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2.8.16 - Tre minuti di vecchie Terme: immagini che parlano
Sandro K. Distilo / Stefano Sorace

26.8.16 - Riflessioni dopo la Brexit
Domenico Distilo

11.9.16 - In vena di complimenti
Biagio Cirillo

11.9.16 - Pensieri di fine estate
Domenico Distilo

14.9.16 - M5S a Roma, perché la stampa si accanisce contro il movimento?
Angelo Cannatà

22.9.16 - Il Sindaco chiarisce riguardo gli avvicendamenti dei plessi scolastici
Carmelo Panetta

26.9.16 - Il Sindaco risponda ai galatresi sulla Scuola dell'infanzia
Nicola Sollazzo

9.10.16 - Il Sindaco non risponde sulla Scuola dell'Infanzia. E' affaccendato nella fantomatica fondazione Terme?
Nicola Sollazzo

27.10.16 - Fondazione Terme: tutto tace?

29.10.16 - Scuola dell'infanzia, Fondazione Terme e raccolta differenziata
Arianna Sigillò

5.11.16 - Le ragioni del No: lettera aperta agli studenti sul referendum costituzionale
Angelo Cannatà

11.11.16 - Se Trump...
Domenico Distilo

22.11.16 - Riflessioni sul referendum confermativo
Maria Francesca Cordiani





(2.8.16) TRE MINUTI DI VECCHIE TERME: IMMAGINI CHE PARLANO (Sandro K. Distilo / Stefano Sorace) - Un breve video che, con una sequenza di immagini, fa il punto sullo stato delle vecchie Terme di Galatro che per molti anni hanno svolto egregiamente la loro funzione. In poco più di tre minuti di documentario lo spettatore può rendersi conto di tutto, le immagini parlano...


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(26.8.16) RIFLESSIONI DOPO LA BREXIT (Domenico Distilo) - Il referendum inglese che ha sancito la cosiddetta Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’UE, offre lo spunto per una riflessione su alcune caratteristiche di fondo della cultura europea, in particolare sulla ricomparsa di una contrapposizione che sembrava superata ma è viva più che mai nella realtà del nostro tempo. Si tratta del contrasto tra cosmopolitismo e localismo, universalismo e particolarismo, patriottismo e mondialismo, nella forma e denominazione originarie e scolastiche, illuminismo e romanticismo.

La Prima guerra mondiale era stata interpretata da Thomas Mann (Considerazioni di un impolitico) nel segno dello scontro tra Kultur tedesca e Civilisation francese, tra radicamento nella tradizione e affermazione di principi universali, tra valori identitari e diritti umani, scontro, come si sa, concluso con la vittoria della seconda, la Civilisation, sulla prima. Le tragiche vicende dei decenni successivi sono però destinate a rovesciare il verdetto del ’18: tra il ’19 e il ’45 si assisterà alla rivincita della Kultur, per di più nella forma estremizzata del Blut und Boden (sangue e suolo), dell’odio razziale e infine del genocidio. La Civilisation tornerà, al seguito degli eserciti alleati, a salvare l’Europa dalla barbarie. Questa volta, a differenza di quanto accaduto nel primo dopoguerra, impronterà l’intera seconda metà del Novecento, esitando nella globalizzazione. Il processo di affermazione di quest’ultima sta però generando contraccolpi suscettibili di riportare in vita forme estreme e violente di Kultur, con la nascita nell’est europeo di regimi nazionalisti o criptofascisti e nella stessa Europa atlantica, nonché negli Usa, di movimenti e partiti che negano nei fatti, prim’ancora che a parole, l’universalità dei diritti umani.

Universalità dei diritti umani che rappresenta il fulcro, la quintessenza dell’insieme dei valori che si definiscono “cristiano-borghesi” ma che il pensiero unico identifica con l’individualismo liberal-liberista. Identificazione portatrice del virus dell’estremizzazione nazionalista-fascista, come già negli anni Venti-Trenta, quando le borghesie europee non indugiarono a gettarsi nelle braccia dei fascismi per sfuggire a un immaginario pericolo rosso. Nella visione allucinata di borghesi e piccolo-borghesi impoveriti di questo ancora incipiente XXI secolo il bolscevismo è stato sostituito dalla globalizzazione e i fascismi dai populismi. La prima è additata quale causa principale del tracollo del livello di vita e della scomparsa della classe media. I secondi sarebbero la soluzione del problema. Si tratta, invero, di due facce della stessa medaglia: la ritirata della politica, da un lato, e la sua ricomparsa, dall’altro, in forme e formule inedite ma che ne ripropongono il legame intrinseco ed essenziale con la guerra.

L’essenza della globalizzazione è nell’accentuata interdipendenza tra territori ed aree geografiche. A cui tiene dietro la difficoltà, se non l’impossibilità di governare i processi nel quadro del vecchio stato nazionale (in fondo si riassume in questo la crisi della politica). Che dovrebbe essere integrato o sostituito da istituzioni internazionali capaci di coniugare democrazia e decisioni da assumere in un’ottica globale. L’ideologia dominante ha però reso finora semplicemente impraticabile qualsiasi ipotesi in tal senso. Facendone derivare il dominio mondiale di una finanza senza controllo. Le cui ben evidenti distorsioni – a partire dall’accrescimento esponenziale della concentrazione della ricchezza - esigerebbero scelte orientate al controllo e alla limitazione del mercato. Esigenza di cui Papa Francesco è tra i pochi a cogliere la necessità, con consapevolezza lucida al punto da indurlo a ripensare i termini del rapporto tra Chiesa cattolica e mondo contemporaneo, andando oltre il Concilio Vaticano Secondo.

Il Vaticano II aveva infatti lasciato le problematiche ambientali decisamente sullo sfondo, o, per meglio dire, le aveva implicate in quelle socio-biologiche (Humanae vitae) e socio-politiche (Pacem in terris), non essendo esse percepite, cinquant’anni fa, così cogenti e pressanti come lo sono oggi. Del resto teneva il campo la Guerra fredda con le sue semplificazioni e, in Occidente, un concetto di liberazione che puntava sulla ridistribuzione consumistica garantita da una crescita che si pensava illimitata e anche demograficamente sostenuta.

