(13.1.13) A SCUOLA MEGLIO IL CONTATTO DAL VIVO CHE UN FREDDO REGISTRO ELETTRONICO (Caterina Sigillò) - Dopo molto tempo leggo, sul Galatro Terme News, l'articolo di Angelo Cannatà inerente il registro online. Non vorrei polemizzare e chiedo scusa se così può sembrare; io non insegno nei licei bensì in una "semplice" scuola primaria della Brianza e di questo ne sono orgogliosa perché mi tornano sempre in mente le parole della mia eccellente maestra (Signora Federici di Pallanza), la quale ci ripeteva spesso che se esistono medici, avvocati, professori ecc., bisogna ringraziare proprio coloro che ci scolarizzano insegnandoci a "leggere", "scrivere" e "far di conto"... a buon intenditor...
Comunque, a parte il mio "misero" sarcasmo, volevo far presente che i genitori cosiddetti "moderni" sono poco interessati all'andamento scolastico dei figli; già alla primaria sono interessati alle attività extra scolastiche; il computer o eventuali strumenti tecnologici che permettono la navigazione in internet, vengono usati per "chattare" su facebook! Non voglio fare la "paolotta" come si dice in "quel di Milàn", anch'io "chatto" e, nonostante non sia una "schiappa" col computer, desidero sempre avere un contatto personale: vedere un 5 sullo schermo, a mio parere, non è come un 5 riferito a voce dal docente (mi spiace dirlo ma a volte si capta dal tono di voce il tipo di personalità di chi ci sta di fronte).
Secondo il mio modesto parere la tecnologia è giusto e necessario usarla per attività che necessitano di risposte immediate, non per vedere i voti dei nostri figli che frequentano la scuola ad "un tiro di schioppo da casa". Non dico di tornare al tempo di Gugù, ma adesso stiamo arrivando all'estremismo esagerato.
Un'altra cosa che mi ha un po' "disturbato" è l'introduzione della lavagna multimediale. Mi chiedo: in una prima elementare dove un bambino, abituato a disegnare, deve iniziare a scrivere abituando le manine alla manualità fine, che tipo di evoluzione o progresso potrebbe avere? Ripeto: non sono contro la tecnologia, sono solo preoccupata perché ho paura che arriverà il giorno in cui tutti scriveremo allo stesso modo... e il calore umano? Gli specialisti riescono a percepire anche lo stato d'animo di una persona tramite gli scritti! Boh, sarò antiquata ma la cosa mi angoscia un po'.
Gentile Senatrice, ho ricevuto la sua lettera ai pastori del popolo cristiano dell'Umbria e ho deciso di risponderle in quanto pastore di una parte di questo popolo al quale recentemente il Card. Bagnasco ha raccomandato, dopo alcune eclatanti ed astrali promesse elettorali, di non farsi abbindolare.
Vedo che nella sua lettera lei parla in gran parte dei cosiddetti temi etici che lei riferisce unicamente ai luoghi comuni che tutti i politici in cerca di voti e consensi toccano quando si rivolgono ai cattolici: il fine vita, le unioni omosessuali, gli embrioni, l'aborto.
La ringrazio anche per la citazione dei vescovi spagnoli e per il suo impegno per la formazione culturale e politica improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili.
Ma rivolgendosi ai pastori del popolo cristiano lei dovrebbe ricordare che tra i valori non negoziabili nella vita, nella vita cristiana e soprattutto in politica entrano tutta una serie di comportamenti di vita, di etica pubblica e di testimonianza sui quali non mi sembra che il partito di cui lei fa parte né gli alleati che si è scelto siano pienamente consapevoli.
Sarebbe bello stendere un velo pietoso su tutto ciò che riguarda il capo del suo partito, sul quale non credo ci siano parole sufficienti per stigmatizzare i comportamenti, le esternazioni, le attitudini pruriginose, le cafonerie, le volgarità verbali che costituiscono tutto il panorama di disvalori che tutti i pastori del popolo cristiano cercano di indicare come immorali agli adulti cristiani e dai quali cercano di preservare le nuove generazioni. Sarebbe bello ma i pastori non possono farlo perché lo spettacolo indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria modificazione dei valori di fondo della nostra società (come lei dice) operata anche grazie allo strapotere mediatico che ha realizzato una vera e propria rivoluzione (questa sì che gli è riuscita) secondo la quale oramai il relativismo morale, tanto condannato dalla Chiesa, è diventato realtà. Concordo con lei, su questo mediare significherebbe accettare. Un'idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, di pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli.
