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2.7.09 - La vicenda Berlusconi vista con gli occhi di un sacerdote
Pasquale Cannatà

3.7.09 - La Chiesa e i regimi
Domenico Distilo

11.7.09 - Sinistra, cattolici e ideologia
Pasquale Cannatà / Domenico Distilo

14.7.09 - Lettera aperta a un fratello dogmatico
Angelo Cannatà

21.7.09 - A otto anni dalla morte di Indro Montanelli
Michele Scozzarra

23.7.09 - Montanelli, conformismi e conformisti
Domenico Distilo

26.7.09 - Sono arrivate le vacanze
Michele Scozzarra

29.7.09 - Montanelli fra Destra e Sinistra
Michele Scozzarra / Domenico Distilo

7.8.09 - Qualcuno ce l'ha con la sirena
Stefano Ceravolo

14.8.09 - I galatresi attendono una risposta
Francesca Circosta

17.8.09 - Lettera aperta al Sindaco di Galatro
Angelo Cannatà

22.8.09 - La diga dei veleni?
Antonio Sibio

24.8.09 - Diga: allarme esagerato
Arianna Sigillò

4.9.09 - Maturità e ideologia
Domenico Distilo

7.9.09 - Lettera aperta a Don Cosimo
Pina Dinaro

9.9.09 - Don Cosimo è un buon prete, ma...
Arianna Sigillò

11.9.09 - Solidarietà a Don Cosimo
Montagna Lauro

12.9.09 - Sul caso di Don Cosimo e altro
Daniele Fenoli

13.9.09 - Sono d'accordo con la signora Dinaro
Caterina Sigillò

14.9.09 - La finanza "creativa" dei grandi manager ha colpito anche a Galatro
Antonio Sibio

14.9.09 - Nord "avanzato" della Lega, Galatro "arretrato" e Padri Sacramentini

17.9.09 - Ancora sui rifiuti tossici e radioattivi
Francesca Circosta

18.9.09 - Vorrei vederci chiaro sui derivati sottoscritti dal Comune di Galatro
Vito Crea

20.9.09 - I paradossi di Fini
Domenico Distilo

23.9.09 - Sette domande al Sindaco
Vito Crea

25.9.09 - Festa della Montagna e soldi spesi "a gogò"
Arianna Sigillò

28.9.09 - I soldi delle feste meglio usarli per la ricerca
Caterina Sigillò





(2.7.09) LA VICENDA BERLUSCONI VISTA CON GLI OCCHI DI UN SACERDOTE (Pasquale Cannatà) - Vorrei fare alcune considerazioni riguardo ad una lettera scritta da don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova al suo vescovo e cardinale Angelo Bagnasco, che è stata inviata qualche settimana fa e circola da giorni su internet. Riguarda la vicenda Berlusconi, vista con gli occhi di un sacerdote. Alla luce degli ultimi fatti e della presa di posizione di Famiglia Cristiana che ha chiesto alla Chiesa di parlare, i suoi contenuti diventano attualissimi.
Ecco il testo della lettera:

Lettera del prete genovese al suo vescovo: "Avete fatto il diavolo a quattro
sulle convivenze e sul caso Englaro. Ma assolvete il premier da ogni immoralità"

"PERCHE' TRATTATE COSI' BENE BERLUSCONI?"
DON FARINELLA SCRIVE AL CARDINAL BAGNASCO

"Io e molti credenti crediamo che così avete perduto autorità.
Molti si allontanano dalla Chiesa per la vostra morale elastica"
di don PAOLO FARINELLA

Egregio sig. Cardinale,
viviamo nella stessa città e apparteniamo alla stessa Chiesa: lei vescovo, io prete. Lei è anche capo dei vescovi italiani, dividendosi al 50% tra Genova e Roma. A Genova si dice che lei è poco presente alla vita della diocesi e probabilmente a Roma diranno lo stesso in senso inverso. E' il destino dei commessi viaggiatori e dei cardinali a percentuale. Con questo documento pubblico, mi rivolgo al 50% del cardinale che fa il Presidente della Cei, ma anche al 50% del cardinale che fa il vescovo di Genova perché le scelte del primo interessano per caduta diretta il popolo della sua città.
Ho letto la sua prolusione alla 59a assemblea generale della Cei (24-29 maggio 2009) e anche la sua conferenza stampa del 29 maggio 2009. Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato - o meglio non ha trattato - la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.
Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di "frequentare minorenni", dichiara che deve essere trattato "come un malato", lo descrive come il "drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio". Le interviste pubblicate da un solo (sic!) quotidiano italiano nel deserto dell'omertà di tutti gli altri e da quasi tutta la stampa estera, hanno confermato, oltre ogni dubbio, che il presidente del consiglio ha mentito spudoratamente alla Nazione e continua a mentire sui suoi processi giudiziari, sull'inazione del suo governo. Una sentenza di tribunale di 1° grado ha certificato che egli è corruttore di testimoni chiamati in giudizio e usa la bugia come strumento ordinario di vita e di governo. Eppure si fa vanto della morale cattolica: Dio, Patria, Famiglia. In una tv compiacente ha trasformato in suo privato in un affaire pubblico per utilizzarlo a scopi elettorali, senza alcun ritegno etico e istituzionale.
Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale. I vescovi assistono allo sfacelo morale del Paese ciechi e muti, afoni, sepolti in una cortina di incenso che impedisce loro di vedere la "verità" che è la nuda "realtà". Il vostro atteggiamento è recidivo perché avete usato lo stesso innocuo linguaggio con i respingimenti degli immigrati in violazione di tutti i dettami del diritto e dell'Etica e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, con cui il governo è solito fare i gargarismi a vostro compiacimento e per vostra presa in giro. Avete fatto il diavolo a quattro contro le convivenze (Dico) e le tutele annesse, avete fatto fallire un referendum in nome dei supremi "principi non negoziabili" e ora non avete altro da dire se non che le vostre paroline sono "per tutti", cioè per nessuno.
Il popolo credente e diversamente credente si divide in due categorie: i disorientati e i rassegnati. I primi non capiscono perché non avete lesinato bacchettate all'integerrimo e cattolico praticante, Prof. Romano Prodi, mentre assolvete ogni immoralità di Berlusconi.
Non date forse un'assoluzione previa, quando vi sforzate di precisare che in campo etico voi "parlate per tutti"? Questa espressione vuota vi permette di non nominare individualmente alcuno e di salvare la capra della morale generica (cioè l'immoralità) e i cavoli degli interessi cospicui in cui siete coinvolti: nella stessa intervista lei ha avanzato la richiesta di maggiori finanziamenti per le scuole private, ponendo da sé in relazione i due fatti. E' forse un avvertimento che se non arrivano i finanziamenti, voi siete già pronti a scaricare il governo e l'attuale maggioranza che sta in piedi in forza del voto dei cattolici atei? Molti cominciano a lasciare la Chiesa e a devolvere l'8xmille ad altre confessioni religiose: lei sicuramente sa che le offerte alla Chiesa cattolica continuano a diminuire; deve, però, sapere che è una conseguenza diretta dell'inesistente magistero della Cei che ha mutato la profezia in diplomazia e la verità in servilismo.
I cattolici rassegnati stanno ancora peggio perché concludono che se i vescovi non condannano Berlusconi e il berlusconismo, significa che non è grave e passano sopra a stili di vita sessuale con harem incorporato, metodo di governo fondato sulla falsità, sulla bugia e sull'odio dell'avversario pur di vincere a tutti i costi. I cattolici lo votano e le donne cattoliche stravedono per un modello di corruttela, le cui tv e giornali senza scrupoli deformano moralmente il nostro popolo con "modelli televisivi" ignobili, rissosi e immorali.
Agli occhi della nostra gente voi, vescovi taciturni, siete corresponsabili e complici, sia che tacciate sia che, ancora più grave, tentiate di sminuire la portata delle responsabilità personali. Il popolo ha codificato questo reato con il detto: è tanto ladro chi ruba quanto chi para il sacco. Perché parate il sacco a Berlusconi e alla sua sconcia maggioranza? Perché non alzate la voce per dire che il nostro popolo è un popolo drogato dalla tv, al 50% di proprietà personale e per l'altro 50% sotto l'influenza diretta del presidente del consiglio? Perché non dite una parola sul conflitto d'interessi che sta schiacciando la legalità e i fondamentali etici del nostro Paese? Perché continuate a fornicare con un uomo immorale che predica i valori cattolici della famiglia e poi divorzia, si risposa, divorzia ancora e si circonda di minorenni per sollazzare la sua senile svirilità? Perché non dite che con uomini simili non avete nulla da spartire come credenti, come pastori e come garanti della morale cattolica? Perché non lo avete sconfessato quando ha respinto gli immigrati, consegnandoli a morte certa?
Non è lo stesso uomo che ha fatto un decreto per salvare ad ogni costo la vita vegetale di Eluana Englaro? Non siete voi gli stessi che difendete la vita "dal suo sorgere fino al suo concludersi naturale"? La vita dei neri vale meno di quella di una bianca? Fino a questo punto siete stati contaminati dall'eresia della Lega e del berlusconismo? Perché non dite che i cattolici che lo sostengono in qualsiasi modo, sono corresponsabili e complici dei suoi delitti che anche l'etica naturale condanna? Come sono lontani i tempi di Sant'Ambrogio che nel 390 impedì a Teodosio di entrare nel duomo di Milano perché "anche l'imperatore é nella Chiesa, non al disopra della Chiesa". Voi onorate un vitello d'oro.
Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità. Per opportunismo, non per vangelo. Un governo dissipatore e una maggioranza, schiavi di un padrone che dispone di ingenti capitali provenienti da "mammona iniquitatis", si è reso disposto a saldarvi qualsiasi richiesta economica in base al principio che ogni uomo e istituzione hanno il loro prezzo. La promessa prevede il vostro silenzio che - è il caso di dirlo - è un silenzio d'oro? Quando il vostro silenzio non regge l'evidenza dell'ignominia dei fatti, voi, da esperti, pesate le parole e parlate a suocera perché nuora intenda, ma senza disturbarla troppo: "troncare, sopire ... sopire, troncare".
Sig. Cardinale, ricorda il conte zio dei Promessi Sposi? "Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo ... si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest'urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti... A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent'altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire" (A. Manzoni, Promessi Sposi, cap. IX). Dobbiamo pensare che le accuse di pedofilia al presidente del consiglio e le bugie provate al Paese siano una "bagatella" per il cui perdono bastano "cinque Pater, Ave e Gloria"? La situazione è stata descritta in modo feroce e offensivo per voi dall'ex presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che voi non avete smentito: "Alla Chiesa molto importa dei comportamenti privati. Ma tra un devoto monogamo [leggi: Prodi] che contesta certe sue direttive e uno sciupa femmine che invece dà una mano concreta, la Chiesa dice bravo allo sciupa femmine. Ecclesia casta et meretrix" (La Stampa, 8-5-2009).
Mi permetta di richiamare alla sua memoria, un passo di un Padre della Chiesa, l'integerrimo sant'Ilario di Poitier, che già nel sec. IV metteva in guardia dalle lusinghe e dai regali dell'imperatore Costanzo, il Berlusconi cesarista di turno: "Noi non abbiamo più un imperatore anticristiano che ci perseguita, ma dobbiamo lottare contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga; non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre; non ci confisca i beni (dandoci così la vita), ma ci arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci e onorandoci nel palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del cuore; non ci taglia la testa con la spada, ma ci uccide l'anima con il denaro" (Ilario di Poitiers, Contro l'imperatore Costanzo 5).
Egregio sig. Cardinale, in nome di quel Dio che lei dice di rappresentare, ci dia un saggio di profezia, un sussurro di vangelo, un lampo estivo di coerenza di fede e di credibilità. Se non può farlo il 50% di pertinenza del presidente della Cei "per interessi superiori", lo faccia almeno il 50% di competenza del vescovo di una città dove tanta, tantissima gente si sta allontanando dalla vita della Chiesa a motivo della morale elastica dei vescovi italiani, basata sul principio di opportunismo che è la negazione della verità e del tessuto connettivo della convivenza civile.
Lei ha parlato di "emergenza educativa" che è anche il tema proposto per il prossimo decennio e si è lamentato dei "modelli negativi della tv". Suppongo che lei sappia che le tv non nascono sotto l'arco di Tito, ma hanno un proprietario che è capo del governo e nella duplice veste condiziona programmi, pubblicità, economia, modelli e stili di vita, etica e comportamenti dei giovani ai quali non sa offrire altro che la prospettiva del "velinismo" o in subordine di parlamentare alle dirette dipendenze del capo che elargisce posti al parlamento come premi di fedeltà a chi si dimostra più servizievole, specialmente se donne. Dicono le cronache che il sultano abbia gongolato di fronte alla sua reazione perché temeva peggio e, se lo dice lui che è un esperto, possiamo credergli. Ora con la benedizione del vostro solletico, può continuare nella sua lasciva intraprendenza e nella tratta delle minorenni da immolare sull'altare del tempio del suo narcisismo paranoico, a beneficio del paese di Berlusconistan, come la stampa inglese ha definito l'Italia.
Egregio sig. Cardinale, possiamo sperare ancora che i vescovi esercitino il servizio della loro autorità con autorevolezza, senza alchimie a copertura dei ricchi potenti e a danno della limpidezza delle verità come insegna Giovanni Battista che all'Erode di turno grida senza paura per la sua stessa vita: "Non licet"? Al Precursore la sua parola di condanna costò la vita, mentre a voi il vostro "tacere" porta fortuna.
In attesa di un suo riscontro porgo distinti saluti.
Genova 31 maggio 2009
Paolo Farinella, prete

