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< 1999 Cultura 2000 2001 >

15.4.00 - E' nato un nuovo sito su Galatro

24.6.00 - Maturità
di M.R.G.

3.7.00 - I flauti di Macrì

Massimo Distilo

8.9.00 - Il miracolo di San Cono a Galatro nel XII secolo

7.10.00 - Raffaella Sorrentino pittrice: da Galatro a Milano

30.10.00 - "Il mio Natale": nuovo libro di Umberto Di Stilo





(15.4.2000) E' NATO UN NUOVO SITO SU GALATRO - Un nuovo sito su Galatro è nato ultimamente. Si tratta di una pagina che ha come titolo "Galatro ieri e oggi" e ha il fine di mettere in evidenza alcuni avvenimenti, luoghi e personaggi del passato e del presente del nostro paese. Il sito è stato realizzato da Rocco Mamone. Invitiamo i lettori che vogliono visitarlo a cliccare sul link Galatro ieri e oggi.

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(24.6.2000) MATURITA' (di M.R.G.) - Vorrei ringraziare Tullio De Mauro per la sua intelligenza orientata verso l'alto. In questo periodo in cui gli orientamenti politici di destra e di sinistra sono così confusi, meglio puntare su una direzione tanto nuova quanto ancestrale: l'alto.
Naturalmente c'è una soddisfazione personale: Saba è il mio poeta preferito, mai particolarmente lodato ed era citato in due temi.


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Flauto Pipita Zufolo (3.7.2000) I FLAUTI DI MACRI' (Massimo Distilo) - Giuseppe Macrì è un costruttore di strumenti musicali aeforoni di tradizione popolare. Egli vive a Galatro e da molti anni si dedica alla costruzione di tali strumenti. Li realizza prevalentemente in canna o in sambuco. I principali tipi di realizzazione sono tre:
flauti a becco in canna di dimensioni diverse;
clarinetti in sambuco o canna ad ancia semplice battente denominati comunemente "pipite";
un tipo di strumento che egli chiama "zufolo" e che è ad imboccatura piatta, non possedendo il becco. - Macrì costruisce di continuo nuovi strumenti anche di creazione originale e che si discostano a volte notevolmente da quelli che sono i canoni tradizionali. Suoi pezzi sono conservati presso il Museo dello Strumento Musicale di Reggio Calabria e presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma. Qualche tempo fa egli ha collaborato col corso di Storia degli strumenti musicali dell'Università della Calabria illustrando in una lezione i modi di costruzione di tali strumenti di origine popolare. Si dedica anche alla poesia.


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San Cono (8.9.2000) IL MIRACOLO DI SAN CONO A GALATRO NEL XII SECOLO - San Cono era originario di Naso, una cittadina della Sicilia. Era nato il 3 giugno 1139 da una agiata famiglia di nobili origini normanne, i Navacita. Ben presto evidenzia la propria vocazione religiosa e diventa monaco basiliano e quindi Abate del Convento di S. Basilio nei pressi di Naso.
Con l'andar del tempo matura in lui l'idea di visitare i Luoghi Santi. Ottenuti i dovuti permessi intraprende quindi un faticoso e lungo viaggio alla volta di Gerusalemme emulo di tanti Padri della Chiesa e soprattutto spinto irresistibilmente dal vivere in prima persona un'esperienza unica in quei luoghi che furono teatro della vita, della passione, della morte e resurrezione di Gesù Cristo. Enorme fu l'emozione e profondi i sentimenti da meritare anche visioni di Gesù Crocifisso.
Nel viaggio di ritorno si ferma maggiormente nelle Calabrie dove profonde tanto bene e dove viene acclamato come santo. E' in questo periodo che proprio a Galatro guarisce un giovane paralitico sin dalla nascita. I di lui genitori, fatto ricorso invano a tutti i mezzi della scienza, non appena sanno della presenza del Monaco che godeva già fama di santità, a lui si rivolgono. Il Santo invita prima i genitori ad andare a Messa e dopo invita anche lo stesso giovane sia pure paralitico. Questi incredulo ma fiducioso, con un semplice sforzo riesce ad alzarsi ed andare anche lui in Chiesa con grande meraviglia di tutti.
Tornato in Sicilia San Cono si ritira in una grotta dove continuerà la sua vita fino alla veneranda età di 97 anni. Muore infatti il 28 marzo 1236, regnante Federico II di Svevia (1198 - 1250).

