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< 1998 Commenti 1999 2000 >

7.7.99 - Il ben-essere: confronti
di Mariarosa Galimberti

18.7.99 - uomini e Uomini
di Nicola Pettinato

2.8.99 - Vivere
di Nicola Pettinato

21.10.99 - donne e Donne
di Mariarosa Galimberti

10.11.99 - Bookmaker
di Nicola Pettinato





(7.7.99) (Ospitiamo un intervento di Mariarosa Galimberti che ci permette di fare raffronti tra vari ambienti di vita)
IL BEN-ESSERE: CONFRONTI (di Mariarosa Galimberti) - Nel paese dove sono, in provincia di Lecco, nella benestante Brianza, c'è un piccolo fiume, la Molgora, così inquinato che puzza. Nel prato, che degrada verso l'ansa del fiume, c'è un depuratore, che puzza. Nel bosco, sotto i condomini, c'è un depuratore, che puzza. Puzzano poco, e non sempre, s'intende, perché ci sono i deodoranti e poi ci si fa l'abitudine. Qui le case sono mischiate alle industrie; i TIR passano davanti casa e le sirene degli antifurti suonano più volte al giorno. Il paese è in cima a una collina, da sud arriva il collegamento diretto con le autostrade, a est e a ovest un piccolo prato è la separazione dal prossimo villaggio, solo a Nord c'è un tratto di collina non costruita ed è lì che si sta individuando il tracciato per un'ennesima bretella. A volte, come oggi, il cielo è limpido e terso e le montagne si stagliano nitide.


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(18.7.99) UOMINI & UOMINI (di Nicola Pettinato) - La Storia è riconducibile ad una mera lotta fra opposti individualismi. L'egoismo è il filo conduttore che ha percorso l'esperienza umana da Neandertal ad oggi. Le pagine più "gloriose" di ogni popolo, la ragion d'essere di ogni Stato non sono altro che storie di sangue, sopraffazione e morte. Questo pianeta non ha mai concesso diritto d'asilo agli esseri miti e a coloro i quali aborrano la violenza o subordinino il proprio "ego" al bene comune. Chi non si omologa al "senso comune", chi non sa odiare, deve mettere in preventivo una vita tutt'altro che esaltante, fitta di battaglie combattute ad armi impari: da una parte la clava, dall'altra la disperata ricerca della ragione e della civile convivenza.
Oggi le forme di sopraffazione e di violenza sono molto più raffinate che in passato, nelle società "civili" non si pratica più la caccia alle streghe, non ci sono i roghi per gli eretici né i lavori forzati per gli schiavi, l'egoismo e la prepotenza vestono abiti più eleganti e dispongono di armi più sofisticate di un volgare muscolo in bella vista.
Le moderne priorità sono il potere ed il piacere, non è rilevante come raggiungerle, i moderni Machiavelli sacrificano sull'ara dei nuovi Dei ciò che potrebbe costituire un impaccio; coerenza e dignità sono ridotte al rango di strumentali specchietti per le allodole da usare senza scrupoli al momento opportuno ma da non praticare mai con troppo zelo e per troppo tempo.
Fra i grandi del mondo nessuno sogna di citare chi dedica la propria vita ad un'idea, un sogno da realizzare, un principio da non emendare, il mondo è un enorme "suk" dove si può vendere e comprare di tutto, dalle cose agli uomini: è solo una questione di prezzo.
Sono davvero pochi gli eroi che non accettano tutto questo come un dato di fatto irreversibile; ovunque siamo prima o poi ci troveremo di fronte ad un bivio e non sempre riusciamo ad imboccare la strada giusta, le tentazioni sono tante e spesso irresistibili, la coerenza ed i princìpi nel breve periodo non pagano di certo e non tutti sono disponibili ad attendere.
Le sirene che promettono tutto e subito non mancano: in politica, nella società, nell'ambiente di lavoro troviamo sempre qualcuno pronto ad illustrarci la formula magica della vita. Non ci sarebbe nulla di male se finisse tutto qui, il guaio è che quasi sempre a prevalere e riscuotere successo è chi usa meno la ragione, non è raro riscontrare analisi superficiali di problemi complessi. Chi di noi non ha mai sentito dire che per eliminare gli omicidi basta imporre la pena di morte o per rendere più vivibili le nostre città bisogna rimandare a casa gli stranieri?
Le più grandi tragedie nella storia dell'uomo sono figlie di analisi grossolane e volgari, il nostro secolo in particolare rappresenta una vera e propria galleria degli orrori, dall'olocausto del popolo ebraico fino alla pulizia etnica nei Balcani l'impronta della stupidità umana è evidente.
Io non ho la soluzione in tasca ma credo di poter lanciare una sfida a tutti i lettori…. siete disposti a cambiare il mondo? Mi pare di sentire le vostre risposte: non siamo degli eroi né dei super uomini. Lo so! Ma so altresì che per cambiare il mondo non servono eroi, basta soltanto non essere in vendita..... sfida raccolta?


