(14.10.10) LE MACERIE DELLA POLITICA GALATRESE (Nicola Pettinato) - Le riflessioni di Michele Scozzarra riguardo le imminenti elezioni amministrative pubblicate da Galatro Terme News rappresentano una solare dimostrazione dello stato di precarietà (per usare un eufemismo) in cui versa Galatro. Gli argomenti sollevati sarebbero tutt’altro che banali se vivessimo in un luogo dove l’ABC della convivenza civile avesse diritto di cittadinanza. Michele esordisce utilizzando due termini assolutamente fuori luogo nella valle del Metramo: politica e progetti.
In tempi non sospetti, quando sia io che l’amico Scozzarra siedevamo in Consiglio Comunale, ho posto sul tappeto con tutte le mie forze il problema della totale disconnessione tra l’azione amministrativa e il vincolo programmatico con i cittadini-elettori, elemento essenziale e costitutivo del principio di rappresentanza. Allora rimasi solo a predicare nel deserto e purtroppo ricordo perfettamente, oltre a poter documentare tramite i verbali dei consigli comunali, l’atteggiamento dell’allora consigliere Scozzarra e del suo gruppo: un’opposizione alla camomilla al limite della complicità con una amministrazione basata sul “tirare a campare” e sull’assoluta incapacità programmatica e progettuale.
Mi fa piacere che a distanza di 17 anni anche Michele si sia reso conto che le mie posizioni non erano delle “iperbole” (copyright Domenico Distilo) ma semplicemente degli inviti a porre rimedio prima che fosse troppo tardi: peccato che il tempo sia scaduto e che le macerie oramai rappresentino il panorama fisso della “politica” galatrese; senza la loro rimozione non può esserci ricostruzione e chi come Michele fa finta di non averlo capito si esibisce in sterili esercizi linguistici.
Il fatto che a tutt’oggi la scena “politica” sia dominata da una generazione responsabile del fallimento della nostra comunità e del furto della speranza ai danni di schiere di concittadini che loro malgrado lasciano Galatro per altri lidi, dimostra che il nostro amato “paesello” è clinicamente morto e non può esistere soggetto alcuno legittimato ad amministrare sulla base di un rapporto serio e non di sudditanza con i cittadini. Ritengo di poter affermare, senza timore di smentita, che l’unica stagione politica seria vissuta a Galatro negli ultimi venti anni sia stata la gestione del Dott. Nicolò, per il resto si è trattato di assistere a squallidi spettacoli di anarchia e amministrazione improvvisata della cosa pubblica. Pertanto ritengo del tutto inopportuno discutere sul nome del prossimo candidato alla carica di Sindaco in quanto l’unico gesto responsabile da parte dei galatresi sarebbe l’astensione dal voto al fine di consegnare il Comune nelle mani di una gestione commissariale.
Naturalmente non sono così ingenuo da credere che questo scenario sia realistico per tutta una serie di motivi già esposti in passato su Galatro Terme News. Potrei fare un bel copia-incolla di un mio vecchio articolo del novembre ’99, tanto da decenni sembra di vivere in un museo delle cere dove tutto rimane perennemente immobile.
Finchè non saremo in grado di elaborare una seria lettura dei fatti che hanno provocato il declino di Galatro e finchè i responsabili potranno impunemente elargire lezioni di buon governo a destra e a manca dall’alto delle loro posizioni di rendita, non avrà senso parlare di politica, progetti, programmi, futuro e via cianciando.
Prometto a me stesso di non intervenire più su temi del genere, tanto non serve e non servirà a nulla: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
(3.11.10) DOSSI: FAVOREVOLI E CONTRARI (Salvatore Mannella / Montagna Lauro / Biagio Cirillo) - Dossi nelle vie principali del paese? Grande bufalata! Signori amministratori, vi è mai venuto in mente che prima di agire bisogna pensare? Avete chiesto cosa ne pensa la comunità galatrese? Avete pensato ad una emergensa dei vigili del fuoco? Avete pensato all'emergensa di un'ambulanza? Avete pensato ad una emergenza della stazione di comando dei carabinieri? Avete pensato alla tanta acqua provocata dalla pioggia? Visto che non ci sono rimedi e l`acqua scorre sulle strade?