Dalla centralità della questione ambientale derivano, nell’analisi del Papa, scenari di guerra, peraltro espressamente evocati e di cui immigrazione e terrorismo non sono che le manifestazioni finora più eclatanti. Il rischio, in molti interventi di Francesco evocato invece ellitticamente ma altissimo, è che l’Europa e l’Occidente abdichino al loro ruolo di diffusione della Civilisation – ossia dei valori cristiano-borghesi - lasciando campo libero al ritorno in forze di una visione dell’ordine internazionale e dei rapporti tra potenze che non più improntati ai principi idealistico-umanistico-universalistici del secondo Novecento, tornino a fondarsi sul nesso e sull’identificazione tra politica e guerra, come avveniva nel sistema sancito dalla pace di Westfalia e ipostatizzato nell‘Ottocento da Hegel e un secolo dopo dal giurista Carl Schmitt, come Heidegger militante nazista. Schmitt definiva Nomos della terra l’idea che un popolo si costituisca e definisca in quanto tale a partire dallo spazio e dal territorio, che ne configurano la dimensione politica fondandola sulla distinzione amico/nemico.

Il che porterebbe a tornare a considerare normale la guerra in un’epoca nella quale, però, non esiste uno strumento normatore qual era lo Ius publicum aeuropeum, obsoleto di fronte ai tre aggettivi che nella nostra epoca meglio la definiscono: globale, asimmetrica, ideologica. Già, la guerra ideologica, la più terribile perché, nella visione di Schmitt, essendo ideologica non può che aspirare ad essere totale, senza riconoscimento alcuno per lo Iustus hostis. Hostis, appunto, non inimicus.


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(11.9.16) IN VENA DI COMPLIMENTI (Biagio Cirillo) - Sento proprio il bisogno di farvi i complimenti ancora una volta per il nuovo cambiamento del sito, un tocco di innovazione non guasta mai, io vi seguo ormai da tanti anni e spero per molti ancora.
Attraverso il vostro lavoro quotidiano per darci tutte le notizie su Galatro, sport, cronache, politica e tante altre notizie mi fate sentire a Galatro vicino alla mia gente.
Vi lascio con un grande abbraccio con la speranza di vedervi crescere ogni anno di più insieme a noi visitatori del sito.


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(11.9.16) PENSIERI DI FINE ESTATE (Domenico Distilo) - La parola italiana evento viene dal latino e-ventum che è derivazione sostantivale dal verbo e-venio, più specificamente dal supino e-ventum. L’e-vento è ciò che av-viene, capita, ac-cade e av-venendo capitando accadendo viene fuori, esce allo scoperto, si fa vedere. L’e-vento è, dunque, ciò che si fa vedere in quanto viene fuori, appunto ac-cade.

La storia è fatta di ac-cadimenti, cioè di e-venti che sono tali in ragione del “venir fuori”. Se nulla venisse fuori e tutto restasse nel bozzolo semplicemente non ci sarebbe storia. E non ci sarebbe tempo, nient’altro essendo il tempo che il succedersi degli eventi, il loro av-venire (venire da) l’uno prima e l’altro poi (come aveva ben compreso Aristotele, che non per nulla definì il tempo “il numero del movimento secondo il prima e il poi”).

Ci sono e-venti che accadono da sé; altri che gli uomini fanno ac-cadere, spinti dalla convinzione di fare così la storia. Si dà però il caso che la storia gli uomini non la facciano organizzando, e-vocando e ri-e-vocando gli eventi con cui pensano di farla o magari di rifarla. Per la semplice ragione che la storicità di un evento non è valutabile dal presente di chi lo fa ac-cadere o ri-ac-cadere. Per intenderci: il presente non è storia, e chi pensasse di conoscere la storia a partire dagli e-venti si porrebbe, quantomeno, da un’angolazione sbagliata, non fosse altro perché parziale.

A questa idea dell’identificazione di eventi e storia si sono opposti quasi un secolo fa gli storici francesi delle Annales, che alla storia “evenemenziale” sostituirono la “lunga durata”. La storia non è racchiusa nell’e-vento – trattati, matrimoni, battaglie, incoronazioni - ma è “lunga durata”, e-vento il cui accadere dura e consiste in relazioni e mediazioni, è cioè molto più con-testo che testo.

Modalità dell’ac-cadere dell’evento sono l’unicità e la ripetizione. E’ inevitabile che l’evento che si ripete perda la propria unicità. Unicità che secondo Walter Benjamin viene dissolta, nelle opere d’arte, dall’avvento della riproduzione in serie, che distruggerebbe quella che il filosofo novecentesco chiamava “l’aura”.

Il rito è una specie di ripetizione dell’evento di cui le religioni, soprattutto la cattolica, non possono fare a meno. Ma l’evento che si ripete nella dimensione sacrale-sacramentale non è lo stesso dell’evento che si ripete nella mera rievocazione storica. Se la teologia cattolica identificasse il ri-ac-cadere sacrale-sacramentale con il ri-ac-cadere nella rievocazione storica avrebbe pericolosamente mischiato il sacro col (quasi) profano.

Una qual certa insistenza - che si coglie qua e là nel mondo cattolico - nella rievocazione meramente storica si percepisce però come una deformazione dello spirito del Vaticano II, un’involontaria concessione alla teologia protestante fondata sulla negazione dell’hoc est corpus meum.

Invero la ripetizione dell’e-vento nella forma della ri-evocazione insistita ed enfatica consegue l’effetto inevitabile della banalizzazione.

E si sa che il banale, l’ordinario, l’abituale non aiutano l’elevazione dello spirito, quella che una volta si chiamava edificazione.