Da parte mia ci ho trovato tante buone intenzioni, ma l'eccesso di zelo che tracima da essa mi ha fatto tornare in mente quei sacerdoti dell' America Latina che negli anni 60-70 pensavano di agire bene impugnando il fucile per difendere i diritti del popolo (teologia della liberazione): un laico può anche difendersi con la forza per sfuggire ai soprusi, ma un religioso non dovrebbe farlo mai.
Io sono fondamentalmente un uomo di centro, nasco da famiglia D.C. ed ho votato anche repubblicano e socialista ai tempi della prima repubblica, ma non posso schierarmi con formazioni politiche che si apparentano con partiti dichiaratamente atei; non sono un cattolico adulto come Prodi o Rosy Bindi che ha detto: “Non possiamo lasciare che sia Radio Maria a formare la coscienza dei cristiani”.
Padre Livio, direttore della suddetta radio ha risposto: «I cattolici del Pd ci sentono lontani, ma sui temi etici sono loro a essere lontani dalla Chiesa. Bindi è per i Dico, la Chiesa è contro. Noi siamo per il cattolicesimo integrale, contrario ad aborto, eutanasia, ecc., loro per un cristianesimo diluito. Bindi è un politico, a me interessa l'Aldilà. Sono per un’equa distribuzione della ricchezza. Ma non ritengo che la sinistra faccia per la gente più della destra. La ricchezza, per distribuirla, va prodotta ». Ne consegue che i provvedimenti presi dal governo in favore di banche ed industrie siano di riflesso anche a favore dei lavoratori: se un'azienda chiude, il lavoratore va a spasso. A me bastano queste piccole riflessioni per aiutarmi nella scelta al momento del voto, anche se riconosco i molti difetti delle persone appartenenti allo schieramento preferito: il maestro Montanelli ci ha insegnato a turarsi il naso ed indicare il minore dei mali. Tornando alla lettera, mi sembra che ad oggi abbiamo assistito allo sgonfiarsi del caso Noemi, dei voli con gli aerei di stato, e nel caso Bari mi sembra più grave il problema delle tangenti incassate da esponenti PD che il caso Patrizia che a sua volta è destinato a rivelarsi un flop. Se così non fosse, vi riporto questa battuta di un lettore del "Foglio" di Ferrara:
Preferenze. Sentita ieri al bar: "mejo 'n Presidente che tromba che uno ch'arubba". Condivido! Mario Braccini, Roma.
Le bugie di Mills e tutte le altre elencate sono ancora da provare, e questa campagna elettorale basata sul gossip ha dato gli stessi risultati di quelle che insistevano sul conflitto di interessi: gli elettori conoscono queste cose e non gli danno eccessiva importanza; vogliono fatti concreti dal governo, ed una opposizione che lo pungoli sui risultati. La gente ha simpatia per Berlusconi per gli stessi motivi per cui apprezza Obama: lo vedono come una persona 'normale' che fa le stesse cose che farebbero loro, non un uomo distaccato e tutto chiuso nel suo ruolo (penso che anche Berlusconi si sarebbe comportato come Obama e come ognuno di noi se gli fosse capitato un episodio come quello della mosca colpita in diretta TV, ma in questo caso, cosa avrebbero detto i nostri intellettuali?); la vita privata di Kennedy, Clinton, Mitterrand ecc. non ha pregiudicato la loro azione politica che è giudicata positivamente, perché per Berlusconi dovrebbe valere un altro metro di giudizio? E poi questo sacerdote giudica la persona, mentre la Chiesa ha sempre condannato il peccato e perdonato al peccatore sapendo che può migliorare.
Sorvoliamo sulle filippiche che sarebbero gradite ad un Savonarola per arrivare al punto in cui parla delle parlamentari donne: essere belle è un handicap? Per essere brave e intelligenti bisogna essere per forza brutte? A me risulta che siano laureate e quelle nominate ministro (Gelmini, Prestigiacomo, Carfagna, …) non mi sembra che stiano lavorando male, ed alludere a chissà quali prestazioni ci siano dietro alla loro scelta mi sembra a dir poco offensivo.
Da oggi mi prendo un bel periodo di ferie, durante le quali scenderò a Galatro per il 18/7 e ci rimarrò fino al 1/8, per cui i commenti alla bibbia ripartirano da settembre: buone vacanze a tutti.

Per quanto riguarda la storicità della Chiesa
allego questo articolo del "Giornale". (DOC) 27,5 KB

Nella foto in alto: Don Paolo Farinella insegna.

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(3.7.09) LA CHIESA E I REGIMI (Domenico Distilo) - Caro Pasquale Cannatà,
credo che essere cattolici non voglia dire, non possa voler dire, pensare con la testa della gerarchia e approvarne tutte le scelte in campi che, neppure per i cattolici, sono sotto la stretta giurisdizione del Magistero.
Tra questi campi, converrai, c’è la politica, rispetto alla quale i cattolici hanno due opzioni: o seguire, con i tradizionalisti, la dottrina medievale di Cristo Re o abbracciare la democrazia, che comporta l’accettazione del fatto che la polis non è costituita solo da cattolici e non si possono imporre i precetti del Magistero a chi non è cattolico.
In una società democratica, per usare il linguaggio di San Tommaso, la traduzione della Lex naturalis in Lex humana, positiva, non è un dato scontato, automatico, dal momento che si danno diverse visioni di ciò che è naturale e di ciò che è umano e la soluzione possibile non è quasi mai la migliore (dal punto di vista di un cattolico).
Molti cattolici, tra i quali penso (correggimi se sbaglio) di poterti annoverare, sono affetti da una sorta di riflesso condizionato contro la sinistra che nel secolo scorso li ha portati a considerare “male minore” perfino Mussolini e Hitler.
E’ lo stesso riflesso condizionato che oggi li porta a preferire alla sinistra, a qualsiasi sinistra, facendo finta di ignorare alcuni fatti inoppugnabili, un personaggio da circo, col volto perennemente impiastricciato e i capelli finti, che ridicolizza l’Italia agli occhi del mondo. Ecco di seguito solo alcuni dei fatti inoppugnabili di cui i cattolici dovrebbero tenere conto.

- Con le sue televisioni Berlusconi diffonde modelli culturali (trasformatisi ormai in stili di vita e in visioni del mondo) che dei valori cristiani e cattolici sono l’antitesi;
- il cattolicesimo di Berlusconi è palesemente strumentale, una maschera propagandistica da cui i cattolici degni del nome dovrebbero essere disgustati;
- C’è una sentenza di un tribunale della Repubblica che ha condannato Mills per avere preso i soldi da Berlusconi, salvatosi solo grazie al lodo Alfano, precipitosamente approvato proprio in vista della sentenza (cosicché la sua posizione processuale è stata stralciata e congelata);
- dire che agli Italiani non importa nulla del conflitto d’interessi è una mezza verità. L’altra mezza è che lo strapotere mediatico del nano di Arcore ha indotto in loro un’insopportabile indifferenza per una questione capitale quale la qualità della democrazia. E’ conclamato che non c’è democrazia sostanziale se è alterato il processo di formazione dell’opinione pubblica;
- l’ideologia ufficiale della maggioranza e del governo è un concentrato di dogmi iperliberisti, di xenofobia e di razzismo (Brunetta + la Lega). Che c’entra tutto questo col cattolicesimo? Che c’entra col cattolicesimo, ad es. la legge sulla sicurezza appena approvata?
- le vicende di Clinton e di Mitterrand erano strettamente personali e sessual-sentimentali. Non implicavano, come nel caso del Nostro, tutto un milieu di procacciatori d’affari, nani, ballerine e un giro di prostituzione d’alto bordo - le escort.

Caro Pasquale, credo che facciano bene quei cattolici come don Farinella, don Sciortino e tanti altri ad esortare la gerarchia a prendere le distanze da Berlusconi. Comunque sia, le valutazioni politiche dei vescovi non sono dogmi che un cattolico debba necessariamente seguire. Si tratta solo di prese di posizione legate a contingenze storiche a cui non è possibile riconoscere in alcun modo il crisma dell’infallibilità. Altrimenti sarebbe infallibile la definizione di Mussolini “Uomo della Provvidenza”. Ma quanti tra i cattolici sono oggi disposti a ritenere che sia stato tale?

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(11.7.09) SINISTRA, CATTOLICI E IDEOLOGIA (Pasquale Cannatà / Domenico Distilo) - Da quando avete cominciato a pubblicare i miei articoli, un accordo istintivo e non detto o scritto faceva si che il relativo titolo fosse lo stesso dell’oggetto della mail da me inviata e che la presentazione da voi fatta in prima pagina corrispondesse al contenuto della stessa.
L’ultimo mio intervento aveva il solo scopo di far presente che una cosa non è necessariamente giusta solo perchè detta da un prete (specialmente se non si tratta di questioni di fede, ma di cose che riguardano la politica) e l’oggetto della mail (turandosi il naso) sarebbe stato un titolo che rifletteva le mie intenzioni, mentre voi avete dato un titolo ed una presentazione tali da smontare in anticipo le mie considerazioni, ma va bene lo stesso.
Mi è difficile capire (e sarei felice se qualcuno riuscisse finalmente a spiegarmelo) perché mai se un cattolico segue i consigli della chiesa o si forma le ‘proprie’ opinioni dopo aver letto quotidiani come il foglio o il giornale ecc. viene considerato succube della gerarchia ecclesiastica (ritorno alla dottrina medioevale del Cristo Re?) o plagiato dal pensiero altrui, mentre una persona che riporta le conclusioni di opinionisti che scrivono su repubblica, espresso, (times, guardian, el pais, ecc.), si sente di fatto autorizzato ad autoincludersi nella categoria degli intellettuali: sono un cattolico, caro Domenico, e lo sa chi mi conosce da una vita (ed anche chi pur non conoscendomi legge i miei scritti che gentilmente pubblicate) e dal momento che condivido quello che diceva un grande scrittore inglese (la chiesa cattolica è per i santi e per i peccatori, mentre per le persone perbene c’è la chiesa anglicana) spero che mi vengano perdonati i miei peccati da chi è preposto a farlo e che il mio lavoro venga giudicato da chi di dovere solo per i risultati che conseguo. Ma sono un semplice cattolico praticante, e per quel poco che ne so non posso non rilevare una contraddizione in termini nella definizione ‘cattolico adulto’ visto che Gesù Cristo ha detto ‘se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli’.
Nel tuo articolo parli di riflesso condizionato che imputi agli elettori di centro-destra nei confronti del centro-sinistra, ma secondo me si tratta di una specie di ripulsa verso una classe dirigente ex comunista che vive ancora oggi nella convinzione di una superiorità morale (vedi Berlinguer, Fassino, ecc.) e culturale (mi dispiace dover citare a questo proposito le tue battute satiriche su personaggio da circo, nani, ballerine, ecc.) che li distinguerebbe dal popolo bue condizionato dalle televisioni. Ricordo una battuta di D’Alema che dopo essersi compiaciuto di avere il gradimento di gran parte del mondo accademico, dei giornali più in, magistrati, industriali, ecc. ha concluso ‘peccato che poi bisogna fare le elezioni’: è la stessa situazione di quelle squadre di calcio che vincono il campionato di agosto in base alla campagna acquisti e che poi non reggono al confronto sul campo (peccato che poi bisogna giocare le partite!).
Questa pretesa superiorità è presente anche tra moltissimi semplici elettori di sinistra, e ne conosco di quelli che ‘ho diritto alla casa’ e la pretendono dallo stato/ dal comune mentre spendono le loro risorse per vestiti firmati, auto di grossa cilindrata e viaggi costosi in posti esotici; ‘il mio stipendio di bidello dovrebbe essere uguale a quello del professore’ senza tener conto della spesa, della fatica e del tempo necessari per conseguire una laurea, per non parlare delle diverse responsabilità legate al ruolo (lo stesso dicasi per dottori, ingegneri, dirigenti, ecc.); ‘ho diritto a trenta giorni di malattia’ che sarebbe una garanzia in caso di necessità, trasformata in 30 giorni di ferie supplementari con certificati di medici compiacenti: e così per tante altre situazioni per risolvere le quali gli interventi del ministro Brunetta mi sembrano condivisibili.
Un archetipo del comunista tipo (e poi pds, ds, pd, …) è un tale che conosco bene e che oltre ai requisiti su esposti vanta anche la caratteristica di essere stato un feroce assertore dei diritti degli inquilini quando abitava in un appartamento in affitto, per poi diventare nemico degli stessi quando venuto in possesso di una casa affittata non riusciva a mandar via l’inquilino (della serie quello che è mio è mio e quello che è tuo è mio, come dicono dei comunisti qui a Padova): tra le altre cose, un giorno in cui si parlava di Berlusconi, lui lo definiva un guitto che cantava sulle navi da crociera, ed alla mia osservazione che era laureato in legge ha risposto che non era vero; dopo aver constatato su un’enciclopedia la veridicità delle mie affermazioni, ha concluso che Berlusconi aveva comprato quella casa editrice per far scrivere di se le cose che avevamo letto!
Ogni volta che la Chiesa esprime la propria posizione su problemi etici è tacciata di ingerenza negli affari dello stato italiano, ma se fa comodo ‘pro domo sua’ i difensori della laicità sono pronti a mettere in primo piano alcune posizioni di esponenti della gerarchia ecclesiastica: a tale proposito vi riporto questi due stralci di articoli. (DOC) 28 KB
Non so se nelle prossime settimane potrò collegarmi al sito, perché mi prendo un bel periodo di ferie che spero siano rigeneranti del corpo e dello spirito, come mi auguro lo siano per tutti voi: buone vacanze a tutti!
Pasquale Cannatà


