checché ne pensi l’assessore Villelli). Quanto alla pretesa di non ricevere “schiaffi” in contropartita, essa è lontana le mille miglia dalla forma mentis democratica e attesta una “sindrome berlusconiana” che conferma indirettamente quanto l’assessore si affanna a smentire.
Non capiamo cosa c’entrino le "Riflessioni sulle Terme" pubblicate dal nostro titolare del dominio qualche mese addietro. Se davvero sono infondate, non si capisce perché mai Villelli si sia scontrato, più o meno in quel periodo, con i colleghi di Giunta per ottenere, senza riuscirci, proprio la delega alle terme.
Gli episodi citati di “voti dati a destra” sono stati commentati a suo tempo (vedi Archivi Generali, Commenti, 30.5.2002), per cui il rilievo è del tutto fuori luogo. Così come le frasi sconnesse che riguardano le dimissioni non si capisce di chi e da dove.
Per concludere: scelga, l’assessore, chi vuole essere e con chi vuole stare. Se è, come dice, veramente libero da preoccupazioni esistenziali e obblighi di riconoscenza. La Redazione
(28.7.04) UNA LETTERA SUL CAMBIAMENTO DEL NOME - In riferimento all'articolo apparso su Galatro Terme News dal titolo "Galatro Terme: intoppi politico-burocratici", vorrei ricordare che il risultato del referendum non è stato tanto cospicuo, anzi, visto il risultato, l'attuale maggioranza avrebbe dovuto abbandonare almeno per il momento, l'idea del cambio del nome. Ma molti non sanno che il cambio del nome da Galatro a Galatro Terme è un cavillo di qualcuno che vuole dimostrare di essere il "padre padrone" di Galatro. Vorrei suggerire, e quindi invitare tutti ad un dibattito serio sul cambio del nome, coinvolgendo realmente tutti i cittadini e soprattutto chi per cultura e storia conosce Galatro e i galatresi. Pietro Ozimo
Gentile sig. Ozimo,
il dibattito e il coinvolgimento crediamo ci siano stati. Anche attraverso il nostro sito che, nel periodo della campagna referendaria, ha organizzato un sondaggio a cui molti hanno risposto con opinioni varie e disparate. Non si può ridurre la questione del cambiamento del nome a una bega tra fazioni. Ci sono cose sulle quali la divisione non può, se proprio non se ne può fare a meno, che essere trasversale. La divisione per fazioni precostituite e per opinioni preconcette è quanto di più contrario si possa immaginare agli interessi della collettività di Galatro.
LA REDAZIONE
Leggiamo su Galatro Terme News la nota dal titolo “Galatro terme: intoppi politico-burocratici” e riteniamo, essendo direttamente interessati e più avanti spiegheremo perché, che sia necessaria una riflessione più approfondita e più accorta sull’argomento trattato dalla nota stessa o, per meglio specificare, sul cambiamento del nome del paese da Galatro a Galatro Terme.
Due, a noi pare, possono essere i motivi da evidenziare della suddetta nota; il primo che “il referendum o consultazione che dir si voglia”, come testualmente sta scritto, aveva ormai sancito definitivamente il cambiamento del nome del paese, ed il secondo, che la bocciatura da parte della Commissione Enti Locali della Regione Calabria, della procedura seguita dall’Amministrazione Comunale, è dovuta probabilmente all’intervento sottobanco di maneggioni dell’opposizione politico-consiliare, sodali del Presidente del Consiglio Regionale, per Lui procacciatori di voti. Un politico che per questo si sarebbe prodigato a fare bocciare la richiesta dalla stessa Amministrazione Comunale avanzata.
Il primo motivo enunciato crediamo sia il più importante ed il più interessante da discutere e da approfondire.
Pensiamo e crediamo che sia piuttosto superficiale confondere un referendum consultivo con una consultazione quale essa è stata fatta.
Questo tipo di consultazione,che tra l’altro lo Statuto Comunale prevede all’art. 40 esclusivamente per categorie di cittadini,non dà sicuramente garanzie di serietà e di certezza del voto quando a pronunciarsi debbono essere tutti i cittadini mentre il referendum consultivo, previsto all’art. 41 dello Statuto Comunale dà a tutti i cittadini, compresi quelli che si trovano all’estero ma iscritti nelle liste elettorali del Comune,la possibilità di votare con voto diretto, libero e segreto e perciò stesso garante della effettiva volontà dell’elettore.