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(14.9.16) M5S A ROMA, PERCHE' LA STAMPA SI ACCANISCE CONTRO IL MOVIMENTO? (Angelo Cannatà) - Angelo Cannatà, che da anni scrive su Galatro Terme News e altre testate, ha pubblicato un importante articolo su Roma, la stampa e il M5S. Lo proponiamo ai nostri lettori evidenziando che in pochi giorni ha ottenuto 14.000 condivisioni su Facebook e suscitato ampi dibattiti.

* * *

La stampa italiana è drogata. Lo si dice da tempo ma il caso Muraro lo dimostra definitivamente; l’attenzione dei media è continua, martellante, eccessiva. E spudoratamente di parte. C’è un limite a tutto. Se i grandi giornali – da Repubblica al Corriere – dedicano per giorni le prime pagine alla bugia di Di Maio i conti non tornano; non è più giornalismo è un’altra cosa; anche perché l’attacco avviene mentre si esalta il grande bugiardo - Matteo Renzi - per le magnifiche sorti e progressive dell’Italia sotto la sua guida.

Per restare a Repubblica, è duro Mario Calabresi: “Resta il fatto che da oggi nei 5Stelle è lecito e tollerato mentire all’opinione pubblica e ai propri elettori”. Addirittura. Quanta sensibilità quando in gioco c’è la verità. Allora: perché il grande bugiardo ha la sua fiducia - direttore - visto l’inganno ai danni di Enrico Letta? Possiamo dire che da quel giorno è tollerato mentire nel Pd?

Ancora: visto che il suo giornale è filogovernativo - smentendo la natura dissacrante e corsara datagli da Scalfari per vent’anni - è possibile riconoscere (almeno) che Renzi, da leader della sinistra, realizza il programma di Confindustria? Sarebbe un’operazione verità. Ma di ciò non si può parlare. Né dei dati reali su disoccupazione, Pil, economia che non riparte. Urge un’altra narrazione: quanto sono cattivi i Cinquestelle. Un racconto falso, con in bocca – come trappola per gonzi – le parole “verità” e “valori”. Infatti. “Ai valori civici – scrive Calabresi – questo giornale e la sua comunità di lettori sono sempre stati attaccati e nessuno… avrebbe mai immaginato che potessero essere messi da parte così in fretta da Grillo e da suo movimento.” Ecco, adesso lo sappiamo, i valori civici - giustizia e libertà e democrazia e pluralismo… - non sono stati calpestati dal Pd renziano salvando i banchieri (e non i risparmiatori); deridendo la libertà sindacale; occupando la Rai; umiliando i Partigiani. No. Questi valori sono stati calpestati dai giovani e inesperti pentastellati con qualche imbarazzato silenzio sul caso Muraro. Quando si dice l’oggettività dell’informazione!

La verità è che in questa fase della lotta politica, e con l’approssimarsi del referendum d’autunno, la posta in gioco è alta. Bisogna difendere posizioni acquisite, carriere, interessi. I 5Stelle sono troppo scomodi. Come fidarsi di un Movimento che – addirittura – restituisce gran parte del denaro pubblico che riceve? Di un Movimento che non favorisce le lobby delle Olimpiadi? Come fidarsi di chi pensa agli ultimi e al reddito di cittadinanza? Questi, se vanno al governo, cambiano davvero il Paese. Meglio fermarli subito montando oltre misura il caso Muraro e l’inesperienza e gli iniziali errori di valutazione. Questo hanno pensato i direttori dei “grandi” giornali. Un po’ meno grandi, in verità, da ormai molto tempo. Dove sono le denunce alla Pier Paolo Pasolini? Dove le grandi inchieste e le battaglie alla Giorgio Bocca? La stampa italiana è drogata. Malata di conformismo. Omologata al potere.

Proprio per questo i pentastellati devono stare attenti. Si è votato 5Stelle “per avere una giunta libera da qualsiasi ‘inciucio’ con qualsiasi establishment” (Flores d’Arcais). Allora: perché scegliere tecnici di area notoriamente vicini alla destra? I problemi ci sono: “faide interne, direttive dei vertici pentastellati disattese, la giunta che si sgretola”. Basta errori. Niente verrà perdonato dai media. Soprattutto l’inesperienza. Penne affilate sono pronte a colpire: alla “dissimulazione disonesta preferiamo la bugia che è, sino ad oggi, l’unico atto di sincerità del Movimento 5Stelle”. La dialettica al servizio del potere. Francesco Merlo è sempre pronto a colpire. Ma non il governo. Mai. A Renzi, tappeti rossi e inchini. Credo abbia ragione Dario Fo (nella motivazione del premio Nobel nel 1997 si leggeva: “Seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”), vede nei 5Stelle una carica antisistema, rivoluzionaria. La stampa italiana è drogata. A Roma ci sono stati errori di metodo e una brutta partenza. Nulla di più. Principi, obiettivi e finalità - chiudere con Mafia Capitale - sono validi. Negarli è la vera fine. Se Virginia Raggi - conservando l’autonomia che la legge le impone - si atterrà ai principi del Movimento il tempo le darà ragione.

Il testo è apparso il 10 settembre 2016 su:
ilfattoquotidiano.it

Nella foto: il sindaco di Roma Virginia Raggi.

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(22.9.16) IL SINDACO CHIARISCE RIGUARDO GLI AVVICENDAMENTI DEI PLESSI SCOLASTICI (Carmelo Panetta) -



COMUNE DI GALATRO
(Provincia di Reggio Calabria)
Ufficio del Sindaco

Gentile Redazione,

in merito all’articolo apparso oggi su Galatro Terme News dal titolo
“Imminenti novità per la scuola di Galatro”, esclusivamente basato sui “si dice”, nella qualità di Sindaco mi corre l’obbligo di intervenire per fornire i necessari chiarimenti alla cittadinanza.

Preciso che se si fosse trattato di replicare ad una sterile polemica, avrei tralasciato, così come ho sempre fatto sino ad oggi.