Caro Pasquale,
non ho minimamente messo in dubbio che tu sia cattolico e proprio non capisco da cosa abbia potuto evincere quella che sarebbe, se l’avessi, un’opinione assolutamente ridicola. Il punto è un altro: la scelta aprioristica di molti cattolici contro la sinistra, qualsiasi sinistra, anche a costo di favorire la destra, qualsiasi destra (da quella mostruosa del nazifascismo a quella, fortunatamente solo becera ma dannosa nella stessa misura, del berlusconismo e del leghismo).
Non è possibile che si faccia ancora uso di un argomento palesemente datato quale quello dell’intellettualismo e della puzza sotto il naso di molti lettori/elettori di sinistra. Anch’io, da giovane democristiano, ne ho fatto qualche volta uso. Ma erano gli anni Settanta e si trattava, allora, di un argomento, non so poi quanto fondato, di polemica autenticamente politica o politicamente autentica. Oggi è solo propaganda e conferma, se ce ne fosse bisogno, l’orbs pictus in cui il berlusconismo ci fa vivere (ti rimando al mio articolo La politica a una dimensione, anche se l’autocitazione è antipatica).
Quanto alla gerarchia, è inevitabile, checché se ne dica, che gli interventi suscitino consensi e dissensi. Il problema è che c’è sempre qualche malaccorto il quale, invece di discutere nel merito, preferisce fare ricorso alla categoria dell’ingerenza e attacca, in nome di un laicismo obsoleto, il diritto della Chiesa a pronunciarsi su qualsiasi questione, non solo su quelle fondamentali, come se dovesse esserle vietato avere opinioni e manifestarle, perché le ascoltino i cattolici, adulti e non, e i non cattolici.
Per venire al cattolicesimo cosiddetto adulto: credo che sia un caposaldo della dottrina, da sempre, che si debba, da cattolici, adoperare la ragione, che non è l’antitesi della fede ma il suo necessario ed inevitabile complemento (fides et ratio, non fides contra rationem). Il tornate come bambini è dunque un richiamo alla purezza del cuore, non all’abdicazione dell’intelligenza. Per concludere: a leggere i giornali berlusconiani (Libero, Il Giornale) sono i più ideologizzati, gli eredi di quelli che trent’anni fa esibivano la testata de l’Unità o di Lotta Continua, a loro volta eredi degli intellettuali antigiolittiani d’inizio secolo, una costante iattura, tutti quanti, nella storia d’Italia, a cui sono speculari i girotondini di qualche anno fa e oggi gli ipermoralisti di Micromega.
Che molti cattolici abbiano ceduto all’ideologia di questa destra è, infine, un’ulteriore iattura. Che rinsaviscano è solo una speranza.
Con l’augurio di buone (e meritate) vacanze per te e la tua famiglia, aspettiamo la ripresa del tuo excursus teologico.
Domenico Distilo

Nel frattempo Don Farinella ha inviato una lettera aperta a Benedetto XVI perchè non riceva Berlusconi in udienza dopo il G8. La si può visualizzare al seguente link della rivista Micromega, sulla quale c'è anche un invito a firmare un appello al Pontefice.

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(14.7.09) LETTERA APERTA A UN FRATELLO DOGMATICO (Angelo Cannatà) - Caro Pasquale, caro, amatissimo, fratello,
ti scrivo - brevemente - sui preti, la politica e la gerarchia ecclesiastica; sulla tua
disputa dialettica "contro la sinistra e la laicità".
Sai dove collocarmi. Sto con Domenico: non ci sono dubbi. Usiamo le stesse armi. Ti ha ricordato pubblicamente ciò che, da sempre, ti esorto a valutare in privato. Egli ha però il dono dello stile (sublime, alle mie orecchie); avrebbe dovuto incidere, più dei miei discorsi, sui dogmi tridentini che ti porti dentro.
Ma non è così. Insisti nel dire - contro ogni argomento - che la terra è ferma. Cosa debbo pensare? Dovrò aspettare cinquecento anni per sentirti dire che Galileo aveva ragione? Che Farinella incarnava (nel lontano 2009) la moralità offesa da certa politica? Che non si può predicare la solidarietà e votare una coalizione che la calpesta?
Ti voglio bene, e aspetterei volentieri cinque secoli per dialogare con te, nell'aldilà, su questi temi. Ma ho molti dubbi che l'aldilà esista, fratello. Dubbi: laici e filosofici. L'unica certezza (granitica) è che tu, negli anni, continuerai a difendere - con buona fede, certo - la Verità di una Chiesa perfetta e incorrotta che esiste soltanto nella tua mente. E' il tuo limite. Ma anche il tuo fascino, naturalmente.
Angelo

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(21.7.09) A OTTO ANNI DALLA MORTE DI INDRO MONTANELLI (Michele Scozzarra) - Avevo appena compiuto diciotto anni quando Montanelli ha fondato il “Giornale”, nel quale mi sono subito riconosciuto e al quale devo, buona parte, della mia formazione culturale: in quegli anni, sotto la firma del grande Indro, il Giornale è riuscito a raccogliere quelle persone che, dopo il disastro del ’68, hanno cercato di rimettere in discussione i nuovi assetti che si volevano imporre alla società italiana.
In nome della comune battaglia contro il “regime” Montanelli riuscirà a raccogliere sotto le insegne del “suo” Giornale le realtà sociali più frastagliate. Scriveva in un suo editoriale: “Noi abbiamo per le mani una causa difficile, la più difficile di tutte le cause: cerchiamo di difendere i diritti della ragione in un’epoca in cui non c’è nulla di più irragionevole di questo”.
Ricordo gli atteggiamenti di scherno di tanti “illuminati” quando ci vedevano con il Giornale in mano: spesso, in tanti, appena comprato il Giornale, lo piegavamo al rovescio, per non fare vedere la testata... era un modo di evitare tante facili provocazioni.
La cordata ed il clima di intimidazioni, che allora Montanelli, insieme a tanti suoi lettori, ha subito, oggi fa ridere… non per altro che per il fatto che i Montanelliani di oggi, in buona parte sono i suoi detrattori di ieri…
Proviamo ad andare a rileggere la stampa dalla metà degli anni ’70 fino alla fine degli anni ’80 e vediamo cosa scrivevano, sulla persona di Montanelli e sui suoi scritti i Montanelliani di oggi? Andiamo a spulciare sulle colonne di Repubblica, Espresso, Stampa… anche il Corriere, che quando Montanelli subì l’attentato da parte delle Brigate Rosse, non lo ha neanche degnato del nome in prima pagina, infatti ha messo come titolo in prima pagina: “un giornalista ferito alle gambe dalle Brigate Rosse”.
Che dire… non è mai troppo tardi! Speriamo che i Montanelliani di oggi, almeno si prendano la briga, di andare a rileggere quanto Montanelli scriveva quando “loro” lo attaccavano e sotto la definizione di “fascista!” creavano una cortina ai suoi interventi.
Gli attacchi a Montanelli si sono ripetuti ad ogni suo intervento, fino a quando non è entrato in conflitto con Berlusconi… Da questo momento in poi inizia la “santificazione”… più per le sue battaglie contro “il signore di Arcore” che per il riconoscimento della sua autorità di uomo, scrittore e giornalista.
Ed io che l’ho sempre seguito, anche a costo di essere oggetto della facile ironia di chi si sentiva superiore a noi “poveracci” che ancora andavamo dietro le sciocchezze di Montanelli, nell’ottavo anniversario della sua morte, voglio proprio ricordare l’uomo, lo scrittore, il giornalista… riproponendo per i lettori di Galatro Terme News l’articolo che ho pubblicato nel momento della morte di Indro.


IL CIELO, LE STELLE E… ADDIO A INDRO MONTANELLI

Viene spontaneo nelle sere d’estate guardare le stelle… osservare il cielo ed il mistero delle stelle: sollevare lo sguardo verso figure e lampi cui i poeti, come i navigatori ostinati, si sono sempre rivolti con gli occhi asciutti, o con le lacrime che appannano la luce o la rendono più splendente ed inquieta.
Ho letto nei giorni scorsi che “le liriche più belle sono il canto di uomini che alzano lo sguardo verso il cielo. E l’ultimo ragazzetto che scriverà domani il suo tentativo di poesia non avrà forse qualcosa da dire sul suo pezzo di cielo?”.
Per i poeti antichi le stelle erano presenze lontane e la loro natura inaccessibile: su di esse si fantasticava, si congetturava… certe notti chiare di Omero prima della battaglia, riprese da Leopardi e trasformate in notti di alta tensione, di altra interiore battaglia… e le stelle doveva sempre tornare a guardare nel suo viaggio il sommo Dante: in lui le stelle hanno a che fare con il destino… ma anche con l’impeto di conoscenza di Ulisse o con la bellezza che illumina il volto di Beatrice.
Il cielo stellato è come un cinema dove il poeta vede proiettati i sentimenti degli uomini, le loro storie, il loro magone.
Ho letto che ci sono certe poesie dove “a volte è come se il cielo fosse la mano che rapisce dalla gola dei poeti quel che altrimenti non uscirebbe. Come se il buio sterminato fosse una cavità che aspetta il lume, per quanto debole, di una voce umana. E poiché la poesia ha sempre qualcosa in comune con la memoria, le stelle, vive di luce eppure così affondate nel tempo, così spente da chissà quanto eppure così luminose, sono l’emblema di un’azione che la poesia stessa tenta di compiere: nulla muoia, dia ancora segnale di vita quel che è irrimediabilmente avvolto nel passato”.
Era di questo che volevo scrivere in questo mio osservatorio estivo, erano questi i concetti che volevo esplicitare in questa mia rubrica… ma devo scrivere d’altro… almeno all’apparenza devo scrivere della scomparsa di una stella, una stella del giornalismo italiano che, chissà, forse alzando gli occhi al cielo, in una notte stellata, non la si scorga senza saperlo...
Non posso non ricordare, in questo mio piccolo appezzamento di carta stampata, la morte di Indro Montanelli.
Con quel suo caratteraccio immagino le risate che si sarà fatte, da lassù dove ormai vede tutto, nel leggere quanto è stato scritto di lui in questi giorni. Forse per evitare ostentazioni con l’ultimo suo articolo ha provveduto anche al suo necrologio. Io cambierò la data, perché lui l’aveva anticipata di cinque giorni: “Domenica 22 luglio alle ore 17.30. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza, Indro Montanelli, giornalista, Fucecchio 1909, Milano 2001, prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell’affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito. Le sue cremate ceneri siano raccolte in un’urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili”.
Di fronte ai fiumi d’inchiostro spesi a commento di questa morte, io resto in silenzio, ricordando solo che la mia formazione culturale è legata strettamente a Montanelli ed al Giornale. Non dico altro… il resto lo lascio a Roberto Gervaso che, in un articolo apparso sul Giornale, scrive di Montanelli, quello che, penso, a Montanelli avrebbe fatto piacere leggere: “Caro Indro, te ne sei andato… a 92 anni, deludendoci. Da te ci aspettavamo un commiato meno precoce. Da te ci aspettavamo un traguardo più avanzato e ambizioso: il traguardo dei cento anni. Nessuno più di te, meritava di riempire fino in fondo questo secolo. Te ne sei andato non solo perché il destino così aveva deciso. Te ne sei andato perché eri stanco di vivere. Lo dicevi. Lo scrivevi. Lo si sentiva nelle tue parole, lo si leggeva nelle tue “Stanze”. Questo mondo non ti piaceva e non ne facevi mistero. Così diverso da quello in cui eri nato e vissuto, diventando non un grande giornalista: il più grande; non un grande maestro: il Maestro. Per tutti, e non solo per me, che per tanti anni ti sono stato vicino. Una vicinanza scomodissima, perché scomodissimo eri tu, con il tuo caratteraccio… Mi prendesti sotto le tue ali… ali pesantissime. Ma quante cose, sotto quelle ali, ho imparato. M’insegnasti a scrivere non per il barone o il bramino, per il dotto o l’accademico. M’insegnasti a scrivere per tutti, con umiltà ed orgoglio. Umiltà verso il lettore che, ripetevi, ha sempre ragione. E con orgoglio verso un mestiere, come lo chiamavi tu, che era e, almeno per me, è rimasto, il più bello del mondo… Quanti aneddoti, quanti giudizi, quante battute, quanti paradossi. Ce n’era per tutti, non risparmiavi nessuno: nemmeno te stesso. Ricordi? Missiroli che diceva: “Montanelli? Che talento! Fa capire agli altri quello che non capisce nemmeno lui”… Ora, caro Indro, non ci sei più. Sei partito per il più lungo dei viaggi. Un viaggio che tutti faremo. Meta: l’aldilà. Hai dimenticato la Lettera 22. Poco male. Scriverai lo stesso bellissimi articoli. Pensa quanti spunti, fra le nuvole e le stelle, a tu per tu con il Sole, Venere e Marte. Pensa quanti altri incontri usciranno dalla tua penna. E quante interviste esclusive. Non te la negherà nemmeno San Pietro e, forse, ti dirà di sì anche il Padreterno. I lettori non ti mancheranno. E non ti mancheranno i fan. Li affascinerai e li delizierai come hai affascinato e deliziato noi. E, poi, incontrerai tanti vecchi amici: da Panfiluccio che, finalmente, non avrà più paura di Atropo e delle sue cesoie, all’austero e pettegolo Ricciardetto, Augusto Guerriero, che quella sera, ricordi, al “Buco”, rischiò di soffocarsi con una mozzarella in carrozza. E potrai fare lunghe chiacchierate con Prezzolino e furiose, affettuose litigate con Longanesi. Vedrai, caro Indro, non ti annoierai.
Ora ti lascio. Non voglio farti perdere tempo. So che domani debutterai sul “Corriere del cielo” con una nuova “Stanza”. Peccato non poterla leggere. Mettimela da parte. Buon lavoro dal tuo Roberto Gervaso”
.