Insomma questi dossi sono un intralcio vero e proprio, sono solo da togliere, per me e per tanta opinione pubblica. Mettetevi una mano sulla coscienza! Saluti a voi Redazione. Salvatore Mannella - Bichelsee (Svizzera)
E' da un po' che non scrivo, ma la notizia dei dossi mi ha fatto veramente ridere, non potevo non dire la mia.
Prima di tutto vorrei dire a quelle persone che si sono lamentate che gli è saltata la dentiera, hanno battuto la testa, si sono fatti male ecc. se gli è successo tutto questo vuol dire che stavano facendo il rally di Montecarlo. A chi dice che i dossi sono un intralcio ad un'eventuale emergenza di vigili, carabinieri, ambulanze, non ricordo nella mia vita di 50 anni un verificarsi di tali eventi dove tutte queste forze siano intervenute, neppure singolarmente. A Nichelino (Torino) ci sono i dossi e tanti, certo gli automobilisti non fanno i salti di gioia ma servono a rallentare il traffico in punti critici, e diciamo che è una città dove sicuramente non mancano gli interventi di cui sopra, mai letto che sia successo qualcosa a tali mezzi.
Ma tornando ai dossi del paesello, se vogliamo dire che forse non servivano, viste le strade e il traffico esiguo, posso essere d’accordo, ma non facciamo sempre polemiche su tutto, cerchiamo di analizzare le cose come si deve, non vogliamo essere un paese all'avanguardia? Un caro saluto a tutti i miei parenti e compaesani, un saluto particolare alla Redazione per il lavoro che svolge sempre alla grande. Montagna Lauro - Nichelino (Torino)
Intanto un saluto caloroso ai galatresi e allo Staff del sito.
Ho letto qualche settimana addietro che a Galatro sono stati costruiti alcuni dossi sulle strade a rischio per l’eccessiva velocità. Oggi con rammarico sento la prima contestazione di Salvatore Mannella al quale vorrei dire che anche nelle città del Nord esistono i dossi artificiali, devo dire con ottimi risultati.
Caro Salvatore i dossi sono antipatici a tutti però sono essenziali per rallentare la velocità di quegli automobilisti indisciplinati. Inoltre a Galatro non funziona il servizio municipale, per meglio dire non esistono i blocchetti per le multe, oppure bastava l’inserimento di alcuni autovelox che, oltre a far rallentare i veicoli, avrebbero portato dei soldini nelle casse del Comune.
Comunque complimenti al sindaco che, prima che ci scappa il ferito o il morto, ha provveduto con i dossi. Chissà che non vengano in futuro adottati sistemi meno ingombranti come da me segnalati (multe o autovelox) e non solo per la velocità ma anche per le auto, camion e altro parcheggiati da anni ormai ai bordi delle strade senza nemmeno il talloncino dell’assicurazione esposto sul vetro.
In ogni caso, caro Salvatore, alla tua preoccupazione per ambulanze, vigili del fuoco o carabinieri, vorrei dirti che a Galatro non li ho mai visti andare di fretta, quindi per quella volta che potrebbe succedere vuol dire che rallenteranno anche loro.
Adesso prima di salutarti ti chiedo di non prendertela se ho sentito il bisogno di commentare la tua lettera.
Saluti a tutti i galatresi e allo staff. Biagio Cirillo - Bolzano
(6.11.10) DOSSI SI, DOSSI NO: ALTRE OPINIONI (Francesca Circosta / Emanuele Cirillo / Arianna Sigillò) - Dossi si / dossi no... questo è il dilemma! Un caloroso saluto alla Redazione prima di tutto. Anche se è da tanto tempo che non scrivo, vi leggo sempre. Ma questa volta non posso fare a meno di dire la mia.
Come ha già scritto qualcuno, mi viene solamente da ridere in merito alla questione dossi. Io purtroppo non posso sapere la loro esatta collocazione. Ma alle persone contrarie mi viene da chiedere una cosa: vi siete mai trovati in via Diga, via La Longa, via Bosco Longa? Avete mai provato a dover aprire 10.000 occhi prima di attraversare quelle strade?
Se solo dovesse scapparvi un bambino in mezzo alla strada, ci sarebbero da pregare mille Santi perchè non gli succeda qualcosa. E le sfrecciate durante la notte? Già, dimenticavo, siamo solo bravi a parlare ma i fatti!
