1. Viene dato parecchio spazio all'astrologia, ma io credo che gli astri stiano bene dove sono lì, lontano da noi, e che il nostro destino ce lo costruiamo giorno per giorno con i nostri pensieri e con le nostre azioni.
2. Molto risalto viene dato anche alle religioni orientali, ed a questo proposito ricordo per esempio come Roberto Baggio motivava la sua adesione al buddismo dicendosi colpito dal concetto di "compassione", come se il nostro precetto di amare il prossimo come noi stessi fosse altra cosa, oppure quando a proposito di non-violenza si cita sempre Gandhi e non si ricorda il "chi è senza peccato scagli la prima pietra".
3. Nella sezione "religioni" mi ha incuriosito il filmato "il gemello di Dio". L'ho ascoltato e mi sono proprio cadute le braccia.
Tale Massimo Picasso si dice sorpreso nello scoprire la differenza tra il Dio del vecchio testamento e la figura di Gesù Cristo: il primo è geloso, violento, cattivo, ama solo il popolo di Israele e consente la morte di tutti gli altri; Gesù è quello che noi conosciamo, e nonostante tutto lo chiama padre e non condanna niente di ciò che è scritto nella bibbia.
Arriva quindi alla conclusione che esiste un altro Dio buono, gemello del primo, ed è a questo che si riferisce Gesù: quando le vicende umane vanno bene, è segno che sta prevalendo il Dio buono; in caso di guerre o di catastrofi naturali è evidente la supremazia dell'altro.
Le autorità ecclesiastiche sarebbero al corrente di questo, ma ce lo nasconderebbero per paura e parlano solo di Gesù e del Dio buono, ma lui ha scoperto tutto leggendo la bibbia e ci consiglia di non credere a ciò che ci dicono, ma di documentarci come ha fatto lui, e leggere i suoi libri.
Commenta le vicende di Abramo, Lot, Davide, con i criteri propri del nostro tempo, senza tener conto di mentalità, usi e costumi del periodo in cui avvengono i fatti narrati.
Ribadisco qui la mia ignoranza, ma vorrei sottolineare che oggi la bibbia possono averla tutti, che non ci viene nascosto nulla, e che se fino a qualche decennio fa era sconsigliato leggerla da soli, forse si cercava di evitare che tanti potessero scandalizzarsi e diffondessero idee balsane come ha fatto il suddetto Picasso.
Personalmente ho avuto la fortuna di leggere i quattro volumi di commento all'antico testamento e gli altrettanti libri dedicati al nuovo da parte della dottoressa Anna Maria Cenci, esperta conoscitrice della lingua e della storia dei popoli aramaici oltre che di commenti ai testi sacri. Consiglio a quanti sono interessati a questi argomenti la lettura dei suddetti libri che mi hanno rassicurato nella fede, e lancio qui una proposta alla Redazione: potrei riassumere il loro contenuto in tanti articoli da pubblicare periodicamente sul sito, completando l'esposizione con una piccola percentuale di idee prese da altri autori, limitando il mio apporto ad un minimo di commento ed alla parte sintattica e grammaticale.
San Paolo si è "fatto tutto a tutti pur di salvarne qualcuno" diventando con i suoi insegnamenti un oceano di luce per ognuno di noi: la dottoressa Anna Maria ha alimentato questo oceano con un fiume di verità che a me ha fatto molto bene, e se mi verrà data l'opportunità spero di poterne portare qualche goccia a qualcuno che è ancora titubante e rassicurarlo sulla via della fede.
Caro Pasquale,
grazie per la tua interessante proposta che è senz'altro accolta. Attendiamo dunque il primo della tua serie di articoli in occasione del quale, dopo avere con te concordato, renderemo noti sia il loro numero complessivo che la cadenza di pubblicazione. Un caro saluto.
LA REDAZIONE
(13.1.09) SULLA QUESTIONE DELLE RELIGIONI (di Salvatore Marazzita) - Intervengo sull'articolo ultimo di Pasquale Cannatà per esprimere un quesito riguardo l'apologia cristiana dello scritto in questione. Chiedo quindi il perchè ci sia necessità di “difendere” la religione cristiana, contrapponendo a questa il presunto errore delle filosofie-religioni orientale, che a mio parere meritano credibilità almeno quanto quelle occidentali. Ricordo infatti che dal punto di vista conoscitivo della verità, e quindi di Dio, entrambe le filosofie muovono da presupposti simili, per arrivare a conclusioni più che simili, per cui ritengo improprio cercare di smentire la validità delle religioni orientali, basandosi su cosa? Sulla fede in questa religione anziché nell'altra.
Si tratta di un problema di relativismo religioso: possiamo anche credere che la religione cristiana sia l'unica rivelata e quindi garante di verità, ma resta pur sempre una credenza, così come rimane credenza quella riposta nei presupposti delle altre religioni.
Per quanto riguarda la questione dell'astrologia, ritengo opportuno dire che tale è una scienza che si basa invece su certezze fisiche e matematiche. Fermo restando il fatto che cercare di connettere questa scienza con il nostro destino ritengo sia uno sforzo oltremodo estremo e senza risultato alcuno, in caso contrario si ricadrebbe nuovamente nella pura credenza, come nel caso della religione. Il dogma di questa infatti non viene spiegato dalle sacre scritture, altrimenti non si tratterebbe neppure di dogma, rimane alla coscienza e fede di ciascuno affidarsi a questo o meno (l'espressione dògma poieisthai significa: deliberare, emettere un decreto. E' a questa espressione che bisogna riferirsi quando si parla di "dogma della Chiesa". Si tratta di un decreto o delibera emesso dal Papa o da un Concilio in unione con il Papa, per definire una verità di fede, che prima era oggetto di discussione).
Sul discorso invece del “gemello di Dio”, da quanto letto mi trovo d'accordo con Pasquale Cannatà, mi sembra quella proposta da Picasso una tesi quantomeno astratta, che non rispecchia, se non in parte, il contenuto delle Scritture. Sul fatto poi di affermare con certezza che dalla Chiesa non ci sia nascosto nulla, nutro dubbi del tutto personali, si pensi ad esempio alla scelta che è stata fatta nei riguardi dei Vangeli, ricaduta per la maggiore (tre su quattro) su quelli che si allontanano dalla conoscenza diretta della figura di Gesù.
Rimangono questi dubbi personali, che cerco giornalmente di chiarire a me stesso. Ricordo con Hegel che “la religione è un fatto di cuore e di intelletto”, intendendo per cuore una “necessità fideistica” e con intelletto “universalità astratta”, priva di giustificazione.
Lontano da ogni polemica, questo breve articolo vuole essere uno spunto di riflessione, da una prospettiva differente, e penso sia interessante tenere acceso il dibattito su queste tematiche tanto antiche quanto interessanti.
Un saluto a lettori e Redazione.
(16.1.09) MEGLIO CREDERE O NON CREDERE? (di Pasquale Cannatà) - Cara Redazione e cari lettori di questo utilissimo sito,
la proposta fatta nel mio precedente intervento è scaturita di impulso, non era meditata e quindi in un certo senso ha colto di sorpresa anche me.
Sono felice che sia stata accolta, ma non ho pronto nessun articolo, per cui comincerò a rileggere i libri cui ho accennato e manderò le mie riflessioni man mano che saranno contenute in capitoli che abbiano un loro sviluppo organico ed un loro (spero) senso compiuto.
Ne consegue che non conosco la cadenza degli articoli che ne verranno fuori e che probabilmente non supereranno i 2 o 3 al mese: per quanto riguarda il loro numero, questo è ancora più incerto, perchè dipende non solo da ciò che sarò in grado di fare io, ma ancora di più dai commenti che spero numerosi da parte degli altri lettori del sito che vorranno esprimere la loro opinione ("se sbaglio mi corrigere").
A tale proposito ho appena letto l'articolo di Salvatore Marazzita che ringrazio e che spero sia solo il primo di una lunga lista: concordo con lui nel fare una distinzione tra astronomia ed astrologia, gli ricordo che gli amanuensi che ci hanno tramandato tutti i testi giunti a noi fino a quando non hanno inventato la stampa erano al 99,999% monaci e non hanno bruciato i vangeli apocrifi a cui lui si riferisce, ne altri testi contra fidem.
Sul tema del cristianesimo e della bontà delle altre religioni (o filosofie?) non avevo intenzione di fare apologia, ma mi premeva far osservare che a volte si va a cercare lontano quello che non si riesce a vedere a un palmo dal naso (l'erba del vicino è sempre più verde?), e mi viene in mente quanto mi disse una persona cara all'uscita da un colloquio con una psicologa presso la quale l'avevo accompagnata: è stato bellissimo, Pasquale, è bravissima, mi ha detto le stesse cose che mi dicevi tu!