Tale garanzia viene richiesta altresì dalla Carta Costituzionale che all’art. 133, comma 2, precisa che la Regione, sentite le popolazioni interessate, può modificare le denominazioni dei Comuni. Essa viene altresì fortemente ribadita dalla Corte Costituzionale con una recentissima sentenza emessa nei riguardi del cambiamento del nome di un Comune della Regione Campania.
Riteniamo pertanto che la differenza tra i due tipi di consultazione non sia soltanto questione di cavillo giuridico ma sia invece questione molto più sostanziale, nel metodo e nel merito.
Per ciò che concerne poi il secondo punto evidenziato, crediamo che il solo pensare che il Presidente del Consiglio Regionale della Calabria abbia potuto operare nell’interesse di suoi sodali, locali procacciatori di voti, sia un assurdo giuridico ed istituzionale.
Ci sorprende che codesta Redazione, seria ed attenta di norma, abbia potuto avere una caduta di stile così verticale, insinuando dei dubbi sul comportamento di un uomo politico che non ha e non avrebbe potuto operare a livello di comparaggio in una situazione che era di esclusiva ed assoluta rilevanza del diritto costituzionale.
E’ comunque fuori di dubbio che l’articolo di cui si parla denota una caduta di bon ton propria di chi è a corto di argomentazioni serie e valide da proporre e che in ogni caso pensa che gettare fango su tutto e su tutti possa essere utile per Galatro ed i galatresi.
Ci meraviglia che le considerazioni, o meglio le insinuazioni quanto mai inopportune e gratuite,fatte nei confronti degli scriventi e delle Istituzioni regionali trovino spazio su siti che sono finanziati anche dal Comune. Non è certo una bella immagine che è stata offerta ai lettori galatresi e a quanti nel mondo aprono questo sito sperando di trovare notizie ed argomenti che indichino una crescita sociale, economica e culturale di Galatro e che invece vi trovano anacronistiche e sterili invettive che nulla giovano a niente ed a nessuno.
“Cui prodest” dicevano i latini (a chi giova?).
Pensiamo che sia tempo di evitare di usare toni troppo forti perché oggi più che mai il paese ha bisogno di crescere e per crescere è utile l’apporto sincero di tutti.
La Commissione Regionale agli Enti Locali ha semplicemente esaminato un ricorso,che non è vero sia stato figlio di nessuno, ma che invero ha avuto un padre legittimo.
Esso infatti è stato redatto da un avvocato, è stato indirizzato al Presidente del Consiglio Regionale della Calabria ed agli On.li Consiglieri Regionali come per prassi ed è stato ufficialmente firmato dai consiglieri comunali Mario Lucia e Nicola Sollazzo.
Se dopo l’approvazione da parte della Giunta Regionale la Commissione preposta ha bocciato,come si legge nella nota,la procedura seguita dall’Amministrazione Comunale evidentemente il ricorso aveva validi e qualificanti motivi di essere presentato.
Ma a questo proposito vogliamo precisare che la presentazione del ricorso non è stata una manifestazione di preconcetta opposizione all’operato dell’Amministrazione Comunale, è voluta essere invece la dimostrazione che non è affatto vero che chi detiene il potere al Comune può sempre fare ciò che vuole, si è voluto dimostrare che le illegalità possono essere sempre combattute.
Ci auguriamo che questa sonora sconfitta serva all’Amministrazione Comunale perché operi sempre all’interno delle regole democratiche e non abbiano invece a confondere, gli amministratori, il Comune con la propria casa.
Faccia tesoro di questa negativa esperienza ed incominci già per il cambiamento del nome del paese ad indire un vero referendum popolare.
Ci potrà essere un serio e sereno dibattito; da esso molti potranno trovare elementi di valutazione positiva dalla proposta del cambiamento del nome del paese, altri potranno invece continuare a pensare che forse è meglio che il nostro paese continui a chiamarsi semplicemente Galatro così come secoli di storia e di vita ci hanno insegnato. Mario Lucia
Nicola Sollazzo
Sottobanco o sopra, la sostanza della questione non cambia di una virgola: si tratta, e la lettera pervenutaci lo conferma ad abundantiam, di argomenti da azzeccagarbugli addotti a sostegno di una battaglia oggettivamente di retroguardia, condotta, sia prima sia dopo la consultazione popolare, sorvolando allegramente sul merito e brandendo armi ostruzionistiche che in politica, di norma, si adoperano quando l’obiettivo è di impedire che vengano assunte decisioni da cui, a torto o a ragione, si ritiene possa dipendere la sopravvivenza stessa di un’istituzione o di una comunità.