Nelle foto: in alto Michele Scozzarra; al centro Indro Montanelli scrive a macchina in precario equilibrio su una pila di giornali; in basso Montanelli e il "Giornale".


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(23.7.09) MONTANELLI, CONFORMISMI E CONFORMISTI (Domenico Distilo) - Caro Michele,
hai fatto bene a
ricordare un insuperato maestro quale fu Montanelli e le vicende dei lontani anni Settanta segnati dall’ostracismo nei confronti suoi e de il Giornale, compresi i lettori, da parte di quanti, per vocazione ed abitudine inveterata, cantano sempre in coro.
Non sono d’accordo però su un punto: non fu Montanelli, come sembri sostenere, a passare a sinistra; fu il coro a spostarsi a destra lasciandolo a sinistra, sinistra che per lui non fu affatto una collocazione, al massimo una postazione dalla quale continuare a “steccare”, come aveva sempre fatto.
Se così non fosse il Giornale già di Montanelli (le cui pagine ospitavano le firme dei maestri più illustri dell’intellighenzia liberale e cattolico-liberale dell’epoca, da Nicola Abbagnano a Remo Cantoni, a Renato Mieli a Domenico Settembrini a Vittorio Enzo Alfieri a Giorgio Torelli ad Alfonso Gatto a Renzo De Felice a Rosario Romeo a Sergio Ricossa ad Aldo Garosci e a tanti altri) sarebbe ancora il massimo campione dell’anticonformismo. Mentre si è ridotto a un foglio di propaganda, per di più becera, del berlusconismo, neppure lontano parente di quello che io e tu leggevamo trent’anni fa (senza minimamente curarci di nascondere la testata).
Ad attaccare Montanelli nell’ultimo periodo della sua vita (e anche dopo) sono stati gli stessi degli anni Settanta, non solo come tipo antropologico-intellettuale o pseudotale, ma come persone fisiche.
Negli anni Settanta lo attaccavano in nome del conformismo di sinistra; nei Novanta in nome del conformismo di destra. Sic transit gloria mundi.

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(26.7.09) SONO ARRIVATE LE VACANZE (Michele Scozzarra) - Finalmente l’estate… è arrivato il tempo delle vacanze, il tempo del “riposo”.
Come tutti gli anni le città si svuotano e la gente si affolla sulle strade che conducono al mare ed in montagna… ai luoghi cari alla memoria!
C’è qualcosa che, negli ultimi anni, è cambiato nel modo di andare in vacanza: per molto tempo le vacanze sono state un rito sociale, una dimostrazione di prestigio. Si andava in vacanza per affermare davanti agli altri di poterselo permettere, di essere entrati nel giro degli uomini moderni, protetti, partecipi della società dei consumi.
Non che questo modo di andare in vacanza sia scomparso, per molti, ancora, il sogno di tutto un lungo inverno si “realizza” nell’effimero sfogo di qualche settimana: da vacanze così si torna più stanchi, più nervosi, più insoddisfatti e affaticati.
Per questo con l’avvicinarsi delle vacanze, è importante augurare a chi ci legge: “Buone vacanze!”… ma… quelle che permettono, in primo luogo, di ritrovare il giusto rapporto con la propria persona, con i propri desideri… quelle che aiutano, dopo mesi di fatica, a ritrovare un dialogo con sè stessi e riposare, ed a non ritornare a casa più stanchi e avviliti…
C’è sempre un aspetto carico di fascino nelle vacanze e, per rendersi conto di questo, basta guardarsi intorno, in questo periodo, quando i nostri piccoli centri moltiplicano il loro numero di abitanti.
Quello delle vacanze è il “tempo della libertà”: ovvero il momento in cui, liberi da obblighi e costrizioni, facciamo venire a galla, quasi impercettibilmente, ciò a cui teniamo davvero. Sotto questo aspetto le vacanze si presentano come la scoperta del tempo più nobile dell’anno, quando liberi dal lavoro, dallo studio, dalla routine degli impegni che scandiscono la vita di tutti i giorni… non siamo obbligati a fare niente, se non ciò che il nostro cuore desidera…
E qui si gioca la partita… perché questo “nobile” tempo lo possiamo far passare riempiendolo di esperienze, emozioni che, alla fin fine, diventano solo una fuga dalla realtà che al massimo ci faranno dire: “peccato che sono finite”… oppure questo tempo di vacanze possiamo riuscire a farlo diventare un tempo pieno, denso, carico… cioè l’occasione preferenziale per approfondire rapporti con amici con cui si desidera stare e, durante l’anno, non si trova mai il tempo perché siamo sempre alla rincorsa affannata di cose da fare...
Vivere le vacanze cercando la calma e la possibilità di riuscire a stare dentro la realtà dei nostri paesi e delle nostre affettività, con le persone ed i luoghi che il nostro cuore desidera di incontrare, senza essere presi dalla frenesia della fretta e della distrazione.
In quest’ottica le vacanze sono un’occasione di un modo più bello e più vero di vivere l’estate… sono l’occasione per accorgerci della nostra umanità e di giocarci fino in fondo in questa sorprendente esperienza.
E’ un’occasione da non sprecare…
Buone vacanze a tutti!


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(29.7.09) MONTANELLI FRA DESTRA E SINISTRA (Michele Scozzarra / Domenico Distilo) - Caro Domenico,
ho letto
il tuo intervento al mio articolo su Montanelli e, se non mi sbaglio, mi pare che le obiezioni da te sollevate, su alcune mie considerazioni, sono due.
La prima è basata sul fatto che il Giornale di oggi “non è neppure lontano parente di quello che io e tu leggevamo trent’anni fa”. Su questo mi trovi pienamente d’accordo: infatti non sono un abituale lettore del Giornale e penso ci vuole proprio poco a capire che le “firme” del “Giornale di Montanelli” niente hanno a che vedere, tranne qualche rara eccezione, con quelle di oggi… e non solo per la “funzione” che il Giornale oggi ricopre come cassa di risonanza del pensiero e degli interessi del “Capo”.
L’altro punto da te “toccato” mi lascia più di qualche perplessità… e non solo per il fatto che non mi risulta che io abbia mai sostenuto, nel mio articolo, “che fu Montanelli a passare a sinistra”.
Sono state tante le critiche che Montanelli si portò addosso quando lasciò "il Giornale" e fondò "la Voce", soprattutto per le coccole ricevute dai pidiessini, che dopo averlo "tanto odiato", si spellarono le mani quando Montanelli si presentò come relatore ad un Festival dell'Unità. Anche se lo stesso Montanelli ci ha tenuto a chiarire, in una intervista rilasciata nei primi giorni del 1997, che quegli entusiasmi furono un agguato, in quanto al Festival dell’Unità disse subito e a chiare lettere: "Io non sono dei vostri".
Per quanto riguarda il modo come ha condotto "la Voce" non ha avuto remore nell'affermare: "Sono il primo a fare delle critiche per qualche eccesso de 'la Voce'. Quando fondai 'la Voce' avevo 85 anni. Non ebbi la forza di tenere con più fermezza la linea politica... I fatti hanno però dimostrato che la linea del mio condirettore, Federico Orlando, non è la mia, le nostre strade si sono divaricate. Lui è a sinistra io non ci sono".
In quella stessa intervista, con riferimento ai burrascosi rapporti con Berlusconi, Montanelli chiarisce che "sul piano personale è tutto a posto. Abbiamo preso atto che siamo su posizioni molto diverse, opposte no, perché non sono certo passato dall'altra parte, ma che la nostra amicizia resta. Dei pronostici negativi che avevo fatto su Berlusconi politico, alcuni li ho totalmente sbagliati".
Non certo allettante, invece, il giudizio che Montanelli, sempre nella stessa intervista, da di Prodi: "Prodi è una pecetta... incarna lo smarrimento italiano. Quello lo incarna bene. Ciò che non va bene è proprio lo smarrimento".
Penso che quello che più deve fare riflettere è la risposta data da Montanelli alla domanda "se negli ultimi 50 anni ha governato meglio il Centro, la Destra o la Sinistra". Montanelli ridacchia e risponde: "He, he. Male chiunque. La Dc, diciamo la verità, con tutti i malanni e le miserie che si portava addosso, era però il ritratto dell'Italia. Nel regime di rappresentanza, quella che ci rappresentava meglio era proprio la Dc. Non sapeva che cosa fosse lo Stato, nè la Nazione. Era l'Italia".
Caro Domenico, può piacere o non piacere, ma questo era Montanelli: per dirla con le sue stesse parole “un toscano… un toscano autentico che nelle antipatie si crogiola e si diverte e non perde l’occasione per litigare… a carte scoperte!”. E questo è il Montanelli che io non ho mai smesso di ammirare: il borghese orgoglioso e un pò ottocentesco, il toscanaccio aguzzo, il giornalista di cui è impossibile cominciare un articolo senza poi arrivare fino all'ultima riga.
Un uomo con una storia come la sua… l'uomo che era stato condannato a morte dai nazisti, ma che si era rifiutato ad una ricostruzione puramente polemica e offensiva della generazione che aveva indossato la camicia nera, non poteva, improvvisamente, indossare degli abiti che aveva aborrito per tutta la vita.
E chi ha cercato, in tutti i modi, di cucirglieli addosso, non deve avere impiegato tanto tempo per capire che quelli “non erano i suoi abiti”.
Infatti, a conclusione dell'intervista sopra menzionata, il cronista scrive: "Sulla porta gli dico: 'Lei è rimasto lo stesso. Ora posso testimoniarlo'. 'E che aspetti a farlo' dice Montanelli".
Ed è questo che, nel mio piccolo, voglio testimoniare anch'io...
Michele Scozzarra


Caro Michele,
non ho detto che Montanelli è passato a sinistra ma che è stato lasciato a sinistra – il che è diverso - dal coro nel frattempo – tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, con forte accelerazione dopo la “discesa in campo” - spostatosi a destra.
Va da sé che egli sia sempre rimasto un liberale senza mai aderire, né culturalmente né psicologicamente, ai valori della sinistra. Votando però per la sinistra nel 1996 e nel 2001 – giusto pochi mesi prima di morire - contro una destra, quella berlusconiana, che considerava, quali che fossero rimasti i rapporti personali col suo leader - comunque mai andati oltre, dopo la cacciata dal Giornale, la mera cortesia formale e talvolta attestatisi anche al di sotto di quella - un’aberrazione della storia italiana, lontana le mille miglia da quella destra storica postrisorgimentale di Marco Minghetti e Quintino Sella che rappresentava il suo modello ideale.
Quanto agli applausi al festival dell’Unita, credo che gli provocassero più che altro un imbarazzo psicologico. Montanelli sapeva benissimo che la battaglia contro il comunismo era stata vinta e che l’anticomunismo senza comunisti poteva essere solo un’arma propagandistica di una destra becera e per di più illiberale.
Da liberale anarchico, del resto, Montanelli non poteva fare che battaglie “contro”. Contro il male maggiore per il male minore. Quale non smise mai di considerare la DC. O non fu lui a invitare a votare DC “turandosi il naso”?
Domenico Distilo

Nelle foto: Michele Scozzarra e Domenico Distilo.