La dott. Anna Maria Cenci definiva i suoi commenti "la Bibbia in briciole", sia perchè sbriciolava il testo in ogni sua parte per renderla maggiormente comprensibile, sia perchè riteneva il suo lavoro poca cosa rispetto a quello dei teologi più affermati: affronterò questo impegno con lo stesso spirito, portando qualche sua briciola alla vostra mensa, anche perchè di farina nel mio sacco ce n'è ben poca.
Se tutto va bene si potrebbe cominciare da fine mese ponendoci la domanda se sia più ragionevole credere o non credere (cosa di grande attualità vista la pubblicità che oggi fanno gli atei sugli autobus delle grandi città e mi permetto di allegare alcuni ritagli di giornale su questo argomento), e chiedo clemenza fin da ora.
(21.1.09) CREDO IN UN DIO "GIUDICE" SENZA STIPENDIO (di Antonio Pronestì) - Credere o non credere in Dio?
Parlare di ciò senza cadere nella retorica, come spesso succede quando l’argomento è molto complesso e si presta ad opinioni diverse, è difficile!
Io credo in un “giudice” senza stipendio (Dio) che mi segue passo per passo e mi dà la forza di accettare con rassegnazione gioie e dolori che la vita mi dà. Perciò ho una fede in Dio tutta “personale e particolare”, cioè voglio dire che molti altri sono più “fedeli” di me.
Tutti noi, pensiamo e viviamo questo argomento in modo diverso da persona a persona, da non credente a credente, secondo l’educazione e cultura che abbiamo ricevuto.
Di questo nostro tempo, si ama dire che: “Avendo perduto le ideologie, si sta ritrovando l’ispirazione religiosa”.
È possibile che sulle macerie lasciate dal fallimento di una utopia creata dalla storia dell’uomo, rinasca più vivo, in noi, il bisogno di Dio? A conferma di questo grandi moltitudini di gente, in questi tempi, affollano i luoghi di pellegrinaggio dove più la tradizione cristiana esprime la propria fede.
Ma siamo, appunto, a un retaggio fatto esteriormente di gesti simbolici, la fede abitando nel cuore della gente, segue la via dei sentimenti; i quali restano gli stessi, ma devono rinnovarsi nelle idee, nei propositi e nelle testimonianze, come in tanti giovani, in cui la fede ha avuto un approccio prorompente con i grandi problemi del vivere d’oggi.
Poi vi è una “fede ingenua popolaresca” che non di rado sfocia nelle suggestioni più emotive, manifestandosi nei modi più disparati ed immaginabili, e ciò sta sullo sfondo, per così dire, della grande e semplice quotidiana fede della gente comune, che ci sembra di non vedere, proprio perché è la normalità, la “nostra normalità” sotto i nostri occhi ogni giorno.
In questo nostro “bisogno” di credere “in qualcosa o in qualcuno” trovano spazio anche le forme più spurie di religiosità; per esempio le “sette”, comunità che stanno fuori dalle varie religioni e dalle chiese; coltivando segretamente ritualità sempre un po' in bilico tra esoterico e demoniaco, chiaramente fuori dalla legge di Dio.
C’è poi la religiosità che non ha grida o sangue di sacrifici cruenti o di isterismi, è una fede che conosce la serenità, perfino la letizia, che affronta la povertà, la dedizione e il sacrificio; ma vivendoli come fossero un dono, sto parlando della vocazione, la quale non è solo un fatto religioso, ma una scelta di vita.
C’è chi sceglie di amare gli uomini in Dio, perciò si vota in una dimensione, per così dire, “verticale” della fede: sono per esempio le suore di clausura; viceversa c’è chi sceglie di amare Dio negli uomini, in questo caso si vota in una dimensione “orizzontale” della fede: sono per esempio i missionari.
La prima scelta implica un nascondimento totale, un dialogo solo con Dio; insomma, essere nel mondo e nello stesso momento essere al di fuori di esso. Si vuole che le preghiere delle cosiddette “prigioniere di Dio” o “alunne della morte” sostengano l’azione di chi opera nel mondo. La seconda scelta, invece, implica lo stare fra gli uomini, confusi nella sofferenza e nel bisogno.
C’è poi una fede che interpella Dio per essere salvati, guariti, restituiti alla salute; in una parola il “miracolo”, è il più fiducioso ed estremo degli abbandoni nelle “mani” di Dio.
Dio non è solo “fonte”, principio, verità, la storia dell’uomo lo ha fatto uno “strumento”, una giustificazione, perfino un alibi. In nome di Dio si compiono atti crudeli, si può dare addirittura la morte. A questa contraddizione non sono estranei i poteri, le culture e le fedi di vari paesi in varie epoche della loro storia.
Guerra alle streghe, tribunali di inquisizione, lotte etniche (vedi la Bosnia) o religiose (come fino a poco tempo fa in Irlanda), guerra fondamentalista o tribale (vedi Ruanda), persino fra gente con la stessa religione, poi le morti anche date attraverso i libri sacri.
Si è scritto che questo bisogno di Dio, per riprendere il tema di questa mia breve riflessione, è come un seme che ha dato frutti ovunque, in ogni parte della terra. Ciascun uomo con la sua religione o la sua scelta razionale, cioè attraverso il “credere o non credere”, va scoprendo una “esigenza” di una fraternità universale. Essa si fa largo nella coscienza di noi tutti, come se riascoltassimo l’assunto di quella filosofia medioevale che voleva portare il mondo all’unità. Ciò vuol dire aver capito, o cominciare a capire, che dal complesso e tumultuoso vivere d’oggi, con tutti i pericoli anche terribili che le divisioni possono comportare, ci si salva o ci si perde insieme.
Da qui nasce la richiesta, ormai universale, di richiamare ciò che ci unisce, a cominciare per noi credenti dalla preghiera, perché se Dio è il “solo”, “Altissimo” e “Onnipotente”, le preghiere nel mondo sono così diverse tra loro? Non ci potrà essere una “preghiera universale” con la quale ogni uomo può esprimere la propria fede con le stesse parole, in cui si possa fare del “credo” una “invocazione comune” verso il Padre di tutta l’umanità?
Perché questo “ritorno” alla religiosità?
Forse perché sulla terra ogni giorno ci “giochiamo tutto”, anche noi che crediamo al “dopo”.
Ci si chiede se di fronte ad un destino ormai planetario non si dovrà giungere ad una esplicita e operante unità. Anche Papa Giovanni Paolo II ha richiamato ed auspicato, in uno dei suoi discorsi, tutto ciò che le religioni dell’uomo possono e sono in grado di condividere tra di loro. Fu il Concilio, non a caso, ad indicare la via di un grande processo ecumenico, il terzo millennio che sta per entrare sarebbe importante inaugurarlo non sono a parole.
Con quest’ultimo pensiero termino la mia breve riflessione, ma non credo di aver approfondito come si deve l’argomento “credere o non credere in Dio”, l'ho appena accennato.
(28.1.09) IN PRINCIPIO DIO, OPPURE IL CASO? (di Pasquale Cannatà) - Una premessa in risposta ad Antonio Pronestì. Egli crede, e considera la sua fede molto personale e diversa da quella di ogni altro cristiano: io dico che non potrebbe essere diversamente, visto che è proprio della nostra religione ritenerci unici ed irripetibili (non facenti parte di una massa, come vorrebbero certe filosofie materialiste, né reincarnazioni e quindi titolari di uno spirito 'riciclato'). La sola cosa che conta è amare Dio e il prossimo, perché se ami, automaticamente non vai contro nessun comandamento (non uccidi, non rubi, vai anche a messa per lo stesso motivo per cui vai a trovare una persona a te cara!) e le altre cose sono solo precetti formali che al massimo comportano peccati veniali (anche Gesù Cristo violava il sabato).
Le sue considerazioni sono tutte condivisibili, elenca i vari modi in cui una fede si manifesta e lo fa con amore e passione, ma parte da una scelta già effettuata.
Io mi sono ripromesso di analizzare il perchè di una scelta e quindi vado a cominciare.
Alcuni filosofi sostengono che l'ateismo è una conquista della ragione, ma io sono portato a definire gli atei come irragionevoli conquistatori del nulla, perché credono che nulla ci sia dopo la morte, e preferiscono augurarsi di diventare concime anziché puro spirito (bella conquista!).