A Bergamo ci sono dossi ovunque e gli interventi di carabinieri, polizia, ambulanze e quant'altro non mancano di sicuro. E non mi sembra che gli stessi siano finiti in ospedale per il dosso maledetto.
Se non vogliamo i dossi per non rovinaere le nostre macchine lussuose, impariamo ad essere un attimino più responsabili e poi possiamo parlare. Come fa un paese ad evolversi se non si accetta il minimo cambiamento?
Dimenticavo, questo à Galatro! Francesca Circosta - Bergamo
Possiamo dire che il Comune ha fatto bene a mettere i dossi per la sicurezza di tutti. Il modo in cui sono stati realizzati però ritengo che li renda pericolosi.
Quindi che rivedano il tutto e rimettano a posto i dossi, segnalandoli tutti con delle insegne. Emanuele Cirillo
Salve a tutti. E' da un po' di tempo che avevo intenzione di dire la mia su alcune delle "stravaganze" degli ultimi tempi effettuate dalla nostra Amministrazione.
I dossi... una bufala, come dice Salvatore Mannella? Non direi, anzi peggio, un'inutile sperpero di denaro pubblico. Non vorrei "aprire una polemica" com'è mio solito, ma per l'ennesima volta per me è "più che doveroso". Innanzitutto quelli a mio avviso non sono dossi, ma una sorta di piattaforme piazzate in strada a distanze assurde per "rallentare il traffico"!
Ma quale traffico, e quali sparate?! L'avessero fatto prima dell'arrivo dell'estate e quindi dei turisti, nonchè del vero traffico, l'avrei anche potuto capire, non ne avrei condiviso il modo, ma almeno sarebbe stato un valido motivo di "sperpero di denaro pubblico". E sì, sperpero di denaro, perchè prima dei dossi, prima degli asfalti in alcune delle vie del paese,
prima del nuovo sistema d'illuminazione della villa, c'erano lavori ben più importanti da fare, primo tra tutti la messa in sicurezza della scuola materna.
Al caro compaesano Biagio Cirillo vorrei dire che c'è poco da complimentarsi col sindaco per il "presunto ottimo lavoro dei dossi" come misura preventiva, come dici tu "prima che ci scappi il ferito o il morto". Non
stiamo mica parlando "di 'u direttufilu i violi"!
E poi, vorrei sapere di chi è "la mente illuminata" che ha progettato di fare dei dossi del genere.
Ritornando alla scuola materna, volevo dire al nostro caro sindaco, che è tempo che si intervenga facendo le dovute riparazioni al tetto della scuola dell'infanzia, giacchè l'inverno è alle porte con i suoi temporali, e
sopratutto perchè ne abbiamo già avuto una piccola anticipazione. I bambini prima di tutto!
Come altra emergenza c'è da prendere provvedimenti per "a nchianata i Brindi", e non perchè ci abito io, ma perchè è una strada molto trafficata utilizzata da persone che si recano alle proprie campagne, dove passa il pulmino con a bordo i bambini e i ragazzi di Tre Valloni; ma sopratutto perchè è una vergogna che al giorno d'oggi, con le tecnologie attuali, si
debbano ancora sentire al telegiornale notizie squallide come il crollo di palazzine non costruite a norma, scuole nelle cui aule durante i perioi di pioggia cedono i soffitti uccidendo gli studenti al loro interno, montagne che crollano, strade che cedono senza che nessuno se ne interessi minimamente solo perchè nessuno pensa "potrebbe succedere anche a me"!
Per cui invito il nostro primo cittadino a stilare una lista con le "priorità vere" del nostro paese.
In attesa di vedere risultati concreti e la messa in atto di concrete e giuste "misure preventive", porgo i miei saluti. Arianna Sigillò
(6.11.10) VICINI AD UMBERTO DI STILO (Michele Scozzarra) - Stavo scorrendo i miei appunti per avere qualche idea per il prossimo articolo da mandare a Galatro Terme News. Tanti sono gli argomenti sui quali avevo fermato la mia attenzione: dall’alluvione che ci ha colpito nei giorni scorsi che mette in evidenza le scarse, o del tutto nulle, azioni di previsione o prevenzione costruite negli anni… all’assurdità di mettere dei dossi sulla strada provinciale che attraversa Galatro, proprio dove per legge ne è vietato l'impiego, in quanto costituisce itinerario preferenziale dei veicoli normalmente impiegati per servizi di soccorso o di pronto intervento… oppure del gran fuoco che divampa, sotto un’apparente cenere, nella politica galatrese in questo particolare periodo pre-elettorale.