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(7.8.09) QUALCUNO CE L'HA CON LA SIRENA (Stefano Ceravolo) - Finalmente agosto; non vedo l'ora di arrivare a Galatro per rilassarmi, rivedere gli amici, i parenti, il mare... e allora partenza! Carico lo stretto necessario in auto e via, da Brescia, imbocco la A4 fino a Verona, poi la Brennero dritto a Modena; da qui la A1, e giù fino a Napoli, infine la A3... un calvario, una passione. Ma il tutto passa in secondo piano, in quanto alle 4,30 di mattina arrivo a Galatro... finalmente dopo 12 0re.
Ok dico, dormo fino a mezzogiorno, che son spossato tanto chi mi sveglia? Stacco anche i cellulari. Non faccio in tempo ad addormentarmi che una sirena per un minuto esatto mi sveglia con il suo lamento. Non capisco subito. Dico, sono in ferie, non debbo entrare in fabbrica, boh, forse i pompieri? l'ambulanza?
Nulla di tutto questo... la sirena del Comune. Sì, un lungo minuto di strazio, di fastidioso, disgustante rumore molesto, a dispetto del riposo, della tranquillità. Una sirena che sa di lamento, di 2 novembre, di funerale, di guerra, quando arrivavano gli aerei per bombardare i paesi, questa sirena che sa di tristezza, sa di muro di Berlino, questa sirena dal suono micidiale che fa male all'armonia del paese. Questa sirena che supera di brutto i decibel di sopportazione, questa sirena che non rispetta la legge dell'inquinamento acustico. Come al solito, basta che venga ad una sola persona un'idea bestiale come questa, per far subire all'intera comunità questa "genialità".
Stefano Ceravolo

Ci sembra giusto sottolineare che esistono anche opinioni diverse da questa in merito all'antica tradizione della sirena a Galatro,
riattivata una prima volta sul finire del 2002. Si può confrontare per esempio un intervento di Mario Sofrà che ne sentiva la nostalgia quando essa non funzionava. Al signor Ceravolo, a dire il vero, sembrano però dare fastidio un po' tutti i generi di rumori. In precedenza in una lettera da noi pubblicata nella sezione "Le Lettere", e che riportiamo sotto, si lamentava in questi termini:

A vedere in cartolina Galatro c'è da innamorarsi con le sue colline, il verde, poche auto, i fiumi, una bomboniera...ma ci sono anche: i rintocchi dell'orologio della chiesa ogni 15 minuti, i rintocchi dell'orologio del comune ogni 15 minuti (da notare che non sono sincronizzati); quindi alle 24,45 suonano per 15 volte più altre 15 (essendo 2 orologi). La mattina passano per le strade i venditori ambulanti con le api piaggio, con tanto di altoparlanti: "...pipi melangiani zipanguli pumadora patati, ecc.". Poi passa il camion per lo sporco con tanto di strombazzate, poi le campane delle chiese per la messa, poi si sveglia tutto il paese ...e poi c'è ancora qualcuno che ha rimpianti per la sirena?
Stefano Ceravolo - Brescia
com.pass@inwind.it


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(14.8.09) I GALATRESI ATTENDONO UNA RISPOSTA (Francesca Circosta) - E' la prima volta che scrivo sul sito di Galatro. Per chi non mi conosce sono anch'io di Galatro ma non ci vivo più da diversi anni. Leggo sempre le notizie sul sito e questa volta sento la necessità di dire la mia. Ho letto dell'articolo pubblicato sul "Quotidiano" ed ho letto la replica del sig. Sindaco; mi è d'obbligo commentare gli stessi.
Credo che, ormai, sia giunta l'ora di porre fine agli allarmismi, credo sia giunta l'ora di dare una risposta ai Galatresi.
Che io mi ricordi sono 20 anni, almeno, che in tutta Galatro corre voce di fantomatici camion e bidoni colmi di scorie radioattive seppelliti nei pressi della diga. Certo è che il paese è piccolo e la gente mormora.
Io mi chiedo: se qualcuno sa qualcosa, o ha visto qualcosa, perchè non parla ed indica i luoghi esatti?
Se c'e' un minimo di verità la risposta è questa: chi ha visto ha paura di parlare. Ecco perchè Galatro non evolve! Ecco perchè Galatro regredisce ed è sempre peggio. Siamo tutti bravi a borbottare ed a mormorare ma non siamo in grado di denunciare; abbiamo tutti paura della legalità.
Dalla risposta del Sindaco, credo di capire che verranno fatti degli accertamenti e me lo auguro di vero cuore. Mi auguro che le Autorità Competenti si occupino del caso e finalmente Galatro saprà se si tratta solo di falsi allarmismi o, ahimè, di triste e raccapricciante realtà.
Certo è che negli ultimi anni tutte le malattie e tutte le morti precoci lasciano qualche ombra di dubbio sullo stato di "buona salute" di cui dovrebbe godere il Nostro paese.
E' anche vero che, purtoppo, il paese è piccolo ed alla morte di qualcuno (che tutti conosciamo perchè è come se fossimo una grande famiglia) il paese si rattrista e si pone diverse domande. Fosse una grande metropoli, molto probabilmente, non ci si farebbero tante domande.
Ci siamo mai chiesti perchè su 10 abitanti 7 sono stati operati di tiroide? Sono dati che si possono dimostrare.
Ci siamo mai chiesti perchp su 10 abitanti almeno 4 sono ammalati di tumore? E tutte le altre malattie? E tutte le morti precoci?
Ci siamo mai chiesti perchè qualcuno ha messo in giro la voce di scorie radioattive seppellite dalle nostre parti? Cominciamo ad esigere delle risposte.
Sono fiduciosa sull'impegno del Sindaco e delle Autorità competenti ed aspetto di leggere e venire a conoscenza di ciò che avverrà.
Ringrazio la Redazione che da la possibilità ai cittadini di essere ascoltati e di dire la propria opinione e, nel frattempo, saluto tutti quelli che mi conoscono ed abbraccio la mia famiglia.

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(17.8.09) LETTERA APERTA AL SINDACO DI GALATRO (Angelo Cannatà) - Egregio Signor Sindaco,
Galatro da molti anni vive un dramma. Una lenta agonia, tragica nel suo inesorabile sviluppo. Il paese si svuota. Le strade, sempre più deserte, evocano scenari di angosciante solitudine. Non si tratta solo di spopolamento, emigrazione e questione meridionale. C’è dell’altro.
Galatro muore lentamente anche per un male oscuro che divora, inghiotte uno dopo l’altro i suoi figli migliori. I pochi residenti sono come attaccati - con costante e inesorabile frequenza - da una forza oscura che non perdona: il cancro.
E’ sotto gli occhi di tutti la sequenza interminabile di lutti che quasi ogni famiglia - ogni famiglia, Signor Sindaco - ha vissuto in silenzio nell’ultimo decennio. Un silenzio doloroso e composto. Un silenzio disperato. Un silenzio che non può (bisogna capirlo) non può più durare.
Qualche partito - finalmente - si interroga: “Cosa sta succedendo? Che accade? Cosa hanno l’acqua, il terreno, l’aria di questo nostro paese? E cosa accade nei territori vicini che soffrono dello stesso problema?” Sono domande che ogni cittadino si pone. C’è molta attenzione: si cercano spiegazioni, si vuole comprendere. “Comprendere è il primo passo per tranquillizzarsi.”
Un giornalista ha svolto un’inchiesta su questo tema. Forse le cause individuate non sono quelle vere. Forse non è l’acqua inquinata, ma l’aria. Forse il problema non viene dalla montagna, ma dalla costa. Forse, forse… Non ci sono certezze sulle cause. E tuttavia si muore, per tumore, con eccessiva frequenza a Galatro. Il problema esiste. Indaghiamo meglio, ma – per favore! – non prendiamocela con il giornalista che solleva il tema. Cos’altro dovrebbe fare un giornalista? Cos’altro dovrebbe scrivere? Di cosa occuparsi?
Leggo: “Il giornalismo d’inchiesta è giornalismo vero. Indaga. Scava. Denuncia. Sensibilizza l’opinione pubblica.” E’ proprio così. Se l’ecomafia non è - e sono convinto che non sia - un’invenzione dei giornali, sbagliano coloro che (assessori e sindaci di diversa collocazione politica) minimizzano il problema. Si rischia di nascondere, per quieto vivere, una questione enorme. E’ un errore. Quieto vivere? Dietro il silenzio vedo - in realtà - solo un quieto morire.
Amici e familiari, compagni di giochi, giovani vite scomparse. Affetti spezzati. Sofferenza. Dolore. E un assordante silenzio. E’ questo il punto, Signor Sindaco: per non creare “allarmismi” si tace. Non si guarda per non vedere. Siamo sicuri che sia giusto così? Che il silenzio paghi? Che sopire, addormentare l’opinione pubblica risolva qualcosa?
Riveda la sua posizione, Egregio Primo Cittadino, lavori in sintonia con tutte le forze politiche per comprendere, indagare, capire. E’ in gioco la salute dei nostri figli. Si faccia promotore di un Comitato che chieda un’inchiesta seria, meticolosa, non di routine (manipolata o manipolabile). Si faccia promotore di qualche iniziativa. Faccia qualcosa. I suoi cittadini – Signor Sindaco – si pongono domande inquietanti, vogliono sapere cosa sta accadendo (davvero!) al nostro amato paese. Li ascolti. Serve un’inchiesta seria e un Sindaco che la promuova, o, per lo meno la sostenga, se sono i partiti a mobilitarsi. Censurare le inchieste giornalistiche, perché “forse” sono sbagliate, non basta più. Il silenzio, in molti casi è stupido. In altri è tragico. Qualche volta rischia di trasformarci inconsapevolmente – per carità, inconsapevolmente – in complici.

Con stima e fiduciosa attesa,

Angelo Cannatà


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(22.8.09) LA DIGA DEI VELENI? (Antonio Sibio) - In questi giorni è tornata alla ribalta dell’opinione pubblica la leggenda metropolitana che da molti anni gira nel nostro paese, cioè quella di ipotetici camion contenenti scorie radioattive seppelliti all’interno della diga. Tenendo presente il principio per cui fino a prova contraria tutti siamo considerati innocenti, mi sembra corretto parlare per ipotesi e non per certezze.
Il caso è scoppiato giorni addietro per la pubblicazione, in due puntate, di un’inchiesta condotta per il giornale locale “il Quotidiano” da parte del giornalista Michele Albanese. Purtroppo non ho avuto occasione di leggere il suddetto articolo e quindi non mi permetto di giudicarlo. Di sicuro ha però il merito di aver acceso un dibattito sulla questione molto delicata della salute pubblica galatrese. Ora che la miccia è stata accesa non ci si può più nascondere, le istituzioni devono andare fino in fondo e la gente deve pretendere di sapere la verità. Non si può scherzare sulla salute dei cittadini, tacere dei pericoli che potrebbero esistere o peggio ancora voltare lo sguardo altrove. Bisogna andare fino in fondo per scoprire se hanno fondamento tutte queste voci sulle scorie oppure (ed io me lo auguro) siano solo parole vuote utilizzate per creare allarmismo ingiustificato.
In questi giorni mi sono posto molte domande sulla possibile veridicità o meno di queste voci, alimentate dalla prematura scomparsa di persone giovani e molto conosciute in paese, strappate alla vita da mali incurabili. Ma a parte l’emozione, che in queste tragiche occasioni ci coinvolge tutti, in questi casi bisogna lasciar da parte i sentimenti e procedere con un’analisi scientifica.
Ed allora la prima domanda che mi, e vi, pongo è la seguente: esiste una statistica reale che accerti a Galatro una mortalità tumorale di molto superiore alla media? Perché se prima non si appura che davvero a Galatro esiste una media anomala di gente deceduta a causa di questi mali terribili, è inutile creare allarmismo e mettere in atto un’inutile caccia alle streghe.
Seconda domanda. Mettiamo caso che a Galatro davvero ci sia una mortalità tumorale molto al di sopra della media, nei paesi limitrofi la situazione qual è? Questo è un altro passaggio importante, perché se in paesi come San Pietro di Caridà, Feroleto della Chiesa, Rosarno la mortalità tumorale è nella media, beh allora si aprirebbe uno scenario finora non ipotizzato.
Se nella diga ci fossero davvero scorie radioattive, non vedo come i loro effetti negativi possano essere circoscritti solo all’interno dei confini comunali della nostra cittadina. Se le radiazioni provengono dalla terra o dall’aria, molti altri paesi dovrebbero essere nella nostra situazione. Peggio ancora, se fosse l’acqua della diga ad essere contaminata, quest’ultima viene da sempre utilizzata per irrigare gli agrumeti da Galatro fino a Rosarno ed oltre per poi, sfociando nel Mesima, finire in mare. In poche parole, ciò che sto dicendo è che magari davvero a Galatro “c’è qualcosa”, ma ciò non vuol dire che questo qualcosa provenga necessariamente dalla diga.
Alle istituzioni il compito di scoprire la verità, alla gente il diritto di pretenderla, qualunque essa sia.