Molto spesso, quando ci si illude di non credere più a niente, finisce che si crede a tutto (come cantava Baglioni), e cioè nel nostro caso chi non crede in Dio è un credulone: magari crede agli oroscopi, si affida ai consigli dei maghi, ed infine mi sembra di poter dire che aver fede nel big bang e nel brodo primordiale è ancora più inconciliabile con la ragione che non aver fede in un Dio creatore, in quanto non ci viene detto da dove nasce il brodo e ancora prima da dove viene la materia iniziale che poi sarebbe scoppiata per espandersi e dare origine a tutto l'universo conosciuto.
Per quel che riguarda la teoria su come è cominciata la vita sulla terra, autorevoli scienziati hanno calcolato che anche se si è riusciti a riprodurre in laboratorio alcuni aminoacidi (che sono i mattoni con cui si costruiscono le proteine, le prime e più piccole forme di vita in grado di autoreplicarsi) partendo da materia non organica, è estremamente improbabile (e cioè praticamente impossibile) che questi si siano concatenati per caso nel numero minimo (32) e nel giusto ordine necessario a dare origine ad una proteina.
Tale probabilità è valutata in 10 elevato alla 41 potenza, una probabilità ancora più difficile da verificarsi di quella che avrebbe una scimmia che messa davanti ad una macchina da scrivere componesse la divina commedia senza alcun errore battendo a caso sui tasti.
Questo atteggiamento è anche definibile 'mentalità da discarica' perché se si mettessero tutti i singoli componenti di un grande aereo moderno in una discarica, un fortissimo uragano con il suo vento ed i suoi fulmini avrebbe maggiori probabilità di assemblarlo e renderlo agibile di quelle che ci sono per il formarsi della vita partendo dal brodo. Altra considerazione: tutto ciò che esiste non può prodursi da se (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma), altrimenti dovrebbe agire prima di esistere, il che è assurdo! Quindi ci deve essere una causa esterna creatrice di tutto l'universo (attraverso il big bang e/o il brodo primordiale, o in qualsiasi modo Egli abbia voluto fare) che noi chiamiamo Dio.
In sostanza, la favoletta del 'caso' è meno probabile della creazione da parte di una Intelligenza superiore: se un domani riusciremo a produrre dei computers che con un software adeguato fossero in grado di prendere decisioni autonome (di pensare), e queste capacità aumentassero progressivamente, prima o poi salterebbe fuori un computer più 'intelligente' che negherà la nostra esistenza, anche se altri computers più 'cretini' ipotizzeranno l'esistenza di una intelligenza creatrice basandosi sulla complessità e sulla perfezione dell'architettura del microcip.
Si potrebbero portare altre decine di argomentazioni che fanno venire dubbi sulla teoria suddetta, ma sono equivalenti a queste accennate e perciò non vale la pena di dilungarsi nella loro esposizione (per leggere parte della documentazione, vedi allegato).
Chiuderei l'argomento con una provocazione: se le forme di vita si sono evolute da quelle più semplici (poche proteine, poche cellule, pochi cromosomi …) a quelle più complesse (molte proteine, molte cellule, molti cromosomi…), e se l'uomo ha un cromosoma in più della scimmia ed i malati di sindrome di Down hanno un cromosoma in più di una persona 'normale' , possiamo dire che l'uomo è una scimmia 'mongoloide'? Quando la scienza ci spiegherà in che modo queste persone che noi oggi consideriamo sfortunate ci sono superiori sul piano evolutivo?
Affrontiamo adesso l'argomento da un'altra prospettiva: se Dio esiste e veramente vuole che noi crediamo in lui,
perchè non si rivela più chiaramente? Non sarebbe più semplice se la sua esistenza fosse più evidente? Perchè è un Dio nascosto?
Personalmente credo che abbia voluto lasciarci liberi di scegliere, non 'violentare' la nostra libertà, ma è molto più bello e significativo quello che afferma Giovanni Paolo II, sostenendo che Dio si è spinto anche troppo avanti nello svelarsi: egli scrive che l'autorivelazione di Dio si attua in particolare nel suo 'umanizzarsi', l'invisibilità di Dio si rivela nella visibile umanità di Cristo.
Per cui quando Gesù afferma che lui ed il Padre sono una cosa sola, che chi ha visto lui ha visto il Padre, o quando nel vangelo di Giovanni, commosso perché la gente lo segue, dice loro : «Voi mi seguite perché vi ho sfamato con un po' di pane. Ma io vi darò la mia carne da mangiare, vi darò il mio sangue da bere», in un certo senso Dio non solo si è svelato completamente, ma ha addirittura oltrepassato la soglia di ciò che può essere comprensibile da parte della sua creatura.
La sproporzione tra noi e il divino si manifesta, si fa evidente e proprio lì si instaura la resistenza di chi non può o non vuole capire, di chi è scandalizzato perché i criteri e le modalità di quell'uomo scompaginano il suo modo di pensare.
«È pazzo, chi può dar da mangiare la sua carne e da bere il suo sangue?».
A questo punto l'uomo non è più in grado di sopportare la vicinanza del divino, e cominciano le proteste: gli ebrei prima, e oggi i musulmani e tanti altri si scandalizzano ('scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani') di un Dio fatto uomo, nato povero e morto in croce (facendo della stessa un simbolo della sua regalità), contrario a quello che vorrebbe la naturale tendenza della ragione umana di ipotizzarlo potente e inarrivabile nella sua grandezza (in virtù della quale avevano accettato i miracoli, magari per puro egoismo e convenienza pratica).
O vorremmo un Dio obbediente ai nostri comandi ('scenda dalla croce e gli crederemo!'), che faccia i miracoli su ordinazione? O una Chiesa che si adegui alle mode ed ai costumi del tempo? (Alcuni la riterrebbero più facile da accettare, da seguire, ma non sarebbe più una Chiesa 'credente', ne tanto meno credibile).
Se fossimo costretti a credere, verrebbe a meno il nostro libero arbitrio e saremmo ridotti a robot che eseguono compiti preordinati.
Dio si ferma davanti alla nostra libertà, davanti alla porta del nostro cuore ('ecco, Io sto alla porta e busso: se uno ascolterà la Mia voce e Mi aprirà, Io entrerò da lui e farò dimora presso di lui').
Concludo quindi questa mia prima riflessione con le parole di Antonio Socci: mentre il cristiano crede in base ad un fatto avvenuto 2000 anni fa, l'ateo si rifiuta di credere basandosi su una teoria.
Per quel che mi riguarda, ho scelto di aver fede, e prego lo Spirito Santo affinché ci guidi in ogni istante della nostra vita, facendoci crescere in amore e sapienza.
(30.1.09) SATANA, DIO E LE RELIGIONI (Ilaria Pizzimenti) - In un’epoca in cui il materialismo imperante sfocia in un netto rifiuto delle Leggi di Dio e della sua Verità per mezzo di scandalosi slogan, si assiste tuttavia ad una rinnovata ricerca e continuo bisogno di spiritualità.
Ma dove cercare la religione “giusta”?
Di fronte ad una divisione del credo, causa solo di confusione, incomprensione e inutili guerre in nome di un Dio che mai avrebbe permesso ciò, molti capi spirituali (e non solo la gente comune) sentono il bisogno di una religione universale. Se siamo figli dello stesso Padre come Gesù ci ha insegnato, facciamo parte di un unico progetto divino. L’articolo di A. Pronestì riporta con grande maestria i vari tipi di religiosità, alcune ispirate dalla fede incondizionata e ingenua del popolo, altre generate da insicurezza e bisogno di protezione, altre ancora sfociano dal puro amore, sia esso rivolto agli uomini o allo stesso Dio. Ugualmente in vario modo esse si manifestano e si interiorizzano nella vita di ciascun essere umano, imprimendo in ogni cuore un particolare “timbro” che risuona con una frequenza di volta in volta diversa ma universale. Un “timbro” che implicitamente riconosce l’esistenza di un Dio Amorevole, Creatore di tutti gli uomini e dell’universo infinito… Chi se non il Supremo è causa del grande mistero che è la vita e la bellezza del mondo? Per Questo non ha alcuna differenza chiamarlo Allah, Yahweh o Padre Nostro. I nomi cambiano, ma il riferimento è sempre lo stesso. Da qui è assurdo e illogico pensare che esistano diversi Dei, poiché come giustamente ha notato P. Cannatà, molte sono le somiglianze che le accomunano, tanto che si è obbligati a pensare che, in effetti, la pietà di cui parla Gesù sia la stessa compassione predicata dai buddisti.