Oltre a questo lei siederà nel Senato della Repubblica insieme a tutta una serie di personaggi che coltivano ideologie razziste, populiste, fasciste che sono assolutamente anti-cristiane, anti-evangeliche, anti-umane. Mi consenta di dirle francamente che il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi e, mi creda, mentre nel Vangelo non c'è una sola parola sulle unioni omosessuali, sul fine vita e sull'aborto: sulle discriminazioni, invece, sul rifiuto della violenza e su una visione degli altri come fratelli e non come nemici ci sono monumenti innalzati alla tolleranza, alla nonviolenza, all'accoglienza dello straniero, al rifiuto delle logiche della furbizia e del potere. Mi dispiace, gentile senatrice, ma non riterrò di fare qualcosa né per lei, né per il suo partito, né per i vostri alleati, anzi. Se qualcosa farò anche in queste elezioni questo non sarà certo di suggerire alle pecorelle del mio gregge di votare per quelli che mi scrivono lettere esibendo presunte credenziali di cattolicità.
Mi sforzerò, come raccomanda il cardinale, di mettere in guardia tutti dal farsi abbindolare da certi ex-leoni diventati candidi agnelli. Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale, e consigli il suo capo di seguire l'esempio fulgido del Papa. Sarebbe una vera opera di misericordia nei confronti del nostro popolo.
don Gianfranco Formenton
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Perugia, 8 febbraio 2013
Gentile Parroco,
mi sono decisa a scrivere questa lettera ai pastori del popolo cristiano dell'Umbria perché, dopo cinque anni trascorsi in Senato, so con certezza che nei primi mesi della prossima legislatura dovranno essere affrontati in Parlamento parecchi argomenti che riguardano temi etici importanti e delicatissimi. Mi riferisco, tra le altre, alle disposizioni sul fine vita (chi non ricorda il caso Englaro), alla legge sul matrimonio per le coppie omosessuali, all'adozione di bambini nelle stesse coppie omosessuali, alle problematiche sull'uso degli embrioni, all'apertura all'aborto eugenetico (che, di fatto, si va già diffondendo).
In Parlamento, lo scorso anno, ho costituito, assieme ad altri colleghi, l'Associazione parlamentare per la Vita. Una Associazione che è stata un baluardo contro ogni attacco volto a modificare in senso negativo la nostra legislazione. Malgrado ciò recenti orientamenti dei giudici hanno intaccato lo stesso dettato costituzionale in tema di famiglia, di adozioni e di fine vita.
Immagino che sulla politica economica del mio partito non tutto possa essere pienamente condivisibile e che, magari, alcuni preferiscano soluzioni diverse da quelle che abbiamo proposto o che abbiamo in programma di fare. Sui temi etici però, a differenza di altri partiti, il PdL è stato sempre unito e coerente, perché composto da molti cattolici e da altri che si definiscono laici adulti, la cui formazione culturale e politica è in ogni caso improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili. Se di politica economica si può discutere (ma io ho sempre lottato per orientare al bene comune l'azione dello Stato), su queste tematiche non ci sarà possibilità di mediazione. Mediare significherebbe comunque accettare che, prima o poi, si compia un'escalation che ha come traguardo la modificazione dei valori di fondo della nostra società, da ultima, per usare la denuncia dei vescovi spagnoli, la separazione della sessualità dalla persona: non più maschio e femmina, ma il sesso sarebbe un dato anatomico senza rilevanza antropologica. È necessario che nel futuro Parlamento ci sia un numero di persone sufficienti a non far passare leggi contro la famiglia, l'uomo e la sua vita. Io mi sono impegnata e mi impegnerò in questo senso. Per questo chiedo anche il Suo sostegno e ringrazio per tutto quello che riterrà di fare. Devotamente saluto,
(18.2.13) PINUCCIO E ANTONIO CONDIVIDONO IN PARADISO LA GIOIA DI DIO (Don Gildo Albanese) - Carissimi amici di Galatro,
Ho incontrato oggi casualmente Michele Scozzarra che mi ha dato la triste notizia della morte del caro Giuseppe Sorrentino.