Ma trattandosi di notizie che riguardano interessi primari dei galatresi, ho il dovere di segnalare che i provvedimenti riguardanti la chiusura del plesso sino ad oggi adibito a Scuola dell’Infanzia, con le relative motivazioni, sono stati regolarmente pubblicati sui canali istituzionali del Comune (albo pretorio on line) e qui la Redazione avrebbe potuto facilmente reperirli per offrire ai propri lettori una informazione corretta e veritiera.

Ciò detto, non credo comunque che, se anche l’amministrazione avesse fatto questa scelta per risparmiare qualche decina di migliaia di euro l’anno, sarebbe stato un comportamento esecrabile.

Ad ogni buon conto, come si evince dagli atti depositati presso l’Ufficio Tecnico Comunale, la Scuola dell’infanzia non poteva restare neanche un giorno in più nell’edificio di via Aldo Moro.

Infatti la necessità di inibire, con apposita ordinanza sindacale del 16 settembre u.s., l’utilizzo della struttura in questione a causa della sua “elevatissima criticità strutturale con conseguente rischio per l’incolumità pubblica”, è la conseguenza del deposito, avvenuto solo qualche giorno addietro, di uno studio di verifica sismica eseguito ai sensi dell’OPCM 3274/2003 e delle NTC 2008 per il quale avevamo conferito l’incarico nello scorso mese di marzo (e quindi non a seguito del recente terremoto).

Chiarito dunque che il trasferimento della Scuola dell’Infanzia presso l’edificio di Via Regina Margherita non risponde a ragioni di opportunità ma di forza maggiore, per completezza di informazione credo sia opportuno precisare che:

- i lavori eseguiti alcuni anni fa nell’ambito dell’Intervento finanziato dal MIUR “PON FESR 2007/2013 Asse II – Qualità degli Ambienti Scolastici -Obiettivo C – Ambienti per l’apprendimento”, curati dell’Istituto Comprensivo –Galatro, Laureana Feroleto- hanno riguardato solo opere di ristrutturazione edilizia della struttura di Viale Aldo Moro, non essendo stata eseguita, tra l’altro, la verifica sismica (anche perché la tipologia di finanziamento non lo consentiva) e quindi disconoscendo le criticità oggi invece riscontrate;
- per l’edificio di via Regina Margherita (che per la precisione non è stato costruito negli anni “50, atteso che i lavori sono stati collaudati nel 1963) nel febbraio/marzo 2016 e nell’ambito del finanziamento concesso con D.M. (MIUR) n°933 del 10/12/2015, sono state eseguite, ai sensi delle NTC 2008, le indagini diagnostiche dei solai, le quali hanno messo in evidenza le migliori caratteristiche strutturali rispetto a quanto conseguito, oggi, presso la scuola di via A. Moro, tant’é che non sono risultati necessari interventi;
- quindi, alla luce dei risultati delle analisi strutturali, il plesso di Via Regina Margherita risulta assolutamente sicuro.

In conclusione, mi sorge spontanea una domanda: se non avessimo emesso l’ordinanza di chiusura dell’edificio scolastico di Viale Aldo Moro, la redazione di Galatro Terme News, venuta conoscenza della relazione tecnica che dichiarava la pericolosità del sito, cosa avrebbe scritto? E che tranquillità avremmo dato ai genitori?

Per fortuna, a differenza di altri Comuni, Galatro dispone di locali idonei dove ospitare sia i bambini della Scuola dell’Infanzia (ai quali – come sempre – verrà assicurato il servizio di refezione) che quelli della Scuola Primaria e, pertanto, quanto accaduto non creerà gravi disagi.

Sinceramente, però, non mi aspettavo che su una questione così importante, ancora una volta Galatro Terme News, con il “si dice”, alimentasse dubbi e perplessità non disinteressati.

Galatro 20 settembre 2016
Carmelo Panetta - Sindaco


* * *

I “si dice” nascono dal malvezzo dell’Amministrazione di non emettere, inviandoceli, comunicati stampa. E’ vero che gli atti sono all’albo pretorio online, ma noi non pubblichiamo né scriviamo la “Gazzetta Ufficiale”. Del resto una notizia è anche una raccolta di “rumors” che si diffondono tra la gente.
In ogni caso, non abbiamo pubblicato informazioni inesatte ma abbiamo dato espressione a perplessità diffuse che il sindaco ha fatto bene, con il suo sia pur tardivo intervento - avrebbe dovuto precedere e non seguire il nostro articolo - a diradare.

LA REDAZIONE


Nella foto in alto: il sindaco Carmelo Panetta.

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(26.9.16) IL SINDACO RISPONDA AI GALATRESI SULLA SCUOLA DELL'INFANZIA (Nicola Sollazzo) - Mi voglio inserire in quella piccola polemica sorta tra Galatro Terme News ed il Sindaco Panetta per ciò che riguarda l’ordinanza di chiusura della scuola dell’infanzia (o scuola materna o asilo nido come dir si voglia) per inagibilità della stessa.

Dice il sindaco che da una verifica sui materiali adottati per la scuola si accerta una elevatissima criticità strutturale perché dalla indagine fatta risulta non soddisfatta la verifica statica, non soddisfatta la verifica per azioni sismiche, l’indice di rischio sismico RCD = 0.

Tutte queste belle parole stanno per dire che la struttura non riesce a sopportare il peso proprio in senso verticale e non sopporta eventuali sforzi dovuti a terremoti.

L’ultimo dato è il peggiore di tutti perché rischio sismico RCD = 0 non vuole per niente dire che non c’è rischio ma vuole dire esattamente il contrario. RCD = 0 vuole dire che anche se ci fosse la possibilità di ristrutturare o ammodernare la scuola, alla minima scossa di terremoto la struttura si potrà collassare.

Dice il sindaco che l’incarico delle suddette verifiche è stato dato alla società autorizzata lo scorso mese di marzo.

Io che, essendo ingegnere con specializzazione strutture, nella mia quarantennale vita professionale ho avuto diverse esperienze del genere, ho subito avuto qualche dubbio.