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(24.8.09) DIGA: ALLARME ESAGERATO (Arianna Sigillò) - In questi giorni, dando un'occhiata sul nostro sito, mi sono resa conto che la situazione "polemica" sta andando parecchio degenerandosi, nel senso che è vero che ci sono delle "defaillance" (se così si possono definire) nell'operato dell'attuale Amministrazione, ma è pur vero che anche con le precedenti non è che la situazione fosse di tanto differente da quella attuale.
Penso che ci si stia allarmando in modo esagerato un po' su tante cose, recentemente sulla diga. Beh, vorrei ricordare a tutti coloro che si sono da poco svegliati da un lungo "letargo" che la tanto cara e costosa diga esiste gia da un bel po' di anni, probabilmente più di 25, e le mortalità causate da "tumore" ci sono sempre state. Non si può attribuire l'aumento di questo fenomeno esclusivamente alla diga con le "sue sostanze radioattive". Sta cambiando il mondo, è cambiato il modo di mangiare: ora esistono i MacDonalds, i locali Messicani, il sushi cinese e via discorrendo... ma anche le piogge che, a causa dell'inquinamento atmosferico, sono sempre più tossiche. Molti si chiederanno: e cosa c'entra la pioggia? Beh, gli ortaggi, la frutta, non vengono dalla terra? e se piove acqua inquinata la frutta e gli ortaggi in genere non lo saranno di conseguenza?
Per non parlare del pesce. Pur di "fare soldi" ormai non si sa più cosa inventare: ultimamente le rinomate cozze sarde, fatte venire dal vietnam e spacciate per locali... o i pesci rinomati come il persico, fatti arrivare di contrabbando da alcune zone dell'est dove è tutto una radioattività; o ancora in Campania, dove le coltivazioni vengono svolte in condizioni igeniche inesistenti, in terreni che sino a qualche anno fa erano enormi cumuli di "monnezza", abbeverati da acque fluviali tossiche.
Vorrei dare un consiglio un po' a tutti, seguite di più programmi come le "iene" e "striscia la notizia", non sono pagliacciate come molti le definiscono, perchè guardandoli ci si rende conto che non è Galatro che "non va" ma l'Italia intera. Un mio amico che lavora in uno di questi grandi supermercati al reparto macelleria, mi ha svelato uno dei "trucchi" per mentenere la carne sempre bella e rossa come appena macellata. Dovete sapere che, quando la carne rimane invenduta per parecchi giorni, viene messa in delle grandi vasche con acqua e un acido speciale che la fa "rinvenire" e diventare nuovamente rossa come se fosse stata appena macellata... mmmh che buona diciamo quando la compriamo, così tenera, saporitissima! Ma a quale prezzo?! E' tutto un business, ormai contano solo i soldi.
Per non parlare del pane: molte farine vengono fatte arrivare dall'Ucraina e, anche lì, vai con le radiazioni (ricordandoci Chernobil e la bomba dei tempi). E' ora che la finiamo di pensare che i prodotti italiani sono "garantiti e certificati", ormai nulla è come sembra.


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(4.9.09) MATURITA' E IDEOLOGIA (Domenico Distilo) - I recenti risultati della maturità hanno riacceso il dibattito sulla asserita inattendibilità delle certificazioni rilasciate al Sud, dove gli esaminatori sarebbero più “generosi” di quelli del Nord - che lesinerebbero le votazioni alte - , sì che a una minore preparazione corrisponderebbero, per i candidati del Sud, maggiori gratificazioni numeriche, l’esatto opposto di quanto avverrebbe al Nord.
Il rimedio, secondo l’opinione più diffusa, starebbe nel somministrare, sia al Sud che al Nord, prove di “assoluta oggettività”, eliminando o fortemente ridimensionando la componente soggettiva della valutazione (leggi: l’insegnante-esaminatore).
Il concetto di oggettività sotteso a questi (s)ragionamenti è da età della pietra e riflette la barbarie (mercatistica-produttivistica-aziendalistica) in cui siamo precipitati. La valutazione cosiddetta “oggettiva” può andar bene, lo chiarisce la parola stessa, per gli oggetti. Utilizzarla per entità che non possono certo dirsi tali significa farne un uso, quantomeno, improprio. Ma dal momento che a tutti i costi si vuole oggettivare, cioè trasformare in oggetto qualcosa che evidentemente non lo è, si dovrà allora evitare di parlare di valutazione, ma di semplice misurazione, come di norma avviene quando si tratta, appunto, di oggetti.
Si dà il caso, infatti, che il termine “valutazione” denoti, anche se lo si considera spesso un sinonimo, qualcosa di più complesso e complicato della semplice “misurazione”, un processo nel quale un soggetto – che valuta - interagisce con un altro soggetto – che viene valutato - determinando un risultato che tiene conto, in primis, della soggettività del soggetto, cioè di un unicum irripetibile di esperienze (storia personale e collettiva), gusti, inclinazioni, propensioni, potenzialità.
Impazzano però, fin dalla scuola elementare, i test, con cui si può misurare – non valutare - la quantità di informazioni e nozioni o, al massimo, accertare il possesso di alcune abilità meramente operative, macchinali, che costituiscono le “qualità” di individui destinati a diventare, secondo la celebre definizione di E.Husserl, “meri uomini di fatto”. Diffondendo vieppiù questo tipo di (in)cultura, tra qualche anno sarà completata una mutazione genetica, con la specie umana trasformata in robotica. Capita già, del resto, di imbattersi nel tipo umanoide, privo di quel quid propriamente umano che i greci chiamavano logos, pensiero, e che consiste sì, da un lato, nello “stare ai fatti”, ma dall’altro nella capacità di smarcarsi dalla mera fattualità, di operare quel trascendimento dei fatti senza cui non c’è progresso e, alla lunga o alla breve, non ci può essere neppure libertà, la cui essenza è la facoltà critica del giudizio, che è tale se e nella misura in cui critica i fatti, l’essere, in nome di un poter essere e/o di un dover essere.
La semplice misurazione-comparazione di quelle che nell’orrido pedagogese si chiamano conoscenze-competenze-abilità non dà conto dell’unicità delle storie individuali, di un insieme di aspetti non riducibili all’uniformità di dati numerici, così come non dice nulla del concentrato di potenzialità che sono la caratteristica più interessante di ogni individuo adolescente, cioè in formazione, in crescita, non ancora compiuto – il termine adolescente è un participio sostantivato del verbo latino adolesco, sto crescendo, da cui, sia detto per inciso, viene pure adulto, cioè che è cresciuto e non è più adolescente.
Se dietro le polemiche non ci fosse la disonestà intellettuale indotta dall’ideologia non si lascerebbe il discorso sospeso a metà, appeso alla brutalità delle statistiche, ma lo si completerebbe esaminando i percorsi universitari dei giovani diplomati al Sud. Magari si scoprirebbe che molti di loro, che scelgono in maggioranza università del Nord, sono poi più capaci e brillanti dei loro coetanei settentrionali e che il voto della maturità non gli era stato regalato, bensì calibrato su indicatori della personalità non semplicemente “misurabili”.
Le giaculatorie sui voti della maturità sono ispirate, questo è il punto, all’ideologia mercatistica - che andrebbe definita con un aggettivo che sarà demodé ma rende appieno l’idea: reazionaria - di fronte a cui la sinistra non riesce a tenere botta, irretita negli equivoci che, da decenni ormai, accompagnano l’approccio cosiddetto riformistico ai problemi più pressanti – scuola, lavoro, pensioni, sanità, ambiente.
Su questi temi la sinistra cosiddetta riformista non riesce ad elaborare nulla di originale, limitandosi ad attenuare o edulcorare il punto di vista della destra, che appare modernizzatore e innovatore solo perché nessuno ne fa notare il carattere intrinsecamente antiugualitario, mirato a creare gerarchie basate su un merito che non deriva dall’uguaglianza delle opportunità (il che sarebbe di sinistra) ma dagli atout tradizionalmente appannaggio dei più abbienti, di solito fortunati per nascita.
Come sempre quando un’ideologia dominante ha fatto strame delle idee-forza di quelle concorrenti, disperdendole finanche nelle teste dei loro fautori, è necessario tornare ai fondamentali.
Ora, uno di questi fondamentali è che la sinistra, in quanto è sinistra, non può non declinare diversamente dalla destra il rapporto tra natura e cultura, tra mercato e politica. In quanto è sinistra non potrà rimettersi alla natura (stare ai fatti); dovrà fare appello alla cultura, a un insieme di istituzioni e valori che consentono al logos, al pensiero, di tradursi in nomos, in legge, per dominare la natura, affermando il dover essere sul semplice essere, l’umano sul semplicemente naturale.
Il carattere – polemicamente definito “statalista” dai suoi avversari - della sinistra deriva in fondo da questo, da un’idea della giustizia – che è poi quella stessa del Cristianesimo - non appiattita su quella che i greci chiamavano fusis, natura, e per la quale la giustizia non può coincidere con la legge del più forte (per natura o per caso).
I test, è per questo che a sinistra dovrebbero quantomeno suscitare riserve, si limitano a fotografare l’esistente, il fatto, ed evidenziano un risultato che non si potrà mai sapere in che modo e da cosa sia risultato. Ma da cosa sia risultato è ciò che soprattutto dovrebbe interessare alla sinistra, se non fosse irretita nei lacci dello pseudoriformismo mediatico.


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(7.9.09) LETTERA APERTA A DON COSIMO (Pina Dinaro) - Galatro, 6 settembre 2009.

Reverendo Don Cosimo,
sento l’esigenza di scriverLe, di getto, dopo essere venuta a conoscenza dello
spiacevole episodio che Suo malgrado L’ha coinvolta: l’essere stato destinatario di un messaggio anonimo da parte di “un fedele deluso”.
Deluso – se le mie informazioni sono corrette – dall’assenza, quest’anno, dei consueti festeggiamenti che seguivano i riti religiosi nei giorni dedicati alla festività della Madonna della Montagna.
Mi sento moralmente in dovere di reagire davanti a un tale atto.
Penso infatti che non sia possibile lasciar cadere nell’indifferenza e nel silenzio quello che è, sostanzialmente, un attacco diretto ad una fondamentale istituzione della nostra Comunità e, in definitiva, ai nostri valori, realizzato in quella forma. Un atto di questo genere, dal mio punto di vista, rappresenta nello stesso tempo un’offesa al più profondo spirito religioso ed anche al significato stesso del vivere insieme come società civile.
Sono mossa dall’esigenza di difendere un principio di civiltà nel quale credo fermamente: il rispetto assoluto delle persone – per il loro semplice essere “umane” e per il ruolo che rivestono all’interno del contesto sociale in cui vivono -, dei rapporti umani e delle norme etiche che li regolano.
Come persona, desidero esprimerLe la mia più sincera solidarietà per l’accaduto.
Come educatrice, mi sento di promuovere i gesti di reazione non violenta, ma comunque ferma e decisa, rispetto a scelte comportamentali prive di buon senso e di cultura, per trasmettere soprattutto ai giovani - il più prezioso patrimonio della nostra società – un senso di sicurezza e chiarezza che possa farli riflettere sulla fondamentale distinzione tra Bene e Male nelle azioni della vita.
Come cattolica, approvo la Sua decisione di continuare a concentrare il Suo impegno sugli aspetti strettamente religiosi delle festività.
Non sono contraria a priori all’idea che i fedeli organizzino momenti di svago in concomitanza con tali ricorrenze, tuttavia, come cristiana, non li reputo necessari e anzi proprio nei giorni scorsi, leggendo un libro dedicato alla figura di Monsignor Onofrio Brindisi, mi sono riconosciuta nelle sue parole, che Le trascrivo, a proposito di questo argomento: “S’aprono le porte dell’estate, l’inutile estate dei Santi e dei cantanti, che sarà consumata anche quest’anno, da noi, in questa terra che fa infinite processioni ma non procede ancora verso cieli nuovi e terre nuove. Una religiosità festaiola, quella della nostra gente, che non ha creato “umanità”, non si è tradotta in etica sociale, non ha promosso la vera religione, quella di Cristo. Non ha alimentato l’amore nelle comunità calabresi, che ogni anno si dissanguano pagando profumatamente cantanti, ballerini, e showmen e sparando fuochi a non finire in onore di Santi. Come se non bastasse la lupara, a sparare.
Io provo una voglia matta di invitare tutti questi Santi a saltare giù una buona volta dalle portantine, dalle “vare”, per confondersi con la gente e invitarla a vivere la loro santità, il loro amore a Cristo e al mondo. Anziché lasciarsi strumentalizzare a scopi di cassetta dai vari, non so quanto, comitati cristiani, che dilapidano i soldi dei poveri investendo peccaminosamente in cantanti esosi, in fuochi pirotecnici, che fanno “tremare la terra”, in luminarie senza misura..”
.
Infine - mi perdoni se mi permetto di toccare un argomento delicato che so riguardare solo la Sua coscienza – vorrei esortarLa a non coltivare l’idea di rispondere alle durezze della Sua missione gettando la spugna.
Sappia che la maggioranza della nostra Comunità è certamente con Lei.
La saluto con stima, con le parole di uno straordinario uomo del nostro tempo, che penso potranno rappresentare per Lei una suggestione di riflessione e di incoraggiamento: “Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla. Perché il vero amore consiste nell’amare quello che non ci piace, per poterlo cambiare.”. Era il Giudice Paolo Borsellino.