*Le notizie sulla vita di San Cono sono tratte dal Manuale di Preghiere dal titolo "Il devoto di S. Cono" di Mons. Antonino Portale, Prelato domestico di Sua Santità, Arciprete e Vicario Foraneo. (Imprimatur 8 novembre 1946 - Tipografia "Multa Paucis", Varese).
Sotto sono visualizzabili in dettaglio la pagina che tratta del miracolo del Santo a Galatro e l'immagine di San Cono presente nel libro. La ricerca sull'argomento è dovuta al compianto Prof. Raffaele Sergio.


Testo sul miracolo di San Cono a Galatro   Immagine di San Cono


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Raffaella Sorrentino (7.10.2000) RAFFAELLA SORRENTINO PITTRICE: DA GALATRO A MILANO - Raffaella Sorrentino è una pittrice di origine galatrese, da tempo trapiantata a Milano. Proprio a Galatro ella infatti nasce l'11 gennaio del 1943. Figlia di Rocco Sorrentino e Concetta Mandaglio, rimane a Galatro fino all'età di otto anni, quindi si sposta a Torino dove conclude il corso di studi elementare. Trasferitasi successivamente a Milano, si dedica allo studio della pittura e della scultura presso scuole d'arte di notevole livello e, dopo aver sperimentato nel tempo diversi stili e diverse tecniche, acquisisce gradualmente un modo molto personale di approccio alla tela che conferisce una caratterizzazione immediata alle sue opere. Il suo stile attuale può essere definito "figurativo moderno", così come risulta anche nell'Enciclopedia "Arte italiana per il mondo" edita in due lingue (italiano e inglese) dal Centro Editoriale Europeo di Torino.
Oceano Atlantico
"Oceano Atlantico", olio su tela, cm. 80x60, 1993
Raffaella Sorrentino ha un curriculum artistico di tutto rispetto, avendo esposto le sue opere in molte importanti sedi ed avendo ricevuto numerosi riconoscimenti.
Ecco un breve e parziale elenco:
  • Mostra della sezione arti figurative CRL Lombardia Italtel (Mi) ottenendo Premio ex equo, 1989;
  • Premio assegnatole dal prof. Franco Salvotti (pittore e critico d'arte) e dal prof. Guido Rognoni, 1990;
  • Premio ex equo (aquila d'argento degli USA), 1991;
  • Premio di pittura e scultura, CRL Lombardia Italtel, 1993, 1994,1995, 1996;
  • Mostre alla Pro Loco di Cornaredo (Mi) 1992-98 con IV Premio nel 1998;
  • Mostre a San Pietro all'Olmo 1992-96;
  • Mostre a Rho (Mi) 1993-96;
  • Mostre all'Idroscalo di Segrate (Mi) 1995-96 (diplomi d'onore);
  • Mostra "Esposizione Italia/Svezia", Carrara (2° premio per l'acquerello), 1996;
  • Mostra "Centro Sever Milano", 1996 (secondo premio);
    Primavera
    "Primavera", olio su tela, cm. 70x50, 1989
  • Rassegna "Expo Art", Verona, 1996 ("Medaglia della Vittoria");
  • Rassegna Centro d'Arte di San Remo "Noi Pittori d'Italia", 1996 (sesta classificata alla "Tavolozza d'Arte", per tempera ed acquerello);
  • Rassegna "Gran Premio Internazionale Italia/Svezia", Carrara - Hallstammer, 1997 (terzo premio per pittura ed acquerello);
  • Rassegna "Targa Europa" al Centro Sever di Milano, 1997 (primo premio per meriti artistici);
  • Mostra collettiva "Arte Roma", Fiera Roma 1997 (Medaglia della Vittoria);
  • Mostra Internazionale d'Arte Contemporanea, Roma 1997;
  • Mostre su tema "Acquerello: Fiori e fantasia colorata (informale) e Poesie" con l'Associazione "Artisti del Quartiere Garibaldi di Milano", Baranzate di Bollate (Mi), 1997;
  • Mostra collettiva, San Cristoforo (Mi), 1997;
  • "V° Festival d'Arte Internazionale Contemporanea", Centro d'Arte "La Tavolozza" c/o Hotel "Des Etranges", San Remo (IM), 1997 (attestato di selezione);
  • Rassegna "targa Umanitas", Centro Culturale Sever Milano, 1998 (primo premio ex equo);
    Ninfe
    "Ninfe", olio su cartoncino telato, cm. 30x40, 2000
  • 1° Premio Coppa Trinacria Sicilia per meriti artistici, 1999;
  • Mostra collettiva al Teatro delle Erbe di Milano con l'Associazione "Artisti del Quartiere Garibaldi", 2000;