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(2.8.99) VIVERE (di Nicola Pettinato) - Galatro è un vero e proprio laboratorio di antropologia. E' possibile studiare una grande varietà di soggetti ma soprattutto è possibile capire perché la Calabria ed il sud in genere si trovano in condizioni di evidente inferiorità rispetto al resto del Paese.
Il più radicato dei mali è la tendenza, anzi la spasmodica ricerca, di un capo; non è necessario che esso sia dotato di una qualsivoglia qualità, lo si può anche disprezzare e odiare ma deve comunque esserci. Ogni galatrese tende ad identificarsi in un "branco" e quindi ha bisogno di una guida a cui delegare ogni potere. Chi non accetta la logica del branco commette l'errore contrario: ritiene di sapere tutto e di poter risolvere da solo qualsiasi problema. Sia gli uni che gli altri hanno provocato e provocano più danni di Attila.
Dalle nostre parti si interpreta a proprio uso e consumo persino il vocabolario: libertinaggio diventa sinonimo di libertà, democrazia è anarchia e iniziativa privata significa egoismo sfrenato ed eliminazione della concorrenza con qualsiasi mezzo, il tutto, ovviamente, sotto adeguata copertura da parte del capo branco.
Chi ambisce al ruolo guida ha tutto l'interesse a perpetuare la "tradizione", pena il declassamento a semplice cittadino, il che per molti miei illustri compaesani risulterebbe insopportabile in quanto il concetto stesso di cittadino non trova riscontro a queste latitudini. Per essere qualcuno bisogna avere un titolo da sfoggiare allora il signor Tizio diventa Professor Tizio, il signor Caio Don Caio e così via; se il titolo non lo si ha, poco male, un dottorato non si nega a nessuno!
A Galatro sembra di vivere dentro un romanzo di Kafka dove l'assurdo diventa la norma. Dalle nostre parti è possibile ignorare le ordinanze sindacali qualora non dovessero essere di gradimento; in questo angolo di Svizzera nessun vigile vi multerà mai, potrete parcheggiare in quarta fila, schiamazzare per le vie del paese, gettare i rifiuti lungo il fiume che attraversa il centro... insomma lungo le rive del Metramo si può assaporare fino in fondo il gusto della libertà. Chi non riesce ad identificare questo ameno luogo con il paradiso terrestre passa per essere lo scemo del villaggio che non capisce nulla delle cose della vita.
Già, la vita. Non è facile definire il concetto di vita in un simile contesto. Per una persona "normale" diventa un'impresa titanica riuscire a vivere senza diventare un tassello del fosco mosaico appena descritto. Molte persone valide e capaci che hanno avuto in sorte di nascere a Galatro non appena possibile lo hanno lasciato; no, non sono dei vigliacchi, sono semplicemente persone "normali" che non intendono trasformare la propria esistenza in una continua battaglia contro l'assurdo, probabilmente dove si trovano adesso avranno di fronte tanti problemi e tante altre battaglie da condurre ma sono certo che nessuno oserà mai considerarli dei mentecatti solo perché credono nel diritto e nelle regole.
L'Autorità con la "A" maiuscola non esiste e diventa possibile trasformare la pubblica via in un pezzo di Far West. Qualche nostro solerte cittadino, recentemente, ha pensato bene di dare alle fiamme l'auto di un presunto pedofilo: ovviamente nessuno sa chi sia ma tutti plaudono all'eroico gesto. A questo punto ho una proposta che potrebbe snellire le procedure burocratiche e far risparmiare un mucchio di soldi: perché non chiudiamo i Tribunali ed al loro posto istituiamo una forca sulla pubblica piazza da dove far penzolare i delinquenti? Vi sembra un'assurda elucubrazione? Allora fate un salto a Galatro, sono sicuro che rivedrete molti vostri concetti che credevate oggettivamente insindacabili.