Ora, perché l’opposizione consideri che “Galatro” resti tale e non si trasformi in “Galatro Terme”, una questione capitale e vitale, dagli atti a disposizione, compresa la lettera sopra pubblicata, non è dato capirlo. Quel che invece si capisce, perché non si cerca neppure di dissimularlo, è il carattere strumentale della battaglia, ingaggiata non tanto per impedire il cambiamento del nome, quanto per dimostrare “che non è affatto vero che chi detiene il potere al Comune può sempre fare ciò che vuole […], che le illegalità (sic) possono essere sempre combattute”.
Secondo una parte dell’opposizione vi sarebbe dunque, al Comune di Galatro, una situazione di illegalità diffusa che essa non vuole combattere, ma semplicemente darci la dimostrazione che “può essere combattuta” (da chi? come?), dimostrazione che ci dà sfoderando l’ascia di guerra sulla questione “Galatro Terme” sì, “Galatro Terme” no, questione che però, nel momento in cui si sostiene l’esistenza di “illegalità”, diventa assolutamente secondaria e marginale, per cui riesce incomprensibile, se non sconcertante, che scelga di occuparsi de minimis (il cambiamento del nome) mentre maiora premunt (l’illegalità).
Per fortuna però, nostra e dell’opposizione, per fortuna di Galatro, maiora non premunt affatto e si tratta soltanto di un banale equivoco semantico: non si è fatto caso alla differenza tra “illegalità” e “illegittimità”, su cui sarebbe stato opportuno, per i due firmatari della lettera, farsi dare qualche delucidazione dall’azzeccagarbugli, pardon, dal legale consultato.
C’è poi (anzi, prima) un’affettazione di sdegno per le ”insinuazioni”, il “fango gettato”, la “caduta di bon ton”, le “sterili invettive” che dovrebbero essere sostituite da “argomenti che indichino una crescita sociale, economica e culturale”.
Non si tratta di argomenti ma di enunciazioni di retorica perbenista che lasciano il tempo che trovano e su cui non è il caso di perdere tempo. La credibilità di chi vuol fare cultura e informazione non si misura certo dall’imitazione del Cinegiornale Luce (o, di questi tempi, del TG1 di Clemente Mi(ni)mum), ma dallo sforzo di obiettività e imparzialità nel contesto di un indirizzo politico-culturale ben chiaro, anche se di questo ci si può adontare ora a destra ora a manca.
Galatroterme.it non è, per sgombrare il campo da equivoci e beceraggini ricorrenti, il portavoce della maggioranza comunale di turno, ma contiene semplicemente il sito ufficiale del Comune, la cui attuale amministrazione ha ritenuto di sostenere, anche finanziariamente, un’iniziativa informativa e culturale il cui indice di gradimento sarebbe stato meno elevato, nella generalità dei lettori, se avesse incontrato il consenso indifferente di tutti i protagonisti della scena politica galatrese. In breve: essere, nei fatti, per la crescita culturale del paese implica che non si evochi ogni volta, pensando di usare chissà quale arma, l’argomento di un “finanziamento” che qualsiasi amministrazione avrebbe accordato, purché non affetta da “oscurantismo medievale”, come si diceva una volta.
Quanto all’accusa di “lesa maestà” verso il presidente del Consiglio regionale della Calabria, a parte che non esiste alcuno, in democrazia, al di sopra delle critiche, che non sono né insinuazioni né calunnie, restiamo convinti che il cambiamento del nome in “Galatro Terme” sarebbe passato (inosservato) se non ci fosse stato l’intervento, (non importa se ufficiale o ufficioso) “di qualcuno di Galatro e da Galatro” e se tale intervento non avesse trovato adeguata corrispondenza nella comune militanza politica. Né noi né i nostri lettori viviamo sulla luna.
Per concludere: la battaglia in sé e il modo in cui la si sta combattendo non migliorano certo l’immagine di questa parte dell’opposizione che, restiamo dell’avviso espresso, potrebbe spendere meglio, a pro della crescita culturale e sociale del nostro paese, le proprie risorse ed energie.