Pina Dinaro

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(9.9.09) DON COSIMO E' UN BUON PRETE, MA... (Arianna Sigillò) - Naturalmente anche a me va di dire la mia sugli eventi di questi ultimi giorni. In primis volevo aprire una discussione sulla lettera scritta dalla maestra Dinaro. Parla di uno spiacevole episodio, del fatto che si sente moralmente in dovere di agire davanti a un tale atto (riferendosi alla lettera che un "fedele deluso" ha affisso davanti al portone della chiesa). Mi chiedo: cosa avrà mai scritto questo "xman" da suscitare così tanto scalpore, da turbare così gli animi di tutti i "reali fedeli"? Ma cosa?! Nulla di così grave o sgradevole... probabilmente è il riassunto del parere di molti.
Lei parla "dell'esigenza di difendere un principio di civiltà, il rispetto assoluto delle persone", affermando in piena convinzione "che è un'offesa al più profondo spirito religioso ed anche al significato stesso del vivere insieme come società civile". Tante belle parole, ma che non portano da nessuna parte e che sostanzialmente non vogliono dire granché.
La festa della Madonna della Montagna è una festa centenaria come ben saprà anche lei, ossia una festa sentita e vissuta da tutti i fedeli della Galatro pre e post guerre, periodi in cui le serate di festa, dopo le celebrazioni religiose, altro non erano che un momento di raccoglimento, un momento di quel "vivere insieme come società civile" come lo definisce.
E' giusto ricordare, a chi in parte lo ha dimenticato, che lo scopo della festa del 7 e 8 Settembre è la contemplazione della Vergine Maria (unitamente al resto), ma da qui a farne la "tragedia dei tempi" mi sembra francamente eccessivo!
La maestra Dinaro parla di "distinzioni tra bene e male nelle azioni della vita" e conclude con una frase di Paolo Borsellino secondo me decisamente fuori luogo.
Ciò che Don Cosimo ha fatto ed ha in mente di fare per il paese, per far riemergere negli animi di tutti quello spirito di collaborazione e di partecipazione da sempre presente, pur se andato via via scemando, è molto giusto. L'unica cosa che dovrebbe trovare la forza di modificare è l'approccio.
Pur non recandomi con frequenza in chiesa, come da buona cristiana dovrei fare, mi sento molto più rispettosa nei confronti di Dio di altri che magari sono perennemente in chiesa e trovano il coraggio di prendere la comunione pur non essendosi confessati.
Viviamo ormai in un mondo in cui l'apparenza è tutto e dove tutti sembrano essere felici di sentirsi dire sempre e solo ciò che desiderano e che gli può far piacere. Don Cosimo è un buon prete e le sue omelie sono molto belle, in grado di coinvolgere. Ha portato molti cambiamenti in paese, alcuni più graditi di altri, ma le tradizioni fanno parte dei popoli, ne sono l'espressione più rappresentativa e mandar tutto in malora solo perchè non si riesce a trovare un punto di incontro comune è un vero "peccato".
Non mi va di aprire una polemica perchè ciò che penso potrebbe essere equivocato da molti, perciò per ora mi limito a dire la mia!

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(11.9.09) SOLIDARIETA' A DON COSIMO (Montagna Lauro) - Vorrei esprimere la mia solidarietà a Don Cosimo per l'episodio che si è verificato nei suoi confronti. Reputo Don Cosimo un ottimo parocco. E' da piccolo che ha questa vocazione, che sta portando avanti con devozione per tutti i fedeli.
Credo non sia giusto che si dimetta per il fatto che una lettera anonima non deve essere presa in considerazione, in quanto una provocazione chi l'ha scritta doveva avere il coraggio di firmarla. E' giusto che ogni persona esprima le proprie opinioni, ma sicuramente è meschino farlo nascondendosi dietro un foglio.
La festa della Vergine è prima di tutto una festa religiosa, fermo restando che negli annali che io posso ricordare ci sono sempre stati momenti di festa che tutti apprezzavano. Il mio modesto parere è che bisogna smetterla di comportarsi da incivili mentre proclamiamo che vogliamo crescere come paese. Alla persona che ha scritto dico che dovrebbe vergognarsi.
Don Cosimo spero che receda dalla decisione di dimettersi; farebbe solo il gioco di chi lo vuol fuori da Galatro.
Porgo distinti saluti a tutti i miei paesani sperando che il paese cresca.

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(12.9.09) SUL CASO DI DON COSIMO E ALTRO (Daniele Fenoli) - Non voglio esprimere solidarietà a Don Cosimo, perché non ne ha bisogno.
Ma si può dare tanta importanza ad una
lettera firmata da un fedele deluso? Ma se è fedele cosa c'entra la festa civile?
Poi le lettere si consegnano di persona, o se ne parla di persona; attaccarla alla porta mi sa di una bambinata, per non dire altre cose.
Poi a Galatro è stato sempre cosi: vi ricordate quando le due parrocchie passarono sotto Don Agostino? Gliene abbiamo dette di tutte i colori, poi tutti sappiamo come è andata. Fortunatamente ho avuto il coraggio, in un'occasione, di chiedere scusa per aver dubitato del suo operato.
Per quanto riguarda le varie feste civili, perché non si fa un comitato separato dalla funzione religiosa, cioè si passa casa per casa con la vecchia libretta, si chiede l'offerta, poi su quanto si è raccolto si fa la festa?

Sul problema radioattività o altro. Visti i casi Di Motta San Giovanni, di Cosoleto, per citare solo quelli più vicini a Galatro, anche da noi si può supporre di tutto. E' doveroso fare anche delle precisazioni: se si dovesse trovare qualche cosa di "strano" nessuna amministrazione ha colpe... tanto meno quella attuale. A quella attuale l'unico rimprovero che si può fare è di non aver fatto (o magari sono già stati fatti) i rilievi dell'acqua dei fiumi (specie quando c'è quella schiuma).
Anche in questo caso non siamo riusciti a fare un comitato ma, come si dice, siamo bravi solo a parlare, specie noi che siamo più lontani da Galatro.
Per quanto riguarda l'acqua che arriva nei rubinetti di Galatro, è ottima. Di recente sono state fatte delle analisi (a cura di enti pubblici) ad uso privato, che hanno dato ottimi risultati. Per dirla in breve non ha niente da invidiare alle più famose acque pubblicizzate.

Ultimo appunto: sull'articolo una vecchia Galatro si ribella alla Sega... ops... ho sbagliato a scrivere, ma lo sapete quanti "pirla" (come dicono al Nord) terroni votano Lega e contribuiscono a formare circoli della Lega? Ce ne sono parecchi.

Per chiudere: allegria... ciao Mike.

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(13.9.09) SONO D'ACCORDO CON LA SIGNORA DINARO (Caterina Sigillò) - Sta giungendo l'autunno ma, a quanto pare, il sole caldo dell'estate ha provocato qualche danno ai neuroni nella testa di chi, con viltà, ha dimostrato un senso di "bassezza" scrivendo una lettera anonima per poi affiggerla su una porta!
Ho letto vari articoli in cui si chiede a don Cosimo di non dare le dimissioni; sono pienamente d'accordo! Infatti in questo modo si incrementa la possibilità a chiunque di potersi "disfare" di tutte quelle persone che danno ancora importanza ai valori cristiani.
A questo proposito mi collego alla frase della signora Pina Dinaro quando dice che esiste l'esigenza di difendere un principio di civiltà e il rispetto assoluto delle persone. Le parole "civiltà" e "rispetto" non sono semplici lettere messe insieme, nè parole che non valgono granchè; fin dai tempi più remoti si è combattuto per difendere questa causa!
Inoltre conservare "usi e costumi" di un paese non vuol dire, a mio modesto parere, spendere soldi "a gogò" per fare festa approfittando di una funzione religiosa quale la contemplazione della Madonna! Chi veramente crede, sa benissimo che Lei chiede solo preghiere!
Io, purtroppo, per i vari casi poco pertinenti alla parola di Dio (ho letto il libro "Vaticano S.p.A."), mi sono allontanata dalla chiesa perchè non credo nella maggior parte dei membri delle alte cariche religiose, ma ciò non toglie il fatto che sia credente.
Ben venga un uomo di chiesa come Don Cosimo che ha avuto il coraggio di dare un taglio alle apparenze mettendo in primo piano la vera importanza della festa!
Un'altra frase molto bella della signora Dinaro è quella, riportata, del giudice Borsellino: bisogna amare quello che non piace per poterlo cambiare; mi ha fatto riflettere e la condivido in pieno perchè l'ho paragonata alla mia esperienza di madre di figlie adolescenti delle quali, il più delle volte, non apprezzo i comportamenti ma, siccome le amo, spero di poterle cambiare!
Concludo con la speranza che Don Cosimo abbia notato che, pur da lontano, gli siamo vicini e che voglia continuare ad operare in questo modo. A proposito, signor fedele delle lettere anonime, non fu Gesù che, entrando nel Tempio e notando la baraonda dei mercati fatti in quel luogo sacro, si arrabbiò tanto da lanciare tutto per aria?! Mah! Riflettiamo...

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(14.9.09) LA FINANZA "CREATIVA" DEI GRANDI MANAGER HA COLPITO ANCHE A GALATRO (Antonio Sibio) - Cosa sono i "derivati finanziari"?
Si definiscono tali dei contratti finanziari il cui valore dipende dal valore di una o più attività sottostanti (quali valute, merci, titoli, crediti, indici finanziari o di altro tipo, o anche altri derivati). Possono essere quotati sui mercati regolamentati e quindi standardizzati per scadenze, ammontare e termine di consegna, oppure configurati sulle specifiche esigenze del contraente, ed hanno spesso per oggetto attività e/o scadenze non disponibili nei mercati organizzati.
Probabilmente la maggior parte di voi ha sentito per la prima volta parlare di questi "prodotti" circa un anno fa, ovvero all’inizio di quella crisi finanziaria, poi divenuta economica, che ancora oggi ci portiamo dietro.
Ebbene, sicuramente vi chiederete il perché di queste mie precisazioni, che cosa tutto questo ha a che fare con Galatro.
Presto detto. Sfogliando le pagine del quotidiano "Calabria Ora" dell'11 settembre scorso, ho scoperto che il comune di Galatro, insieme ad altri ventiquattro comuni calabresi tra cui Polistena e Maropati (tanto per citarne due), è sotto le lente d’ingrandimento della Corte dei Conti per aver stipulato contratti con banche potenzialmente tossiche.
Si parla di migliaia di euro persi, anche se una cifra precisa per la maggior parte dei comuni non c’è ancora, in quanto solo cinque dei venticinque comuni coinvolti hanno mandato la documentazione richiesta dalla Corte dei Conti. Tra questi cinque comuni non c’è Galatro.
Mi piacerebbe saperne di più su questo argomento, anche perché quando ci stanno di mezzo soldi pubblici certe cose dovrebbero avere maggior trasparenza, anche solo per non alimentare dubbi e polemiche nella popolazione. In questo senso la vicenda diga insegni qualcosa...


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(14.9.09) NORD "AVANZATO" DELLA LEGA, GALATRO "ARRETRATO" E PADRI SACRAMENTINI - Pubblichiamo un breve intervento di Francesca Circosta che chiama in causa Daniele Fenoli per un suo precedente articolo:

Concordo con
Daniele Fenoli sul lato religioso della festa della Madonna della Montagna... e non mi dilungo.
Volevo però precisare un'altra cosa sul caso radioattività: inizia a creare il comitato e io contribuisco da lontano... d'altronde sai chi sono e a chi chiedere di me.
Non devi permetterti di chiamare "Pirla" le persone solo per le loro scelte politiche.
Credo che nessuno giudichi te per la tua scelta politica ma ti dico solo una cosa: probabilmente la Lega Nord non avrebbe abbandonato alle sorti "dell'arretratezza" un paese come Galatro; e qui ho intenzione di chiudere e non dilungarmi perchè come dici tu "sono solo parole".

Francesca Circosta

* * *

Nel frattempo la Congregazione del SS. Sacramento (anticamente presente a Galatro), di cui faceva parte padre Giancarlo Baggi, regala al sindaco leghista di Ponteranica, in provincia di Bergamo, una perla di civiltà. Quella che vi proponiamo sotto, è la lettera inviata al leghista Cristiano Aldegani, sindaco di Ponteranica (paese dove Vittorio Feltri è nato e risiede, anche se il Giornale, da lui diretto, ha ignorato la notizia), che ha deciso di togliere dalla locale biblioteca la targa in memoria del siciliano Peppino Impastato, ucciso perchè si opponeva alla mafia, per sostituirla con quella di padre Giancarlo Baggi, considerato sacerdote nordista.

Congregazione del SS. Sacramento
Curia Provinciale Italiana

11 settembre 2009

In relazione agli articoli pubblicati oggi dalla stampa sulla decisione di dedicare la biblioteca del Comune di Ponteranica (BG) a un religioso sacramentino rimuovendo la targa di Peppino Impastato, Padre Santi Rizieri, Superiore Provinciale della Provincia Italiana dei Padri Sacramentini, precisa che: questa decisione è stata presa in assoluta autonomia dall’Amministrazione di Ponteranica e i religiosi sacramentini ne sono venuti a conoscenza solamente dopo che la delibera in questione era già stata approvata. La Comunità dei Padri Sacramentini riconosce e stima l’operato che contraddistinse il lavoro di padre Giancarlo Baggi, ma non può approvare che la memoria di un confratello sia usata in una logica di contrapposizione e di divisione, tanto più se questa contrapposizione riguarda un testimone di giustizia come Peppino Impastato, ucciso per il suo impegno civile. I religiosi sacramentini auspicano dunque che la biblioteca comunale torni ad essere dedicata a Peppino Impastato, fiduciosi che l’Amministrazione comunale riuscirà a trovare soluzioni alternative per ricordare l’opera di padre Baggi.