Ma come, dico, qualunque società autorizzata ha da fare delle verifiche impiega non più di qualche settimana per dare i risultati e questa li consegna all’ente che l’ha incaricata dopo quasi sei mesi?

E allora ho pensato che visti i risultati che avevano ottenuto avrebbero dovuto comunicarli al Comune che aveva dato l’incarico nel più breve tempo possibile prima che potesse succedere una tragedia.

In quella scuola sono andati i nostri figli ed anche in questo periodo erano presenti alcune decine di bimbi ed il personale della scuola e magari qualche genitore.

Se questi risultati non sono stati comunicati in tempo, la società ha una grande responsabilità morale per la tragedia che sarebbe potuta accadere.

Se invece sono stati consegnati in tempo ed il Comune non ha immediatamente preso provvedimenti vuole dire semplicemente che gli amministratori di allora che sono anche gli attuali amministratori debbono ringraziare il Padreterno visto che non è successo niente, ma dovrebbero vergognarsi di farsi vedere in paese.

Si dice in paese che da alcuni mesi è già stato presentato, per ottenere il finanziamento, il progetto preliminare di un’altra scuola dell’infanzia.

Non sappiamo se è vero, ma se dovesse essere così allora significa che gli amministratori sapevano del pericolo che i nostri figli stavano correndo.

E perché allora non avrebbero chiuso la scuola per tempo?

E’ su questo che il sindaco dovrebbe dare risposta ai galatresi facendo tutta la chiarezza possibile.

Rimaniamo in attesa di riscontro.

Nella foto: alunni impegnati in una manifestazione di due anni fa presso la Scuola dell'infanzia.

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(9.10.16) IL SINDACO NON RISPONDE SULLA SCUOLA DELL'INFANZIA. E' AFFACCENDATO NELLA FANTOMATICA FONDAZIONE TERME? (Nicola Sollazzo) - Certamente qualcuno si ricorderà che da diversi giorni avevamo chiesto al sindaco maggiori informazioni sulla sua ordinanza di chiusura della Scuola dell’Infanzia di via A. Moro per assoluta inagibilità.

Il sindaco dice che l’incarico al laboratorio autorizzato a fare le verifiche statiche e sismiche è stato dato nel mese di marzo scorso. Si è saputo dei risultati a settembre quando già i bambini erano da alcuni giorni ritornati all’asilo.

Se i risultati sono quelli descritti nella suddetta ordinanza, abbiamo detto che già da marzo ed anche prima di tale data, c’era il rischio di un collasso della struttura scolastica con relativa tragedia per quello che poteva succedere.

Allora per farci un’idea di chi potrebbe avere una eventuale responsabilità ancorché morale, vorremmo avere chiara la dinamica di quanto successo.

Il laboratorio ha fatto le verifiche in tempo utile e non ha comunicato al comune i disastrosi risultati, oppure il laboratorio ha comunicato per tempo le verifiche effettuate e fu quanto meno negligenza degli amministratori responsabili non essere intervenuti per evitare una eventuale tragedia?

Ma il sindaco ha letto o non ha letto la nostra richiesta?

A tale proposito mi viene in mente una bellissima poesia di Giuseppe Giusti che per mettere alla berlina un generale che forse non aveva letto I Promessi Sposi, ad un certo punto gli dice: «Che fa il nesci, Eccellenza? o non l’ha letto. Ah! intendo, il suo cervel, Dio lo riposi, in tutt’altre faccende affaccendato a questa roba è morto e sotterrato.»

Forse il cervello del sindaco è in tutt’altre faccende affaccendato?

Forse è molto più importante tenere sotto controllo le terme per poterle fare gestire da questa fantomatica anonima fondazione di cui il sindaco sarà l’onnipotente. Ma quella è un’altra storia!

Ripetiamo pertanto la domanda fatta per le notizie sulla scuola per la quale attendiamo risposta. La deve il sindaco per il rispetto dovuto a tutti i genitori che hanno mandato i figli in quell’asilo a rischio di crollo e lo deve a tutti i galatresi che hanno voglia di sapere e che, comunque vada, sapranno.

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(27.10.16) FONDAZIONE TERME: TUTTO TACE? - Il prossimo primo gennaio, se non ci saranno sorprese, le terme torneranno nella disponibilità del Comune. Poiché la campagna elettorale della Tromba, la lista vincente, è stata pressoché totalmente incentrata su questo evento, che dovrebbe essere gestito attraverso la costituenda “Fondazione di partecipazione”, l’opinione pubblica non può non chiedersi quale sia lo stato dell’arte.

Oggetto delle domande sono, in particolare, i criteri e le modalità con cui si esplicheranno la selezione e la partecipazione dei soci, oltreché i criteri per la scelta del consiglio d’amministrazione e dell’amministratore delegato. Da aggiungere che non si sa a che punto è la stessa “cantera”, alquanto laboriosa a causa della complessità della figura giuridica su cui ci si è orientati.

Nessuna iniziativa è stata finora presa dall’Amministrazione, o comunque non è stata resa pubblica. Anche se, ma sono i soliti “si dice”, ci sarebbero stati alcuni incontri – notturni, da consolidata tradizione italiota - tra maggioranza consiliare e alcuni grandi elettori nei quali sarebbero emersi degli inaspettati dissensi.

Essendo già alla fine d’ottobre, i margini temporali vanno inesorabilmente a restringersi. Se continuasse a non accadere (perlomeno apparentemente) nulla ci sarebbe da preoccuparsi. Ma confidiamo che sindaco e giunta, vincendo la radicata vocazione agli arcana imperii, ci dicano cosa sta accadendo (o non accadendo).

Nella foto: l'ingresso del ristorante alle Terme di Galatro.