LA REDAZIONE
(10.9.04) NELL'ANNIVERSARIO DI ENZO LETIZIA (di Pasquale Furfaro) - Cari amici di Galatro Terme News, sono Pasquale Furfaro dell’Eurobar Pasticceria Gelateria di Galatro Terme. Oggi si ricorda mio nipote Enzo Letizia scomparso a Novara il 9-9-2001. Sono già 3 anni che non è più con noi, con i suoi genitori, con sua sorella Veronica e i nonni Domenico Raso e Annunziata perché il destino ha voluto cosi e tutti noi non riusciamo a capire perché. Ma siamo convinti che lui è nel paradiso di Dio insieme a tutti gli angeli.
Enzo ti sentiamo in tutti i momenti vicino a noi. Ciao Enzo, non ti dimenticheremo mai. Enzo Letizia sei il fiore più bello, “Enzo sei sempre con noi – Novara”: questo striscione era allo stadio “Granillo” di Reggio nella partitissima contro la tua amatissima Juventus di cui ringrazio tutta la dirigenza. Allora l’allenatore Lippi, oggi CT della Nazionale, prima della partita è venuto nel centro del “Granillo” e mi ha detto tante belle parole. Poi la partita finì 2-1 per la Reggina, la Juve festeggiò il suo 27° scudetto e la Reggina poteva andare a Bologna tranquilla. A Bologna finì 0-2 per la Reggina, ma a Roma vinse l’Atalanta e si andò agli spareggi per la salvezza. Il primo spareggio al “Granillo” finì 0-0 e nella pausa dei primi 45 minuti gli amici di Sky Tv inquadrarono lo striscione a te dedicato, Enzo. Poi la Reggina giocò a Bergamo, la sera piovve e la gara si rimandò al giorno successivo. L’Atalanta andò per prima in vantaggio, poi ci pensò Ciccio Cozza a portare la gara in parità. Cozza fece un gol stranissimo e importantissimo. In quei minuti che si stava perdendo mi concentrai su di te Enzo. Al gol di Cozza, pur strano ma importante capii che tu eri lì con noi a gioire. Per noi andava bene 1-1, ma poi, a pochi minuti dalla fine, venne il 2-1 per la Reggina e io e Rocco Lucà ci siamo abbracciati fino a farci male.
Enzo, la Juve io la devo ringraziare per tutto quello che ha fatto: mi ha mandato la maglietta di Del Piero firmata e a te dedicata, dopo che la stessa Juventus mi ha telefonato un sacco di volte e ha telefonato pure a Novara a tuo papà, e gli ha mandato pure a Novara un’altra maglietta a te dedicata.
Invece non posso ringraziare né la Reggina né il Milan. La Reggina mi ha preso in tutti i modi immaginabili in giro, specialmente Manuela Vitale, una ragazza con origini di Galatro Terme. Suo padre, originario di Galatro Terme ha promesso di tutto e poi alla fine non si è fatto niente. Non è che io cercassi cose che non si potevano fare, semplicemente io volevo ad inizio partita e nell’intervallo entrare nel “Granillo” e mostrare lo striscione che insieme all’amico Carmelo Comi, al figlio Sante e all’amico Pasqualino Pepè avevamo preparato. Dopo che la Manuela mi ha fatto fare un sacco di fax e vari telegrammi; una volta mi diceva che il presidente Foti non voleva e un’altra volta che la Lega Calcio non ci dava l’ok. Poi io mi sono messo in contatto con la Lega Calcio e là mi dissero che la Reggina mi stava prendendo in giro. La Lega Calcio mi ha assicurato che se la Reggina gli faceva una semplice richiesta, sarebbe stata accettata, visto che purtroppo cose del genere ne succedono in tutti i posti immaginabili e spesso si vedono sui campi di serie A. Poi dimenticavo un’altra cosa: mi avevano promesso la maglia di Cozza ed invece il presidente Foti mi diceva di andare al chiosco lì al “Sant’Agata” dopo che avevo aspettato dalla mattina fino a sera. Lì mi ha fatto comprare la maglietta di Cozza e mi ha assicurato che me la faceva firmare da Cozza e me l’avrebbero data la sera in cui la Nazionale giocava a Reggio. Invece non me l’hanno data. A fine partita ho dovuto aspettare che alla fine uscissero tutti e, per puro caso, incontrai Jacopino. Ormai era l’una di notte e casualmente lui aveva la mia maglietta che io avevo pagato un mese prima circa. La maglietta l’avevo fatta con il numero 35 ma con il nome di mio nipote, cioè Enzo 35 Letizia. Poi, prima di spedirla a Novara, un giorno mentre ero al “Sant’Agata” per vedere come i miei campioni si allenavano, decisi che quella maglietta pagata 62 euro me la sarei fatta firmare da tutti i giocatori, tranne Cozza. Però Dio ha voluto che uno dicesse a Cozza che c’era uno fuori con la maglia originale sua con il n. 35 ma con un altro nome. All’uscita dagli spogliatoi io me la facevo firmare da tutti i giocatori.