Ma, non scriverò niente di tutto questo, perché ci sono dei momenti dove lo sguardo deve essere indirizzato verso qualcosa di più importante, un qualcosa che riguarda l’amicizia, l’affetto, la vicinanza e la condivisone di un brutto momento che sta passando un caro amico.
In questo momento il mio pensiero va all’amico Umberto Di Stilo che da sera di giovedì 4 novembre, a causa di una terribile caduta dal tetto, dove era salito per spegnere un principio d’incendio della canna fumaria, si trova ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Polistena.
Non c’è articolo più bello e più importante, che poter augurare all’amico Umberto che ritorni presto a casa, che la sofferenza di questi momenti resti soltanto un brutto ricordo… e testimoniargli la nostra vicinanza, con la preghiera innanzitutto e, con il vivo desiderio di rivederlo presto in mezzo a noi, con la solita grinta e con agenda e penna in mano, attento a registrare tutti gli eventi e manifestazioni che hanno luogo nel nostro paese…
Un caloroso e forte abbraccio… con l’augurio di una pronta guarigione!
Comma 4. Sulle strade dove vige un limite di velocità inferiore o uguale ai 50 km/h si possono adottare dossi artificiali evidenziati mediante zebrature gialle e nere parallele alla direzione di marcia, di larghezza uguale sia per i segni che per gli intervalli visibili sia di giorno che di notte. Comma 5. I dossi artificiali possono essere posti in opera solo su strade residenziali, nei parchi pubblici e privati, nei residences, ecc.; possono essere installati in serie e devono essere presegnalati. Ne è vietato l'impiego sulle strade che costituiscono itinerari preferenziali dei veicoli normalmente impiegati per servizi di soccorso o di pronto intervento. Comma 6. I dossi di cui al comma 4, sono costituiti da elementi in rilievo prefabbricati o da ondulazioni della pavimentazione a profilo convesso. In funzione dei limiti di velocità vigenti sulla strada interessata hanno le seguenti dimensioni:
a. per limiti di velocità pari od inferiori a 50 km/h larghezza non inferiore a 60 cm e altezza non superiore a 3 cm;
b. per limiti di velocità pari o inferiori a 40 km/h larghezza non inferiore a 90 cm e altezza non superiore a 5 cm;
c. per limiti di velocità pari o inferiori a 30 km/h larghezza non inferiore a 120 cm e altezza non superiore a 7 cm.
I tipi a) e b) devono essere realizzati in elementi modulari in gomma o materiale plastico, il tipo c) puo' essere realizzato anche in conglomerato.
Quindi, siccome i dossi sono stati realizzati su delle strade pubbliche comunali dove il limite di velocità è pari a 50 km/h, l’altezza massima dei dossi è fissata dalla normativa in 3 cm ed i materiali costruttivi che si devono usare sono gomma o materiale plastico.
Dunque, ok ai dossi ma fatti bene!
(21.11.10) CON L'AUGURIO CHE L'AMICO UMBERTO TORNI A SCRIVERE AL PIU' PRESTO (Michele Scozzarra) - Qualche sera addietro, appena ho saputo che Umberto Di Stilo era stato spostato dal reparto di Rianimazione a quello di Chirurgia dell’Ospedale di Polistena, sono andato subito a trovarlo.
Ricordando come l’ho lasciato la sera della caduta, avevo un certo timore nell’entrare nella stanza dell’Ospedale… ma, fin da subito, superata l’emozione iniziale, mi sono reso conto che, grazie a Dio, i brutti momenti sono passati e, compatibilmente con le sue condizioni generali, si può dire che stava bene.
Abbiamo parlato di quella triste serata, in alcuni momenti abbiamo anche riso e, perché non dirlo!, abbiamo anche pianto…!
Umberto mi ha raccontato della sua commozione nel vedere tutti gli amici che gli sono stati vicini in questo brutto momento… mi ha detto che ringrazia tutti e, certamente, non vede l’ora di ritornare a casa, anche se in questi giorni è stato trasferito in una clinica di Cosenza per una terapia riabilitativa.