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(29.10.16) SCUOLA DELL'INFANZIA, FONDAZIONE TERME E RACCOLTA DIFFERENZIATA (Arianna Sigillò) - Recentemente, collegandomi a Galatro terme news, oltre ad aver appreso dei giovani neo laureati ho dato uno sguardo agli scritti dell'ingegner Sollazzo circa la scuola dell'infanzia dichiarata inagibile.

Dice nei suoi articoli: "Il Sindaco deve una risposta per il rispetto dovuto a tutti i genitori che hanno mandato i figli in quell'asilo a rischio di crollo e lo deve dire a tutti i galatresi che hanno voglia di sapere...";
"Allora per farci un'idea di chi potrebbe avere eventuale responsabilità ancorchè morale, vorremmo avere chiara la dinamica di quanto successo...".

Caro ingegnere vorrei darle delle delucidazioni in merito, circa alcuni eventi che hanno preceduto lo stato attuale delle cose.

Nell'anno scolastico 2014/2015 io ero rappresentante dei genitori della sezione di mio figlio e Veronica Lamonaca lo era dell'altra sezione. Ricordo benissimo, e dovrebbe ricordarlo molto bene anche lei, poichè all'epoca anche suo nipote frequentava l'asilo ed era in classe con mio figlio, che ci sono stati dei lavori per dare "una sistemata" al tetto e l'imbiancatura dei locali dalla cucina, alla mensa, alle aule, hanno aggiustato i bagni ecc. ecc., tutte operazioni che sono state svolte durante le normali attività scolastiche, con all'interno della struttura tutti i bambini. Ricordo perfettamente che io, ignara di tutto, un giorno nell'andare a prendere mio figlio, mi ritrovai di fronte uno scenario a dir poco disdicevole, con un via vai di operai all'interno e all'esterno dei locali, materiali sparsi in tutto l'androne e polvere ovunque. Io in quell'occasione non feci andare mio figlio a scuola fino al termine dei lavori che durarono poco più di una settimana.

Ora porgo a lei una domanda: "Non trova inaccettabile che gli stessi genitori che quest'anno hanno mandato i figli in quell'asilo a rischio crollo, siano in linea di massima gli stessi che li hanno mandati nonostante il cantiere aperto durante le lezioni in quell'anno?". Ricordo che in quella occasione io avevo proposto ai genitori di tenere a casa i propri figli, perchè oltre al disagio, e al pericolo per i bambini, tutto ciò stava avvenendo senza previa comunicazione. Lei pensa che qualcuno mi abbia dato ascolto?!

Lei dice di essere un ingegnere con specializzazione in strutture da quarant'anni. Come mai in quella occasione non si è adoperato per verificare di persona lo svolgimento dei lavori? Come mai all'epoca, nonostante il "solito chiaccherio dai toni polemici", quella situazione disagevole non ha suscitato in lei nessun interesse, nonostante in fondo le sarebbe, almeno in parte, dovuto interessare?

Sono parecchie le situazioni che "non vanno" ma il detto "l'unione fa la forza" oramai ha il solo intento di ampliare le critiche che da costruttive mirano a lasciare il tempo che trovano.

Per quanto riguarda la "fantomatica fondazione di cui il sindaco sarà l'onnipotente" penso che lei potrebbe chiedere ulteriori delucidazioni al capogruppo per esempio; e comunque anche questa espressione, per riferirsi ad un qualcosa che potrebbe portare dei reali miglioramenti al nostro paese, tanto per voler polemizzare inutilmente, detta da un valido professionista come lei, a mio avviso è poco professionale. Diceva Machiavelli: "Il fine giustifica i mezzi". E se per risollevare le sorti del mio paese quella della fondazione sarà una manovra valida, ben venga.

Per concludere vorrei aprire una breve parentesi circa la raccolta porta a porta, poiché spesso e, ahimè malvolentieri, vengo "tirata in mezzo" anche io in quanto moglie di uno degli operatori addetti al servizio. A tal proposito ci terrei a dire, rivolgendomi principalmente a tutti coloro che scrivono su Facebook baggianate circa un "fantomatico disservizio" degli operatori, che questo tipo di raccolta, oltre ad essere porta a porta, è anche una "raccolta differenziata", il che significa, per chi ancora non l'avesse capito, che bisogna fare la "differenza" tra i vari materiali, come per esempio l'umido, che riguarda i residui di cibo ammettendo la presenza di qualche tovagliolo di carta poichè in quanto fibra naturale come il cibo si deteriora, e non i piatti di plastica sporchi di cibo, la plastica non è una sostanza naturale, così come non hanno attinenza gli indumenti all'interno del sacco con la plastica.

Spesso e volentieri mi ritrovo a dover spiegare ai miei concittadini il perchè ci sono degli episodi per cui i due operatori non possono tassativamente ritirare i sacchi "non conformi" alla tipologia del rifiuto del giorno. Sento sempre ripetere la "litania": "U foresteri ndi pigghiava e i paisani no". "U foresteri i pigghiava" perchè la precedente ditta era dotata di uno spazio proprio nel quale portava tutte le tipologie di rifiuti e provvedeva lei stessa allo smistamento dei vari elementi; l'attuale ditta non possiede un suo spazio addetto e perciò si ritrova a dover portare le varie tipologie nei giorni prestabiliti nelle varie discariche, le quali per procedere allo smaltimento dei rifiuti esigono che i materiali siano selezionati dai cittadini in maniera corretta altrimenti non vengono accettati, e così ha inizio un "circolo vizioso" in cui la discarica non scarica, il datore ammonisce i due operatori che di conseguenza non ritirano i sacchi "male organizzati".

Per cui esorterei chi ancora non ha capito, o non vuole capire, a sforzarsi di fare meglio la differenziazione dei materiali, e a tenere i piatti d'argento per le occasioni importanti.

Nella foto: Arianna Sigillò.