Ho provato in quel momento lo stesso dolore interiore di quel 13 giugno u.s. per la morte di mio fratello Antonio.
Erano tutti e due disabili ma per noi e le nostre famiglie erano il più grande tesoro! Ci hanno arricchito di sorriso, comunione, amicizia sincera; ci hanno insegnato a capire la vita come dono di sé; ci hanno insegnato veramente come si ama Dio e come si prega, perché per amarlo veramente bisogna avere il cuore puro come il loro.
Vorrei con questo mio messaggio arrivare ai familiari di Giuseppe per dire loro grazie per l'esemplarità e la testimonianza piena di dignità e di amore che hanno dato alla Comunità nel curare quotidianamente Giuseppe soprattutto con l'amore.
Adesso Giuseppe è in Paradiso, là incontra Antonio e insieme condivideranno per l'eternità la gioia di Dio.
Questi due dolcissimi fratellini non sono più nostri, sono di Dio e sono per sempre la gioia dei nostri genitori che sulla terra li hanno amato di amore intenso. Oggi noi abbiamo bisogno di loro e della loro preghiera. Il pensarli e il saperli nella fede in Paradiso non allevia il nostro dolore; personalemte Antonio mi manca e quanto! Penso che la stessa esperienza la stanno vivendo i fratelli di Giuseppe. Facciamocci coraggio a vicenda nel nome del Signore. Fraternamente don Gildo
Antonio e Pinuccio
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Riportiamo una breve riflessione di Michele Scozzara (ed una foto) in occasione della morte di Antonio Albanese:
Ho appena saputo della morte di Antonio, il fratello di don Gildo Albanese.
Antonio, per tutti gli anni in cui don Gildo è stato parroco a Galatro, è stato sempre presente in ogni manifestazione che si è svolta nel nostro paese… mi piace ricordarlo, visto l’entusiasmo che manifestava ogni volta che capitava di incontrarci, come una presenza che non è mai andata via da Galatro.
Che riposi in pace, nella gloria del nostro Dio che, accanto a don Gildo, ha sempre con-celebrato ogni mattina. Michele Scozzarra
Antonio (primo in piedi a sinistra) con la classe della signora Trungadi
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Resterai per sempre lo zio speciale...
Nicola
Pinuccio col nipote Nicola Sorrentino
Nella foto piccola in alto: Don Ermenegildo Albanese, già parroco a Galatro.
(1.3.13) SULL'AGGRESSIONE A DON COSIMO (Pasquale Cannatà) - Mi associo con forza a quanti hanno espresso il loro sdegno per l’aggressione subita da don Cosimo, anche se mi sfugge il perché per la denuncia si sia rivolto ai carabinieri di Galatro invece che a quelli di Taurianova cui credo spettasse la competenza: forse, anche se non ha riconosciuto bene il suo aggressore, ha avuto il sospetto che si trattasse di un nostro concittadino?
Il redattore dell’articolo ipotizza poi che l’aggressore abbia agito “in modo avventato perché spinto dalla disperazione” in quanto don Cosimo aveva chiesto offerte maggiori durante le messe e “avrebbe successivamente stilato un prezzario per le principali funzioni religiose”.
Vorrei ricordare a tutti i denigratori della Chiesa, che mettono in risalto i pochi (in percentuale) casi in cui alcuni pastori si comportano come tanti Giuda e tradiscono lo spirito del Vangelo, e non pensano alle numerosissime opere di carità e di accoglienza che esistono in tutto il mondo per merito di eroici seguaci di Gesù Cristo, che le offerte per qualsiasi funzione religiosa sono libere e non obbligatorie, che non bisogna “farsi prendere dalla disperazione” se non si hanno i soldi per fare un’offerta, e non credo che don Cosimo avrebbe preteso il benché minimo obolo da una famiglia bisognosa.