Parlando della sua guarigione, naturalmente gli ho augurato che si rimetta al più presto, che ritorni a casa e riprenda subito a scrivere… anche se, in attesa di leggere quello che scriverà al suo ritorno, gli ho detto che provvederò a tenerlo presente pubblicando alcuni dei suoi vecchi articoli che hanno a tema la nostra Galatro, dal Trittico del Gagini alla storia Terme e del Convento del Sant’Elia, rispolverando anche una vecchia pubblicazione sulla festa dell’Immacolata a Nicotera Marina.
“Fai quello che vuoi…”, mi ha risposto sorridendo…
Iniziamo con la pubblicazione di un articolo sul Trittico del Gagini e con l’augurio di poter leggere, al più presto, l’articolo ancora inedito che l’amico Umberto scriverà appena tornato a casa.
GALATRO E IL CINQUECENTESCO TRITTICO DEL GAGINI di Umberto Di Stilo
Che la Calabria - regione che certa cultura "padania" non perde occasione per bistrattare - sia stata culla di civiltà è ormai un fatto, oltre che accertato, quanto mai assodato. Lo documentano, in modo inconfutabile, le testimonianze artistiche che, in maniera tangibile, possono vantare tutti i nostri paesi. Anche quelli che oggi, tagliati fuori dalle grandi vie di comunicazione, vengono considerati come facenti parte dell'"entroterra".
Uno di questi è sicuramente Galatro che... leggi tutto (PDF) 264 KB
Nelle foto: visione d'assieme dell'altare del Gagini posto nella chiesa di San Nicola in Galatro; le singole statue.
(1.12.10) LA POLEMICA DI SAVIANO? (Antonio Sibio) - Ho letto con interesse l’ultimo articolo pubblicato da Michele Scozzarra, e devo dire che non mi trova molto d’accordo. Soprattutto non sono d’accordo sul punto di vista che è stato espresso nei confronti di Saviano. Perché se è vero, come da Michele affermato, che Saviano ha “propinato ad un confuso telespettatore un insipido minestrone dove venivano evidenziati gli arcinoti legami tra la ‘ndrangheta ed il potere politico del Nord”, è anche vero che soffermarsi solo su questo aspetto del suo monologo non consente di comprenderne appieno il messaggio lanciato in queste quattro serate della trasmissione “Vieni via con me”.
Io apprezzo moltissimo Saviano, ne condivido il pensiero e lo considero eccellente sia come giornalista che come scrittore. E considerando che, insieme a Fabio Fazio, ha intrattenuto quasi dieci milioni di persone davanti al televisore, probabilmente vorrà dire che molti italiani la pensano come me, che molti italiani sono stufi della tv generalista che ormai imperversa su tutte le reti, sia Mediaset che Rai.
Posso condividere il pensiero di Miglio quando afferma la diversità che esiste nel modo di concepire la vita tra la gente del settentrione e quella del meridione, ma questa è la scoperta dell’acqua calda. Anche perché se è vero che nelle loro vene scorre sangue barbaro, il professor Miglio si è dimenticato di dire che nelle nostre scorre sangue ellenico, essendo buona parte del sud Italia quella estensione della Grecia conosciuta come Magna Græcia. Quindi è vera la differenza culturale affermata da Michele, ma ciò che nel suo articolo non viene riconosciuto a Saviano è che da tempo porta avanti la propria battaglia per risvegliare l’ormai sopito orgoglio di noi meridionali, sia davanti ai continui attacchi della Lega Nord e sia, soprattutto, contro l’accettazione passiva che abbiamo nei confronti delle organizzazioni criminali.
Michele sicuramente lo saprà meglio di me che, dal punto di vista culturale, non abbiamo nulla da invidiare ai settentrionali. Eppure noi stessi siamo i primi a non conoscere la nostra storia, il nostro passato. Da sempre la storia è scritta dai vincitori e dopo il passaggio dei mille ne siamo usciti, per svariati motivi, peggio di come eravamo prima. Quindi se bisogna celebrare l’Unità d’Italia in un importante anniversario come quello che ci attende il prossimo anno, forse sarebbe stato opportuno che ci si fosse interrogati su come tutto sia accaduto, lanciando uno sguardo su ciò che avvenne veramente 150 anni fa, soprattutto spostando a Sud il punto di vista.