Molto importante è la questione dei cosiddetti segreti del Vaticano, sollevata sia dai documenti antichi (Rotoli del Mar Morto, Vangeli Apocrifi, ecc.) sia dalle nuove scoperte in campo scientifico.
Eminenti studiosi da tutto il mondo sono concordi nel fatto che la religione possa essere un tutt’uno con la scienza, in quanto proprio la scienza è stata il mezzo che ha permesso la comprensione di verità che finora erano state etichettate come dogmi religiosi. Uno di essi è Greg Braden, la cui conferenza invito a sentire cliccando su questo link).
Così, le scoperte e le ricerche emerse in questi decenni hanno determinato la nascita di una nuova concezione religiosa, universale, che mal si adatta con la ristretta visione del mondo che ciascun tipo di religione offre.
Inoltre, stiamo assistendo ad una vera e propria “caccia alle streghe” in versione moderna operata dal Vaticano nei confronti di chi intende discutere o mettere in dubbio la sua dottrina e il suo potere. Sia ben chiara la differenza: con il termine “dottrina” non mi riferisco assolutamente agli insegnamenti di Gesù, ma al modo in cui essi vengono esposti ed interpretati.
La lista sarebbe lunga, ma la storia dell’Arcivescovo Monsignor Milingo, scomunicato e privato dei mezzi per officiare il suo sacerdozio può bastare. Un breve documentario sarà in onda sulla Rai tra non molto tempo, basato sulla sua esperienza di illuminato innovatore in ambito di precetti mortificanti e contrari agli stessi insegnamenti di Gesù Cristo, quali l’obbligo al celibato.
La sua triste testimonianza sulla corruzione degli alti membri della Chiesa Cattolica che, dimenticando i veri valori di devozione a Dio e al prossimo, cercano di mantenere in vita un cadavere morto ormai da tempo, implica una profonda presa di coscienza da parte di chi crede ancora di trovare Dio all’interno di essa. Anzi, la dura realtà fa sicuramente pensare il contrario, dal momento che molti di questi grandi benefattori dell’umanità sono stati messi seriamente in pericolo di vita. In seguito a ciò, le domande sorgono spontanee. Il solo fatto di esser la fonte di una conoscenza meno parziale della religione, fuori da rigidi schemi e più consona alle aspettative delle persone giustifica forse il diritto di adoperare oppressioni e minacce nei loro confronti?
Cosa nascondono di tanto importante gli archivi segreti del Vaticano se per la loro conoscenza alti membri che avevano accesso alla Biblioteca Vaticana hanno subito attentati? E’ possibile che alcune verità, da sempre presentate come dogmi, una volta svelate alle grandi masse, potrebbero compromettere definitivamente il potere della Chiesa e delle stesse religioni, determinando la loro conseguente scomparsa. Sarà la nascita di una nuova religione, di un nuovo modo di pensare e di vivere il rapporto con la divinità, consci che il nostro prossimo è nostro fratello, sia esso di pelle bianca, rossa o gialla, poiché siamo tutti uguali di fronte al Nostro Grande Padre, Dio.
L’immagine perfetta del Padre è Gesù. Il Padre è invisibile, ma nel Figlio abbiamo la manifestazione visibile degli attributi di Dio. Il Cristo è l'icona visibile del Dio invisibile. Questo Vangelo lo si potrebbe chiamare il Vangelo del Padre. Gesù è stato il perfetto rivelatore del Padre perché ne è stato il contemplatore perfetto e solo in questo capitolo 14 di Giovanni - cioè una paginetta in tutto - i riferimenti al Padre sono almeno 24! Qui Gesù proclama veramente e ripetutamente la sua identità di natura con il Padre: "chi vede Me, vede il Padre... il Padre ed Io siamo una cosa sola" ecc. Gesù è il Figlio unigenito della stessa sostanza (o natura) del Padre, generato e non creato. E’ questa la distinzione abissale tra Lui e noi. Noi siamo stati creati; siamo passati dal non-essere all’essere, ed anche ora riceviamo ad ogni istante l’esistenza da Dio. Infatti se Dio avesse un istante di distrazione o si assentasse per un secondo, tutto ricadrebbe nel nulla. Dio mantiene continuamente nell’essere tutto ciò che ha creato e questo si chiama la presenza d’immensità.
E pensare che la cultura moderna pretende di poter fare a meno di Dio, l’era tecnologica attribuisce ogni potere all’uomo;Dio non è più necessario. Questo è perdere non il senso della fede, ma addirittura il senso della realtà! Infatti la realtà è che per secoli infiniti, l’uomo non esisteva. Esisteva solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. E fu allora che Dio creò lo sterminato Universo, le galassie, il Sole, le stelle, senza che l’uomo gli facesse neppure da assistente. E malgrado ciò, l’uomo si crede il re dell’universo.
Dobbiamo re-imparare a prendere le misure: cosa sono due milioni di anni (tempo a cui risale l’apparizione dell’uomo sulla Terra) rispetto ai 20 miliardi di anni-luce dell’Universo? Cosa sono le distanze che percorre l’uomo rispetto alla distanza Sole-Terra ossia 150 milioni di Km che sono poi solo 8 minuti-luce? Cos’è la velocità degli apparecchi umani - Concorde o missili che siano - rispetto alla velocità orbitale della Terra che gira a 30 km. al secondo = 1800 al minuto, il Sole a
200 Km. al secondo e la galassia a centinaia di Km. al secondo? E cosa sono le velocità dei satelliti artificiali rispetto a quella della luce che in un secondo percorre la distanza Terra-Luna? Cosa fa l’uomo con tutta la sua scienza se non scoprire ciò che Dio ha creato senza di lui? Altro che diventare Dèi con tecniche New Age che sfruttano energie cosmiche! L’uomo ha perso la testa, non sa quanto è polvere: vuol rubare a Dio nientemeno che la divinità, e riesce al massimo a costruire
esseri geneticamente modificati, cioè dei mostri!
Il Padre è il principio senza principio che non procede da nessuno, perché non è mai stato creato da nessuno. Esiste da sempre, non ha mai avuto un inizio: è l’eterno esistente, anzi è l’esistenza stessa (Jahwè vuol dire "Colui che è") che ha dato la vita a tutto ciò che esiste.
Per cui in principio era il Padre e non il caos o il caso come afferma una certa cultura dominante. Non veniamo dal caso o dal buio, ma da Qualcuno che ha progettato la nostra vita, l’ha voluta e ce ne ha fatto dono e dobbiamo rispettarla dall’inizio fino alla fine. Non possiamo né toglierla, né accorciarla, ma solo viverla in tutta la sua pienezza come grande dono del Padre.
E’ questa la nostra realtà: abbiamo solide radici. Veniamo da Dio e torniamo a Lui. Non veniamo dal nulla e non torniamo al nulla. Non esiste il nulla, esiste Dio. Jahwè vuol dire "Colui che è", mentre il nulla vuol dire ciò che non è. Come possono dire gli atei che torniamo al nulla che per definizione non esiste! C’è una contraddizione nei termini! Ma Dio non è solo Colui che è, ma Colui che è vicino, anzi è addirittura dentro di noi. “Se uno mi ama, il Padre mio lo amerà e verremo a lui, e prenderemo dimora in lui”. L’inabitazione di Dio nell’anima è la straordinaria esperienza a cui siamo chiamati tutti in quanto figli del Padre, e che i santi hanno vissuto in pienezza. La Beata Elisabetta della Trinità ci ha lasciato delle bellissime preghiere in cui dice tra l’altro: "Il Cielo è Dio e Dio abita nella mia anima".
Dio vuole prendere la residenza nel nostro cuore, e noi lo riempiamo di tutto fuorchè di Lui: diamo lo sfratto a tutto ciò che ha residenza abusiva in noi per darla a Colui che solo, ne ha il pieno diritto.
3. TECNOLOGIA E RISPETTO DELL’AMBIENTE PER UN FUTURO MIGLIORE
Un passo significativo nell'economia globale del paese si realizzerà senza dubbio attraverso l'adozione di un sistema di gassificazione dei rifiuti solidi urbani offerto dalla ditta Pyromex Italia.
Avrei voluto parlare più diffusamente di quanto l'impianto possa essere benefico o addirittura necessario per lo sviluppo del paese. Presentandolo di persona avrei potuto spiegare dettagliatamente il processo di funzionamento in modo da risolvere tutti i dubbi e gli ostacoli che vi potrebbero essere.
Mi sono informata per i costi e i tempi di attuazione di un simile progetto.