Se una famiglia fa officiare il rito funebre per un parente defunto, ingaggiando una banda per la musica sacra da suonare nel tragitto fino al cimitero, un carro trainato da chissà quanti cavalli, fiori a profusione e chissà cos’altro, il sacerdote potrebbe a ragione aspettarsi anche una buona offerta per le necessità della parrocchia, ma senz’altro non pretenderà un euro per un semplice funerale di un riconosciuto povero della sua parrocchia: nel mezzo ci stanno le offerte, non per lui, ma per le necessità della parrocchia, modulate a seconda delle possibilità e della generosità di ognuno.
Stesso discorso per i matrimoni: riporto quanto letto nell’articolo che la rivista pubblicava ieri forse non a caso a ruota di quello sull’aggressione a don Cosimo. Oggi la rubrica “la lanterna di Diogene” si ferma non so perché all’articolo precedente a quello da me letto, ma ecco quanto in esso c’era scritto:
«Siamo in una Chiesa, in una città (indefinita per convenzione), dentro la sagrestia, una coppia di futuri sposi: lui impiegato, lei studentessa universitaria, "Padre – inizia lui - ci piacerebbe sposarci in questa Chiesa il (...)", Ed il buono e misericordioso (?) padre (stavolta con la lettera minuscola) risponde: "Va bene, la data è libera, però (c'è sempre un però in questi casi e quel però è...), l'offerta volontaria è di 1.000 euro". Questo, quanto è accaduto ad una coppia di sposi che sogna il fatidico "Sì" del per tutta la vita (mera e crudele illusione), dialogando con un signore (rigorosamente con la lettera minuscola), tutto profumato e vestito con un paio di jeans a vita bassa (marca Hugo Boss), scarpe a punta in pelle martellata (marca Paciotti), asserendo di essere un prete (sempre in minuscolo) che gli espone un prezzario di "prestazioni d'opera" ecclesiastiche. Al Nord (in provincia di Bergamo) per una cresima il parroco ha chiesto per l'addobbo floreale 100 euro a testa a circa 35 famiglie, e nel giorno della funzione conti alla mano c'erano tre piante grasse e una decina di calle (dopo la celebrazione un furgone di una ditta floreale dopo la fine della funzione se è portato via tutto). Quindi, facciamo due conti: cento euro per trentacinque fanno 3.500 euro: alla faccia dell'addobbo.»
I due casi (se veri, ma ho i miei dubbi vista la precisione con cui vengono citate le firme dell’abbigliamento del sacerdote) rientrano nella percentuale (almeno1/12 come per gli apostoli, rapporto traditore/fedeli) degli immancabili giuda, ma se ci si può aspettare una buona offerta per la parrocchia da chi si sposa con un abito da migliaia di euro, fa ricevimenti presidenziali e viaggio di nozze alle Maldive, sono sicuro che ogni parroco offrirebbe gratis non solo la funzione religiosa, ma anche le sale del patronato per un rinfresco ad una coppia di innamorati che vuole intraprendere una vita coniugale benedetta da Dio.
Sposarsi non costa niente, quello che costa è il volersi mostrare con tutte le apparenze che la tradizione quasi impone: se quelli che vanno a convivere perché il matrimonio costa migliaia di euro avessero un briciolo di fede, potrebbero farlo tranquillamente dopo aver partecipato ad una semplice messa durante la quale il sacerdote dovrebbe solo aggiungere le parole e la benedizione richieste per celebrare il Sacramento del matrimonio. Il tutto gratis et amore Dei.
Neanche il funerale costa, così come Battesimo e Cresima: ma se si spendono tanti soldi per vestiti, regali e ricevimenti in bei ristoranti, sarà l’offerta (libera!!!) al parroco a sconvolgere le finanze di quelle famiglie?
Per fortuna l’articolista chiude con questa nota:
“Una volta un teologo progressista affermò queste testuali parole, "La Chiesa sta divenendo per molti l'ostacolo principale alla fede. Non riescono più a vedere in essa altro che l'ambizione umana del potere, il piccolo teatro di uomini che, con la loro pretesa di amministrare il cristianesimo ufficiale, sembrano per lo più ostacolare il vero spirito del cristianesimo", quel teologo si chiamava Joseph Ratzinger.”