Aspettavo tanto Franceschini che non smetterò mai di ringraziare. Franceschini mi ha dato al “Granillo” il 15-3-2003, proprio contro il mio Milan (0-0 finì la partita), la sua maglietta ancora sudata. Il bello è che io lo conoscevo appena e lui me la diede senza fare particolari pressioni, come siamo abituati a vedere invece nei campi di calcio. Ricordo, lui si stava recando negli spogliatoi e io gli chiedevo ripetutamente: “Franceschini, mi dai la maglietta?”. Civilmente lui mi diceva: “Oggi non posso, la devo dare ad Inzaghi”. Poi all’ultimo passo gli ho urlato: “Franceschini, dài la voglio per mio nipote che è morto!”. Vedo Franceschini che mi dà la sua maglietta ed io impazzisco di gioia. Grazie ancora Franceschini. La maglietta l’ho fatta arrivare a Novara nella stanza di Enzo.
Tornando a parlare di Cozza, ha detto: “Questa maglietta non l’ho mai vista”. Vi assicuro che Cozza si è arrabbiato tantissimo, poi me l’ha firmata personalmente, ma stavolta la firma era originale e ha cancellato quella che non era la sua firma originale. Poi Cozza mi ha detto: “Un’altra volta a fine partita te la regalo io la maglietta”. Ma poi io non andai al “Granillo”, tranne che con il Milan. Però Cozza era uscito prima ed io me ne andai subito verso la macchina senza tentare di convincere qualcuno a farmi entrare sul terreno del “Granillo”, come mi capitava quasi sempre di entrare modestamente a fine partita. Però devo dire che non ho mai provocato casini perché mi ritengo una persona responsabile e con la testa sulle spalle.
Dicevo di Franceschini. Io mi riferivo a due stagioni calcistiche precedenti, mentre in quella appena finita di mia volontà non sono andato a vedere le partite tranne che con il Milan. Con il Milan ho preparato un cartello per Franceschini. C’era scritto: “Trapattoni, se Maldini all’europeo non vuole venire, porta con te Ivan Franceschini”, firmato Furfaro Pasquale, e dall’altra parte c’era “Ciao Enzo” ecc. Dicevo del Milan. Io tifavo per il Milan dalla nascita come si suol dire e ricordo che la mia unica sorella nel 1979 si era fidanzata con Michele Scarmato di San Pietro di Carità, ora marito di mia sorella. Io prima di sposarmi abitavo a Serrata e andavo a scuola. Di pomeriggio andavo dal falegname Pantaleo Primerano e la buonanima di Domenico Campisi e i fratelli di mio cognato erano del Milan, Renato e Graziano. Con Renato siamo stati tanti anni in Germania e lavoravamo in gelateria da marzo a settembre. Ricordo che io e Renato rientravamo ai primi di ottobre in Italia e, visto che io ho un fratello ad Abbiategrasso (Milano), andavamo a vedere il Milan. Ricordo che vedevamo le partite di campionato e di coppa. Poi finimmo in serie B, ma ci siamo ripresi alla grande fino ad oggi.
Niente da dire. Sul campo ho avuto dei bei ricordi ma come società io vi dico che ero abbonato al Milan Channel e ne ho fatti di sms, telefonate e pure fax ma il direttore Mauro Suma non mi ha mai contattato, pur avendo lasciato un sacco di volte i messaggi e lasciato detto un sacco di volte a Samantha che volevo parlare con Suma. Adesso niente più abbonamento, pur soffrendo. Niente Milan, niente Reggina e forza Juventus e Azzurri.
Ciao a tutti quelli che ho nominato in questa lunga lettera, saluti per tutti i lettori ed a Rocco e Massimo. Un saluto particolare ed un augurio di guarigione per mio cognato Carmelo Giuseppe Panetta che abita a Novara e a tutti i novaresi. Ciao galatresi e serratesi nel mondo. Ciao Enzo, nipote indimenticabile. Pasquale Furfaro
via Gorizia 12 - 89054 Galatro Terme (Rc) – Tel. 0966.903137 - Cell. 333.2987716.