    Ecco cosa scrivono su Raffaella Sorrentino alcuni critici:
    "La pittura di quest'artista è un tripudio di luci e colori che si mescolano in armonie compositive di notevole livello artistico. Paesaggi, figure e soprattutto fiori formano la tematica di base della sua opera d'artista. Sono, le sue, opere che non si confondono con nessun'altra perché portano impressa l'impronta della sua personalità. Fiori che sembrano vivi, ariosi e leggeri; visioni di natura incontaminata, alberi che si protendono al cielo. Una pittura vivificante, vibrante che ristora la mente e lo spirito." (Albano Rossi)
    Alberi con cespugli
    "Alberi con cespugli", acquerello su carta, cm. 56x76, 2000
    "Ha una buona formazione artistica e la esplicita in tutte le tecniche artistiche con uguale impegno e bravura ottenendo ambiti riconoscimenti in tutte le manifestazioni cui ha preso parte. Il suo è un realismo moderno reso attraverso una grafia personale ma soprattutto attraverso il colore che ne armonizza pienamente ogni elemento. Lavora soprattutto in grande formato per meglio trovare quello spazio che le consente di esprimersi pienamente attraverso ogni elaborazione grafico-pittorica" (Lia Ciatto)
    "Un mondo di forme e colori che riempiono le tele di immagini che palpitano e parlano della natura. Pennellate che materializzano momenti di poesia intimamente vissuti e colti quasi istintivamente e che diventano plastici e palbabili, viventi di una vita arcana che pulsa all'unisono con la vita stessa della natura" (M. Battaglia)
    Insomma giudizi lusinghieri per una pittrice la cui opera appare prevalentemente ispirata alla natura. Paesaggi, fiori e foglie (con una prevalenza del verde) sono i protagonisti principali dei suoi acquerelli e dei suoi olii che ormai hanno raggiunto notevoli quotazioni. Infatti le sue opere attualmente vengono valutate su cifre che vanno da L. 300.000 a L. 3.500.000.
    Raffaella Sorrentino ha il suo studio a Milano in Via Fra' Cristoforo, 14/F.


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    La copertina de 'Il mio Natale' (30.10.2000) "IL MIO NATALE": NUOVO LIBRO DI UMBERTO DI STILO - E' uscito (ed è in vendita dal 20 novembre scorso) "Il mio Natale", volume che Umberto Di Stilo ha voluto interamente dedicare alla più importante festa della cristianità.
    Nelle oltre duecento pagine del libro, (prezzo di copertina: L. 25.000) i lettori troveranno il primo capitolo dedicato alla "poesia del Natale". In esso vengono ricordate e ricostruite le più importanti tradizioni natalizie calabresi (e galatresi, in particolare).
    Seguono nove racconti (Il natalino; il giovane dagli occhi di cielo; la carta rossa del torrone; il caffè con l'anice; 'u ncantatu d'a stija; il leone sul presepe; l'allegra brigata; il trenino elettrico e Bettina) attraverso i quali l'autore ci offre uno spaccato della realtà sociale della Galatro del decennio compreso tra la seconda metà degli anni cinquanta e la prima metà degli anni sessanta. Si tratta di piccoli episodi dei quali spesso, insieme ai componenti di "una allegra brigata" di coetanei, lo stesso autore è stato protagonista. Sono "cronache" di Natali passati; di semplici giochi, di scherzi, di vita di una comunità che accanto al presepe o al calore del ceppo scoppiettante sul vecchio focolare, sapeva ancora trovare sia il sapore cristiano della festa che quello dell'amicizia sincera e profonda. Dell'amicizia autentica, insomma, quella con la "A" maiuscola.
    Sono racconti che si leggono tutto d'un fiato non solo per la semplicità dell'impianto narrativo, ma soprattutto perché riescono ad avvincere il lettore ed a coinvolgerlo fino a renderlo psicologicamente partecipe dei giochi e degli scherzi.
    Chiude il volume un "pezzo" giornalistico sull'arte (e la vita) dell' "ultimo pasturaru di Calabria", vale a dire del seminarese Giuseppe Pesa le cui opere oltre che nei più importanti musei d'Italia e del mondo, costituiscono una parte dell'inestimabile valore di numerosi privati collezionisti.
    Per gentile concessione dell'Autore anticipiamo la prefazione, ovvero la "Lettera ai lettori":