Pensava di dare il colpo di grazia alla Chiesa, non accorgendosi invece di avvalorare il fatto che essa pur essendo composta da uomini peccatori, anche nei momenti più bui è sempre capace di far sorgere nel suo seno persone capaci di riformarla riportandola sulla giusta via. Ecco cosa scrive Antonio Socci sul suo sito: «Ratzinger fin da cardinale continuava ad affermare che la Chiesa è “semper reformanda” (deve essere sempre rinnovata), ma sottolineando che è sempre stata rinnovata non dai riformatori (che hanno fatto disastri), ma dai santi.
I media non lo capiscono. Se fossero esistiti – per esempio – nel XVI secolo, tv, internet e giornali avrebbero raccontato solo trame, corruttele, nepotismi, prostitute e altre cose simili. E avrebbero diagnosticato che la Chiesa stava morendo. Intervistando ogni giorno Lutero.
In effetti nessuna istituzione umana sarebbe mai sopravvissuta a tanta “sporcizia”.
Invece la Chiesa uscì da quel secolo con una rinnovata giovinezza, con uno slancio e una bellezza travolgente e attraversa i secoli. Perché non è una istituzione umana, ma letteralmente una “cosa dell’altro mondo”.
Per capirlo i media nel XVI secolo avrebbero dovuto spostare i riflettori su una quantità immensa di santi che, proprio in quegli anni, il Signore fece sgorgare nel giardino della sua Chiesa.»
Nelle foto, dall'alto in basso: Pasquale Cannatà, Don Cosimo Furfaro, La chiesa di San Giuseppe a Taurianova.
(25.3.13) PROBLEMA DIGA SUL METRAMO... NON SOLO SICUREZZA! (Michele Scozzarra) - Nelle scorse settimane è rimbalzata la notizia, ampiamente documentata anche su Galatro Terme News, che l’invaso della diga sul fiume Metramo è attualmente al massimo livello di riempimento e, data la situazione di possibile pericolo, visto il mancato collaudo e l’assenza di adeguati sistemi di sorveglianza, il Sindaco di Galatro Carmelo Panetta, ha indetto una riunione operativa, che si è tenuta nel Municipio di Galatro con il Consorzio di Bonifica, la Ragione Calabria, il Prefetto, ecc.
Non sappiamo gli sviluppi di questa riunione, tenuta il 12 marzo, anche se, pare, che è stata fissata un’altra riunione per la prima settimana del mese prossimo. Il Sindaco di Galatro, senza mezzi termini, nella sua lettera di convocazione per l’incontro, da atto che “ … visto lo stato di piena dell’invaso e quantunque i diversi Enti, a ciò preposti, hanno confermato la volontà di procedere al suo collaudo, ancora oggi non vi è documentazione in proposito, tale da rassicurare circa la sicurezza dell’opera… e dato atto che non vi sono sistemi di sorveglianza (e se esistono, il Comune di Galatro non ne è a conoscenza) atti a segnalare eventuali deficienze della struttura… per questo ha indetto la riunione operativa onde discutere e dare concreta attuazione agli adempimenti normativi in merito”.
Domande legittime che non possono rimanere senza risposta ma, senza voler eludere le preoccupazioni espresse dal Sindaco, legittime e sacrosante, ritengo opportuno tracciare, a brevi linee, un “profilo” della diga sul Metramo, sulla problematica tecnica che è scaturita dalla realizzazione di quest’opera, tanto impegnativa per le soluzioni tecniche e metodologiche adottate, alcune delle quali applicate, per la prima volta in Italia nelle strutture di dighe in materiali sciolti, perché ritengo che non tutti sono a conoscenza di questo, e sapere tecnicamente “che cos’è questa entità astratta chiamata diga”, forse contribuirà ad allontanare tanti argomenti, il più delle volte fatti “senza cognizione di causa”.
Nel luglio del 1985, organizzato dal Consorzio di Bonifica della Piana di Rosarno e dalla FELOVI (l’impresa appaltatrice dei lavori della diga), si è svolto presso i cantieri della diga il “Congresso Mondiale delle Grandi Dighe”, al quale hanno preso parte tecnici venuti apposta da tutte le parti del mondo.