Imposimato a Tabularasa Formamentis torna sul caso Moro
e attacca Cossiga: "Altro che statista, era un criminale!" * di Grazia Candido
“Cossiga è stato dipinto come un grande statista ma in realtà era un grande criminale. L’unico grande statista che l’Italia ha avuto negli ultimi 60 anni è Aldo Moro ma non era accettato né da Cossiga né da Andreotti perché rappresentava un ostacolo nella competizione per la Presidenza della Repubblica”.
Ci va giù pesante il giudice Ferdinando Imposimato, protagonista di molti processi alla mafia e al terrorismo, che questa mattina in un gremito cine teatro Odeon per il terzo appuntamento di Tabularasa Formamentis, iniziativa culturale di Urba/Strill.it, realizzata col patrocinio dell'Amministrazione Comunale ed il supporto della Presidenza del Consiglio Regionale, ha sviscerato le verità nascoste sul caso Moro raccolte nel suo libro “Doveva morire” edito da Chiarelettere. Il magistrato insieme al giornalista Sandro Provvisionato (assente all’incontro per una improvvisa indisposizione) scioglie nel libro nodi sul sequestro di Via Fani ma, soprattutto, smonta passo dopo passo, la “versione ufficiale che indica nei terroristi delle Brigate Rosse gli autori materiali e gli esecutori dell’assassinio, quando in realtà" – dice Imposimato - "si sono mossi altri personaggi come il Ministro dell’Interno Francesco Cossiga e il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Questi due uomini dello Stato hanno segnato l’assassinio di Aldo Moro con una condotta molto grave fino al giorno del rapimento ma anche prima del processo, attraverso l’omissione della sicurezza dello statista che, più volte, aveva chiesto la scorta senza risultato”.
Nel suo minuzioso racconto, il giudice è un fiume in piena e si indigna quando ricorda “quei 55 giorni nei quali ci sono state una serie di azioni intimidatorie che spingevano le Brigate Rosse a catturare Moro. Aldo doveva morire perché era stato deciso così dai massimi esponenti politici di governo del tempo. Questa è una cosa certa e, nonostante ci siano atti e ricerche che attestino ciò, è clamoroso che non siano stati puniti i veri responsabili e ancora, che mai nessuno sia venuto a chiedermi di rettificare le mie affermazioni perché sanno che questa à la verità”.
Il magistrato fu il primo a scoprire tra le altre cose il coinvolgimento dei servizi segreti russi nel caso Moro e menziona il ruolo del KGB. “In questa criminosa congiura hanno preso parte gli uomini di due grandi superpotenze del tempo: del KGB ma anche degli Stati Uniti, della CIA. Esisteva un comitato di crisi che gestiva il sequestro di Aldo Moro e di cui facevano parte uomini della “P2”, Franco Ferracuti affiliato alla CIA, Steve Pieczenik uomo del Dipartimento di Stato e un uomo del KGB. Poi, Aldo Moro, per tre mesi e mezzo, era stato seguito all’Università “La Sapienza” da un colonnello del KGB, un falso studente borsista in Italia per frequentare il corso di Storia del Risorgimento Italiano. In realtà, però, era venuto per pedinare Aldo Moro e per seguire tutta la sua vicenda fino al giorno del suo sequestro”.
Nel lungo dialogo con gli studenti reggini, il magistrato ricorda Moro come un “uomo con una statura politica, morale e istituzionale straordinaria, una cultura giuridica e umanistica immensa ma per molti era una figura scomoda perché aveva visto già nel 1973 che l’Italia si doveva aprire a nuovi orizzonti politici”. “La sua scelta di fare un governo di centrosinistra con i socialisti fu appoggiata da Kennedy che venne in Italia per sostenere la sua apertura ai socialisti, contrastata, invece, da una parte dei conservatori americani. I socialisti non volevano trattare con i terroristi perché questo sarebbe stato impossibile, dal momento che il 16 Marzo erano stati uccisi i cinque uomini della scorta tra cui Leonardi e Rivera. A questo punto, restava l’unica possibilità di un atto di clemenza nei confronti di qualche terrorista, non accusato di fatti di sangue, che avrebbe indotto le Brigate Rosse a liberare Moro. E, per la verità, - aggiunge Imposimato - Vassalli trovò un terrorista che aveva queste caratteristiche: Buonoconto che aveva diritto alla libertà per le sue cattive condizioni di salute. Io ho parlato con Prospero Gallinari e mi ha detto che sarebbe bastata la liberazione di Buonoconto per costringere i terroristi a liberare Moro, dal momento che chiedevano necessariamente una contropartita. Ma, anche questa proposta di Vassalli non era molto intelligente e rispettosa della legalità, perciò venne respinta in maniera dura da parte di Andreotti e di Cossiga, i quali, fin dall’inizio, avevano affermato che non avrebbero mai accettato di liberare nessun terrorista”.