Il costo di tale struttura sarebbe molto conveniente e modesto, in quanto per un paese piccolo come il nostro basterebbe adottare un impianto mobile che la ditta fornisce e mette in funzione nel luogo destinato entro breve tempo.
Il sistema di gassificazione nasce come risposta al problema dei rifiuti, e la sua tecnologia deriva da più di 70 brevetti mondiali sperimentati ed implementati a partire dal 1992, con impianti operativi in tutta Europa.
I rifiuti, di qualsiasi tipo essi siano, diventano una fonte di energia attraverso un processo ad altissima efficienza che risulta ad impatto ecologico zero, in quanto non produce alcuno scarto da conferire in discarica e nessun residuo tossico.
Esso si autoalimenta con l'energia elettrica prodotta dalla dissociazione molecolare veloce ad alta temperatura dei rifiuti in camera stagna. La dissociazione comporta la trasformazione dei rifiuti in gas, senza però attivare nessun processo di combustione e senza nessun consumo di ossigeno.
Il gas ottenuto può essere utilizzato direttamente o convertito in energia elettrica ovvero in combustibile liquido.
Dal momento che i rifiuti sono una realtà, perché non impiegarli come risorsa economica di grande valore?
Spero di aver evidenziato ed esposto nel miglior modo possibile i grandi vantaggi che deriverebbero dall'impiego di una simile tecnologia.
Il comune diventerebbe a tutti gli effetti un produttore di energia (elettrica o sotto forma di liquido combustibile o gas), con dei risvolti che nel migliore dei casi porterebbero ad una totale indipendenza economica da altre fonti energetiche e la vendita di energia a prezzi vantaggiosi anche ai comuni circostanti attraverso lo smaltimento dei loro rifiuti (inclusi quelli ospedalieri).
Il sito di riferimento è www.pyromex.it, dove potrete avere tutta la documentazione necessaria, mentre il numero di tel. è 3404071600.
Presto dovrei avere i recapiti del Responsabile della ditta Pyromex più vicina al comune, e avrò premura di comunicarli appena possibile.
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RISPOSTA ALLA PROPOSTA
E’ senza dubbio apprezzabile che una giovane ragazza (non so se laureata o studentessa) abbia a cuore le sorti del proprio Paese.
Ma, ahimè, nonostante l’entusiasmo che ti anima, ti devo dire che il progetto di sviluppo che tu hai proposto per Galatro è tutt’altro che innovativo; è quasi da venti anni (mi ricordo i miei professori delle Medie) che sento fare i medesimi discorsi, le medesime proposte trite e ritrite.
E’ opinione comune che le nostre aree sono a forte vocazione agricola e turistica ma, come tu hai chiarito, non basta che ognuno coltivi il proprio orticello. In Calabria la piccola e media impresa è pressoché inesistente.
Siamo consapevoli che il nostro territorio produce delle “eccellenze” ma, manca il circuito fondamentale per inserirli nella grande distribuzione. Questo è uno dei grossi limiti con cui dobbiamo misurarci.
Tu hai menzionato Città come Roma, Torino, Milano, che, rappresentano realtà antitetiche alle nostre; già da tempo inserite nella grande distribuzione, munite di una fitta “rete industriale”, dotate d’imponenti infrastrutture.
Noi, per giungere livelli che solo si avvicinano a quelli, dovremmo essere in grado di proporre dei cambiamenti non solo congiunturali alla nostra economia regionale ma, strutturali, nel senso prettamente tecnico del termine. Dire che per il momento è un’impresa ardua equivale ad usare un eufemismo!
Tieni conto che, Milano, conta circa 2.800.000 abitanti, popolazione distribuita sull’intero territorio galatrese; ciò avrà delle implicazioni facilmente comprensibili…
Io credo che, se avessi avuto “l’ardire” di studiare in Calabria, probabilmente, saresti stata più consapevole delle dinamiche che la animano.
Peraltro, sono convinta che con tutti i limiti che abbiamo, chi vive, chi ci resta nel nostro territorio, lo ama.
Con questo non voglio sminuire i tuoi propositi.
Noi amministratori, qualora tu abbia qualche privato, cooperativa, associazioni varie da segnalarci, interessate ad operare ed investire a vario titolo, ponderatamente sul nostro territorio galatrese, saremo ben lieti di sostenerlo.
Ricevi i migliori saluti.
Per l’Amministrazione comunale
L’Assessore Pina Panetta
(14.2.09) IL PROGETTO E' DA VALORIZZARE, NON DA DISPREZZARE (Angelo Papasidero) - In merito all'articolo "Un progetto di sviluppo accolto tiepidamente" credo che la proposta di Ilaria sia, oltre che lodevole, da prendere in considerazione.
A mio modesto parere bisogna cominciare da quello che si ha a disposizione per migliorare le cose, quindi puntare sull'agricoltura. I paragoni con le grandi città del Nord credo siano inutili, bisogna pensare alla nostra piccola realtà per poter guardare avanti.
Ho letto delle solite proposte "trite e ritrite" e mi domando perchè in ventanni non si sia mai nemmeno tentato di passare dallo stato teorico a quello pratico, guardando a queste idee, invece, quasi con disprezzo.
Mi auguro che il cambiamento più importante necessario per cambiare rotta (mi riferisco alla mentalità passiva e priva di entusiasmo che contraddistingue gran parte della popolazione) si materializzi il più presto possibile, per il bene del paese.
(16.2.09) NON SI POSSONO DISPREZZARE LE PROPOSTE DI UNA GIOVANE RAGAZZA (Simone Sofrà) - LUGANO (Svizzera) - Mi associo alle risposte di Raso e Papasidero, perchè non si può e non si deve disprezzare il pensiero di una giovane ragazza che ha voglia di fare ed ha il coraggio di scrivere, di proporre iniziative. Non siamo un paese industriale, ma un paese che viveva e, ancora per molti, vive di agricoltura; questo non si puo cancellare ma soltanto migliorare, migliorare come nelle proposte della Pizzimenti.
Poi, se ci sono proposte che creano posti di lavoro, sono da appoggiare, da parte del Comune ci dovrebbero essere degli sportelli informativi per giovani che si vogliono inserire nel mondo del lavoro in proprio, industriale, agricolo, artigianato, commercio, ecc.
Io è da molto tempo che penso ad un progetto, che sicuramente non è da realizzare da solo, ma costruendo un consorzio con la collaborazione di chi ci tiene a Galatro, sia di chi ci vive sia di chi è emigrato: un progetto turistico che puo fare vivere Galatro è la "Calabria in miniatura". E' un progetto che non è sicuramente facile da realizzare ma, se c’è la collaborazione di tutti i giovani laureati galatresi ed il supporto di bravi architetti ed ingegneri, si può fare.
Tutto ciò si deve realizzare per non far morire Galatro, non per interessi personali di qualche singolo, ma per interesse di tutti; far sì che tante persone vengano a visitare la realizzazione. Intorno alla struttura, ma sempre all’interno del parco da visitare, possono essere realizzati dei piccoli negozietti con strutture in legno che vendono souvenir del posto, di Galatro, della Calabria in generale. Poi realizzare strutture di ristoro, anche al di fuori della struttura, negozi per far si che la visita non si limiti alla struttura ma anche a Galatro.
Spero che la mia proposta sia buona che possa essere presa in considerazione da parte di chi, come me, ci tiene a Galatro.
(17.2.09) DIO CREO': PENSIERO, ENERGIA, VITA (Pasquale Cannatà) - Alcuni si chiedono chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.
Altri si domandano perchè c'è qualcosa invece che il nulla.
Mio padre, osservando dalla terrazza di casa la bellezza del nostro paese in una radiosa giornata di sole, moltissimi anni fa ha chiesto a me ed ai miei fratelli: perché esiste questa meraviglia? cosa fa esistere e muovere l'universo?
Premesso che tutti in famiglia credevamo in Dio e dato per scontato che tutto fosse opera Sua, da studente di ingegneria non potevo non rispondere che si trattava dell'energia, mentre mio fratello Pino che frequentava la facoltà di scienze biologiche ha sostenuto che fosse la vita, ed filosofo Angelo ha concluso che invece era il pensiero.
A prima vista potrebbero sembrare tre risposte molto diverse e inconciliabili tra loro, ma forse si possono ricondurre ad una sola.
Analizziamo l'inizio dell'Antico Testamento e l'inizio del Vangelo di Giovanni.