Penso non sia inutile riportare, sommariamente, quello che in questa circostanza è stato detto sulla Diga (che a mia firma è apparso in un ampio servizio pubblicato il 5 luglio 1985 sul quotidiano Oggisud), come contributo a capire il senso di quanto contiene l’espressione, divenuta ormai usuale, che “dormiamo con trenta milioni di mc d’acqua sulla testa”:
«Il tema della creazione di un serbatoio sul fiume Metramo, ha formato oggetto di studi, da parte della Cassa per il Mezzogiorno e del Consorzio di Bonifica della Piana di Rosarno, risalenti a molti anni addietro: con essi, si tendeva alla formazione di adeguate riserve di acqua da assegnare al servizio delle vaste superfici di collina e pianura del Comprensorio, che aveva in programma di destinare all’irrigazione. Gli studi ebbero a concretizzarsi con la presentazione, nell’ottobre 1962, di un progetto di massima, a firma del dott. Ing. De Rogatis, sotto la guida dell’ing. Augusto Borrelli. Il progetto di massima venne quindi concepito essenzialmente per poter derivare l’acqua a scopo irriguo durante la stagione estiva, invasando i serbatoi durante il periodo invernale. Dopo approfonditi studi, portati, avanti con competenza e tenacia, e anche con passione, dai tecnici della Cassa per il Mezzogiorno, si è pervenuti, nel 1981, alla fase di realizzazione dello schema idrico avviando, per prima la costruzione della diga sul fiume Metramo...
Il Consorzio di Bonifica, costituito sin dal 1939, opera su un comprensorio di circa 87 mila ettari ricadenti nella fascia tirrenica della provincia di Reggio Calabria. Assume rilevante importanza l’opera sul Metramo. Difatti, finito il sogno delle ciminiere nelle pianure calabresi e costatato che la grande industria tarda a venire, l’unico settore, oltre a quello turistico, che può determinare occupazione e reddito è certamente quello agricolo, unitamente all’industria di trasformazione dei prodotti stessi. Non vi è dubbio quindi che quest’opera, che consentirà l’utilizzazione di tanti milioni di metri cubi d’acqua, rendendo irrigue vaste zone di territorio, rappresenta uno dei punti basilari del processo di evoluzione...
La diga è impostata in corrispondenza della stretta della Castagnara. L’andamento piuttosto irregolare delle sponde ha suggerito la scelta di un’asse longitudinale mistilineo: questo determina una lieve concavità verso monte della struttura, nella zona di maggiore altezza, ed una modesta flessione verso la sommità dell’imposta sinistra. Ne risulta uno sviluppo complessivo del coronamento di 596 metri. Le caratteristiche geotecniche variabili nei terreni di fondazione, l’alta sismicità della zona e le irregolari morfologie delle sponde hanno fatto escludere la costruzione di una struttura di tipo rigido. È stata perciò studiata una diga di tipo misto; terra-rockfill, particolarmente concepita in rapporto all’elevata sismicità della zona delle opere. La tenuta della diga in fondazione è realizzata mediante un articolato sistema di iniezioni lanciate in profondità, a partite dalla base de! nucleo. Una parte dell’intervento assicura l’impermeabilizzazione del terreno nelle zone più prossime all’imposta del nucleo. La strumentazione adottata consente i tradizionali controlli in corpo diga, sia durante la fase esecutiva che nel corso dell’esercizio e, data la sismicità della zona, il rilevamento di movimenti tellurici principali e indotti. A completamento di questa strumentazione si è prevista una fitta rete di punti di riferimento topografico e una serie di piezometri opportunamente disposti sia in fondazioni che fuori dall’impronta della diga…
I lavori sono stati consegnati ufficialmente l’8 giugno 1981 e lo svolgimento di essi era distinto in due fasi diverse: la prima della durata di circa 2 anni, durante la quale sono state effettuate alcune ulteriori indagini a conferma delle previsioni progettuali; la seconda, dopo l’esito positivo delle indagini supplementari, ha visto l’inizio di tutte le opere connesse alla realizzazione della diga. La natura dei terreni e la presenza di abbondanti acque hanno reso particolarmente difficoltoso l’avanzamento dello scavo per il verificarsi di rilasci di fornelli, ed hanno imposto l’adozione di interventi speciali quali infilaggi espansi in calotta e trattamenti di consolidamenti preventivi. Ciò malgrado l’avanzamento è stato accompagnato da notevolissime difficoltà con soste forzate, che hanno comportato un notevole slittamento dei tempi di esecuzione dell’opera...