    Ci sono episodi della nostra vita che, neppure volendolo, si riescono a dimenticare. Apparentemente sopiti, quando meno ce l'aspettiamo, riaffiorano nitidi e precisi alla mente e, quasi per incanto, torniamo a viverli. Spesso in maniera intensa; tanto intensa che la vicenda perde le connotazioni del ricordo per diventare un segmento di vita concreta.
    Quasi sempre si tratta di episodi legati alla fanciullezza od alla prima gioventù.
    A me - e non solo adesso che gli anni, implacabili, hanno già imbiancato le tempie - capita spesso che nel buio del tempo si accendano lucciole di memoria che, come improvvisi bagliori, hanno la forza di provocare squarci nelle nebbie del passato e, istintivamente e quasi per magia, mi fanno immergere nel mare incantato dei ricordi.
    In particolare mi capita nel periodo natalizio (e prenatalizio) quando l'animo è più predisposto a vivere tutte quelle sensazioni che fanno tornare indietro nel tempo e che rendono nostalgicamente dolci anche i più insignificanti episodi del passato.
    In questi ricordi c'è la meticolosa preparazione del presepe; c'è quell'atmosfera di festa e di "attesa" che una volta si respirava in tutte le famiglie galatresi e che non ha nulla in comune - anzi, è esattamente l'opposto - con l'atmosfera che caratterizza la ricorrenza festiva dei nostri giorni. C'è la semplicità delle persone che davanti alla grotta del presepe riuscivano a sentirsi più buone e, come tali, pronte a tendere la mano al prossimo ed al nemico. Se, poi, i miei ricordi sono popolati di amici è perché insieme a loro ho vissuto la fetta più spensierata e bella della vita: quella gioventù che, seppur vissuta nelle ristrettezze economiche che hanno caratterizzato la società di quegli anni, è stata prodiga di insegnamenti e mi ha offerto l'opportunità di apprezzare fino in fondo lo spirito cameratesco ed il valore dell'amicizia. Sentimento genuino, quest'ultimo, perché ancora non era stato compromesso dall'ipocrisia.
    Ho raccolto in questo volume "pezzi" giornalistici già editi e scritti che, variamente datati, per anni sono rimasti chiusi nel cassetto in attesa di pubblicazione.
    In tutti c'è un frammento, un segmento di vita; una tessera del mosaico che da anni dà forma e contenuto al "mio" Natale sempre incastonato nello spaccato sociale di Galatro, paese presente in queste pagine col suo piccolo mondo, con le sue luci e le sue ombre, con i suoi problemi e la sua quotidianità. Qualunque sia il ricordo o l'episodio ricostruito, infatti, ad essi fa da sfondo il Natale galatrese; un Natale semplice, in bianco e nero, senza gli sfarzi e, soprattutto, senza gli sprechi della moderna società dei consumi.
    Un Natale in cui, quasi in sintonia con la semplicità dei pastori accorsi alla capanna per cantare a Gesù, spesso compaiono umili cittadini, popolani e tipiche figure della comunità galatrese. Un Natale che, seppur modesto nei contenuti, è sempre stato ricco di quella carica di spiritualità che caratterizza e rende viva la ricorrenza festiva.
    Natale d'altri tempi, insomma. Natale della mia infanzia e della mia gioventù, quello che i pazienti e benevoli lettori troveranno nelle pagine di questo volume e che, convinto che la memoria è vita, ho ricostruito sulle ali dei ricordi solo per testimoniare un'epoca e per rammentare ai giovani come, in un'atmosfera di grande amicizia e di estrema serenità, negli anni cinquanta-sessanta, i loro coetanei hanno vissuto a Galatro la più importante festa della cristianità e della famiglia.
    Ecco "il mio Natale", dunque. Un Natale che - si badi - non presume di essere uguale (probabilmente simile, semmai) a quello di nessun altro galatrese ma nel quale, sono convinto, molti si ritroveranno.
    Galatro, Natale 2000


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