Un affondo il giudice però lo scaglia contro “una parte della magistratura che era al servizio dei poteri forti” e quella “stampa condizionata dai potenti” perché “se in quei 55 giorni Moro è rimasto solo, la responsabilità è del Ministro dell’Interno capace di soggiogare tutti i giornali che contano (la “Repubblica” e il “Corriere della Sera” che era nelle mani di Licio Gelli, amico intimo di Cossiga) e di farsi firmare da 75 intellettuali italiani un documento che dichiarava la pazzia di Aldo Moro sotto la pressione delle Brigate Rosse. La cosa non è assolutamente vera – tuona sdegnato Imposimato - perché Aldo Moro era perfettamente lucido e voleva sopravvivere non per viltà, come qualcuno ha insinuato, ma semplicemente perché lui sapeva che la sua presenza era indispensabile alla sua famiglia”. Prima di congedarsi il magistrato dal palco urla ai tanti giovani “stregati” da questa vicenda che “solo la verità ci rende liberi” e che “dobbiamo lottare per sconfiggere coloro che vogliono toglierci questa verità storica”. “La mafia – chiude Imposimato – può essere debellata a una sola condizione: lo Stato non deve essere complice degli organismi criminali”.
* Articolo tratto da www.strill.it
Nella foto: il giudice Ferdinando Imposimato (foto A. Sollazzo-M. Costantino).
Con il NATALE infine, L’AMORE è andato OLTRE ciò che la mente umana è in grado di comprendere e di accettare: l’INFINITO si è racchiuso dentro un guscio, nel seno della Vergine Maria, per poi nascere da lei, venire alla luce, nuovo sia la luce, secondo big-bang, per farsi come noi e permetterci di diventare come Lui.
Il primo sia la luce è opera di Dio Padre, creatore del cielo e della terra e della prima umanità in Adamo, sorta dal nulla;
il secondo sia la luce (lo abbiamo accennato sopra) è il frutto dell’azione combinata del Dio Spirito e della Vergine Maria, una seconda umanità libera dal peccato originale e segno vivente di quella nuova alleanza che Dio vuole stipulare con l’Uomo: con la sua disubbidienza, l’uomo (da libero che era) si è voluto rendere servo, ma come abbiamo detto all’inizio, Dio dimentica il peccato, e non solo ci libera dal male, ma ci rende anche suoi figli in Cristo Gesù;
il terzo sia la luce avviene grazie a Gesù stesso, il Dio Figlio, che nella sua Morte e Risurrezione, nel suo tornare alla luce dopo l’agonia della croce, ci prefigura la terza umanità che sorgerà alla fine dei tempi, quando ci saranno cieli nuovi e terra nuova: sarà quello il regno di Dio, che, come si legge nella Bibbia, è un regno di giustizia, di amore e di pace, di verità e vita, di santità e grazia.
Concludevo riportando alcune osservazioni di don Angelo Casati:
il congiungimento tra terra e cielo che l’uomo voleva realizzare con la torre di Babele è avvenuto non con la tecnologia umana, ma perché Dio è sceso sulla terra con il Natale;
Gesù è stato adagiato su una mangiatoia, ma questo termine indicava anche la cesta nella quale i pastori mettevano il cibo (ciò che serve per mangiare, da cui il nome mangiatoia) che si portavano al pascolo: è bello pensare, dice don Angelo, a un Dio che portiamo con noi tra le cose umili e necessarie alla nostra vita, ad un Dio alimento per il nostro cammino; ed io aggiungerei che oltre ad essere nella cesta insieme al pane ed al vino per il nostro nutrimento materiale, questo essere adagiato nel posto in cui si metteva il cibo, al posto del pane e del vino, prefigura il fatto che si farà Lui stesso pane e vino, cibo per la nostra anima.