In principio Dio creò il cielo e la terra, …..; e Dio disse: ……
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio …
La dottoressa A.M. Cenci, a cui ribadisco di fare riferimento per gran parte dei miei commenti, osserva che nell'originale ebraico la parola creò è al singolare come nella nostra traduzione, mentre noi traduciamo Dio (al singolare) la parola Elohim che è plurale di Eloah: c'è già quindi nelle primissime parole della Bibbia un indizio della Trinità che poi verrà enunciata in parte da Giovanni quando afferma che il Verbo era presso Dio e che il Verbo era Dio. Per la precisione, l'originale latino dice 'Deus erat Verbum', quasi a sottolineare, a ricordarci che 'Dio è', l'Io sono, l'eterno presente di cui abbiamo già parlato (intervento del 19/3/07): i traduttori hanno voluto conservare la cadenza poetica 'il Verbo era', ma si deve far notare che quelli che a prima vista potrebbero sembrare innocui cambiamenti possono far perdere il senso più profondo del concetto espresso, e gli errori che vorremmo correggere (di grammatica, sintassi, ecc.., e ricordo come anche io anni fa avrei preferito leggere 'Io sarò con voi fino alla fine del mondo'), si rivelano invece ad una attenta analisi portatrici di verità. Manca la terza Persona della Trinità, che si manifesterà al momento del battesimo di Gesù nel fiume Giordano, e di cui Egli ci annuncia la venuta come Consolatore.
Questo della Trinità è un grande Mistero che noi accettiamo per fede, ma io mi sono immaginato, per aiutarmi un pochino a comprenderlo, il paragone con una cosa che è comunissima sulla terra ed indispensabile alla nostra vita: l'acqua.
Mi raccomando di prendere questa mia analogia solo come un esempio che ci può aiutare a non farci annientare dalla grandezza del Mistero.
Ebbene, l'acqua esiste sotto le forme solida, liquida e gassosa, ma è una sola sostanza, si presenta in forma solida a basse temperature, liquida in condizioni ordinarie, gassosa ad alte temperature: può presentarsi nello stesso momento anche in due delle tre forme vicine tra loro (acqua e ghiaccio, oppure acqua e vapore), ma in natura esiste solo un particolare piccolissimo intervallo di temperatura, detto punto triplo, in cui si presenta contemporaneamente nelle tre forme (se teniamo in mano una bibita con ghiaccio mentre bolle l'acqua per la pasta, non ci troviamo in condizioni naturali, ma siamo in presenza di microclimi diversi e prodotti artificialmente).
Allo stesso modo (e vi prego di perdonare il mio ardire nel fare questo accostamento) Dio è Uno, ma si manifesta come Padre e Creatore nell'Antico Testamento, come Figlio e Salvatore al tempo dei Vangeli, e come Spirito Consolatore dall'Ascensione di Gesù e fino alla fine del mondo: la Trinità completa si manifesta contemporaneamente solo in poche particolarissime occasioni.
Dio è quindi Uno e Trino, è Padre, Figlio e Spirito Santo, si manifesta in maniera visibile o invisibile, potremmo dire in spirito o in materia, così come noi siamo spirito e materia.
La fisica moderna investiga la costituzione della materia, osserva particelle sempre più piccole che possono manifestarsi anche come onde (onde o particelle, oppure onde e particelle: vedi allegato al punto 1), e si rasenta il concetto di ciò che è immateriale, si potrebbe dire .. spirituale, e che pure forma la compattezza della roccia e dei metalli: si parla di quark (costituenti fondamentali della materia, privi di estensione, inseparabili tra loro a tre a tre come le tre dimensioni dello spazio), e tre quark formano un protone, che con l'elettrone ed il neutrone sono i tre componenti degli atomi.
Potremmo dunque concludere che tutto l'universo si forma e si regge sulla base tre, e/o che la Trinità permea tutto l'universo: riesaminando allora le tre risposte alla domanda da cui siamo partiti, possiamo vedere che non sono poi così inconciliabili tra loro.
L'universo esiste perché Dio lo ha pensato (lo pensa), concepito, progettato in ogni suo minimo particolare prima di DIRE, prima di crearlo, di farlo esistere con la 'parola della sua potenza' come dice Paolo nella lettera agli ebrei (altra frase che potrebbe suonare sbagliata e perciò alcuni riportano 'potenza della sua parola', espressione che sembra più efficace), di sprigionare la sua energia: e la vita poi, la forma di vita cosciente che è l'uomo, capace di mettersi in relazione con Lui, di accettarlo o di negarlo, è lo scopo ultimo e se ha fede anche il principio attivo della creazione (interventi del 19/3/07 e del 3/4/07). Pensiero, energia, vita, sono in sostanza la stessa cosa di materia, energia e informazione che Jean Guitton definisce come componenti il codice col quale si può decifrare l'universo: codice ternario.
Quando dunque leggiamo 'Dio disse', veniamo a conoscenza che la parola di Dio crea, e così come le nostre parole sono l'estrinsecazione del nostro pensiero, la Creazione è l'espressione del pensiero di Dio: l'universo è manifestazione del suo pensiero, della sua potenza, parola della Sua potenza, (anche se è contemporaneamente concretizzazione della potenza della Sua parola, che crea e che è la fonte della vita).
Non siamo quindi lontani dalla verità se consideriamo la frase 'In principio Dio creò' come una premessa che manifesta il suo pensiero, il suo progetto, e poi comincia la descrizione della creazione effettiva:'E Dio disse'.
Non ci soffermiamo su tutti i sei giorni della creazione, ma facciamo solo alcune piccole osservazioni. 1. per prima cosa viene creata la luce 2. il sole viene creato il quarto giorno 3. eppure già nei primi giorni 'fu sera e fu mattina'
Se la Bibbia non fosse ispirata ma semplicemente scritta da un uomo, lo stesso, per quanto incolto, non poteva ignorare che è il sole a stabilire la differenza tra il giorno e la notte e scandire gli intervalli tra un giorno e l'altro: sarebbe stato più logico scrivere che fu creato per primo il sole, onde evitare di essere esposto a critiche.
Invece, moltissimi secoli prima di Cristo, quando tutti pensavano che il sole fosse l'unica sorgente naturale di luce, ci viene detto che per prima cosa viene creata la luce: non materia, ma energia, onde ideate in una vastissima gamma di lunghezze distinte (separò) tra le poche visibili (la luce) e le innumerevoli invisibili (dalle tenebre), la stessa affermazione che fa la scienza moderna sull'origine dell'universo (tutto quello che noi conosciamo, diceva lo scienziato John Wheeler, trova origine in un oceano infinito di energia che assomiglia al nulla). J. Guitton aggiunge che alla luce delle nuove scoperte, l'universo che ci circonda diventa sempre meno materiale ed assomiglia non più ad una immensa macchina, ma ad un 'vasto pensiero'.
L'ordine di successione che viene descritto nel seguito non vuole poi avere valore scientifico, ma mette in sequenza i vari periodi di tempo (giorni), anche lunghissimi, in cui si sono formate (perché pensate, progettate, create) tutte le cose, partendo da quelle che sono o sembrano immobili (quindi anche il mondo vegetale) per passare a quelle che si muovono (sole, pianeti, animali).
Ultima considerazione: è scritto che il settimo giorno Dio si riposa 'da ogni sua opera che aveva creata per farla' (altra frase che sembra strana, ma che dall'analisi fatta in precedenza sappiamo si traduce in 'concepita per realizzarla'). A questo punto non sarebbe del tutto azzardata l'ipotesi che tutti i sei giorni siano fasi progettuali, e che alcune cose pensate prima siano state realizzate invertendone l'ordine (vi sia … e perchè questo si realizzi ci vuole… ) e a quel punto poi … 'sia la luce' (intervento del 3/4/07).
Possiamo concludere che benché sia stata scritta per essere comprensibile al livello culturale dei nostri progenitori, la Bibbia si rivela veritiera anche alla luce delle odierne analisi scientifiche e speculazioni filosofiche, e non mancherà di rivelarsi consona alle conoscenze che avranno i nostri pronipoti.
Anche per tutto questo che ho appena scritto, ho scelto di aver fede, e prego lo Spirito Santo affinché ci guidi in ogni istante della nostra vita, facendoci crescere in amore e sapienza.
P.S. – Anni fa partecipavo a delle riunioni tenute da un frate del convento di S. Antonio, e mi è rimasta impressa una sua frase: se tra i 12 discepoli scelti da Gesù Cristo c'è stato un traditore, è inevitabile che in ogni epoca ci siano tanti religiosi infedeli circa nella stessa proporzione.
Al giorno d'oggi i mezzi di comunicazione danno risalto ad ogni minimo (e purtroppo ce ne sono anche di terribili) tradimento, ma trascurano quel 91,666 % di religiosi che operano in maniera corretta ed in alcuni casi addirittura eroica.