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(21.10.99) DONNE E DONNE (di Mariarosa Galimberti) - Non mi omologo al "senso comune", non so cosa sia il "buon senso"; credo che il fine del mio lavoro di insegnante sia che i ragazzi imparino ad amare lo studio e che imparino il valore della solidarietà e dell'amicizia. Niente di più lontano dal fine reale della scuola: buttare i ragazzini e gli insegnanti in situazioni ingovernabili, nella maggior confusione possibile, sostenendo scelte assurde dal punto di visto didattico e relazionale con motivazioni pretestuose. Sto lottando in cerca di civiltà e coerenza e vinco qualche piccola battaglia, ma naturalmente non c'è traccia di un riconoscimento del lavoro che ho fatto finora, anzi, se non mi muovo a trasferirmi sarò colpita da una clava mascherata tra i sorrisi. Le donne al potere non sono più leali degli uomini: gestiscono il loro piccolo potere in camera caritatis, alleandosi con questo e con quello secondo la convenienza.
Io sono stanca, fatemi sapere se c'è qualcuno che va combattendo per arcaiche chimere come le mie. Intanto molti e molte fanno scelte di comodo, difendono il poco che hanno e non rischiano nulla né per un lavoro né per un amore.


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(10.11.99) BOOKMAKER (di Nicola Pettinato) - Galatro continua a vegetare, lo stato di coma in cui versa da anni non accenna a regredire. L'argomento più serio in voga in questa landa desolata è il calcio, solo una folgorazione come quella di Paolo sulla via di Damasco potrebbe scuotere le coscienze ma nonostante chi scrive sia un cattolico praticante bisogna accettare l'idea che i miracoli non sono all'ordine del giorno.
Il pessimismo in un contesto del genere è d'obbligo. La cartina di tornasole della miseria galatrese sarà costituita dalle prossime consultazioni amministrative del 2001, con largo anticipo rispetto alla scadenza accetto scommesse non sul risultato, che visto il materiale umano a disposizione è un dato irrilevante, ma sul fatto che quando mancherà più o meno un anno alla fatidica tenzone, lungo le rive del Metramo nasceranno come funghi circoli, gruppi e gruppetti vari con l'unico scopo di condizionare il più possibile la redazione delle liste dei candidati. Nessuno avrà un programma, nessuno parlerà di progetti per il futuro ma tutti cercheranno di accaparrarsi una fetta di "potere" per se o per il proprio gruppuscolo. A scadenza fittissima si susseguiranno riunioni, seminari ed incontri vari dove l'odore di fritto d'aria risulterà intensissimo. Il carnevale di Rio sembrerà, al confronto, un festino rionale in quanto per le vie di Galatro si assisterà ad un fermento che agli occhi dell'osservatore esterno potrebbe sembrare foriero di chissà quali epocali svolte. Non ci sarà nessuna svolta e i candidati alla carica di Sindaco saranno ostaggi dei loro finti alleati, specchietti per le allodole. C'è da stare certi che di allodole a Galatro ce ne siano e ce ne saranno a centinaia, i volatili buggerati rimuoveranno presto la presa per i fondelli pronti a replicare lo spettacolo a comando come le foche ammaestrate del circo Orfei.
È sempre accaduto e nulla lascia presagire qualcosa di nuovo. Gli errori del passato non hanno insegnato niente perché gli astanti sono assolutamente incapaci di apprendere, vuoi per limiti "strutturali" vuoi per volgare convenienza, vera o presunta che sia.
Un numero sempre maggiore di galatresi di buon senso decide di andare a vivere altrove e non posso certo censurarli avendo l'ambizione di imitarli in tempi brevi.
Il dramma vero è che a Galatro non ci s'impegna per progredire ma per sopravvivere! Qui non si lavora, non si pensa, non si lotta; si subiscono gli eventi e basta! Se il fato vorrà il nostro progresso economico e sociale bene, altrimenti dal nostro interno non sorgeranno mai le energie necessarie al miglioramento in quanto queste sono soffocate sin dalla fase embrionale.
La responsabilità è di tutti ma guai a pensare: tutti colpevoli = tutti innocenti. Ci vorrebbe un bel manipolo di eroi, Galatro sembra fatta per loro non per le persone normali.


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