Buon Natale a tutti, e mi auguro che lo Spirito del Signore ci guidi in ogni istante della nostra vita, facendoci crescere in amore e sapienza.
(20.12.10) IL TERZO POLO E LA FUORUSCITA DAL BERLUSCONISMO (Domenico Distilo) - Il terzo polo - con Fini, Casini e Rutelli – è ormai una realtà ben più che virtuale. A suo tempo – Fini e la destra che non c’è - prevedemmo che il divorzio dal Banana avrebbe portato Fini a diventare “democristiano”. La cosa sta puntualmente avvenendo, anche se l’ex capo di AN preferirebbe ancora un epilogo diverso, quale sarebbe una ricollocazione nel centro-destra. Si tratta però di un’evenienza che si può esprimere solo col periodo ipotetico del terzo tipo, quello dell’irrealtà-impossibilità.
La destra che c’è, di questo Fini deve farsi una ragione, è quella populista, secessionista, razzista, anticostituzionale, antidemocratica e antiliberale del Banana e di Bossi. Dal 1994 il Banana tiene sotto sequestro e usurpa una vasta area di centro (in gran parte ex democristiana) spacciandosi per “moderato” e approfittando di una legge elettorale maggioritaria che in entrambe le versioni fin qui sperimentate, il mattarellum e il porcellum, schiaccia sulla sinistra il centro costituzional-democratico.
La nascita del nuovo polo di centro, di fatto la nuova DC, smaschera l’occupazione abusiva del Centro da parte del Banana e della Lega. Con essa i centristi si riappropriano finalmente del loro spazio naturale, il Centro appunto, interloquendo con la sinistra moderata e recuperando in questa interlocuzione la migliore tradizione del riformismo italico, da Cavour a Giolitti a De Gasperi a Fanfani e Moro fino a Prodi.
Non a caso il Banana e i suoi scherani mediatici sparano a palle incatenate contro il terzo polo, tentando invano di esorcizzarlo. Il terzo polo interpreta infatti la domanda che proviene dal moderatismo che vuole fuoruscire dal sortilegio berlusconiano, avendo capito – meglio tardi che mai - che non possiamo stare in Occidente con un capo del Governo che giura sulla testa dei figli, confondendo, come peraltro in mille altri modi, la sfera privata con la funzione pubblica, secondo codici che si declinano in chiave premoderna (nonostante – se non invece proprio per questo - il fondamento del suo potere sia nella televisione).
Sulla strada del terzo polo c’è tuttavia un ostacolo non dappoco, la Chiesa, in cui è tornato a farsi sentire il cardinale Ruini, con una sconcertante apertura di credito al Banana.
Essendo abituata a pensare nell’orizzonte dell’eternità, la Chiesa evita di prendere in considerazione il possibile – anche quando è non solo possibile ma probabile - ancorandosi, per antico riflesso condizionato, al fatto, che converte nel vero seguendo senza volerlo la lezione di Giovan Battista Vico.
Perché i Ruini e i Fisichella cambino opinione sarà necessario aspettare che il terzo polo diventi un fatto, che è l’unico modo per acquistare verità ai loro occhi. Del resto la Chiesa ha scoperto ben prima di Hegel la razionalità del reale, imparando a danzare al cospetto della rosa già ai tempi di Costantino Imperatore.
La fine del berlusconismo sarà tutt’uno con la fine del bipolarismo. Con buona pace di Segni e di alcuni impenitenti snobisti, si tratta di un sistema inadatto all’Italia, un paese di forti passionalità e pulsioni emozionali che solo in un proporzionale più o meno corretto possono trovare il modo di stemperarsi. Del resto, se il bipolarismo ha generato il mostro del berlusconismo va da sé che deve essere abbandonato senza rimpianti. Se restasse in vita, in un paese come l’Italia, con la destra da sempre illiberale che ci ritroviamo, di mostri ne genererebbe sicuramente altri. E magari, Dio non voglia, si passerebbe dalla farsa del Banana alla tragedia.