Consiglio a Ilaria Pizzimenti ed a quelli come lei che si scandalizzano per alcuni difetti della Chiesa, la lettura dell'articolo di A. Socci che allego (punto 2): resta da osservare infine che molti scrittori e pseudo scienziati scrivono su quelli che secondo loro sono gli inganni perpetrati dalla Chiesa, perché sanno di avere in questo modo una grande cassa di risonanza che permetterà loro lauti guadagni.
(18.2.09) SUL PROGETTO DI ILARIA PIZZIMENTI: SI PUO' FARE UN CONVEGNO (Nicola Marazzita) - Sollecitato, come sempre, da interessanti contributi, intervengo, questa volta, sulla proposta di Ilaria Pizzimenti relativa al “Progetto di sviluppo per il Comune Galatrese e piani di innovazione dell'economia", non prima però di complimentarmi con lei per la lucidità espositiva e la concretezza degli argomenti proposti.
Incentrerò il mio intervento sul terzo punto della proposta di Ilaria: "Tecnologia e rispetto dell'ambiente per un futuro migliore".
Argomento che mi sta molto a cuore per aver speso (spero non inutilmente) tante energie nel tentativo di “convincermi” che lo sviluppo di un territorio come il nostro potrebbe passare anche attraverso lo smaltimento dei rifiuti e la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Due sono state le occasioni in cui si è parlato a Galatro di questi argomenti: la prima in un convegno di qualche mese addietro presso la sede delle Scuole Elementari, la seconda, in occasione dell’incontro presso il Comune con i progettisti del piano strategico di sviluppo PIT 20. Incontro che ha avuto lo scopo di individuare una serie di “progetti bandiera” da inserire e concretizzare nella fase attuativa del piano. Proprio in tale occasione proposi la realizzazione di un gassificatore nel nostro comune, chiedendo, formalmente, all’Amministrazione di farsi portavoce presso la Regione Calabria della disponibilità del comune ad ospitare un dissociatore molecolare (gassificatore), non solo per la produzione di energia ma anche come contributo allo smaltimento intelligente dei rifiuti solidi urbani.
Per questi motivi ringrazio Ilaria per aver ripreso questo argomento sul quale tenterò di dare, in questa sede, il mio modesto contributo.
In Italia si comincia a parlare di dissociazione molecolare nel 2006 da quando il responsabile per l'innovazione e l'energia dei Verdi Fabio Roggiolani, consigliere regionale in Toscana, insieme a una delegazione di esperti, tecnici, imprenditori e giornalisti ha visitato in Islanda, e precisamente a Husavik, un piccolo impianto che smaltisce i rifiuti di una comunità di poche migliaia di abitanti trasformandoli in gas.
Una scoperta entusiasmante, tanto che, appena tornato dal viaggio, Roggiolani ha presentato in Senato, per il partito dei Verdi, una proposta per l'introduzione della "dissociazione molecolare" nel nostro Paese e, nel frattempo, lo stop ad altri progetti di inceneritori e un'accelerazione sulla raccolta differenziata "porta a porta". La crisi politica e la successiva caduta del Governo Prodi determinarono il blocco dei progetti e, ovviamente, non se ne fece più nulla.
Ma cosa è la dissociazione molecolare e, soprattutto, in che cosa si differenzia dall’incenerimento tradizionale attraverso i termovalorizzatori e, infine, quale contributo in termini di sviluppo può portare al territorio?
L’incenerimento è un processo di combustione che avviene all’interno di colossi che bruciano rifiuti a 1200 gradi e sputano fumi che “fanno paura”; da questa reazione si generano nuovi componenti, i prodotti della combustione.
Le altissime temperature e la vigorosa turbolenza all’interno della camera di combustione fanno si che le particelle metalliche e le polveri inerti, in gran parte di dimensioni microscopiche, vengano emesse nell’ambiente, in quanto difficilmente intercettabili dai sistemi di filtrazione proprio a causa delle piccole dimensioni.
Le diossine e i furani, composti fortemente tossici, si sviluppano nelle fasi di riscaldamento e di raffreddamento nell’assoluta impossibilità di intercettarli prima dell’emissione nell’ambiente.
La serie di dati che si stanno accumulando sulla pericolosità delle polveri sottili è impressionante e arriva principalmente sulla base di studi epidemiologici sulle malattie e i decessi. Di questo argomento mi riservo di parlare in altra occasione.
La dissociazione molecolare, invece, utilizza un processo di scissione delle molecole organiche in molecole più semplici. Il processo avviene in un ambiente chiuso, a temperature limitate e comunque inferiori a 400 gradi centigradi, in assenza di ossigeno, se non per la quantità necessaria per mantenere il processo alla temperatura desiderata.
Per mezzo di tale processo sono generati i gas, detti anche “gas sintetici” o “syngas”, che possono essere utilizzati per ottenere le diverse forme di energia.
Il processo, come si diceva, avviene in ambiente chiuso e per lungo periodo (oltre 12 ore), la bassa velocità consente, tra l’altro, di avvicinarsi meglio ai tempi naturali di degradazione delle molecole, come avveniva, in pratica, nelle antiche carbonaie. In definitiva le temperature limitate evitano:
A. il processo di sublimazione dei metalli ed il conseguente rilascio nell’atmosfera di particelle tossiche; B. la formazione di legami Carbonio-Cloro-Idrogeno che costituiscono le Diossine ed i Furani; C. la elevata formazione di micro e nano-polveri, trasportate nei fumi a causa della elevatissima turbolenza.
Per questi motivi non è azzardato definire il dissociatore una macchina “divora rifiuti” di ogni natura: urbani, biomassa, carta, pneumatici e plastiche, rifiuti industriali, agricoli, ospedalieri, scarti di macellazione. "Tal quale" senza alcun "pretrattamento".
Avete idea dei vantaggi per una comunità?
Lo hanno capito gli amministratori di un Comune della Toscana che proveranno a far partire un dissociatore nei prossimi mesi. Lo affiancano a una discarica, gestita da una società mista pubblico-privato: la Belvedere, che ha come azionisti un migliaio di cittadini. «Hanno capito che una discarica è un grosso deposito di metallo, preziosissimo la vogliono bonificare. Come? Mentre il materiale organico tende a marcire (metanizzare), e va in aria, catturato e trasformato in energia elettrica, la discarica si riduce in volume e diventa una miniera di metalli, anche puri perché già lavorati. Tutto il materiale della discarica che non è metanizzato, va nel dissociatore dove si trasforma in syngas. L'obiettivo è produrre energia elettrica e biodiesel». In ogni chilo di rifiuti c'è un chilowatt di elettricità. Il ferro si recupera e i materiali a base silicica diventano sabbia. Succede tutto nelle "celle" di dissociazione. «Carichiamo questi scatoloni con spazzatura sfusa all'80 per cento. I bruciatori di servizio, a metano o gasolio, portano la temperatura tra i 300 e i 550 gradi in 10 minuti. Brace, invece che fiamma come negli inceneritori. Un "barbecue" che agisce in una combinazione di pirolisi, termolisi e gassificazione, in assenza di ossigeno, converte il "tal quale" a base carbonica in syngas (gas di sintesi) e cenere inerte, senza il processo di combustione. E' gas vivo che si libera e risale lentamente verso l' uscita, nell' ossidatore secondario dove va bruciato e non causa alcun inquinamento». Nel Comune di Peccioli l’hanno capito perché a Galatro è tanto difficile comprenderlo? Dice bene Angelo Papasidero, è ora di “tentare di passare dallo stato teorico a quello pratico… per il bene del paese”.
Penso valga la pena di approfondire ulteriormente queste tematiche e, più in generale, l’utilizzo delle altre fonti rinnovabili: il sole, il vento e l’acqua, ai fini di uno sviluppo possibile per Galatro. Vi propongo, pertanto, di discuterne in un convegno, da definire insieme, in termini di tempi e modalità di svolgimento, all’interno di questo spazio. Se l’idea sarà condivisa mi farò carico personalmente di tutti gli altri aspetti di carattere logistico.
(20.2.09) RAGAZZI ROMANTICI E STRUMENTALIZZAZIONI POLITICHE (Pina Panetta) - Ho letto i numerosi interventi che sono stati pubblicati.
Devo chiarire, dato che non è stato compreso, che la proposta di Ilaria non è stata affatto disprezzata.
Evidentemente questi ragazzi sono degli inguaribili romantici! Io credo che non serva a nessuno nascondersi dietro un dito. I limiti che ho evidenziato, sono innegabili, anche il miglior sognatore deve misurarsi con l’evidenza empirica!