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(5.11.16) LE RAGIONI DEL NO: LETTERA APERTA AGLI STUDENTI SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE (Angelo Cannatà) - Caro Prof, studio medicina e non seguo più la politica come negli anni del liceo. Mi mancano i dibattiti in classe. Sul referendum costituzionale non ho le idee chiare, lei – immagino – voterà No, può dirmi perché noi giovani dovremmo votare contro il cambiamento, contro la riforma? Un promemoria, di quelli che… “è impossibile non capire”, come dicevamo chiudendo le conversazioni a scuola. Con affetto. Giorgio.

Caro Giorgio, grazie per i ricordi e l’affetto. La materia è complessa ed è davvero difficile riportare sulla pagina – con la chiarezza che giustamente esigi – le ragioni che mi spingono a votare No. Ci provo. Fondamentale - lo ricorderai? - è capire da che parte stia la libertà. Lo dicevamo in classe, occorre schierarsi per la libertà, sempre, in tutte le forme in cui si manifesti/appaia/venga espressa. Mi sembra di poter dire che abolire l’elezione dei senatori sia la soppressione di un diritto: gli articoli 55 e 57 che parlano di senato non elettivo e tolgono ai cittadini la libertà di scegliere i rappresentanti sono un’aberrazione: le regioni italiane non sono i Land tedeschi.

Ma non si tratta solo di questo. E’ il concetto di sovranità popolare che viene messo in crisi dall’impianto generale della riforma. Ti invito a riflettere sull’articolo 71: frena, crea difficoltà, aumenta il numero delle firme necessarie per le leggi d’iniziativa popolare; per la Costituzione più bella del mondo – quella in vigore, conquistata dai Partigiani – bastano cinquantamila firme, Renzi ha stabilito che dovranno essere il triplo (centocinquantamila), pena la sconfitta dell’iniziativa referendaria: aumenta o diminuisce la sovranità popolare? Parlane con i tuoi amici, sono in gioco idee importanti. Riguardano la vita di tutti noi.

La verità è che la riforma della Costituzione ha il fine - non dichiarato, certo - di rafforzare l’esecutivo. Non penso solo al citatissimo combinato disposto con l’Italicum, immagino tu sappia, non mi dilungo. Penso all’articolo 72 che prevede una corsia preferenziale per i ddl più importanti del governo (“Il Governo può chiedere alla Camera… che un disegno di legge sia iscritto con priorità all’ordine del giorno…”), significa – se ci pensi – che il governo controllerà/determinerà l’agenda del Parlamento. Non va bene.

Dunque: riduzione dei diritti e della libertà di scelta; riduzione della sovranità popolare; aumento di potere dell’esecutivo: è questa la verità della riforma Renzi. Mi chiedi perché votare No. Quanto detto basterebbe, ma c’è dell’altro.

Non dico dell’incomprensibilità dell’articolo 70. Non voglio farne una questione di forma. Parlo della sostanza: il Senato potrà votare un’infinità di leggi complicando il bicameralismo che si dice di voler abrogare; insomma, caro Giorgio, aumenta la litigiosità costituzionale: lo stesso articolo 70 prevede una misura per risolvere le questioni di competenza, i nuovi “costituzionalisti” hanno avuto il sospetto - in un momento di lucidità - che l’articolo non semplifichi affatto le procedure.

Infine. Quante volte abbiamo parlato al liceo degli amministratori locali. Bene, gran parte di loro – corrotti, collusi, inquisiti – eviteranno l’arresto (capisci?) grazie all’immunità parlamentare concessa a sindaci e consiglieri regionali nominati senatori. Ti sembra giusto? I più impresentabili faranno di tutto per diventare senatori. Potrei continuare, ma problemi essenziali sono già emersi. Hai materia per riflettere. Dovete promuovere in ogni sede, con i tuoi amici, dibattiti sulla riforma. Dietro l’idea di cambiamento si nasconde l’inganno. Ricordi i sofisti? Facevano apparire vero il falso. Vendevano parole. Oggi chiamerebbero “Buona scuola”, un’istituzione che cade a pezzi; flessibilità, il diritto di licenziare; governabilità, l’elemosina di qualche bonus. Sulla riforma della Costituzione tuttavia è in atto l’inganno più grande: “siete contro il cambiamento” – dicono – “per la conservazione e l’immobilità”. Quante volte ti ho detto che prima di cambiare direzione bisogna sapere dove si va? Ricordalo ai tuoi amici. Non ogni cambiamento va verso il meglio. I Padri costituenti uscivano da una guerra e pensavano davvero al bene comune. Oggi, solo interessi particolari: “questa riforma attua le indicazioni della più importante banca d’affari americana, la JP Morgan” (MicroMega). La politica al servizio dell’economia. Storia vecchia, dirai. Vero. Ma oggi si combina con nuove vergogne da smascherare. Una soprattutto - l’inganno supremo - la promessa di cambiare l’Italicum: “Un progetto di riforma sarà sottoposto alla direzione del Pd” e portato “in Parlamento con l’impegno del Premier per l’attuazione della nuova legge.” Capisci, Giorgio, dovremmo credere (ancora) all’impegno del Premier. Non dimenticare Burke: “Quanto più grande il potere, tanto più grande l’abuso.” Fidarsi di Renzi? No, grazie, abbiamo avuto infinite prove di quanto sia maestro dell’inganno. Un caro saluto. Angelo Cannatà

Il testo è apparso il 26 ottobre 2016 su:
ilfattoquotidiano.it
micromega.net


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(11.11.16) SE TRUMP... (Domenico Distilo) - Se Trump davvero farà quanto promesso in campagna elettorale, allora:

1) L’America si ritirerà dal mondo, riscoprendo l’isolazionismo del periodo tra le due guerre mondiali. Ci chiediamo: e l’Europa? Semplice: tornerà in balia dei suoi fantasmi, dal nazionalismo all’antisemitismo, con molti paesi retti da governi autoritari, nel migliore dei casi “democrature”, nel peggiore vere e proprie dittature. E l’Italia, come sarà immaginabile fuori dell’ombrello americano? E’ inutile illudersi, se l’America ci abbandonerà saremo destinati a scivolare, più o meno lentamente, fuori dell’Europa, che a sua volta si frammenterà (col corollario inevitabile del ritorno agli Stati e alle monete nazionali). A quel punto, senza più la NATO e fuori dell’UE, dovremo sceglierci gli alleati in nome dell’interesse nazionale. E’ molto probabile che il nostro proverbiale opportunismo ci porterà a fare giri di valzer con partner diversi: ora la Russia, ora la Germania (verosimilmente i due poli della politica europea dopo la fine della NATO e dell’UE), a seconda degli interessi contingenti, interpretati dal governo e dalla maggioranza in carica.