P. Giuseppe Bettoni, vicario provinciale

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(17.9.09) ANCORA SUI RIFIUTI TOSSICI E RADIOATTIVI (Francesca Circosta) - Pubblichiamo un intervento di Francesca Circosta, che riprende un articolo di un giornale di Bergamo, sul problema smaltimento rifiuti tossici e radioattivi. Come al solito si accusa il Sud che non è vigile su quello che accade. Ma vogliamo finirla con questa manfrina delle accuse al Meridione, quando in gran parte delle situazioni catastrofiche che ci sono in Italia esistono grandissime responsabilità del Nord e dello Stato centrale? Chi ha affidato alla malavita lo smaltimento dei rifiuti tossici o radioattivi? Tonino Perna su "Il Quotidiano" del 16.9.09 si dà una risposta: sono state le grandi industrie, chimiche e non solo, del "civile" Nord con l'avallo forse dello Stato Italiano.

* * *

Riporto un articolo di un giornale di Bergamo ("Il Bergamo" del 15.9.09):

« Per quanti spesso si chiedono cosa c'è sotto, e quanti sono del parere che bisogna andare a fondo alle questioni, c'è una vicenda di cui si parla in questi giorni. Ovvero, pare che per anni la malavita organizzata abbia guadagnato cifre folli con la variante in grande stile del trucco di nascondere la polvere sotto il tappeto. Non solo sotterrando le porcherie nei campi o nelle cave dismesse (giochino da dilettanti al confronto) ma più elegantemente affondando navi intere cariche di ogno sorta di schifezze, dal tossico al radioattivo. Contando che le navi possono andare fino in capo al mondo, e che adesso si parla solo di quelle affondate intorno alle nostre coste, non oso immaginare cosa avranno fatto sparire negli oceani più lontani. Possiamo però immaginare qualche sincera spiegazione degli affondatori.
Ludica: "Giocavamo a battaglia navale, ci piace fare le cose in grande".
Sbadata: "Ecco dove erano finite le navi, ce le perdiamo sempre".
Macroconomica: "Con quello che costa smaltire le porcherie decentemente, in pratica abbiamo tenuto a galla l'economia mondiale".
Gastronomica: "Pensate che bello quando a Natale porterete in tavola il carpaccio di pesce spada che brilla da solo e che vi scalda a microonde tutto il buffet".
Artistica: "Non capite l'arte: è una geniale installazione artistica interattiva globale. Simboleggia in modo tangibile la follia umana". »

Alla luce del polverone sollevato sulla questione delle "fantomatiche" scorie radioattive, seppellite nei pressi di Galatro, e dell'impegno preso dal Sig. Sindaco che, più di un mese fa, ormai, prometteva di venirne a capo... da "non residente in Galatro" ma di natali Galatresi vorrei, e credo tutta la popolazione in generale, essere aggiornata sugli sviluppi... ovviamente in tempi brevi e non in periodo di elezioni.
Nonostante tutto, anche noi emigrati, come qualcuno mi ha insegnato in un precedente articolo, abbiamo diritto di sapere e dobbiamo darci da fare affinchè il paese torni a splendere di luce propria.


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(18.9.09) VORREI VEDERCI CHIARO SUI DERIVATI SOTTOSCRITTI DAL COMUNE DI GALATRO (Vito Crea) - Anche seguendo le vostre news non vi ho mai scritto. Lo faccio in seguito all'articolo di Antonio Sibio, perchè colpito da quanto asserito. Pertanto vi chiedo: perchè non farsi promotori di una campagna per vederci chiaro sui "derivati" o "futurs" sottoscritti dal Comune di Galatro?
Un piccolo appunto al sig. Sibio: non dare per scontate delle cose... poichè il sottoscritto, da Promotore Finanziario, non ha sentito parlare di "titoli tossici" solo a partire dal fallimento della Lehman Brothers, ma ne è a conoscenza da diversi anni, in quanto detti titoli di trovano su GPF, Fondi, ecc. ecc. e ci saranno sempre in quanto sono titoli spazzatura!

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(20.9.09) I PARADOSSI DI FINI (Domenico Distilo) - E’ interessante analizzare la natura del contrasto Fini-Berlusconi, riaccesosi da alcuni giorni dopo essersi assopito in vista delle elezioni del 2008 (nei mesi precedenti la crisi del governo Prodi erano già, come usa dire, volati gli stracci).
La prima cosa da osservare è che non può trattarsi di un contrasto tra due diverse strategie politiche, tra due idee del PDL e della destra. Per la semplice ragione che Berlusconi non ha mai avuto una sua idea del partito e della destra e, non avendola, non ha mai potuto declinarla strategicamente. Ha solo e sempre riassunto la destra nella propria immagine e risolto la politica nella propaganda, la sostanza nella forma, il governo nel potere (in primo luogo sui media).
Da sempre Berlusconi non ha un’immagine ma è l’immagine che ha imposto al Paese attraverso le televisioni: sotto l’immagine regna sovrano il vuoto, riempito ora dai sondaggi ora dalle iniziative della Lega. Non si spiegherebbe altrimenti il paradosso dei moderati che vanno al rimorchio degli estremisti, con l’agenda di governo dettata da un partito xenofobo e razzista, oltreché secessionista.
Se questo è vero non lo è però dall’altro ieri. E’ dai tempi della discesa in campo che il berlusconismo è l’elevazione della propaganda a politica, la rappresentazione del vuoto come pieno, l’identificazione degli interessi del Paese con quelli del Capo.
Fini sapeva dall’inizio – dall’epoca dello “sdoganamento” di Casalecchio di Reno - quale sarebbe stato il prezzo da pagare: l’"uscita dalle fogne" in cambio della subalternità al populismo del Cavaliere, la rinuncia a qualsiasi velleità ideologico -programmatica, a qualsiasi riferimento alla propria storia, alle proprie radici storico-culturali in cambio dell’andata al potere sull’onda del predominio mediatico e del conseguente conflitto d’interessi.
Egli non ha perciò scoperto ora ciò che Berlusconi è sempre stato; probabilmente non c’è nulla di quanto afferma la stampa berlusconiana su una sua presunta ambizione quirinalizia (e, se pur c’è, non c’entra). A muovere Fini versus B. potrebbe essere, piuttosto, una sorta d’insofferenza esistenziale, un disagio irresistibilmente crescente per il mondo finto, per l’orbis pictus del Cavaliere, da un lato, e per le continue provocazioni della Lega dall’altro. La natura profonda di Fini, tutta politica e tutt’altro da quella pubblicitaria di Berlusconi, si è infine ribellata, motivo per cui si può ragionevolmente prevedere, oggi, che il contrasto non sia destinato a sfociare nell’ennesima riappacificazione, bensì a diventare sempre più acuto e insanabile, fino alla formalizzazione del divorzio.
Certo, è difficile dire ora come lo scenario evolverà e, soprattutto, è difficile prevederne i tempi. Sono molte le variabili suscettibili di entrare in gioco. Una rottura con Berlusconi, se non vuol essere – come ha detto Bossi - il suicidio politico di Fini, deve trovare una sponda nel Centro. Alle corte: se vuol rompere con Berlusconi, Fini dovrà rompere, contestualmente, col bipolarismo e col maggioritario. Come dire che se vorrà sopravvivere alla rottura, alla secessione dal PDL, dovrà acconciarsi a diventare democristiano.
Siccome però la DC non è ancora tornata, ecco allora l’altro paradosso: saranno le mosse di Fini ad accelerarne il ritorno, sarà il miracolato del maggioritario a doverne sancire il tramonto, a certificarne l’estraneità alla storia, alla cultura, alla tradizione politica italiana, ulteriormente avvalorando quanto sosteneva G. B. Vico, che “le cose, fuor del loro stato naturale, né vi si adagiano né vi durano”.
E che il bipolarismo, rivelatosi estraneo alla natura dell’Italia e degli italiani, sia finito e che manca solo chi ne certifichi il decesso sono in molti ad averlo capito. A sinistra come a destra.

Nella foto: Fini e Berlusconi.


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(23.9.09) SETTE DOMANDE AL SINDACO (Vito Crea) - Il torpore che avvolge il nostro paese è evidente, si nota a pelle, camminando per le strade.
Perchè queste considerazioni? Perchè non c'è dibattito politico, ci si sveglia nel periodo preelettorale per misurare il proprio "appeal" e poi si va in letargo.
Sembrerà strano, ma nutro stima e affetto personale nei riguardi del nostro primo cittadino e, riconoscendogli un acume politico degno di centri molto più grandi di Galatro, e confidando sulla sua schiettezza e onestà intellettuale e morale, vorrei rivolgergli alcune domande dirette, attendendomi delle risposte chiare.

  • Caro Melo, nel nostro Comune esiste un Censimento dei Beni Mobili e Immobili?

  • Se sì, quanti di questi sono in affitto e quanti euro introita il nostro Comune?

  • Quant'è il tasso di evasione dei tributi?

  • L'addizionale Irpef Comunale in che percentuale incide sui lavoratori a reddito fisso?

  • Come da convenzione, agli atti del Comune esiste la Relazione annuale della Terme Service?

  • Per la trasparenza amministrativa, considerato l'evolversi della tecnologia informatica, perchè non si pubblicano online le delibere di Giunta e Consiglio?

  • Perchè non ci erudisci su chi, come, quando sono stati sottoscritti i contratti "futurs" o "derivati" e con quale Istituto Bancario?

    In attesa...


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    (25.9.09) FESTA DELLA MONTAGNA E SOLDI SPESI "A GOGO'" (Arianna Sigillò) - In merito al recente episodio del volantino anonimo e conseguenti dimissioni del Parroco, precisiamo che qualche tempo fa Don Cosimo ha ufficialmente comunicato che le sue dimissioni sono state respinte dal Vescovo, dunque la vicenda si è chiusa senza spiacevoli conseguenze.

    * * *

    Concedetemi di dirlo: ma quante "belle" parole vedo ancora "girare" intorno al discorso Don Cosimo. Giacchè c'è chi parla di "soldi spesi a gogò" per una festa civile, volevo ricordare a tutti coloro che a distanza riversano continuamente parole d'amore e nostalgia per il "paesello", che i soldi, spesso anche quelli della comunità in generale, vengono spesi "a gogò", ma per altri mille motivi sui quali non mi vorrei soffermare particolarmente; e che ad ogni modo questo non era il caso della festa centenaria e popolare come quella dell'8 Settembre a Galatro.
    Allora, se proprio vogliamo parlare di soldi spesi a "gogò", e dato che c'è chi ha tirato in ballo l'evento in cui Gesù entrando nel tempio e notando la baraonda dei mercati mandò tutto per aria, balena tra i miei pensieri l'immagine del film sulla storia di Padre Pio, che fece lo stesso quando ebbe inizio la sua "popolarità" per via delle stigmate.
    Perchè non pensiamo ai pellegrinaggi a San Giovanni Rotondo "per Padre Pio", addirittura "tirato fuori" dalla tomba, e per cosa? Solo ed esclusivamente per business! E le migliaia di bancarelle presenti lì? E le centinaia di alberghi costruiti da un giorno all'altro grazie agli introiti derivanti dai pellegrinaggi?
    A mio avviso il vero scempio, e la vera indecenza, è questa, non la volontà di un popolo di portare avanti negli anni una centenaria festa.
    La Madonna, è vero, desidera che a Lei vengano offerte le preghiere, ma qui ci sarebbe un discorso molto più imponente da portare avanti.
    E poi le parole "civiltà" e "rispetto"; e poi "bisogna amare quello che non ci piace per poterlo cambiare". Chi ama davvero qualcuno non può chiedere all'altro di cambiare. E in quanto a "Civiltà e Rispetto", mah... mi viene proprio da riflettere...!

    Nella foto: Arianna Sigillò, autrice dell'articolo.

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    (28.9.09) I SOLDI DELLE FESTE MEGLIO USARLI PER LA RICERCA (Caterina Sigillò) - Quando dico "soldi a gogò" intendo soldi che potrebbero essere spesi per una buona causa. Io e mio marito combattiamo da ben nove anni con la malattia di mia figlia e da circa due mesi si è aggiunta la sindrome da attivazione macrofagica: è, a detta dei medici che la seguono, "sorella" della leucemia!
    Purtroppo non molti sanno che per le malattie rare dei bambini, la medicina blocca le ricerche o, comunque, non lavora con la stessa velocità con cui si fa con le altre!
    Ci si lamenta perchè non è stata mantenuta la tradizione festosa! Quando dico che la Madonna chiede solo preghiere, è perchè spero solo che questi soldi vengano utilizzati per finanziare la ricerca! Non ho dimenticato l'associazione delle donne di Galatro, con la dottoressa Stella Primerano, che hanno dato il loro contributo per questa giusta causa.
    Voglio anche dire, con rispetto dei galatresi, che non ho alcuna nostalgia del paesello in quanto ho vissuto solo otto anni. La mia era solo una forma di rispetto nei confronti di una persona, quale Don Cosimo, che ha dato importanza al vero significato della festa.
    Alla Madonna chiedo che esaudisca le mie preghiere accompagnando la mente e le mani dei medici che hanno in cura mia figlia affinchè possa avere vita lunga e, come lei, anche gli altri bambini. Questo è sinonimo di "rispetto e civiltà"! Quindi, come persona in causa, chiederei di stanziare questi soldi per la ricerca medica pediatrica!... Chissà che, oltre ad esaudire la guarigione di mia figlia, la Madonna... ammorbidisca i cuori di tutti; i bambini sono sacri!

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