Trovo singolare il fatto che i ragazzi che si sono organizzati per la difesa d’ufficio siano tutti fuori, chi per studio, chi per lavoro. Peccato che non siano rimasti a cimentarsi in prima persona sul da farsi. Siamo bravi a dispensare pillole di saggezza, quando non abbiamo la responsabilità diretta di perseguire ciò che proponiamo.
L’Amministrazione comunale non si può sostituire all’iniziativa privata. E’ giusto che dia lo stimolo ma, non può surrogare in tutto.
Io ho aperto la mia lettera elogiando Ilaria, di per sé, è positivo che una giovane ragazza abbia l’entusiasmo di proporre e, evidentemente, la mia risposta non è stata letta fino in fondo altrimenti non sarebbe sfuggito che, ho concluso dicendo che siamo ben lieti di accogliere qualunque proposta reale e fattibile che ci fosse pervenuta. L’invito lo giro anche a voi. Qualora abbiate in mano progetti da parte di privati, società, ecc. che, vogliano cooperare siamo ben lieti di accoglierli.
Dagli ultimi interventi che avete pubblicato non ho potuto fare a meno di notare come sia semplice cogliere la palla al balzo per facili strumentalizzazioni, per fare politica…
Con questo concludo. La polemica fine a se stessa credo non giovi a nessuno.
(4.3.09) PROPOSTE, FATTI E FINANZA A NULLA SERVONO SENZA L'UOMO (Emanuele Di Matteo) - Ho letto con piacere l'ultimo articolo di Biagio Cirillo - Una provocazione per i miei paesani - e, nonostante sia rimasto colpito dal profondo desiderio di Biagio di vedere crescere, sotto ogni aspetto, la piccola cittadina termale, ritengo che il giudizio, o se vuole la speranza, espressa dallo stesso Biagio, sia, nonostante la buona fede, molto
lontana dalle reali necessità.
Già, perchè la desiderata crescita, il coinvolgimento, le belle proposte, anche i fatti e persino la partecipazione
finanziaria, a nulla servono senza l'uomo.
Troppo complesso esaminare in poche righe le ragioni che hanno portato ad un tal livello di spopolamento; troppo semplice pensare che possa dipendere solo dalla mancanza di lavoro.
Il migliore auspicio per Galatro è che possa un giorno invertirsi questa tendenza, ma soprattutto che possano svanire le ragioni, siano esse economiche o culturali, che hanno spinto Biagio e tanti altri a lasciare il proprio paese.
Ritengo, infine, che il confronto sia - in ogni campo - il metodo essenziale dal quale muoversi, ma allo stesso tempo
sono convinto che il dubbio espresso da Biagio non sia un errore, ma più semplicemente uno degli strumenti concessi
all'uomo per lo stimolo della propria ragione.
(5.3.09) PERCHE' NON COSTITUIRE UN CIRCOLO DEGLI EMIGRATI? (Salvatore Mannella) - Carissimo Biagio, hai ragione a dire "troppe parole e niente fatti". Trovo che la tua idea non è male, ansi direi che è ottima e ne approfitto per proporti anche una mia idea che non sarebbe da tralasciare: propongo quindi di costituire un Circolo regolato da uno statuto riconosciuto dalla legge, in modo da poter prendere iniziative di qualsiasi genere per poter dare il nostro contributo a migliorare il nostro paese.
Fondare un circolo sarebbe ideale ma senza nessun colore di natura politica, sarebbe la distruzione non più la fondazione di un Circolo!
Condivido la tua iniziativa affinchè Galatro migliori giorno dopo giorno onestamente. Ti lascio un saluto dalla Svizzera e complimenti alla Redazione per la nuova faccia del nostro sito. Ovviamente un saluto anche a tutti i lettori.
(10.3.09) NOI, RAGAZZI DEL SUD: DISPERSI NEL MONDO MA COL DESIDERIO DI TORNARE (Ilaria Pizzimenti) - Desidero ringraziare Angelo Papasidero e Nicola Marazzita per il loro sostegno riguardo alla mia proposta e appoggio pienamente l’invito di un futuro “progetto” realizzato dai giovani galatresi, sia residenti che non.
Noi potremmo essere ben considerati “inguaribili romantici”, ma io e chi come me crede in un futuro migliore non si vergogna a lottare per realizzare il suo obiettivo, anche se questo potrebbe sembrare poco concreto. Nulla è impossibile se si ha la volontà di renderlo possibile.
Bisogna solo credere in quello che si fa, e avere la fiducia nelle proprie capacità, in sé stessi, non arrendersi mai.
E’ così che i giovani dovrebbero costruirsi il proprio futuro, quei giovani che oggi sono costretti a lasciare la propria casa e la propria famiglia e vivere dispersi chissà dove in Italia, o nel mondo.
Troppi ce ne sono di esempi. Certo è una scelta volontaria. Ma fino a quale punto?
La realtà con cui un giovane si deve confrontare giornalmente è dura, per non dire crudele nel peggior dei modi.
Nella mente sempre le stesse domande, insistenti ed assillanti, lo turbano, lo mettono in difficoltà, gli tolgono il respiro: “E poi? Cosa farò dopo l’università? Dove andrò? Dove vivrò?”. Meglio non pensarci.
Io sono come quel giovane, ma ci penso.
E davanti all’alternativa di stare per il resto della mia vita lontano dal mio paese e quella di poter offrire il frutto dei miei studi e delle mie esperienze alla mia terra, ho scelto la seconda. Ho voluto essere “romantica” nel credere che si poteva ancora far rivivere Galatro, che non mancavano le risorse adeguate. Proprio per questo mi sono assunta il compito di presentare un progetto il più possibile legato alla realtà del territorio, considerandone i limiti e le possibilità e suggerendone i punti da valorizzare.
Ma il più grande ostacolo non è stato né la mancanza di fondi, né l’impostazione del progetto, ma il senso di passività, rassegnazione e impotenza che domina nel paese e nella stessa istituzione comunale, o almeno così mi è sembrato dalla risposta dell’Assessore Pina Panetta.
Per un simile motivo molti giovani non tentano nemmeno questa strada, consapevoli che per lavorare bisogna andare via da Galatro, “tantu Galatru non ti dà nenti”…
Eppure io ci provo lo stesso.
Volevo informare le persone che seguono il sito che a Roma il 21 Febbraio ho organizzato con l’associazione “Europeanconsumers” un grande convegno dal titolo “Dai Quanti alle energie vibrazionali” e molto presto il video sarà disponibile su internet. Potete vedere in basso il volantino e vi lascio i link dei diversi articoli redatti.
Il mio prossimo convegno sarà il 13 marzo, in basso sempre il volantino, dal titolo “Il Dio nascosto – dalla preistoria ai nostri giorni”.
(18.3.09) NO AL TRASFERIMENTO DEI BRONZI (Pina Lamanna) - Ho letto l'articolo di Michele Scozzarra in riferimento ai Bronzi di Riace, anche se avevo letto sul Corriere della Sera di alcuni mesi fa, un altro articolo sui Bronzi dove si diceva del loro spostamento per il G8: il Corriere ha fatto una votazione e anche io ho portato il mio contributo: NO al trasferimento dei Bronzi.
Per me le opere d’arte non devono uscire per altre destinazioni: io sono d’accordo con quello che propose la Famiglia de’ Medici che lasciò i suoi patrimoni artistici alla cittá di Firenze col consiglio di non trasferire le opere d´arte altrove; ma quando il viceministro per i Beni culturali era Francesco Rutelli, non ha mantenuto la parola quando ha portato via, per altri musei, varie opere d’arte, tra le quali l’Annunciazione di Leonardo.
Anche in quella occasione io ho votato No al trasferimento delle Opere d´arte.
Io penso che voi in Italia, che avete la fortuna di poter vedere sempre grandi Capolavori, non riuscite a pensare che le Opere d'Arte non possono essere trasferite da una parte all’altra: hanno troppo valore, ma non economico, bensì come legame culturale per l´umanitá.
Anche Io ho una riproduzione dei Bronzi di Riace.
Ricordo che, alcuni anni fa, anche la Regina Paola del Belgio aveva chiesto di trasferire i Bronzi, ma in quel momento è stato detto di no al trasferimento dei Bronzi in Belgio.
Penso che qualcuno adesso deve fare la stessa cosa.
Nelle foto: a sinistra Pina Lamanna di Buenos Aires, autrice dell'articolo; a destra due francobolli con i Bronzi di Riace.