2) Non costruirà il muro alla frontiera con Il Messico ma farà di tutto per ostacolare il commercio di altri paesi, soprattutto la Cina, verso gli USA. Ne deriverà una guerra di tariffe in stile XIX secolo, magari con allucinanti risvolti di neo luddismo in chiave protezionistica. Com’è possibile qualcosa di simile allo “stato commerciale chiuso” in un’epoca dominata da una tecnologia che consente ai capitali di spostarsi con un semplice clic da una parte all’altra del globo? Cosa possono contare le frontiere in un’epoca in cui i beni che si scambiano sono soprattutto immateriali? Mistero insondabile!

3) Farà di tutto per bloccare il processo di inclusione di donne, afroamericani, latinos, riportando al centro dell’America il WASP, il bianco-anglosassone-protestante di mezza età con tutti i suoi pregiudizi razzisti, sessisti, omofobi ecc. E’ stato detto: Trump riporterà in America lo spirito degli anni Cinquanta. Non è una boutade! Con l’aria che tira, anzi, è altamente probabile che appaia qualche nuova versione del maccartismo, o rispunti il Ku-Klux-Klan, l’organizzazione razzistica dalle modalità terroristiche che impazzò dagli anni Dieci agli anni Cinquanta del secolo scorso.

4) In politica contano le affinità elettive. E’ un fatto che Trump non ha buoni rapporti con il cosiddetto “establishment”, con i politici di carriera che hanno l’abitudine di studiare i dossier e stanno dentro un sistema di idee e valori che sono l’essenza della cultura e della politica occidentali. I suoi modelli ed affini sono invece Putin, Erdogan, Orban, forse addirittura Kim Jong Un. Insomma, è stato eletto presidente degli Stati Uniti un tipo immaginabile (anche solo immaginabile!) dentro una siffatta compagnia: letteralmente la fine del mondo!

5) Quanto è accaduto negli USA rischia una replica in Francia nella prossima primavera. I partiti tradizionali, soprattutto di sinistra, continuano a non farsene una ragione. Ma non fanno nulla per cambiare, continuando a considerare ineluttabili le distorsioni nel tessuto sociale prodotte dalla globalizzazione, con la distruzione delle classi medie. Ma se le distorsioni della globalizzazione sono ineluttabili, le sinistre che ci stanno a fare? Che manchi l’approccio giusto è fuori discussione. In particolare dovrebbe sparire la sudditanza nei confronti dei capitali e delle loro dinamiche. Così come dovrebbe sparire l’atteggiamento psicologico di chi ci sta a penalizzare sempre e comunque il lavoro.

6) Le sinistre tradizionali in Europa e negli USA non dicono le cose che dovrebbero per paura di apparire troppo simili ai populisti. Così facendo però, e non avendo soluzioni alternative, continueranno a perdere terreno. Insomma, una situazione allo stato senza vie d’uscita.

Nella foto: Donald Trump, nuovo presidente USA.


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(22.11.16) RIFLESSIONI SUL REFERENDUM CONFERMATIVO (Maria Francesca Cordiani) - Il referendum costituzionale è ormai alle porte. Esso, com’è noto, prospetta delle modifiche alla fonte super-primaria del nostro ordinamento, che stravolgono il nostro assetto costituzionale. Invero le modifiche delineate nel testo referendario, quali ad esempio la fine del bipolarismo perfetto, la riduzione dei seggi, la modifica del titolo V, sono stati nel corso degli anni oggetto di dibattito politico-istituzionale.

Con la trasformazione del bipolarismo da paritario a differenziato il rapporto di rappresentanza tra gli eletti ed il popolo sovrano è fortemente sminuito. A tal proposito concordo con
quanto affermato dal prof. Cannatà sulla necessità di difendere la libertà in qualunque forma si esprima. Secondo il Prof la consultazione popolare ha messo in crisi il principio della sovranità popolare. In effetti, con l’accentramento quasi totale del potere legislativo nelle mani della sola Camera viene fortemente compromessa quella sintonia tra governanti e governati, per cui i primi si fanno solo in parte portavoci dei valori espressi dalla comunità.

L’aumento delle firme necessarie per presentare una proposta di referendum aumenta ancor più la frattura tra le due parti, atteso che in tal modo viene reso molto più difficile al popolo l’esercizio della sua sovranità. La riduzione dei seggi dovrebbe poi comportare un decremento del deficit pubblico. La crescita del disavanzo potrebbe, però, essere mitigata con una maggiore diminuzione degli emolumenti e delle indennità percepite dai componenti del Parlamento. In ogni caso, ciò è sufficiente a garantire una migliore funzionalità del sopraindicato organo? Forse occorrerebbe diminuire l’enorme mole di lavoro che viene affidata a tale assemblea legislativa.

La modifica del titolo V, inoltre, stravolgerebbe nuovamente il rapporto tra lo Stato e le Regioni, dal momento che aumenta il potere legislativo esclusivo del potere centrale, a scapito di quello concorrente o residuale a tutt’oggi esercitato dalle Regioni. Ciò dovrebbe porre fine ai conflitti di attribuzione sorti tra i due enti a seguito della riforma del 2001 del suddetto titolo. In realtà si corre il rischio di aumentare la disparità tra le Regioni in settori fondamentali, come la sanità.

In buona sostanza la riforma messa in evidenza con il referendum rappresenta un forte attacco al nostro sistema democratico.

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