Il progetto speciale “Schemi idrici della Calabria” che interessa tutto il territorio della Regione Calabria, è stato istituito per dotare il territorio calabrese della infrastruttura idraulica necessaria per distribuire le risorse idriche in modo ottimale ai vari settori idroesigenti (Irriguo, Potabile, Industriale). Le opere vitali degli schemi idrici sono gli invasi che accumulano in posizioni strategiche le abbondanti acque invernali e le lasciano nei periodi di richiesta - all’80 per cento nel periodo estivo nel quale a fronte di una richiesta di punta di 120 mc al secondo le disponibilità globali di tutta la regione oscillano tra minimi di 30 mc sec. a medie di 50 mc sec. La diga sul Metramo è inquadrata nello schema idrico intersettoriale della Piana di Gioia Tauro-Rosarno, (sottosistema tirrenico Meridionale) nell’ambito del sistema idrico meridionale. Esso rappresenta il fulcro più importante dell’alimentazione idrica essendo posto in posizione strategica a quota 800 m.s.m. …
Come materiali per la confezione del nucleo impermeabile della diga del Metramo è stata prevista l’utilizzazione di un complesso di terreni a grana prevalentemente sabbioso-limosa costituenti una copertura di depositi continentali sovrapposta alle rocce del basamento cristallino calabro. Si è inoltre costatato che la scopertura del materiale, e quindi la sua scopertura all’area, determinava una sensibile riduzione dell’umidità solo nella porzione corticale. Si è reso necessario asciugare la dovuta riduzione di contenuto d’acqua tramite prosciugamento in forno del materiale….»
A questo punto resta solo da dire che, a distanza di vent’anni dal suo completamento, la diga ancora non funziona. L’unica considerazione che si può fare è che l’invaso, capace di contenere 30 milioni di metri cubi di acqua, fino a quando è rimasto vuoto (alla stregua di una vasca priva di accesso e quindi inutilizzabile), ben pochi hanno alzato la voce, se non per denunciare la creazione di un altro inutile monumento allo sperpero, con le conseguenti attenzioni della Magistratura.
Oggi il problema è diverso, al di là delle destinazioni d’uso (irriguo, potabile, industriale) finalizzate allo sfruttamento della diga una volta riempita, resta aperto, e non può rimanere senza risposta il “problema così delicato ed importante per la sicurezza dei cittadini” invocato dal Sindaco di Galatro nella sua lettera dove ha coinvolto tutti gli Enti preposti alla sicurezza e sorveglianza della diga…
In una precedente occasione, proprio nell’aula del Consiglio Comunale, il Sindaco Panetta ha affermato che “più volte ha scritto agli Enti preposti per smuovere le acque, quando l’acqua ha raggiunto il massimo livello, ma non sono mai venuto a capo di nulla, nonostante la denuncia che in una eventuale emergenza, l’Amministrazione non è in grado allestire un eventuale piano di evacuazione e gli argini non sono in grado di reggere a una eventuale emergenza… Qualcuno deve farsi carico del problema, perché il problema esiste e, considerato che la diga così come è adesso non serve a nessuno e gestirla in questi termini rappresenta solo un pericolo che non ci porta nessuna utilità… il nostro progetto è riuscire a far mettere d’accordo i vari soggetti interessati per un progetto di sviluppo per la diga… bisogna trovare un progetto per usare la diga… Renderla sicura e utile… altrimenti svuotiamola!"
Queste domande e considerazioni non possono rimanere senza risposta. La capacità, e possibilità di risposta a queste domande renderà credibile un progetto di sviluppo che, allo stato, non solo non è in grado di dare risposte adeguatamente confacenti alle modalità di utilizzo di un serbatoio di tanti milioni di metri cubi d’acqua… ma, ancora peggio, non potrà mai rendere credibile un progetto che non esiste!
Nelle foto, dall'alto in basso: invaso della diga pieno con lo sfioratore a calice quasi sommerso; panorama dell'invaso nella stessa situazione; lo sfioratore a calice con la diga vuota; due disegni illustrativi delle caratteristiche della diga sul Metramo.